venerdì 3 novembre 2023

Gesù e Paolo

 (segue da qui)

EPILOGO

§ 118) Gesù e Paolo. — Negli ultimi decenni, il problema delle origini cristiane, dai critici aconfessionali, è stato riassunto in questa formule: «Gesù o Paolo? Quale dei due deve ritenersi il vero fondatore?».

Sull'argomento abbiamo constatato, all'inizio di questa trattazione, che una parte dei critici, tra cui il tedesco Drews ed il francese Couchoud, hanno negato perfino l'esistenza storica del Gesù. Per essi quindi non v'ha dubbio che fondatore del Cristianesimo debba essere ritenuto Paolo. Ma anche prima di Drews e Couchoud, altri critici, partendo da principi diversi, erano venuti alla stessa conclusione. Così William Wrede, nel suo Paulus (in Religions geschichtlische Volksbucher, Tubinga 1905, 2ª ed. 1907), fu tra i primi a proclamare che il vero fondatore del Cristianesimo era stato Paolo. Dopo Wrede, tanto M. Bruckner (Der sterbende und auferstehende Gottheiland, Tubinga, 1908), quanto Wilhem Bousset (Kyrios Kristòs, 1ª ediz. 1913, 2ª ed. Gottinga 1921 postuma), credettero di poter affermare che la teologia di Paolo, e la sua dottrina della salvezza, derivavano dal misticismo ellenistico dei suoi tempi, per cui sostanzialmente anche in questo caso il Cristianesimo non sarebbe stato opera del Gesù. Per contro è nota la tesi ortodossa, coltivata sempre dalla Chiesa cristiana, per la quale il fondatore del Cristianesimo è stato soltanto Gesù, mentre gli apostoli, compreso Paolo, non sarebbero stati che collaboratori ed interpreti del suo verbo. Di questo parere, per altro, si manifestò anche Ernesto Renan, allorquando, nel San Paolo (loc. cit.), a proposito della lettera ai Romani scrisse: «Paolo risponde da vero discepolo di Gesù».

Dopo quanto rilevato da noi, appare manifesto l'errore nel quale incorsero tanto coloro i quali attribuirono esclusivamente a Paolo la fondazione del Cristianesimo, quanto coloro i quali l'attribuirono esclusivamente a Gesù. In realtà, se è vero che la predicazione del Messia Galileo non avrebbe dato luogo al Cristianesimo senza la sopravvenuta teologia di Paolo; è vero altresì che neppure la predicazione di Paolo si sarebbe determinata, senza la precedente comparsa del Messia Galileo. Gesù e Paolo quindi, inscindibilmente, debbono considerarsi i fondatori del Cristianesimo: ed anche per questo noi abbiamo intestato il presente volume «Gesù e Paolo».

La nostra conclusione però, se coincide, nella forma, colle conclusioni della parte prevalente dei cristologi, sostanzialmente se ne discosta di gran lunga. Ed infatti va messo in rilievo adesso che Paolo, oltre all'organizzazione ideologica che gli servì di base, accettò, del Messia Galileo, soltanto gli attributi, e l'episodio della crocefissione. Giacché gli attributi avrebbero dovuto fornirgli il presupposto — l'«ispirato di Dio» cioè — necessario a dar concretezza alla sua teologia; e la crocefissione avrebbe dovuto rappresentare il «sacrificio», necessario per trasformare l'istituto del «Messia-Salvatore», propagabile a tutta l'umanità. La predicazione invece — così come la vita — del Messia Galileo, Paolo l'ignorò volutamente (Galati I, 12, 16, 17). Ma qui, per meglio inquadrare in una sintesi riassuntiva tutta la nostra esposizione, è necessario che noi ci si riporti ai tempi in cui Paolo visse, e nei quali iniziò la sua predicazione. 

Nessun commento: