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L'EVENTO
I dati che abbiamo appena raccolto ci permettono di rappresentarci come è possibile che le cose si siano svolte.
I fedeli del dio Gesù sono venuti a celebrare il loro culto sull'antico Guilgal, che noi chiamiamo il Golgota: dramma sacro e pasto sacro.
Questo dramma sacro è incommensurabilmente antico; dopo essersi minimizzato nel corso delle età, si era a poco a poco rinnovato col favore del Revival e aveva ripreso qualcosa del suo valore primordiale... Non meno antico era il pasto sacro; dopo aver anch'esso perso il suo significato, aveva trovato, anch'esso, una nuova vita nel rinnovamento della setta...
E senza dubbio gli uomini che si erano riuniti quel giorno erano essi stessi particolarmente dotati dei doni del misticismo... e particolarmente rappresentativi di un'epoca compromessa da rigenerazione.
Fin dal primo dei tre giorni, un particolare fervore, un'emozione, un turbamento forse, è nel profondo delle anime. Non azzardiamoci in una psicologia troppo facile, se si resta nelle generalità, ma pericolosa, se si vuole entrare nei dettagli; ci basterà immaginare il lavoro sotterraneo della fede che fa loro vedere, sotto l'apparenza rituale della crocifissione, la realtà del dio crocifisso; in seguito, la lunga meditazione del secondo giorno, mentre il dio dorme nel cuore della terra e la legge sabbatica proibisce di fare qualunque opera quale che sia; infine, il risveglio al mattino del giorno della resurrezione; e il sentimento sempre più vivo della divina presenza, nello stesso tempo in cui monta dal loro inconscio il richiamo delle necessità rivoluzionarie che portano nel profondo di sé stessi.
Sono stesi attorno al loro frugale pasto. Hanno detto le preghiere consuete. Stanno per condividere l'alimento. Cosa si verifica? Semplicemente questo. Questo Simon Bar-Iona, capo della setta, che noi chiamiamo San Pietro, alza gli occhi. E vede il risorto. San Giovanni ha seguito la direzione del suo sguardo, e vede. Subito, è San Giacomo, e quasi nello stesso tempo, attorno a loro tre, gli Anziani. Un'atmosfera di panico monta da terra. Sono, al presente, tutti i fratelli che guardano e, di conseguenza, che vedono, o che si immaginano di vedere, o che si immagineranno, che si ricorderanno di aver visto...
Si vede comprendere in effetti che l'elaborazione, preparata da lungo tempo, già cominciata senza dubbio, e che ha preso in ogni caso il suo impulso al momento dell'Apparizione, si proseguirà dopo che quest'ultima sarà scomparsa. Dapprima, le interrogazioni sparse, poi le interrogazioni sognanti, che si rivolgono l'un l'altro all'indomani, i giorni seguenti, per settimane, per anni, riprendendo, scrutando, armonizzando, arricchendo il ricordo di quei minuti miracolosi... È a tale momento che è apparso... A tal momento, in tal punto... Era in piedi... No, era seduto... Non avete visto che ha preso l'alimento? Non avete visto che ce lo porgeva... Avete inteso che rendeva grazie... e che diceva: Prendete!... e che diceva: Mangiate!... Tutti presto l'avranno inteso, come pure tutti l'avranno visto; poiché nessuno di loro acconsentirà a non aver avuto la sua parte nell'immenso favore che sarà stata la manifestazione divina e nel privilegio che conferisce.
Tre o quattro anni più tardi, anche San Pietro e San Giacomo e con loro probabilmente San Giovanni, saranno in grado, allorché San Paolo verrà a vederli a Gerusalemme, di fargli un racconto preciso, un racconto fissato dell'evento.
L'elaborazione dei ricordi si sarà rivestita, tuttavia, di un'elaborazione dogmatica. Vedremo presto che questi pescatori e questi contadini dovevano alla loro pratica dei libri sacri del giudaismo certe conoscenze teologiche che erano entrate immediatamente in gioco e permisero loro, nel corso delle loro controversie familiari, di commentare alla luce dei racconti biblici il miracolo di cui erano stati privilegiati.
