venerdì 3 febbraio 2023

Origini Sociali del CristianesimoProfezia di Giacobbe

 (segue da qui)

Profezia di Giacobbe.

Prendiamo la famosa profezia di Giacobbe morente, che si legge nella Genesi [2] e a cui abbiamo visto gli Zeloti appellarsi per la loro causa nazionalista. [3]

Lo scettro non si allontanerà da Giuda,

Né il bastone di comando tra i suoi piedi

Prima che non arrivi ciò che gli è riservato

E a cui i popoli gli obbediscono.

Si trattava di Giuda, antenato eponimo che costituiva un tutt'uno con la tribù di questo nome. Il comando doveva restargli finché non avesse acquisito tutto ciò che gli era toccato in eredità e i popoli vicini, che gliene disputavano il possesso, non si fossero sottomessi alla sua autorità. Ma la formula «ciò che gli è riservato» o, più letteralmente, «ciò che (è) suo», SCHÉ LO», era vaga ed enigmatica. Si credette che si trattasse di un personaggio misterioso che doveva venire alla fine di un tempo stabilito da decreti divini. È così che la intende già la versione dei Settanta. Essa traduce: «finché non venga colui a cui (ciò è riservato)», vale a dire, a cui deve spettare finalmente lo «scettro» o il dominio. Altri esegeti hanno preso «Shelo» o come hanno letto «schilo» per un nome proprio. Questo è ciò che fanno i più affidabili tra i traduttori, sia cattolici che protestanti. A loro avviso, si deve intendere: «Lo scettro non si allontanerà da Giuda... finché non verrà Schilo». Quest'ultimo termine sarebbe derivato dalla radice schalah, che vuol dire «inviare». Significherebbe «l'Inviato».

È proprio in questo senso individuale che gli Zeloti hanno inteso il testo. Essi vedevano nel personaggio in questione un Messia guerriero, che doveva prendere la guida del loro movimento e fare della Giudea un regno potente e ricco, chiamato a dominare tutti i suoi vicini, poiché era necessario «che i popoli gli obbedissero».

I primi cristiani hanno egualmente creduto che si trattasse di un'alta personalità. Ma è un ruolo tutto spirituale che gli attribuivano. La versione dei Settanta, da loro utilizzata, li orientava in questo senso. Vi leggevano non che le nazioni gli obbediranno, ma che «lui è l'attesa delle nazioni». Queste ultime parole invitavano a vedere in lui il Salvatore mistico, a cui si rivolgevano i desideri di tutta la gente pia, e che sarebbe venuto solo per strappare le anime dalla morsa del male. Così i più antichi autori ecclesiastici intendono questo passo del Cristo. [4]

Alcuni se ne servono perfino per dimostrare che doveva nascere quando l'indipendenza ebraica ebbe fine. I primi rappresentanti del cristianesimo avrebbero senza dubbio ragionato allo stesso modo. All'inizio della nostra era, lo scettro non appartiene più a Giuda. L'ultimo re di Gerusalemme scomparve con Archelao. I Romani sono i soli padroni. Non si deve forse concludere che il grande annuncio si è compiuto, che il Cristo è venuto?

Gli Zeloti, l'abbiamo visto, si rappresentavano questo inviato divino come un nuovo Giosuè, Jehoshua, Jeshua o Gesù, che avrebbe strappato, come in passato, la Palestina ai nemici del popolo eletto. I cristiani avranno accettato quella designazione comune, senza legarvi lo stesso significato. L'etimologia del termine, il cui significato primario è «Jahvé salva», non conveniva forse altrettanto bene e addirittura molto meglio a una salvezza di natura spirituale che a quella, tutta materiale, che era procurata dalle armi?

NOTE DEL CAPITOLO 4

[2] Genesi 49:10.

[3] GIUSEPPE, Antichità giudaiche 18. Guerra Giudaica 6:5, 4.

[4] GIUSTINO, Apologia 1:32, 1, 4. Dialogo 52:4 e 120:3, 5. Ireneo, Haer. 4:20, 2. 

Nessun commento: