lunedì 10 aprile 2023

Origini Sociali del CristianesimoCarpocrate

 (segue da qui)

Carpocrate.

Carpocrate pare aver professato una dottrina molto simile a quella di Basilide. [13] Vi era menzione nella sua teologia di un «Padre increato», di «Potenze» poste al di sotto di lui e di «Angeli» inferiori, di cui alcuni fecero il mondo e assoggettarono gli uomini alle loro leggi capricciose. Ai suoi occhi Gesù era un uomo come gli altri, ma siccome aveva un'anima ferma e pura, che conservava il ricordo della sua alta origine, Dio gli inviò una delle sue Potenze che gli permise di liberarsi e di risalire fino al suo primo Principio. Così faranno le anime che gli rassomiglieranno. Ma occorre loro perciò liberarsi, come lui, da tutte le leggi umane, perché esse sono solo istituzioni arbitrarie alle quali i Padroni del cielo hanno fatto ricorso per tenerci in schiavitù. Qui tutti i commentatori si indignano e gridano allo scandalo. A credere a loro, Carpocrate avrebbe invitato i suoi adepti a violare tutte le prescrizioni, a commettere tutti i crimini. È chiaro, però, che dal momento in cui si considerano con lui tutte le leggi umane come arbitrarie, non si è più tenuti a violarle che a osservarle. Per lui, come per tutti gli gnostici, la vera regola di vita è la gnosi della salvezza, che non viene dai malvagi angeli ma da Dio stesso, e che richiede a ciascuno di svincolarsi dai legami della carne per vivere secondo lo spirito. Così predica l'imitazione di Gesù, la cui anima restò sempre «salda e pura».

Si racconta che Carpocrate ebbe da una donna di nome Alessandria un figlio di nome Epifane, di una precocità stupefacente, autore di un importante trattato «sulla giustizia», che morì a diciassette anni e fu onorato come un dio nella sua patria. Tutti questi dettagli sembrano ben strani. Alessandria è soprattutto un toponimo, quello della città che fu come la madre di «Epifane», dio «che si manifesta» agli uomini. «Carpocrate» rassomiglia singolarmente ad «Arpocrate», col quale si designava comunemente Horus, il figlio di Iside e di Osiride, rappresentato di solito sotto i tratti di un bambino. Il culto del giovane Epifane non sarebbe semplicemente quello di una manifestazione di Horus, che una setta gnostica avrebbe adottato interpretandola in un senso cristiano, invocando uno scritto teologico attribuito al Dio? Un tale sincretismo rientra nell'ambito delle probabilità, poiché troviamo altri esempi tipici in seno allo stesso gruppo. In effetti ci è detto che i carpocraziani abbiano dipinto o scolpito immagini di Pitagora, di Platone, di Aristotele e di altri saggi, così come un'opera analoga di Pilato che rappresenta Gesù. Si aggiunge che essi espongono queste immagini e praticano nei loro confronti le stesse osservanze dei cittadini. [14]

Quest'ultimo dettaglio presuppone un culto piuttosto complesso. A ciò si aggiunge la menzione di pasti sacri o agapi a cui partecipavano uomini e donne. Dopo aver mangiato e bevuto bene, si dice, spegnevano le luci e si abbandonavano a ogni sorta di disordini. [15] Ma le stesse dicerie si diffondevano sull'insieme dei cristiani. Nulla prova che siano state più fondate in un caso che nell'altro. Forse i carpocraziani vi si prestavano di più per il mistero maggiore di cui si circondavano o per l'unione più stretta che si affermava tra loro. Dicevano infatti che Gesù aveva raccomandato ai suoi apostoli e ai suoi discepoli di condividere le sue rivelazioni solo con coloro che ne fossero degni. Formarono di conseguenza una società segreta dove si viveva sotto il doppio segno della fede e dell'amore. I puri si distinguevano tra loro per un segno poco appariscente, una bruciatura nella parte posteriore della sporgenza dell'orecchio sinistro. Questo era per loro lo stigma del Cristo.


NOTE DEL CAPITOLO 6

[13] Su Carpocrate: Ireneo, Adv. Haer. 1, 25.

[14] La fine della frase è difficile da leggere. L'ultimo termine è una congettura, e io non ho potuto decifrare il riferimento che segue. (J.M.).

[15] CLEMENTE D'ALESSANDRIA, Stromata 4:2. 

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