(segue da qui)
XXV. — LA DOTTRINA GALILEA
E LA DOTTRINA CRISTIANA
§ 83) Zelotismo e Galileismo. — Si è ritenuto che Giuda Galileo fosse il fondatore della setta degli «Zeloti», cui è dovuto il movimento di ribellione contro Roma. Senonché, se di una comunità nuova deve dirsi fondatore Giuda Galileo, soltanto del Galileismo può egli affermarsi fondatore, anche se la concezione galilea debba ritenersi, nei suoi primordi, una concezione parallela, e, diciamo meglio, una filiazione della concezione zelota.
La concezione zelota infatti, quale estrinsecazione del messianismo giudaico, era conosciuta in Giudea almeno fin dai tempi di Mattatia. Giacché era stato Mattatia il primo «zelante della Legge» (I Maccabei, II, 19 e segg.), che per difendere la legge stessa aveva preso le armi, incitando il popolo contro i Seleucidi, e contro i Tobiadi che a quelli si erano appoggiati. Da quell'epoca era diventato comune in Giudea l'attributo di «Zelota», ossia «Zelante della Legge», mentre l'esistenza di una letteratura apocalittico-zelota (Daniele), risalente al 160 circa av. E.V., è argomento più che probante della preesistenza dello zelotismo. Non può quindi Giuda Galileo affermarsi creatore di una concezione ideologica, che esisteva molti secoli prima di lui, anche se attorno al suo nome si raggrupparono poi tutti gli zelanti dell'epoca, in occasione del moto insurrezionale dell'anno 7 e successivamente.
Giuda Galileo però aveva ravvisato il concetto di «Zelota», dando allo stesso un'impronta tutta nuova, col predicare, in mezzo ai suoi adepti, un certo misticismo escatologico, che poi ebbe a caratterizzarne tutto il movimento. Difatti esteriormente la concezione di Giuda Galileo non differiva dalla concezione di Mattatia e di Giuda Maccabeo. Essa infatti tendeva ad ottenere l'indipendenza dal dominio romano, nel modo stesso e coi mezzi medesimi con cui Mattatia e Giuda Maccabeo avevano ottenuto l'indipendenza dal dominio seleucida. Diversificava invece la concezione di Giuda Galileo unicamente per la dottrina escatologica, predicata dal maestro.
Giacché il maestro Galileo, in Giudea (come più tardi farà in Arabia Maometto), prometteva la rimunerazione immediata a coloro i quali avessero combattuto per la libertà e per zelo alla signoria di Jahvé. C'era infatti nella predicazione del filosofo Galileo una promessa di rimunerazione in terra, per quei seguaci che fossero sopravvissuti vittoriosi alla lotta, ed una promessa di rimunerazione in Cielo per quegli altri che nella lotta fossero caduti. Emergevano insomma nella nuova dottrina galilea — a differenza della vecchia dottrina di Mattatia — l'elemento «immortalità dell'anima» e l'elemento «vita d'oltretomba», che servivano meglio ad eccitare il fanatismo degli adepti, nella imminenza della lotta. Appunto in conseguenza di questi concetti, accanto alla vecchia idea di «Regno messianico» a carattere immanente, c'era insita, nella predicazione del filosofo Galileo, l'idea nuova di un «Regno di Dio», a carattere trascendente.
Astraendo da quest'ultimo elemento, nella parte «attuale» il Galileismo di Giuda non diversificava dallo zelotismo di Mattatia. Appunto per questo gli zelanti accorsero subito sotto le sue bandiere. Ed era naturale che i seguaci di lui si chiamassero Zeloti o Galilei indifferentemente. Zelotismo quindi e Galileismo, da movimenti convergenti ed affini, finirono col diventare un movimento unico, anche se deve ammettersi — come peraltro risulta dalla Storia di Giuseppe Flavio — che c'erano quelli che erano più aderenti allo zelotismo storico e ad un fanatismo attivo; e quegli altri che più aderivano al misticismo galileo e ad un fanatismo passivo.
Se fosse possibile — alle origini — una distinzione tra zelotismo e galileismo, diremmo che lo zelotismo implicava di più l'aspetto rivoluzionario del movimento messianico (attualismo), mentre il galileismo ne implicava di più l'aspetto escatologico e mistico (idealismo). Data però la mentalità dei Giudei, non è possibile una simile distinzione, perché in Israele la politica era ad un tempo religione, e la mistica non rifuggiva neppure essa dalla violenza. Per questo, zelotismo e galileismo restarono, all'esterno, quasi sempre fusi e confusi, anche se nell'interno del movimento i capi zeloti si distinguevano dai capi galilei.
Tutto questo si rivela tanto nella Storia di Giuseppe Flavio, quanto nelle tracce emergenti dalla tradizione evangelica. Giacché dagli Atti (XXI, 20-24) emerge che, allorquando Paolo si recò a Gerusalemme per conferire con Pietro e con Giacomo (anno 46 E.V.), quest'ultimo gli fece osservare che molti fratelli «zelanti» si erano lamentati, perché in ispregio alla legge Paolo faceva proseliti tra i gentili, senza imporre previamente la circoncisione. Pretese pertanto Giacomo che anche Paolo si fosse mostrato «zelante», pagando il costo di purificazione di alcuni nazarei, e purificandosi esso stesso nel Tempio. Oltre a questo episodio, ad illustrare la convivenza dello zelotismo col galileismo, v'è l'attributo di «zelota», dato a Simon Pietro dai Vangeli. Ma a questo punto è necessario risolvere la questione dei dodici.
Nessun commento:
Posta un commento