sabato 18 marzo 2023

Origini Sociali del CristianesimoAscetismo

 (segue da qui)

Ascetismo.

La morale, in una religione che si sta sviluppando, è in rapporto stretto con la liturgia nuova. Anche lì l'insegnamento dello Pseudo-Paolo è caratteristico. Egli mostra che una forte tendenza portava il suo gruppo lontano dalle vie comuni del giudaismo verso i sentieri stretti di un ascetismo rigoroso. Ne troviamo le linee guida fermamente definite nell'Epistola ai Galati.

«Camminate secondo lo spirito e non soddisfate i desideri della carne. Infatti la carne ha desideri contrari a quelli dello Spirito e lo Spirito ha desideri contrari a quelli della carne. Sono contrari l'uno all'altro, così che non fate ciò che vorreste... Ora le opere della carne sono manifeste: queste sono l'impudicizia, l'impurità; la  lascivia, l'idolatria, i malefici, le inimicizie, la discordia, l'invidia, l'ira, le cabale, le  cabale, le divisioni, le fazioni, le gelosie, le ubriachezze, le orge e cose simili; a proposito delle quali vi avverto, come vi ho già avvertito, che coloro che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio... Quelli che sono in Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le passioni e le concupiscenze...». [59]

Questo programma non è nuovo. Era già, fatta eccezione per la formula della crocifissione, quello degli Esseni e quello dei primi cristiani di Palestina. Tra loro, come abbiamo visto, almeno tra coloro che accettavano le regole della nuova alleanza in tutto il loro rigore, la continenza assoluta si imponeva oltre che un'astinenza stretta. Attenuanti erano ammesse, ma solo per i profani simpatizzanti che si raggruppavano attorno alla comunità come i proseliti attorno alla sinagoga. I propagandisti cristiani fecero ampio uso di quella tolleranza nei confronti dei gentili per condurli al Vangelo. Poi, quando le masse furono venute, le esigenze si accrebbero, i moralisti si fecero più imperiosi. 

Tra tutte le questioni che si ponevano, quella dei rapporti sessuali era la più delicata. Essa costituiva per la Chiesa una sorta di punto nevralgico. Così è attorno a questo tema che si osservano le variazioni più notevoli.

L'apostolo Paolo diceva ai Corinzi con il suo linguaggio franco: «Per evitare l'impudicizia, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito renda alla moglie il suo dovuto e similmente la moglie a suo marito. La moglie non ha il diritto di disporre del proprio corpo, ma il marito. Anche il marito non ha il diritto di disporre del proprio corpo, ma la moglie. Non privatevi l'un l'altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera ed essere di nuovo assieme, per timore che Satana vi tenti per la vostra incontinenza». [60]

Queste regole, che non hanno nulla di ascetico e che un ebreo tradizionalista doveva trovare molto naturali, sono parse pericolose nel circolo di moralisti rigidi da cui deriva la seconda edizione degli scritti paolini. Benché siano di una chiarezza imperiosa, lo Pseudo-Paolo finge di aver ricevuto dai Corinzi una richiesta di spiegazioni. Egli formula, in risposta, importanti riserve, nelle quali racchiude le osservazioni di Paolo e che testimoniano di uno spirito ben diverso:

«Quanto a ciò che mi avete scritto», dichiara crudamente, «è bene per l'uomo non toccare una donna».

Questo principio è posto a capo delle regole paoline, la cui portata si trova così singolarmente indebolita. Al loro seguito vengono altre osservazioni che tendono anch'esse a ridurne l'effetto, si potrebbe quasi dire a limitarne i danni;

«Lo dico come un permesso, non come un ordine. Vorrei che tutti gli uomini fossero come me... A quelli che non sono sposati e alle vedove dico che è bene per loro restare come me».

L'apostolo Paolo, le cui prime dichiarazioni legittimavano i rapporti sessuali, arriva, per mezzo del suo sosia,  a disapprovarli. La disapprovazione si limita, è vero, a «coloro che non sono sposati e alle vedove». Ma più avanti quella riserva cade:

«Ecco ciò che vi dico, fratelli: il tempo è breve. D'ora in poi quelli che hanno mogli siano come se non l'avessero...».

Quella conclusione è, d'altronde, la conseguenza logica delle premesse formulate nel capitolo precedente:

«Il corpo», vi era dichiarato, «non è per l'impudicizia ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Non sapete che i vostri corpi sono le membra del Cristo? Dovrei dunque prendere le membra di Cristo per farne le membra di una prostituta? No di certo!  Non sapete che colui che si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei? «Infatti i due», è detto, «diventeranno una sola carne». Ma chi si unisce al Signore diventa un solo spirito con lui. Fuggite l'impudicizia». [61]

È chiaro che le ragioni addotte non riguardano solo la prostituzione in sé, ma la stessa unione coniugale. Fuggire «l'impudicizia», per il Deutero-Paolo, equivale a praticare, anche se si è sposati, la stretta continenza.

