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I DODICI ANNI DI APOLLONIO
Uno scrittore ecclesiastico della fine del secondo secolo, Apollonio, riporta [1] che Gesù avrebbe ordinato agli Apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme per dodici anni. Prima di esaminare se questo racconto corrisponde ad una realtà, conviene ricordare che il numero dodici è un numero tondo o piuttosto un numero sacro (le dodici tribù, i dodici segni dello zodiaco, i dodici apostoli) e non implica affatto una durata esatta di dodici volte dodici mesi. Se l'Apparizione risale, come supponiamo, alla primavera dell'anno 27 e se, d'altra parte, San Pietro ha lasciato Gerusalemme nella primavera dell'anno 44, i dodici anni di Apollonio rappresentano una durata di diciassette anni reali, il che corrisponderebbe ai sedici o diciassette anni che San Paolo conta [2] tra la sua conversione e la conferenza che ebbe luogo a Gerusalemme e che precedette di poco la partenza di San Pietro.
La tradizione riportata da Apollonio è l'eco di un ricordo che si sarebbe perpetuato nella Chiesa? Si sapeva che gli Apostoli erano rimasti a Gerusalemme per un certo numero di anni e, sapendolo ed essendone colpiti, si sarebbe spiegato il fatto con un ordine ricevuto dal Signore? La cosa è tanto più probabile in quanto è confermata piuttosto che smentita dai primi capitoli del libro degli Atti; per quanto sospetti questi ultimi siano, pare che il poco che il loro autore ha saputo degli Apostoli li situasse a Gerusalemme; quanto alle loro escursioni missionarie in Giudea e Samaria, esse appartengono alla finzione, e d'altronde non li fanno uscire dalla Palestina. [3]
Si è meno sedentari al di fuori dalla Giudea?
Gli Ellenisti di Gerusalemme, dopo la morte di Santo Stefano, portarono nei centri precristiani della Diaspora il messaggio dell'Apparizione; ma una volta così rianimati e rinnovati i gruppi, si conoscono di spostamenti solo quelli di emissari incaricati di andare dall'uno all'altro. Quanto a San Paolo, egli è, di mestiere, lavoratore itinerante; viaggerà dunque; ma noi gli neghiamo, lo si è visto, ogni attività missionaria prima dell'anno 45, e, quali che siano stati i suoi spostamenti professionali, egli resta nella comunità di Antiochia per una parte dei «dodici anni» di Apollonio.
Passiamo all'epoca che segue questi «dodici anni», vale a dire che segue la persecuzione di Erode Agrippa nel 44.
San Pietro partito da Gerusalemme, gli altri Galilei di Gerusalemme seguono l'esempio? Non solo nulla lo dà a supporre, ma l'impressione è che pochi di loro si sposteranno e che siano quasi tutti là quando Paolo ritorna per l'ultima volta nella città.
Ne è altrimenti nella Diaspora?
A partire dal momento in cui comincia quel che si chiama le «grandi missioni» di San Paolo, la storia del cristianesimo, a leggere certi libri del Nuovo Testamento, sarebbe tutt'intera quella dei suoi viaggi e dei viaggi dei suoi luogotenenti, sempre in viaggio, viaggi per terra o viaggi per mare, e si è facilmente indotti a immaginare tutti i cristiani sotto questo aspetto di perpetui itineranti. Le lunghe peregrinazioni che alla fine della sua carriera San Pietro e qualche altro [4] sembrano aver effettuato attraverso la cristianità primitiva, confermerebbero l'impressione. Le idee già falsate dal prestigio delle missioni di San Paolo e dal martirio di San Pietro a Roma, lo sono state anche dal fiorire di leggende, tutte apocrife, che hanno inviato gli Apostoli a catechizzare chi i Galli, chi la Scizia, chi la Persia, chi le Indie. Speriamo di mostrare quale sia stato, dal punto di vista dello stabilimento del cristianesimo, il ruolo, il ruolo principale di San Paolo; ma, in quanto esempio di ciò che fu la vita dei cristiani del primo secolo, raccontare la sua vita equivarrebbe a raccontare la vita dei giramondo come Luc Durtain e Paul Morand per insegnare alla posterità quale sarà stata l'esistenza quotidiana degli scrittori francesi del dopoguerra.
