mercoledì 1 novembre 2023

Il 25 Dicembre festa della natività

 (segue da qui)

§ 116) Il 25 Dicembre festa della natività. — Nella Roma più antica, le feste della nascita del Sole coincidevano colle feste saturnali (dette anche consuali da Conso, altro attribuito del Sole), che si celebravano nella seconda quindicina di Dicembre. Difatti, secondo Varrone, [1] il mese di dicembre era stato consacrato a Saturno, dio questo che avrebbe ricevuto il suo nome «ab satu» («generare»), per denotare che in quel mese aveva luogo la nascita dei prodotti della terra, le cui seminagioni, secondo Columella, [2] dovevano essere esaurite nei primi di dicembre. L'idea di «nascita» dunque, che era dapprincipio associata al Sole e ad un tempo ai prodotti della terra, era stata riferita sempre alla seconda quindicina di dicembre.

Ma più che nella religione romana antica, la quale aveva come principio informatore il processo germinativo dei frutti della Terra, è nel mitraismo che la religione del Sole si era conservata con carattere spiccato. Ed appunto nel mitraismo era stata fissata, da epoca immemorabile, al 25 dicembre la commemorazione della nascita di Mithra, ipostasi del Sole (quattro giorni cioè dopo la nascita, perché quattro giorni dopo si usavano celebrare gli analoghi riti iniziatici per i neonati). Quando poi il mitraismo fu portato a Roma, anche in Roma fu segnata al 25 dicembre la festa della natività, e nel calendario filocaliano, così denominato per la scirtta che lo precede («Filocalus titolavit»), troviamo appunto segnata al 25 dicembre la festa della Natività di Mithra, colle parole: «Natalis invicti». [3]

Va osservato adesso che la data del 25 dicembre, come quella di nascita del Dio, non era esclusiva dei popoli iranici (presso i quali tuttavia è rimasta più a lungo l'impronta solare dell'idea religiosa); ma era comune a gran numero di popoli, tra cui anche i proto-egiziani. Plutarco difatti, nel De Iside et Osiride (XII), riferisce un'antichissima leggenda, la quale pretendeva di spiegare perché la nascita di Osiride si fosse sempre celebrata negli ultimi giorni di dicembre. La riportiamo qui, così e come narrata da Plutarco, perché molti elementi di essa ricordano circostanze comuni alla leggenda di Mithra ed alla leggenda del Gesù.

Scrive Plutarco: «Dicono che Rea di soppiatto si fosse giaciuta con Saturno. Che accortosene il Sole-Padre, le avesse mandato l'imprecazione di non poter partorire in nessun mese e in nessun anno. Che innamoratosene Mercurio, s'unisse con lei, e, giocando poi ai calcoli colla Luna, rimasto vincitore, togliesse da ciascun giorno la settantesima parte, in modo da potersene formare, con tutte quelle settantesime parti riunite, cinque altri giorni, che Mercurio aggiunse ai 260 dell'anno. Anche ai dì d'oggi gli Egiziani li chiamano “aggiunti”, e li festeggiano per giorni natalizi dei loro dèi.

Dicono che nel primo giorno nascesse Osiride, e che al momento del suo nascimento si fosse udita una voce, annunziante venire al mondo il padrone dell'universo. Che una cera Pamila di Tebe, andando ad attingere acqua, udisse altra voce uscire dal tempio di Giove, che le ordinava di annunziare, gridando forte: il gran Re benefattore Osiride è nato, e che perciò Pamila allevasse Osiride, datole in braccio da Saturno. Che nel secondo giorno nascesse Arveride, chiamato anche Apolline od Oro (Oros) da qualcheduno; nel terzo Tifone, che non nacque a tempo maturo, né venne fuori dalla solita parte, ma dalla rottura di un fianco» (cfr. le analoghe leggende di Indra, Buddha, Lao-Tzu); «nel quarto nacque Iside in Panigra; nel quinto Nesti, chiamata Teleute od Afrodite, e da alcuni detta anche Nice (Vittoria).

