martedì 21 marzo 2023

Origini Sociali del CristianesimoLa più antica vita di Gesù è giudaizzante

 (segue da qui)

V. — I PRIMI TESTI EVANGELICI

a) IL VANGELO SECONDO MARCO


La più antica vita di Gesù è giudaizzante.

È per un tale ambiente e in funzione delle sue tendenze che ha dovuto essere scritto il Vangelo chiamato «secondo Marco». Esso rappresenta, infatti, un atteggiamento analogo. Anch'esso si attiene all'antico giudaismo, interpretato in un senso messianico. Ma si mostra risolutamente ostile agli ebrei, colpevoli di non elevarsi al di sopra della lettera.

Quella nuova vita di Gesù utilizza visibilmente quella che aveva diffusione tra i giudeo-cristiani di Transgiordania e che si appellava ai dodici apostoli. Essa ne mantiene l'ordine generale con dettagli molto significativi.

Qui come lì. Gesù appare bruscamente al Giordano per ricevere da Giovanni un battesimo rituale, nel corso del quale è riempito di Spirito Santo e proclamato Figlio di Dio. Va a risiedere a Cafarnao e raggruppa attorno a sé dodici discepoli, in compagnia dei quali compirà la sua opera di salvezza. Quest'ultima comincia con guarigioni miracolose e vari altri prodigi, presentati come «stupefacenti», che devono essere attinti dalla stessa fonte, perché si trova nella loro trama lo stesso materiale scritturale, lo stesso adattamento di temi messianici. Qua e là occorrono numerose istruzioni, a volte sparse, a volte artificialmente raggruppate, di cui almeno alcune, sulla parentela di Gesù, sul giovane uomo ricco, erano formulate in termini quasi identici dal Vangelo nazareno. Nella nuova Vita, come nella prima, Gesù consuma, alla sera della Pasqua, un ultimo pasto con i suoi discepoli. Avendo spezzato il pane con loro e bevuto dallo stesso calice, è arrestato nella notte, giudicato e condannato all'alba dal sommo sacerdote. Muore quel giorno stesso, un venerdì, su una croce, poi è deposto nel sepolcro e vi passa il sabato, per risorgere all'alba della domenica. [70]

Marco non utilizza solo un'opera giudaizzante. Al suo esempio, invoca espressamente le profezie bibliche, per mostrare che tutte hanno trovato la loro realizzazione esatta nella persona del Cristo.

L'inizio è, a questo riguardo, molto significativo: «Come sta scritto in Isaia il profeta (40:3; Malachia 3:1): «Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, che preparerà la tua strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, Giovanni arriva battezzando nel deserto e predicando un battesimo di conversione per la remissione dei peccati». [71] Nel seguito del racconto, [72] Gesù stesso cita a più riprese testi scritturali di cui si appropria il significato. Dice, ad esempio, dei suoi ascoltatori, riprendendo le parole stesse di Isaia (6:10): «Tutto avviene affinché, guardando, guardino senza vedere e, ascoltando, ascoltino senza intendere, in modo che non si convertano e non sia loro perdonato». Più oltre, si appella espressamente allo stesso profeta, di cui applica ai farisei il passo seguente: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. È invano che mi onorano, insegnando come dottrine i comandamenti di uomini». Altrove, Gesù applica a sé stesso un passo di un Salmo (118:22, 23): «La pietra che hanno scartato coloro che costruiscono è essa ad essere diventata testata d'angolo. È per opera del Signore che è diventata testata d'angolo, ed è meravigliosa ai nostri occhi». Replica ai critici sadducei citando l'Esodo (3:6): «Non avete letto nel libro di Mosè, nel luogo del roveto, come Dio gli parla dicendo: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe!» A uno scriba che lo interroga sul primo dei comandamenti, risponde con un passo del Deuteronomio (6:4, 5) e un altro del Levitico (19:18). Ad altri oppone l'inizio di un Salmo (110:1): «Davide stesso», spiega, «ha detto in Spirito Santo: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra». Dopo l'ultima Cena viene l'annuncio della defezione dei discepoli, basato su un oracolo di Zaccaria (13:7), letto nella sua versione greca: «Voi inciamperete tutti, perché è scritto: Colpirò il pastore e le pecore saranno disperse». Nuovo richiamo di questo stesso profeta, associato in questo caso a Isaia, a proposito dell'irruzione di una truppa armata di spade nel giardino di Getsemani. «Siete venuti a me come a un ladro con le spade... Questo affinché le Scritture siano compiute». D'altronde Zaccaria diceva nello stesso passo: «Spada, levati sul mio pastore». D'altronde, Isaia mostrava il Servo (o figlio) di Dio «messo nel numero dei malfattori» (3:10). Marco si riferisce espressamente a quest'ultimo testo per spiegare che due briganti furono crocifissi ai lati di Gesù e che così «la Scrittura fu adempiuta». Infine, per ben stabilire che il Cristo ha realizzato fino in fondo le antiche predizioni, gli fa pronunciare sulla croce, al momento di spirare, le prime parole del Salmo 22, considerato messianico: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» Dall'accostamento di questi testi risulta chiaramente che il cristianesimo è conforme alla profezia biblica, che esso è il vero giudaismo. Questa è la ferma convinzione dei cristiani di Transgiordania, che si considerano i migliori tra gli ebrei. Questa è la tesi del Vangelo dei dodici apostoli, dove si esprime la loro fede. 


NOTE DEL CAPITOLO 5

[70] Cfr. Prosper ALFARIC, la plus ancienne vie de Jésus, examen critique de l'évangile selon Marc (Rieder). I dettagli citati in questo passo figurano in 2:31-35; 10:17-25; 14:22-25. 

[71] Marco 1:1-4.

[72] Marco 4:2; 7:6-7; 12:10-11; 12:26, 29, 36; 14:27; 15:28, 34.

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