domenica 15 gennaio 2023

Origini Sociali del CristianesimoOrientamento politico

(segue da qui)

Orientamento politico.

I privilegiati sono, per essenza, conservatori. Tengono gelosamente al potere che garantisce i loro privilegi. Così i Sadducei facevano mostra di un perfetto lealismo nei confronti del potere costituito.
Sotto gli Asmonei, un tale atteggiamento si imponeva tanto più in quanto il sovrano, essendo di origine sacerdotale, si interessava particolarmente alla sorte della sua casta. Lui stesso, d'altronde, esercitò a lungo le funzioni di sommo sacerdote. È solo quando esse furono affidate ad un altro membro della famiglia e quando la discordia si insinuò tra i fratelli nemici che capitò al clero di prendere posizione contro l'autorità civile a favore del suo capo religioso. Si trattava solo di una situazione eccezionale e transitoria.
Una tale fusione di poteri civili e religiosi non era più possibile sotto la dinastia idumea, che non poteva appellarsi, come la precedente, ad una ascendenza levitica. Ma Erode si riservò la nomina del sommo sacerdote, che ebbe cura di scegliere tra i candidati più docili e che poteva sempre revocare a sua discrezione. Perciò egli lo tenne, e tutto il clero con lui, sotto la sua totale dipendenza. Un esempio molto rappresentativo di queste creature sacerdotali fu un certo Simone, figlio di Boeto, che il monarca fece sommo sacerdote, al fine di poter sposare sua figlia, che era notevolmente bella. La sua famiglia fu a lungo influente. Era ancora uno dei suoi figli a svolgere funzione di sommo sacerdote quando la Giudea fu annessa all'Impero e si applicava a compiacere al nuovo regime, quando egli fu destituito da lui.
Sotto i procuratori romani, il cui pugno fu ancora più duro di quello di Erode, l'asservimento dell'alto clero non fece che aggravarsi. Un uomo lo personificò soprattutto. È Anano, l'«Anna» dei nostri Vangeli, che fu a lungo sommo sacerdote e i cui cinque figli lo divennero altrettanto. Uno di questi ultimi, che si chiamava come lui Anano, o Anania, è definito da Giuseppe «Sadduceo». Lo stesso attributo deve applicarsi a tutti i membri della sua famiglia. Si può persino dire che erano loro ad avere l'alta direzione del partito. Erano dei capiclan il cui intero sforzo mirava a salvaguardare la situazione privilegiata della loro casta. 


Dottrine religiose.

uella tendenza conservatrice non si affermava solo a livello politico. Era ancora più evidente in ambito religioso.

«I Sadducei», ci dice Giuseppe, «rifiutano tutte le regole che non sono scritte nelle leggi di Mosè». Per loro, «va ritenuto legale solo ciò che è scritto». [13] La «Scrittura», qui, si identifica con il Pentateuco, e più precisamente con la legislazione dell'Esodo, del Levitico e del Deuteronomio, quella soprattutto che riguarda le cerimonie cultuali. I Profeti sembrano esclusi. Se non lo erano espressamente, dovevano essere pochissimo apprezzati, perché prestavano troppa poca attenzione al vecchio ritualismo che costituiva la ragione sociale del sacerdozio ebraico. I libri sapienziali o edificanti che erano apparsi in tempi più recenti erano liquidati per la stessa ragione, come novità trascurabili o persino pericolose. 

Questo restringimento della Scrittura si rifletteva nella dogmatica. Il Pentateuco non professava affatto l'immortalità dell'anima né la resurrezione della carne. La casta sacerdotale respinse l'una e l'altra. Giuseppe lo constata espressamente. Secondo le sue stesse parole, «la dottrina dei Sadducei fa svenire le anime insieme ai corpi». «Essi sopprimono la sopravvivenza dell'anima e i castighi e le ricompense nell'Ade». In altri termini, non vi è per loro che la vita presente. Pertanto la fortuna è il grande segno del favore divino. I veri eletti di Dio sono coloro che conducono un'esistenza felice. Idea antichissima, che poteva appellarsi ad un gran numero di testi scritturali. 

Un ultimo tratto completa di caratterizzare i Sadducei: «Essi sopprimono completamente il Destino e non ammettono che Dio intervenga quando si fa del male o quando ce ne si astiene. Dicono che il bene e il male sono offerti alla libera scelta degli uomini, e che l'uno o l'altro segue dalla decisione di ciascuno». Per loro, «tutto dipende da noi stessi, dimodoché noi siamo causa dei beni che ci accadono e noi riceviamo dei mali in conseguenza alla nostra imprudenza». Il «Destino» interviene qui solo per rendere quella dottrina comprensibile ai lettori greci e romani, per cui la nostra sorte è regolata in anticipo dalla «Tyche» o «Fatum». In linguaggio cristiano Giuseppe direbbe che i Sadducei sopprimono la «predestinazione», che per loro si evita il male e si fa il bene per i propri meriti, per la virtù delle proprie opere, non per l'intervento di una grazia divina che ci diriga o ci presti il suo aiuto. Dottrina pochissimo mistica, naturalissima in una cerchia di privilegiati sazi e soddisfatti, molto inclini a giudicare che quella situazione eccezionale fosse loro ben dovuta e che ciascuno ha quaggiù la sorte che merita. Essa conviene soprattutto in questo ambiente ritualista, dove si attribuisce alle pratiche di culto un'efficacia magica. Perché tutto vada bene, non basta ricorrere alle cerimonie prescritte dalla Legge? I sacerdoti che le eseguono non sono pertanto in diritto di pensare che i vantaggi eccezionali di cui godono siano la giusta ricompensa per le loro buone azioni? 

NOTE DEL CAPITOLO 3
[12] Antichità Giudaiche 15:9, 3; 18:1, 4; Guerra Giudaica 2:8, 14.
[13] Antichità giudaiche 13:10, 6; 18:1, 4; Guerra Giudaica 2:8, 14. 

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