La Storia, soprattutto quella che si legge nei libri cristiani, racconta solo l'eccezionale; non prova il bisogno di dire che tali o talaltri sono restati a casa, ma non manca di riportare che tale o talaltro si è spostato qui o là; pagine sono impiegate a narrare i viaggi di San Paolo; e si fa menzione di Apollo solo perché egli ha lasciato Alessandria e si è recato a Efeso o a Corinto. Perché si parla, alla fine degli Atti, di questo San Giacomo che non ha mai lasciato Gerusalemme? Perché nel corso di uno dei suoi viaggi San Paolo viene a fargli visita. Come sappiamo che San Filippo si è stabilito a Cesarea? Perché San Paolo, di passaggio in quella città, si reca a casa sua.
A parte gli uomini cacciati dalla loro città da un evento imprevisto, per esempio da disordini, e che non fanno che cambiare residenza, a parte gli emissari («apostoli» nel senso antico del termine) che vanno da un gruppo all'altro a compiere le missioni di cui sono incaricati, breve è la lista degli itineranti che menzionano anche implicitamente i testi. Tentiamo di fare il conto; la proporzione non raggiungerà il cinque per cento del numero probabile dell'insieme dei fedeli.
Un libro molto meno conosciuto degli Atti degli Apostoli e delle Epistole, la Didaché, anche se è riconosciuta posteriore, presenterà un quadro più conforme alla realtà: delle comunità tranquille, dove di tanto in tanto passano degli itineranti. E, a dire il vero, le Epistole e gli Atti stessi, benché mostrino San Paolo e i suoi luogotenenti sempre in movimento, danno l'impressione di comunità piuttosto immobili. Ci si domanderà se potesse essere altrimenti di gente comune, legata alla loro città dal mestiere che vi esercita, dai vincoli dell'abitudine, dai figli che sono egualmente restii ad abbandonare o a trascinarsi lungo le strade.
Per concludere, divideremo il totale degli anni che vanno dall'Apparizione agli eventi del 64-66 e che appartengono alla prima generazione cristiana, in due periodi. Durante i primi diciotto o vent'anni, stato quasi assolutamente sedentario; durante i diciotto o vent'anni successivi, stesso stato quasi sedentario, salvo per un piccolo numero tra coloro che si chiamano gli Apostoli, San Paolo, San Pietro, alcuni altri, e i loro luogotenenti.
Il problema è di comprendere non perché San Pietro e San Paolo siano rimasti così a lungo nei paesi in cui si erano stabiliti, ma perché, dopo una così lunga fase, si siano messi a viaggiare per il mondo.
Una vita sedentaria era, per la verità, la sola che conveniva a uomini che dovevano mettere a punto la figura del dio nuovo che recavano al mondo, vale a dire formulare un programma rivoluzionario. Ma per compiere quell'opera, una seconda condizione era non meno necessaria: il minimo di pace che permette le lunghe meditazioni. Questo minimo di pace, gli dèi a loro lo concessero.
NOTE
[1] Eusebio, Storia Ecclesiastica 5:18, 14.
[2] Secondo Galati 1:18 e 2:1; si veda a questo proposito Dieu Jésus, pagina 221, nota. Aggiungiamo che, se diciamo sedici o diciassette anni, è perché l'usanza era tra gli ebrei di contare per un anno intero ogni anno iniziato; si veda sopra, pagina 63, nota 4.
[3] È interessante notare che Harnack ammise la storicità della tradizione e gli ha fatto gli onori di un posto nella sua cronologia.
[4] Nello stesso tempo dei viaggi di San Pietro, San Paolo fa allusione, in 1 Corinzi 9:5, a quelli degli «altri apostoli».
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