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Alcuni Punti Particolari.
Molte frasi e detti che assomigliano a espressioni comuni indicano un'epoca posteriore a quella coerente con la genuinità dell'Epistola. [1] Un passo come 4:17, del tutto incomprensibile in bocca all'Apostolo reale, tradisce l'autore posteriore pure nella sua scelta delle parole. Come Paolo e Timoteo sono visti lì alla luce di figure tradizionali, così anche “il resto degli Apostoli e i fratelli del Signore e Cefa” in 9:5. Nella misura in cui 11:23-25 (28) e 15:3-7 indicano una formula di comunione e un elenco ristretto di apparizioni del Signore risorto, siamo portati a contatto con brani che non possiamo supporre esistiti nel 57-58, per non parlare di 52-53, la data presunta dell'insegnamento di Paolo a Corinto. L'usanza di farsi battezzare per i defunti che erano morti non battezzati (15:29) è udita per la prima volta tra i seguaci di Cerinto e di Marcione. Si pensa che l'Apostolo non possa aver saputo di essa e non possa essersi opposto; eppure l'usanza è menzionato con l'approvazione dello scrittore. Da qui innumerevoli tentativi per alterare il chiaro senso delle parole o per modificare il testo: inutili, dal nostro punto di vista.
NOTE
[1] Le espressioni seguenti si notano in particolare: κλητὸς ἀπόστολος e κλητοὶ ἅγιοι (1:1-2); ἵνα τὸ αὐτὸ λέγητε πάντες (1:10); καὶ οὕτως ἐν ταῖς ἐκκλησίαις πάσαις διατάσσομαι (7:17); οὐδὲ αἱ ἐκκλησίαι τοῦ Θεοῦ (11:16); ὡς ἐν πάσαις ταῖς ἐκκλησίαις τῶν ἁγίων, (14:33); ὃ καὶ παρελάβετε, ἐν ᾧ καὶ ἑστήκατε (15:1).
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