mercoledì 29 marzo 2023

Origini Sociali del CristianesimoL'insegnamento di Gesù

 (segue da qui)


L'insegnamento di Gesù.

In compenso, egli insiste ben più di lui sull'insegnamento di Gesù. Dopo il richiamo dei primi miracoli compiuti in Galilea e della designazione dei dodici apostoli fatta sul «monte», conformemente al racconto di Marco, fa pronunciare al Maestro, in una pianura vicina, davanti a numerosi ascoltatori, un discorso programmatico assolutamente inedito.

Quattro beatitudini e quattro maledizioni antitetiche ne formano l'inizio:

«Beati i poveri, perché di loro è il regno di Dio.
Beati coloro che hanno fame, perché saranno saziati. 
Beati coloro che piangono, perché rideranno.
Beati sarete voi quando gli uomini vi odieranno e vi disprezzeranno e rigetteranno il vostro nome come malvagio a causa del Figlio dell'uomo. È così che i loro padri fecero ai profeti.
Guai a voi, ricchi, perché avete ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, sazi, perché avrete fame.
Guai a voi che ridete ora, perché piangerete.
Guai quando gli uomini vi benediranno. È così che i loro padri fecero ai falsi profeti».

Quest'ultima osservazione, che chiude le maledizioni allo stesso modo delle beatitudini, è caratteristica dell'atteggiamento adottato nei confronti degli ebrei ribelli al Vangelo. Gesù si presenta in relazione a loro come uno straniero. Parla della loro condotta solo per rimproverarla. Sono ricchi, sazi, gaudenti, benestanti, mentre il Vangelo predica la povertà, la fame, la sofferenza, l'ignominia. È chiaro che sono i farisei a essere presi di mira. Sono soprattutto loro a rifiutare la nuova fede, alla quale vanno piuttosto i poveri, gli affamati, gli sfortunati, gli emarginati. A loro, quindi, le maledizioni, agli altri le beatitudini.

Nel seguito del testo, è tra il giudaismo stesso e il cristianesimo che il conflitto scoppia:

«Avete inteso che è stato detto detto: «Amerai colui che ti ama e odierai il tuo nemico». Ebbene, io dico a voi che ascoltate: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi oltraggiano».

«Avete inteso che è stato detto: «Occhio per occhio e dente per dente». Ma io vi dico: «Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia, offri anche l'altra; se qualcuno ti prende il mantello, offri anche la tunica. A chiunque vi chieda, date. A chi prende il tuo bene, non reclamare nulla».

Il colpo sferrato qui è così diretto che l'edizione canonica ha eliminato le due citazioni di denuncia, per mantenere solo le due raccomandazioni successive. Ma il testo primitivo è attestato in maniera precisa da un autore anti-marcionita, Adamanzio (1:12 e 15). Per il nostro evangelista, la legge ebraica si caratterizza per la sua durezza, quella dei cristiani per la sua mitezza. 

«Se amate chi vi ama, quale grazia avete? Anche i peccatori amano chi li ama. Se fate del bene a coloro che ve ne fanno, che grazia avete? I peccatori fanno lo stesso. Se prestate a gente da cui sperate di ricevere, che grazia avete? Da peccatore a peccatore, si presta per ricevere. Ma amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza aspettarvi nulla in cambio. Sarete figli di Dio, perché egli è buono con gli ingrati e i malvagi...». [87]

«Buono» è reso, nel testo originale, dal termine greco «Chrestos», così vicino foneticamente a «Christos», da confondersi frequentemente con esso. Dio si identifica qui con il Cristo, sotto il segno della bontà che gli fa compatire la miseria umana. Ma si oppone con ciò stesso all'autore della legge ebraica, a quel codice rigido che è stato appena caratterizzato dalla sua durezza. La morale cristiana si distingue piuttosto per la sua dolcezza:

«Siate misericordiosi come vostro Padre è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati. Assolvete e sarete assolti. Date e vi si darà».

Anche qui Gesù afferma l'ideale nuovo contrapponendolo a quello del vecchio giudaismo, i cui capi non hanno la visione del vero Dio:

«Disse loro anche una parabola: Un cieco può condurre un cieco? Non cadono forse entrambi in una fossa? Nessun discepolo è al di sopra del suo maestro».