Ma il lavoro più importante, il più fecondo in termini di conseguenze, doveva essere quello della loro meditazione, diciamo piuttosto dello scambio delle loro meditazioni; nello stesso tempo in cui precisavano e commentavano tutti i momenti dell'evento, andavano così, sempre più, a penetrarne il significato. Nuova elaborazione, preparata da lungo tempo, anch'essa, già cominciata senza dubbio e che a sua volta aveva preso il suo impulso il giorno dell'Apparizione, e che si continuerà, ma più lungamente ancora, e li condurrà alla roccia fondamentale della loro fede. Cosicché, quando giungerà alle loro orecchie che il compagno raccontava ai suoi Corinti che il Signore, dopo aver detto loro: «Prendete! Mangiate!» aveva aggiunto: «Questo è il mio corpo spezzato per voi...» avranno forse un instante di esitazione; ma, avendo interrogato il loro cuore, non potranno che annuire con la testa e convenire che le cose si erano in effetti svolte così. Infatti, se queste parole «questo è il mio corpo spezzato per voi», per la loro ricchezza di significato, per la loro precisione, la loro profondità, la loro concisione, sono una delle grandi conquiste del genio di San Paolo, non va dimenticato che esse non fanno che formulare ciò che era nato nell'anima di questi uomini e a poco a poco vi si era sviluppato, come il germe che una donna porta nel suo seno. Il consenso che tutti accorderanno al racconto di San Paolo sarà il coronamento di quella immensa elaborazione. E, con la testa già bianca o solo ingrigita, essi si ricorderanno allora, come si ricorda la grande cosa che ha giustificato la vita, che, mangiando l'alimento e bevendo il vino dal calice che si passavano di mano in mano, avevano quel giorno mangiato il corpo del Signore e avevano bevuto il suo sangue, così come fa oggi il prete sui gradini dell'altare della sua chiesa, così come avevano fatto, tremila anni prima di loro, i loro antenati preistorici.
La meditazione di questi uomini non doveva però concentrarsi unicamente sul mistero della comunione eucaristica. Nello stesso tempo in cui si ricorderanno, nel corso di questi anni, l'uno all'altro, instancabilmente, nel loro ritiro di Gerusalemme, il miracolo dell'Apparizione, si ricorderanno l'uno all'altro le peripezie del dramma sacro stesso, vale a dire come il dio era stato condotto al Guilgal, come era stato crocifisso, come era stato sepolto e aveva dormito nel cuore della terra prima di risorgere.
Dovremo spiegare altrove secondo quale processo l'atto rituale perpetrato nel dramma sacro al ritmo della perpetuità diventa un evento una volta compiuto, vale a dire come dal mito nato dal rito nasce la leggenda, — atto innumerevole che si muta in atto unico! L'Apparizione doveva giocare tra questi uomini un ruolo nello stesso tempo occasionale e divino. Creata dalla fede nella resurrezione, già l'Apparizione aveva conferito a quest'ultima il valore di un fatto verificato; doveva ora conferirlo al dramma sacro tutt'intero.
Tratteniamo quanto al presente solo la nuova elaborazione che, nel corso degli anni che seguirono, doveva abbracciare in un fascio di luce ogni giorno crescente i ricordi dei tre giorni del Guilgal, la leggenda ereditata dagli antichi e i dati del sacrificio preistorico che a poco a poco risalivano loro dal profondo delle età: morte del dio, affinché con lui morissero le trasgressioni, morte dei fedeli con e nel dio, al fine di risorgere con e in lui, liberati, purificati, rigenerati.
Il dramma sacro che avevano svolto ridivenne il sacrificio di Eliminazione preistorica, come il pasto sacro era ridiventato la Comunione teofagica.
L'Apparizione è al contempo un risultato e una causa, un punto di arrivo e un punto di partenza; ma essa è soprattutto un segno. Evento nel mezzo di altri eventi, e che ha forse preso ai nostri occhi la sua importanza solo perché ci è meglio conosciuto nell'infinita perpetuità della religione di Gesù, esso è per noi il più significativo dei traguardi che segnano questo cammino d'eternità.
Il sole, tuttavia, era salito a metà del cielo al di sopra del vecchio Guilgal, verde di primavera; le ultime preghiere si erano taciute; le fronti prostrate si erano alzate; si ripiegarono le tende e si prese la via del ritorno verso Gerico e verso Gerusalemme, mentre le ombre della sera si allungavano sulla ripidità della strada. La notte era calata quando si ritrovarono le loro case a Gerusalemme; tutte le cose avevano ripreso il loro corso sulla terra come nel cielo; non restava agli dèi che ricominciare a morire per indefinitamente ricominciare a risorgere, e a dare indefinitamente la loro carne in nutrimento agli uomini.
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