sabato 6 maggio 2023

Origini Sociali del CristianesimoL'imperialismo romano

 (segue da qui)


CAPITOLO IX

INIZI DEL CRISTIANESIMO A ROMA


SOMMARIO

I. — Roma e i Romani. L'imperialismo romano. La filosofia romana. La religione romana. Le religioni orientali a Roma. Gli ebrei a Roma. I proseliti romani.

II. — Gli inizi della chiesa romana. Il cristianesimo a Roma. Cristianesimo giudaizzante. Religione della plebe. Le donne cristiane. Gli schiavi cristiani. Un profeta: Erma. Un chierico. Clemente di Roma.

III. — La crisi antigiudaica. Prima della crisi. Le origini del conflitto. Un dotto: Marcione. La chiesa marcionita.

IV. — Prime reazioni anti-marcionite. Emendamenti ai libri di Marcione. Il Vangelo secondo Luca. Atti degli Apostoli. L'edizione canonica di Paolo. Il correttore anonimo: Clemente di Roma.

V. — Nuove scritture. Prima epistola di Pietro. Tendenze opposte: l'epistola di Giacomo. Il Vangelo secondo Matteo.


Sommario di P. A. — Roma. I Romani. La religione romana. I culti orientali a Roma. Gli ebrei di Roma. I proseliti a Roma. Il cristianesimo a Roma. Il cristianesimo romano: Erma, Clemente di Roma. Cristiani antigiudaici: Marcione. Anti-marcionismo: Paolo, Atti, Luca. 


I. — ROMA E I ROMANI

Roma, essendo il centro dell'Impero, si trovava chiamata, per ciò stesso, a diventare la grande metropoli della Chiesa cristiana. Da tutte le parti i provinciali vi affluivano. Alcuni venivano a presentare all'amministrazione lamentele, suppliche, richieste di lavoro. Altri desideravano completare la loro formazione presso maestri rinomati o vendere il loro sapere alle più ricche famiglie. Molti erano attratti dalla prospettiva di profitti commerciali che potevano ricavare dal traffico intenso della capitale. La maggior parte, vivendo del lavoro delle loro mani, cercava lì un salario più stabile e  più redditizio di quello che trovavano da loro.

In quella massa di immigrati erano gli Orientali che dominavano. Greci, egiziani e asiatici arrivavano in gruppi serrati al porto di Ostia, da dove raggiungevano la grande città. I più numerosi erano quelli che venivano dalle regioni più povere, gli ebrei, i siriani, i frigi.

In quell'orda di stranieri partiti all'assalto della ricca città, i cristiani dovevano tenere un posto crescente. Per molti Roma divenne, col tempo, una seconda casa. Quella nuova Babilonia, di cui l'autore dell'Apocalisse denunciava i misfatti e annunciava la prossima distruzione, si trasformò per loro in un'altra Gerusalemme, più venerata, più amata della prima. 


L'imperialismo romano.

Sotto l'afflusso incessante di elementi stranieri, l'antica città del Lazio era diventata una sorta di piccolo mondo dove la maggior parte dei paesi conosciuti erano ampiamente rappresentati. I suoi abitanti ne provavano un legittimo orgoglio. Erano riconoscenti allo Stato, che aveva assicurato alla loro città una bella padronanza e che la manteneva con vigore contro tutto e tutti. Inoltre, associavano in uno stesso culto il genio di Roma e quello di Augusto. Avevano un'anima imperialista, che traducevano i versi famosi di Virgilio:

«Altri, voglio ben crederlo, riescono meglio nel forgiare bronzi pieni di fiato, nel trarre dal marmo figure vive, nel perorare le cause, nel descrivere col compasso i movimenti del cielo, nel predire la venuta degli astri. Tu, Romano, ricordati di sottomettere i popoli al tuo impero. Queste saranno le tue arti». [1]

Mai consiglio fu meglio seguito. Da nessuna parte il desiderio di dominare e lo spirito di governo furono spinti così lontano. Roma si considerava chiamata a reggere l'universo. Sognava di portare le sue frontiere sempre più lontano e, una volta realizzate le sue conquiste, si impegnava a consolidarle con un'amministrazione illuminata. Praticava per proprio conto e imponeva dappertutto il rispetto dell'autorità, della gerarchia e della disciplina, condizione indispensabile dell'ordine universale.

Il suo esempio sarebbe stato decisivo per la Chiesa. Fu a Roma che il cristianesimo divenne veramente «cattolico», perché fu lì che cominciò a dare una forma concreta e realistica al suo sogno iniziale di una dominazione spirituale del mondo. Anche lì, correggerà presto il corso eccessivamente libero che si era dato in Siria, in Asia Minore, in Egitto. Si mutò in una religione di autorità, a base gerarchica, dove il rispetto della disciplina era la condizione primaria della salvezza.

NOTE DEL CAPITOLO 9

[1] Eneide 6:846-850. Prosper Alfaric ha tradotto lui stesso questi versi.

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