Così si spiegano le raccomandazioni seguenti, che si leggono nell'Epistola agli Efesini e che, spesso richiamate nelle cerimonie nuziali, dicono più o meno il contrario di ciò che si fa loro dire: [62

«Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, perché il marito è il capo della moglie come il Cristo è il capo della Chiesa, che è il suo corpo e di cui è il Salvatore. Come la Chiesa è sottomessa al Cristo, così le donne devono esserlo ai loro mariti in tutto».

«Mariti, amate le vostre mogli come il Cristo ha amato la Chiesa e si è offerto per lei, al fine di santificarla, dopo averla purificata con il battesimo d'acqua, mediante la parola, per offrire a sé stesso quella Chiesa gloriosa, senza macchia né ruga o altro, ma santa e irreprensibile. È così che i mariti devono amare le loro mogli come i loro stessi corpi. Chi ama la propria moglie è lui stesso che ama. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, ma la nutre e la cura come il Cristo fa con la Chiesa... «Ecco perché l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne» (Genesi 2:23, 24). Questo mistero è grande, intendo in relazione al Cristo e alla Chiesa».

Il testo, così realistico, della Genesi è qui inteso allegoricamente a proposito delle relazioni del Cristo e della Chiesa. È in questo senso che deve servire da regola per gli sposi cristiani. Ciò significa che le loro relazioni devono essere spirituali e che nulla di carnale vi deve intervenire.

Una tale concezione del matrimonio era anche la più lontana possibile da quella che era corrente negli ambienti ebraici, persino in quelli dei rigidi farisei. Imponeva una tale repressione degli istinti più vitali che i migliori tra i credenti rischiavano di esserne respinti. Costituiva una vera sfida alla natura. Ma fu proprio ciò che dovette guadagnargli adepti. Ci sono anime, addestrate alla sofferenza, che trovano nel sacrificio un piacere superiore ad ogni altro, che lo ricercano e ne traggono piacere. Quella mentalità, per quanto eccezionale possa apparire, non era affatto rara in Siria. Vi era stata diffusa e quasi volgarizzata dalle religioni misteriche. A forza di commemorare e di glorificare questi Dèi Salvatori che avevano sopportato le peggiori prove prima di raggiungere l'impassibilità finale, ci si era messi ad amare il dolore, si aveva preso piacere a torturarsi, si arrivava talvolta fino a imporsi atroci mutilazioni. Nel giorno dell'anniversario della morte tragica di Attis, i suoi adepti, trepidanti e urlanti, si percuotevano freneticamente, si tagliavano ferocemente e si facevano ferite feriti. Al culmine dell'eccitazione, alcuni, armati di un coltello di selce, arrivavano fino a sacrificare la propria virilità. La offrivano in omaggio alla Madre degli Dèi, di cui diventavano così i sacerdoti designati. Eunuchi volontari, d'ora in poi, agghindati da donna, vestiti con un abito molto largo, truccati e carichi di amuleti, avrebbero celebrato nelle piazze pubbliche e nei crocicchi, con grandi accenti di flauti e di nacchere, di cimbali e tamburelli, il culto del giovane dio, di cui avevano riprodotto il sacrificio e che offrivano nella loro persona, con il loro volto glabro e la loro camminata languida, come un'immagine lontana. 

Di fronte a una tale esplosione di passione anti-sessuale, la semplice astensione dai rapporti coniugali, che propugnava lo Pseudo-Paolo, appariva come un modo facile per aggregarsi alla società dei Santi e guadagnare il cielo. Il povero Siriano, a cui si era predicato il pericolo mortale delle voluttà peccaminose e che cercava la via da seguire per sbarazzarsene, doveva scegliere tra quella di Attis e quella del Cristo. Se non era già troppo coinvolto nella prima, come avrebbe potuto non trovare preferibile la seconda? Come avrebbe potuto non optare per il Vangelo? 

La Chiesa cristiana fu così portata ad assumere una forma  nuova. Mentre era all'inizio solo una replica della sinagoga, un oratorio dotato di rostro, divenne inoltre un «cenacolo» dove si celebrava la Cena del Signore. In fondo alla sala comune, oltre l'ambone, riservato al lettore o al predicatore, si profilò la «sacra mensa», dove i fedeli, dopo una serie di canti e di preghiere, di letture e di omelie, spezzavano lo stesso pane e vuotavano lo stesso calice, rendendo grazie a Dio per averli istruiti e salvati per mezzo del Cristo. All'ingresso, il battistero offriva ai catecumeni la benedizione dell'acqua purificatrice, che permetteva loro di partecipare ai misteri. Il nuovo culto aveva ora la sua casa, fatta su misura e adattata ai suoi bisogni.


NOTE DEL CAPITOLO 5

[59] Galati 5:16, 21-24.

[60] 1 Corinzi 7:1-5, 6-8, 29.

[61] 1 Corinzi 6:13-18. Genesi 2:24 (si veda sopra, nota 14).

[62 Efesini 5:22-32. 

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