sabato 15 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:3

 (segue da qui)


In accordo con concezioni indiane, nel secondo secolo dei chrestiani “gnostici” dissero che per l’uomo interiore la gnosi (ossia la vera conoscenza) era la salvezza (Ireneo, Adv. haer. 1:21,4; cfr. Giovanni 8:32); per parte nostra, dobbiamo tener presente che un’osservazione simile rimane per “i molti” un’astrazione incompresa, mentre la folla deve poter collegare alla parola “salvezza” qualcosa di rappresentabile. Ora, se liberazione e redenzione, riconciliazione e unione devono essere vissute emotivamente nella rappresentazione, allora bisogna anzitutto credervi come a una “realtà” corporalmente compiuta e realizzata; se l’idealità di una comunione attuata deve essere, per la moltitudine, una vera religione, allora la fede in un Redentore e Salvatore storico è indispensabile. Proprio per questo risulta che, dato come presupposto un rapporto con l’Eterno, dal quale noi ci sappiamo in partenza estraniati, non l’attesa di restaurazione del giudaismo, ma piuttosto la filosofia degli antichi Greci fu la vera preparazione alla riconciliazione che in chresto Jesu è stata rivelata in forma ellenistico-evangelica, affinché, dopo la fine del Medioevo cristiano, credente ma non comprensivo, la realtà immaginaria di quella riconciliazione potesse spiritualizzarsi nell’idealità effettiva di un’unità del finito e dell’infinito vissuta nel concetto e come tale. Socrate, il Giosuè evangelico e “l’assoluto idealista” stanno tra loro come preparazione, compimento e spiritualizzazione di una riconciliazione tra il divino e l’umano. Bisogna imparare a scorgere qui che nel Vangelo si ascolta in modo esemplare una “ragione pura” o “santa”, divino-umana, che si presenta come una sapienza stoica condensata nell’idea platonica delle idee; quella sapienza più antica raccolta appare qui esteriorizzata e personalizzata in una commovente figura a guida dei molti venuti dopo. La dottrina dell’eterna coesistenza del Padre e del Figlio, come si legge nei Padri della Chiesa (cfr. per es. Ireneo 3:18, 1), risulta allora una gnosi divenuta esoterica riguardo all’eterna inseparabilità dei contrari, gnosi che si era ricevuta insieme con il Vangelo dall’Egitto; infatti fin dal principio, o per cominciare, allo scritto evangelico era stata congiunta una tradizione che fu dapprima gnosi esegetica, ossia conoscenza riservata agli eletti, ma che aveva determinato già in anticipo anche la dottrina successiva della Chiesa universale. Si confrontino qui: Marco 4:33-34; Ireneo 1:24,6; 3:2,1; 3:3,1; Eusebio, Hist. Eccl. 3:1,4; Clemente alessandrino, Stromati 7, p. 701 Sylb.; Origene, Contra Celsum 1:7; 6:6 e altri passi.

Nessun commento: