lunedì 22 aprile 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLE PASTORALI (Contro la resurrezione «già arrivata»)

 (segue da qui)

2. Contro la resurrezione «già arrivata»

La seconda epistola a Timoteo 2:17-18 denuncia due eretici, Imeneo e Fileto, «che si sono allontanati dalla verità, dicendo che la resurrezione è già arrivata», e che «rovinano la fede di alcuni». Imeneo e Fileto vogliono distruggere il dogma della resurrezione; ma intendono eseguire il loro progetto senza urtare frontalmente la fede delle masse. Predicano quindi la resurrezione; ma una resurrezione «già arrivata», una resurrezione che non ha nulla in comune se non il nome con la vera resurrezione. Si servono del negozio tradizionale per diffondere una merce nuova. 

Ma Ireneo 2:31, 2 rimprovera agli gnostici di pretendere che la resurrezione consiste nella conoscenza della verità come essi la concepiscono. [1

E Tertulliano, De resurrectione carnis 19, si esprime così: 

Essi prendono in senso figurato la resurrezione che i profeti annunciano chiaramente, dicendo che la morte stessa deve essere intesa in senso spirituale. Ciò che costituisce veramente la morte, dicono, non è la separazione tra l'anima e il corpo, è l'ignoranza di Dio. Per essa, infatti, l'uomo morto a Dio è nell'errore come in un sepolcro. Ecco perché la resurrezione ha luogo quando si è ripresa la vita in Dio mediante l'acquisizione della verità, e quando si esce, per così dire, dal sepolcro del vecchio uomo dopo aver trionfato sulla morte dell'ignoranza.

Quindi gli gnostici hanno avuto, riguardo alla resurrezione, lo stesso atteggiamento di Imeneo e Fileto. Anche loro hanno voluto rovesciare il dogma senza urtare frontalmente la credenza popolare; anche loro hanno custodito il termine e distrutto la cosa. Resta da sapere di quale lato è l'iniziativa di quella tattica. Ritroviamo qui la domanda che si è posta davanti a noi a proposito delle antitesi. La stessa domanda. E anche la stessa risposta che basta riassumere brevemente per evitare ripetizioni inutili.

Gli gnostici — si tratta soprattutto dei marcioniti — avrebbero lavorato per screditarsi, sarebbero stati pazzi, se avessero adottato un approccio e un'espressione smascherati e denunciati, o dal 60 o dal 125 in un testo derivato da Paolo o attribuito a Paolo, venerato dai fedeli e che essi stessi non potevano ignorare. La mente non può fermarsi ad una simile ipotesi. Bisogna capovolgere l'ordine di priorità. Sono loro che prendono di mira i nomi fittizi di Imeneo e di Fileto. E il  testo 2:17-18 che condanna la loro teoria della resurrezione «già arrivata» non è anteriore al 150 circa.

NOTE

[1] Esse autem resurrectionem a mortuis agnitionem ejus quae ab eis dicitur veritatis.

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