domenica 30 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:16

 (segue da qui)


Ireneo (3:5, 1) riferisce che i cristiani gnostici raccontavano come, secondo quei presuntuosi sofisti, gli apostoli avessero adattato il loro insegnamento alla capacità di comprensione degli uditori e le loro risposte ai pregiudizi di chi li interrogava, parlando ai ciechi secondo la loro cecità, ai paralitici secondo la loro paralisi, e agli erranti secondo il loro errore. “Non abbiamo infatti seguito favole abilmente inventate!” — così si legge, attorno al 160, in un testo scritto a Roma a nome di Pietro, ma al di fuori del circolo gnostico (2 Pietro 1:16). E, in ogni caso, Ireneo (2:26, 1) giudicava che fosse meglio essere semplici e pii che dotti e increduli. Ma, egli aggiunge (3:3, 1): “Se gli apostoli avessero conosciuto misteri nascosti, che avessero insegnato separatamente e all’insaputa degli altri ai perfetti, avrebbero dovuto trasmetterli prima di tutto a coloro ai quali avevano affidato anche le stesse chiese”. Agli uomini psichicicontinuavano tuttavia ad affermare i Valentiniani di formazione alessandrina, che si appoggiano solo sulle opere e sulla fede e mancano della vera conoscenza, vengono insegnate dottrine psichiche” (Ireneo, 1:6, 1). “Non entrerà”, diceva a Roma il Naasseno, lo “gnostico” o intellettuale proveniente da Alessandria, “non entrerà nessun impuro, né psichico, né carnale, ma è riservata solo agli spirituali l'entrata (Ippolito 5:8). “È necessario che le cose sublimi siano dette — ma dette da tutti e ovunque in modo tale che, pur udendo, non odano, e pur vedendo, non vedano” (ibid.). Nessuno diventa discepolo di questi misteri eccetto i soli gnostici perfetti. Questa sarebbe per loro ‘la terra bella e buona’, celebrata da Mosè: Vi introdurrò nella terra fertile, da cui scorre latte e miele. Questo — dicono — è il miele e il latte, gustando il quale i perfetti diventano  ‘senza padrone’ e partecipano della Pienezza” (ibid.). “Chiaramente ha detto il Salvatore: stretta e faticosa è la strada che conduce alla vita, e pochi sono quelli che vi entrano. Invece larga e spaziosa è la strada che conduce alla morte, e molti sono quelli che passano attraverso essa” (ibid.).

Nessun commento: