sabato 21 gennaio 2023

Origini Sociali del CristianesimoFarisaismo e cristianesimo

 (segue da qui)

Farisaismo e cristianesimo.

Le osservazioni precedenti ci permettono di vedere in cosa i Farisei si oppongono ai cristiani.

Quel segno distintivo non è da cercare nel rispetto assoluto che essi professano per la Legge di Mosè. I primi discepoli di Gesù la consideravano pure loro dettata da Dio. Se i pagani convertiti l'hanno talvolta ripudiata al di fuori della Palestina, sono stati riprovati per questo fatto dalla grande massa dei loro correligionari e respinti come eretici. È vero che una parte notevole delle prescrizioni legali è stata considerata come un regolamento provvisorio, che doveva essere provvidenzialmente abrogato alla venuta del Cristo. Ma quella interpretazione è propria dei cristiani della Gentilità. Per quelli della Palestina, che sono i più antichi, «non scomparirà della Legge un solo iota né un solo punto». È ciò che afferma il Cristo stesso nel Vangelo secondo Matteo, che è qui un'eco fedele di questi primi Cristiani giudaizzanti. Non meno caratteristica è l'affermazione seguente che esso tiene un po' più oltre: «Sulla cattedra di Mosè sono assisi gli Scribi e i Farisei. Fate dunque e osservate tutto ciò che vi dicono».

Il testo aggiunge, è vero: «... ma non agite secondo le loro opere, perché dicono e non fanno, legano fardelli pesanti e li mettono sulle spalle degli uomini, ma non vogliono rimuoverli neppure con un dito». Al che il Cristo formula per otto volte quella maledizione: «Guai a voi, Scribi e Farisei, ipocriti!». «Voi rassomigliate», dice in una di queste invettive, «a sepolcri imbiancati, che sembrano belli all'esterno ma che dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni specie d'iniquità». [23] Queste invettive si spiegano con il conflitto esistente sotto una forma acuta, all'epoca in cui il testo è stato scritto, tra i sostenitori del giudaismo ufficiale e quelli del Vangelo. Può darsi che, tra i primi, alcuni le abbiano meritate. Ma non si potrebbero applicarle a tutti senza ingiustizia né senza improbabilità. L'ipocrisia è un omaggio reso alla virtù e non si concepisce senza di essa. Nessuno si sognerebbe di fingere l'onestà, se non avesse intorno a lui brava gente che gode della stima comune. Il partito dei Farisei non avrebbe contato dei Tartufi se non avesse avuto i suoi santi. Tutto sembra mostrare che si componeva, nel complesso, da gente molto rispettabile, perfettamente sincera. Non si spiegherebbe  altrimenti il prestigio di cui godeva agli occhi della folla, sempre molto sospettosa nei confronti delle sue guide.

La vera differenza tra i due gruppi viene da altrove. Verte sulla natura stessa delle loro concezioni religiose. Il Fariseo ha una grande fiducia in sé stesso. Ha coscienza del proprio valore e conta sui propri meriti. Egli considera Dio un giusto giudice, che deve rendere a ciascuno secondo le sue opere, che non può mancare di ricompensarlo per la sua buona condotta. Il cristiano, al contrario, si vede in stato di peccato, passibile di pesanti sanzioni. Non si fida di sé stesso e non conta di poter sfuggire coi suoi propri mezzi alla sua sfortunata sorte. Solo egli ripone tutta la sua fiducia in Dio, che gli appare come un Padre infinitamente buono, il cui intervento misericordioso è l'unico capace di salvarlo.

L'opposizione tra i due stati d'animo si riflette in un episodio ben suggestivo del Vangelo secondo Luca: «Due uomini salirono al Tempio per pregare. Uno era Fariseo e l'altro Pubblicano. Il Fariseo, in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché io non sono come il resto degli uomini, che sono ladri, ingiusti, adulteri, e nemmeno come questo Pubblicano. Io digiuno due volte alla settimana, do la decima di tutte le mie entrate». Il Pubblicano, tenendosi a distanza, non osava nemmeno levare gli occhi al cielo. Ma egli si batteva il petto, dicendo: «O Dio, sii misericordioso con me, che sono un peccatore». [24]

Questo Pubblicano prefigura il cristiano secondo il Vangelo. Ha un senso troppo acuto della sua miseria per non provare il bisogno di un Salvatore che lo liberi da essa. Il Fariseo, al contrario, è troppo soddisfatto di sé per cercare un tale liberatore e persino per accettare la sua offerta. Ripudierà la religione della salvezza, per attenersi a quella della Legge pura e del libero sforzo. Nel racconto della Passione, il suo partito si unisce a quello, eppure detestato, dei Sadducei nel domandare la morte di Gesù. Non è neppure da lì che è uscito il Vangelo.  

NOTE DEL CAPITOLO 3

[23] Matteo 5:18; 23:2-3 e 27.

[24] Luca 18:10-13.

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