La battuta è rivolta ai Dottori della Legge e ai Farisei formati alla loro scuola. Questa gente, conoscendo solo la dura legge di Mosè, giudicano senza benevolenza tutti coloro che se ne discostano. Con ciò si rendono colpevoli di altre gravi colpe. Così sono fortemente rimproverati: 

«Perché guardi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave nel tuo occhio? O come puoi dire a tuo fratello: «Fratello, lasciami togliere la pagliuzza che è nel tuo occhio», senza guardare la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, rimuovi prima la trave che è nel tuo occhio e allora vedrai come rimuovere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello».

L'opposizione che si afferma tra ebrei e cristiani nella loro condotta quotidiana verte sui principi stessi del giudaismo e del cristianesimo: 

«Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto...». [88]

Un tale principio è gravido di conseguenze. Poiché la Legge nuova viene dal vero Dio, dal «Padre misericordioso», non si è in diritto di concludere che l'antica, quella di Mosè, non proviene affatto da lui, ma da un Genio Maligno, di cui riflette la malvagità?

Quella «parabola» iniziale non ha il carattere accecante di quelle che si leggevano in Marco. È fatta per facilitare la conversione degli ebrei, non per ostacolarla. Molte altre seguiranno, a volte ispirate a racconti precedenti, a volte inedite. Tutte avranno lo stesso carattere. Gesù, in quanto Figlio di Dio, è un buon Maestro, che parla in figure solo per farsi meglio comprendere.

Va così attraverso i borghi di Galilea, annunciando il regno del «buon Dio», che porrà fine a quello delle Potenze malvagie, concedendo il suo perdono alle anime pentite, come fa un giorno nei confronti di una nota peccatrice, con grande scandalo di un fariseo (7:36, 50), scacciando gli «spiriti maligni» dal corpo di alcune donne, di cui molte lo seguiranno da allora in poi, come quella Maria di Magdala o Maddalena, «dalla quale sono usciti sette demoni» (8:1, 3). [89]

I suoi dodici apostoli lo accompagnano. Anche loro presto predicheranno e guariranno i posseduti. Ricevono in questo senso istruzioni precise, attinte dal racconto di Marco. Ma si mostrano inferiori alla loro missione. È ciò che attestano diversi episodi che chiudono il periodo galileo e preparano il successivo. Non riescono a scacciare tutti gli spiriti maligni e il Maestro, testimone della loro impotenza, grida: «O razza infedele e depravata, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò?».

Essi hanno l'incoscienza di domandarsi chi tra loro sia il più grande; lui, prendendo un bambino, figura anticipata dell'apostolo «Paolo», il «piccolo», venuto in aggiunta ai dodici, dice loro: «È il più piccolo di tutti voi che è grande». Essi si oppongono contro qualcuno che scaccia i demoni nel suo nome, senza appartenere al loro gruppo, come fa l'Apostolo dei Gentili, e si attirano quell'osservazione, di uno spirito ben più grande, «Chi non è contro di voi è per voi». Mal ricevuti in un borgo, due di loro, Giacomo e Giovanni, vorrebbero far scendere su di esso il fuoco dal cielo, ma si sentono richiamare severamente all'ordine: «Non sapete di che spirito siete, perché il Figlio dell'uomo non è venuto per perdere vite, ma per salvarle». Marco presentava già le prime tre scene (9:37, 43-46, 48-49, 50). Dava anche un assaggio della quarta, che forse aveva letto per intero nel Vangelo dei Nazareni, perché dice nella sua enumerazione dei dodici apostoli che Giacomo e Giovanni furono chiamati «Boanerghes», vale a dire: «figli del tuono» (3:17). Ma Luca riporta questi dettagli con un'intenzione speciale, che si affermerà nel seguito della sua opera. [90]

NOTE DEL CAPITOLO 5
[87] Luca 6:17-35.
[88] Id., ibid., 35-44.
[89] Id. 7:56-60; 8:1-3.
[90] Id. 9:1-6, 37-42, 46-48, 49-50, 50-56.

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