D'Osiride e di Arveride si fa padre il Sole, Mercurio d'Iside; Saturno di Tifone». [4]

Appare manifesto da quanto sopra che tutti i popoli celebrarono la nascita dei loro Dèi negli ultimi giorni di dicembre (in coincidenza col solstizio d'inverno segnante la nascita del Sole), mentre nel mondo romano — come detto — durante l'impero, la nascita del dio ufficiale veniva celebrata il 25 dicembre. Era naturale quindi che, allorquando il cristianesimo succedeva in Roma al mitraismo, al «Natalis invicti» fosse sostituito il «Natalis domini», come già al dies solis era stato sostituito il dies dominica. Ma questo non doveva essere che un primo passo. Aveva luogo più tardi il completamento della denominazione, e così, a poco a poco, la festa del «Natalis invicti» diventava la festa del «Natalis domini nostri Jesu Christi». Il che spiega come e perché la nascita del Gesù si celebri anche adesso al 25 dicembre.

Sennonché il Cristianesimo non possedeva una tradizione propria circa la nascita del Gesù. Giacché nulla era stato tramandato sulla nascita di Giuda Galileo, salvo un cenno all'epoca, nel riferimento alla strage dei figli di Baba ed al primo censimento generale ordinato da Augusto. In conseguenza non poteva il Cristianesimo presentare, nelle feste della natività, riti propri da sostituire a quelli di Mithra. Fu così che questi ultimi riti continuarono a venir celebrati anche colla nuova religione, e che le prerogative di Mithra si riaffermarono quali prerogative del nuovo redentore, applicandosi a questo le tradizioni che erano state di quello. E poiché, secondo le tradizioni mitraiche, la nascita del redentore persiano era avvenuta in una grotta, durante l'inverno nevoso delle montagne iraniche, e ad opera di una vergine, [5] ugualmente ad opera di una vergine, in una grotta, e durante un inverno nevoso si disse essere nato il Gesù, dimenticandosi che se la neve era normale sugli altipiani dell'Iran, aventi altezze da 4 a 5 mila metri, era assurda a Betlemme, nei pressi del Mar Morto, oppure sul Lago Tiberiade. E come nel mitraismo la nascita di Mithra era stata preannunziata astronomicamente da una stella, apparsa ai Magi che n'erano andati in cerca, ugualmente si disse essere avvenuto per il Gesù. E poiché ancora, recandosi ad adorare il redentore persiano i Magi avevano portato a lui i doni tradizionali ai popoli iranici: l'oro cioè, l'incenso e la mirra, ugualmente si disse del Gesù, il quale appunto, in forza di questa trasposizione di leggende, figura aver avuto, alla nascita, l'adorazione di tre sacerdoti mitraici. [6]

NOTE

[1] Cfr. Vaccai, Le feste di Roma Antica, Torino, 1927, p. 197.

[2] De Re Rustica, XI, 2.

[3] Cfr. oltre alle opere sul mitraismo, Cumont, Le «Natalis invicti» in Compte rendus Acc. Inscr. B. Lett., 1911, pp. 292 e segg.; Vaccai, Le feste della Roma Antica, Torino 1927; Giuliano Imperatore, Inno ad Elios Re (Ediz. Bari, 1923 di Degli Uomini e degli Dèi).

[4] Questa leggenda ci ricorda che in origine l'anno egiziano era composto di dodici mesi, dei quali ciascuno aveva trenta giorni, e cioè 360 giorni. Solo più tardi, per necessità astronomiche, si sono aggiunti cinque giorni, che stavano a sé, e costituivano in effetti gli ultimi giorni dell'anno detti per questo «aggiunti».

[5] Colla tradizione zoroastriana del Saosyant confronta la tradizione buddistica, la quale, risentendo anch'essa l'influsso delle tradizioni vediche e mitraiche, vuole che la madre del Buddha abbia concepito senza intervento di uomo. Non solo, ma anche nel Buddhismo, quando il tempo della gestazione volgeva al suo termine, la candidata madre intraprese un lungo viaggio, partorendo per via, all'ombra di alcuni alberi, e senza assistenza di alcuno (vedi le varie biografie del Buddha).

[6] Sul Mitraismo non esiste ancora una letteratura esauriente. Pregevolissimi sono gli studi del Cumont, principale tra cui la classica sua opera «Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra», Bruxelles, 1896-1900. Vedi anche F. Toutain, La leggenda di Mithra in «Etudes de mythologie et d'histoire des religions antiques», Paris 1909; R. Pettazzoni, La religione di Zarathustra, Bologna, 1920 e I Misteri, Bologna, 1925; Loisy, Mystères pajennes et mystères chrétiennes. Vedi anche gli articoli del prof. Pettazzoni nell'Enciclopedia Italiana alle voci Mithra; Mitraismo, Magi, nonché in Muratori, Thesaurus veterum Inscriptionum, le molte epigrafi sul dio Mithra, Sole ecc. 

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