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§ 35) La condanna e l'esecuzione. — Peraltro da un esame più approfondito della tradizione appare evidente che Gesù, condannato a morte dal Sinedrio, non è mai comparso, né poteva comparire davanti al procuratore romano, come non è mai stato né poteva essere flagellato. A queste conclusioni perverrà il lettore, una volta tenuto presente lo svolgimento del processo, e come la condanna sia stata eseguita, in relazione all'elemento «tempo» ed in relazione ai riti giudaici.
La tradizione riferisce che Gesù è stato arrestato la notte tra il giovedì e il venerdì. È stato giudicato in casa di Anna nella notte stessa («prima che il gallo canti» dice Matteo) e poche ore dopo — all'ora terza secondo Marco (XV-25), e cioè alle ore 9 — la condanna di crocefissione era stata già eseguita sul colle del Golgota. Veramente, mentre Marco parla dell'ora terza, per contro, Matteo (XXVII, 45) parla dell'ora sesta. E poiché l'ora terza cominciava alle nove e durava fino alle dodici, mentre l'ora sesta cominciava alle dodici e si protraeva fino alle quindici, i commentatori ecclesiastici, volendo — come è di regola — accordare i due testi, conclusero che la crocefissione doveva essere terminata alle ore dodici (mezzogiorno); al momento cioè in cui terminava l'ora terza e principiava l'ora sesta. Ma anche ammesso ciò, come può pensarsi che in poche ore, quante ne decorrono, poco dopo l'equinozio di primavera, dall'alba al mezzogiorno, una volta esaurito il dibattimento davanti ad Anna, potesse avanzare altro tempo, sufficiente per un rifacimento del processo, prima davanti a Caifas, poi davanti a Pilato, poi davanti ad Erode Antipa, e poi ancora davanti a Pilato, se li tempo disponibile, dopo pronunciata da Anna la sentenza, era appena sufficiente perché il condannato fosse stato condotto a piedi sul luogo dell'esecuzione fuori della città, e fosse stato issato sul legno, previe le formalità del rito? La cronologia, ricordiamolo, è la spina dorsale della Storia, e nulla che urti colla cronologia può essere accettato dallo Storico. Ove poi si aggiunga che contemporaneamente al Gesù furono esecutati altri due condannati (i «due ladroni»), si dovrà ritenere che maggiori dovevano essere le formalità da espletare, per cui, esaurito l'affrettato giudizio davanti ad Anna, non poteva esserci tempo per altre procedure, ma necessitava subito mettersi in cammino, per poter completare, prima della scadenza del termine rituale, tutte le operazioni necessarie.
Ed appunto per l'esistenza di un «termine rituale» non può ammettersi che l'accenno di Marco all'ora terza (ore nove) come l'ora di ultimata esecuzione della sentenza, possa non essere esatto. Infatti l'autorità sacerdotale doveva aver troppa fretta di eseguire la condanna del Gesù. Ciò non solo perché la voce dell'arresto, propagandosi, avrebbe richiamato i molti aderenti del Maestro, i quali avrebbero potuto tentarne colla forza la liberazione; ma soprattutto perché la crocefissione avrebbe dovuto condursi in modo che anche la deposizione dalla croce, e tutte le operazioni inerenti, compreso il seppellimento, si fossero esaurite entro il crepuscolo di venerdì.
Giacché la legge mosaica interdice di fare alcunché in giorno di sabato, ed il riposo del sabato ha inizio proprio col crepuscolo del venerdì. D'altra parte qualche ora doveva pur trascorrere prima che il condannato, appeso alla croce, cessasse di vivere (e da Matteo apprendiamo che occorsero tre ore: dall'ora sesta cioè all'ora nona), e qualche altra prima che lo stesso, deposto dalla croce, potesse essere seppellito. Da ciò la necessità di condurre frettolosamente tutto il procedimento, sia quello dichiarativo cioè, sia quello esecutivo. Impossibili quindi ed assurdi i palleggiamenti «da Erode a Pilato». [1]
NOTE
[1] Sull'argomento si è molto discusso dagli ecclesiastici perché in Matteo (XXVIII, 45 e segg.) si legge che era l'ora sesta (le ore 12) quando il cielo si oscurò per protesta contro l'iniquità degli uomini: ed era l'ora nona, ossia le tre pomeridiane, quando il Gesù, appeso alla croce, avrebbe lanciato l'ultima invocazione: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
In base al Vangelo di Matteo si è ritenuto che la crocefissione avesse avuto inizio all'ora sesta; e poiché l'ora sesta cominciava in corrispondenza con le nostre ore dodici e proseguiva fino alle ore tre, da cui cominciava l'ora nona, si disse anche che la crocefissione poteva aver avuto inizio fra le dodici e le tre pomeridiane, mentre l'interpretazione più corrente di oggi (cfr. l'ed. di Firenze curata dall'Abate Ricciotti) tende a conciliare il testo di Matteo col testo di Marco, fissando l'ultima operazione di crocefissione a mezzogiorno, momento in cui termina l'ora terza di cui parla Marco, e comincia l'ora sesta della quale parla Matteo.
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