venerdì 12 agosto 2022

L'APOSTOLO DI FRONTE AGLI APOSTOLILA VISIONE DI SAN PIETRO

 (segue da qui)


VI

LA VISIONE DI SAN PIETRO

Abbiamo tentato, nel nostro precedente volume, [1] di rappresentarci gli eventi che si son svolti al seguito della celebrazione dell'anno 27 e al seguito dell'ingresso di san Paolo nella setta. Gli apostoli hanno cominciato i loro viaggi attraverso il mondo. A poco a poco si sono stabiliti nelle grandi città che costeggiano il Mediterraneo: san Giovanni a Efeso; [2] san Filippo e le sue figlie a Cesarea; gli stessi san Pietro e san Paolo a Roma, dove è lecito credere che entrambi conosceranno il martirio.

Non riprenderei il ritratto che ho abbozzato di san Pietro e il racconto del supplizio nel quale si sarebbe terminata la sua vita, nello stesso tempo di quella della sua vecchia compagna. Tutt'al più, immaginerei la visione che avrebbe perseguitato la sua mente, quando nella polverosa campagna romana, egli sedeva sulle rive del Tevere, all'ombra di una quercia da sughero dal tronco grigio e ruvido o di un mirto selvatico, mentre a pochi passi i bambini si indicano col dito il vecchio uomo che non li vede. Dove va il suo sguardo? Lontano, più lontano di quanto alcun orizzonte possa raggiungere, dal lato dove il sole sorge. È alla periferia di Gerusalemme, sulla cima della montagna che domina il Tempio, sul luogo che si chiama oggi «luogo del cranio»? È ai piedi della montagna, nella pianura torrida dove non passa nessuna strada, a metà distanza tra il fiume e il mar Morto, sulla collina che si chiama anch'essa il «luogo del cranio»? Quale vegetazione! Alberi tutti frondosi, arbusti fiorenti, come se tutto di colpo si fosse in piena estate! E le antiche pietre erette, e là, là, l'abominevole patibolo, e, tutto attorno, il brulicare dei demoni. Ed ecco che essi attaccano al legno il corpo agonizzante del maestro amato... perché sono i demoni che hanno crocifisso il Signore; è questo che il compagno Saulo ha raccontato ai suoi fedeli Corinti, [3] ed è questo che lui, Simon Pietro, ha finito per credere e che ora egli rivede incessantemente con i suoi occhi visionari.

Egli si ricorda come l'indomani essi sono restati sotto le loro tende, in silenzio, in un riposo simile a quello del Signore nel seno della terra, meditando sul mistero che si compiva. E all'alba del terzo giorno avevano celebrato la resurrezione del crocifisso. E tutto ciò che avevano aggiunto all'evento i racconti che i fratelli si erano fatti l'un l'altro, la sepoltura, gli angeli, le pie Donne, ritornava davanti a lui non meno del brulicare dei demoni.

E poi il grande miracolo.

Mentre nel corso del pasto sacro che aveva seguito il sacrificio, essi si condivisero il pane e si passarono il calice, il Signore gli era apparso, a lui dapprima, poi ai Fratelli. Egli aveva teso loro il pane e aveva detto loro: «Prendete e mangiate», e aveva teso loro la coppa.

Così, la visione di San Pietro combinava ai ricordi che manteneva della celebrazione dell'anno 27 i dettagli che i Fratelli avevano aggiunto da vent'anni raccontandosi la scena, e con tutto ciò che il compagno Saulo aveva spiegato al suo gregge.

Non era necessario, dopo la morte di san Pietro e di san Paolo, che molti anni fossero trascorsi perché si costituissero tra i cristiani le scene della morte e della resurrezione del dio Gesù, come andava a propagarle la Chiesa.

Si insegna, mi si dice, in certe case, che i racconti dei vangeli sono perfettamente conformi alla realtà dei fatti, perché gli apostoli che li hanno raccontati non potevano né ingannare né essere ingannati. Ahimè! Non ci sono racconti umani che, allorché circolano di bocca in bocca, non subiscano la fatalità alla quale sono soggette le cose umane.


Fino ad allora, l'antico dio palestinese Gesù si limita a venire periodicamente a farsi crocifiggere, seppellire, e a resuscitare; tre giorni ovvero la vita del dio Gesù.

Fino ad allora, non c'è mai menzione che abbia vissuto una vita umana né, di conseguenza, che abbia lasciato un insegnamento. Come tutti gli dèi, ha i suoi fedeli; non ha discepoli.

Il revival che si produsse negli anni che avevano preceduto l'anno 27 e l'eccitazione che ne era seguita dovettero aver per risultato, lo abbiamo lungamente spiegato, l'attribuzione al dio Gesù di un'esistenza umana, esistenza innanzitutto limitata ai tre giorni della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione, ciò che ho chiamato l'andata e ritorno del dio tra gli uomini. Ma subito a questi tre giorni si era immaginato il preannuncio di una «stagione in Palestina», vale a dire alcuni mesi durante i quali il dio avrebbe vissuto una vita umana. Ora, questa è la posizione stessa in cui si trova il vangelo secondo san Marco, il quale, si sa, non solo ignora la nascita e l'infanzia di Gesù, ma comincia il racconto alla sua età matura, con il suo battesimo nel Giordano. E questo è proprio il punto in cui si trovava san Pietro all'epoca della sua morte. 

NOTE

[1] Première génération chrétienne, terza parte, capitolo 1.

[2] Abbiamo spiegato che ci sembra preferibile aderire all'antica opinione professata dai Padri che riconoscevano il discepolo amato nel santo Giovanni di Efeso.

[3] 1 Corinzi 2:8.

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