mercoledì 7 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAL'azione di Stefano.



L'azione di Stefano.

La terza improbabilità riguarda l'azione di Stefano e degli Ellenisti. Ma questa è stata rilevata da parecchi storici. Goguel ha posto il problema in questi termini: [13] «Si riconoscerà ad un primo sguardo, non soltanto dei punti di contatto, ma anche un certo parallelismo tra il racconto del processo di Gesù (secondo i Vangeli) e quello di Stefano (secondo gli Atti degli Apostoli). Nell'uno e nell'altro i falsi testimoni sarebbero stati istigati; Gesù sarebbe stato accusato di aver detto che avrebbe distrutto il Tempio e lo avrebbe ricostruito in tre giorni, e Stefano avrebbe annunciato che Gesù (al suo ritorno sulla terra) avrebbe distrutto il Tempio; Gesù avrebbe pronunciato una dichiarazione giudicata blasfema sul Figlio dell'Uomo assiso alla destra di Dio, e Stefano avrebbe affermato di vedere questo spettacolo nel cielo. 

Goguel riconosce che parecchie interpretazioni sono possibili: la condotta di Stefano al suo processo è stata raffigurata a imitazione di quella di Gesù; altrimenti si sarebbe immaginato il processo di Gesù, almeno davanti al sinedrio, sul modello di quello di Stefano. Quella alternativa si riduce a questa: Stefano «avrebbe ripreso le idee di Gesù sulla sostituzione al giudaismo» di una nuova religione che era rivolta a tutti gli uomini; oppure avrebbe trovato nel vangelo «di più e di diverso rispetto a quanto Gesù vi avesse visto». Il protestante Goguel «ha cercato di dimostrare che è la prima soluzione che deve essere adottata». Ma la resistenza certa dei cristiani di Gerusalemme ad una tale concezione, — atteggiamento sul quale ritorneremo, [14] — conduce a porre la domanda: in quali condizioni Gesù avrebbe espresso una tale idea?

Dei protestanti liberali tedeschi, in particolare Ernest Lohmeyer, «hanno abbozzato o sviluppato una teoria secondo la quale, durante la vita di Gesù, si sarebbe costituito in Galilea un nuovo tipo di religione, molto più libera dal giudaismo e dalla sua Legge rispetto a quella che doveva, più tardi, svilupparsi a Gerusalemme. Questo cristianesimo si sarebbe diffuso nelle regioni elleniche vicine e fino a Damasco, dove avrebbe fatto la conquista di colui che doveva essere l'apostolo Paolo...».

«È un'ipotesi immaginata», obiettò Goguel, «per spiegare dei fatti che possono essere spiegati in un altro modo, più semplice e più naturale. Ciò che è più grave, è che non vi è alcuna traccia dell'esistenza di un cristianesimo galileo ad una data antica».

«Non si potrebbe neppure spiegare in una maniera plausibile, nell'ipotesi in questione, il paradosso che avrebbe costituito il fatto che sarebbe al seno di un cristianesimo derivante dall'attività galilea di Gesù che si sarebbe sviluppata una teoria che poneva l'accento principale sulla realizzazione della redenzione per mezzo della morte e della resurrezione di Gesù, mentre il pensiero della Chiesa di Gerusalemme, benché sia a Gerusalemme che il dramma della passione si è svolto, vi avrebbe associato molta meno importanza e avrebbe visto l'atto redentore essenziale in ciò che Cristo avrebbe compiuto al suo ritorno». [15

Ma come a sua volta Goguel spiega l'origine della dottrina di Stefano? Essa farebbe parte «non delle idee che Gesù aveva avuto durante il suo ministero galileo e alle quali» i discepoli palestinesi «sono rimasti fedeli, ma di quelle alle quali egli era arrivato alla fine del suo ministero» e che sarebbero state raccolte dagli Ellenisti, «discepoli fatti da Gesù nella stessa città di Gerusalemme». [16]

Ma l'obiezione che Goguel opponeva alla tesi della predicazione particolare di Gesù in Galilea, che hanno sostenuto i protestanti liberali tedeschi, si ritorce contro la sua stessa interpretazione: essa suppone egualmente una profonda divergenza tra il pensiero ultimo di Gesù, adottato dagli Ellenisti, e il credo dei suoi discepoli palestinesi. E non si potrebbe ritenere che anch'essa sia «una ipotesi immaginata», senza fondamento solido?

Loisy ha ben percepito l'importanza del problema; ma egli ha adottato a suo riguardo un atteggiamento più tradizionalista di quello di Goguel: «L'esistenza del gruppo (ellenista) è certa. Il modo in cui si è formato ci sfugge... Non vi è modo di capovolgere il resoconto cronologico della formazione dei gruppi, come se la fede in Gesù fosse cominciata nel gruppo ellenista». [17]

Quanto a Guignebert, da una parte egli respinge (nel 1926) l'idea avanzata da Couchoud che «il tema del processo di Gesù sarebbe stato preso da quello di Stefano», [18] d'altra parte (nel 1939), sembra propendere verso il ramo dell'alternativa respinto da Goguel, allorché scriveva: [19] «Gli Ellenisti cominciavano ad uscire dal giudaismo, considerando che le prescrizioni culturali e le restrizioni legali perdevano il loro valore e il loro significato, nella fede costruita attorno al nome di Gesù Cristo». Un tale concetto «non poteva minimamente emergere se non da uno spirito toccato dall'universalismo ellenico». Si basava sull'idea che la fede fiduciosa nel Cristo avesse la precedenza sul legalismo e che allora la porta del giudaismo cristiano fosse più ampia e più accogliente di quella dell'ebraismo ortodosso. Si atteneva anche alla convinzione che il principio della salvezza risiedesse nella fede e non più nella Legge, considerata oramai come una semplice disciplina transitoria...».

Così Goguel, Loisy e Guignebert non sono d'accordo sul ruolo tenuto dagli Ellenisti a Gerusalemme nell'evoluzione delle idee cristiane. Essi sono per contro d'accordo nel constatare la differenza di pensiero e di atteggiamento in questa città tra gli «Ebrei» e gli «Ellenisti»; e sono d'accordo egualmente nel ritenere che sono questi Ellenisti i primi che, dopo la loro fuga da Gerusalemme, hanno fatto della propaganda tra i pagani, vale a dire «la clientela pagana delle sinagoghe della Dispersione». [20]

NOTE

[13] GOGUEL, Jésus, pag. 428-430.

[14] Si veda più oltre, pag. 144-148.

[15] GOGUEL, La naissance du christianisme, pag. 198-199.

[16] GOGUEL, Jésus, pag. 429, nota 6, e pag. 325, nota 1.

[17] LOISY, La naissance du christianisme, pag. 142, nota 1.

[18] GUIGNEBERT, recensione dell'opera di COUCHOUD su Le mystère de Jésus nella Revue de l'histoire des religions, 1926, op. cit., pag. 234.

[19] GUIGNEBERT, Le Christ (opera pubblicata nel 1942, dopo la morte dell'autore, sopraggiunta nel 1939), pag. 127.

[20] LOISY, Remarque..., Conclusions, pag. 178. Si veda GUIGNEBERT, Le Christ, pag. 77, 123, 126-130, e GOGUEL, La naissance du christianisme, pag. 199.

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