domenica 10 ottobre 2021

IL DIO GESÙTrifone e i discepoli di Trifone

 (segue da qui)


PRIMA PARTE

UN UOMO TRA GLI UOMINI

I

TRIFONE E I DISCEPOLI DI TRIFONE

Invece di reclamare per il suo dio un posto accanto agli altri dèi, il cristianesimo, seguendo in ciò l'esempio del giudaismo, sostenne che il suo era l'unico vero dio e denunciò gli altri come falsi dèi. Falsi dèi, la parola è presto detta. Cosa intendevano esattamente con ciò i cristiani? Questi falsi dèi, come li immaginavano? Quale grado di realismo accordavano loro ? 

È curioso che i Padri della Chiesa, non meno dei primi scrittori cristiani, non meno degli ebrei stessi, non seppero mai mettersi d'accordo a questo proposito. Un gran numero di loro, i meno istruiti, spiegavano che i falsi dèi erano vani simulacri... Voi adorate il legno, il marmo e l'oro, dicevano ai pagani, e il grande Corneille riprese l'assurdità nel Poliuto.

Altri, i mitisti dell'epoca, riconoscevano in loro dei demoni, vale a dire accordavano loro, pur anatemizzandoli, un'esistenza di ordine soprannaturale. 

Altri, infine, scoprirono in loro degli uomini tra gli uomini, che sarebbero stati divinizzati.

La questione che si è posta per i cristiani quanto ai «falsi dei» doveva porsi quanto a Gesù per gli avversari del cristianesimo; si pone oggi per chiunque, senza essere un nemico del cristianesimo, gli è estraneo, e per chiunque si proponga di studiarlo dal punto di vista di una critica scientifica. Ora, sembra impossibile tenersi al di fuori dell'ortodossia cristiana senza cadere, quanto alla persona di Gesù, in una di queste tre ipotesi: un essere di finzione, [1] — un essere soprannaturale al quale si sarebbe attribuita una leggenda umana, — un uomo tra gli uomini di cui si sarebbe fatto un dio.

L'ipotesi della finzione si intenderebbe piuttosto oggi come quella di una invenzione menzognera o di un'illusione dei primi cristiani, e basterà aggiungere che non può nemmeno essere oggetto di una discussione scientifica. Ci atterremo alle altre due. E delle due, constateremo innanzitutto che l'ultima nominata è stata la più antica e la più diffusa, e che regna oggi quasi esclusivamente negli ambienti che non appartengono al cattolicesimo o al protestantesimo conservatore.

Quando i primi cristiani predicavano che Gesù era il figlio di Dio e quando esponevano in quali circostanze era venuto sulla terra a offrirsi in sacrificio espiatorio, non si vede, in effetti, che i loro avversari avessero frequentemente risposto che tutto ciò non era che menzogna o illusione. [2

Intorno all'anno 180, all'epoca in cui il cristianesimo completava di costituire la leggenda delle sue origini nei libri che dovevano essere riconosciuti come libri sacri, uno degli uomini che si accinsero a presentarlo e a giustificarlo, il filosofo palestinese che la Chiesa canonizzò più tardi sotto il nome di San Giustino, pubblicò un trattato dove, sotto la forma di un dialogo con l'ebreo Trifone, espose e confutò gli argomenti che si opponevano alla nuova religione. La tesi che presta al suo avversario Trifone quanto alla persona di Gesù non lascia spazio ad alcun equivoco. Alle affermazioni cristiane che Gesù era il figlio di Dio disceso dal cielo, [3] Trifone replica:

 Un uomo, come te e me, e di cui voi avete fatto un dio.

Gesù, un uomo tra gli uomini: Tacito, Plinio il Giovane, Celso più tardi, e nonché da allora la quasi unanimità dei nemici del cristianesimo non immaginarono altra cosa. E questo non è altra cosa che, da Renan al signor Loisy, ripetono i dotti razionalisti.

Quella tesi corrisponde all'evemerismo.

Si sa che Evemero fu una sorta di filosofo itinerante che visse nel quarto secolo prima della nostra era. Applicata agli dèi del paganesimo, la sua teoria (gli dèi sono degli uomini divinizzati) aveva ottenuto un considerevole successo. Trovò un rinnovato favore nel XVIII° secolo tra i razionalisti, che ne fecero un'arma contro il cristianesimo, nonché contro tutte le religioni. Non appena, in seguito, si riconobbe in quale ordine di misticismo evolvevano le religioni, l'evemerismo declinò. Malgrado il tentativo dichiarato di Herbert Spencer e gli sforzi più discreti di Sir James Frazer per rinnovarlo, è ormai rovinato, salvo in ciò che concerne il cristianesimo. Intendiamo che non c'è uno studioso che professi ancora che Osiride, o Giove, o Dioniso siano stati personaggi storici promossi al rango di dèi, ma che eccezione è fatta da loro in favore di Gesù. Fin dall'inizio dei nostri studi, riconosciamo il privilegio d'eccezione che i razionalisti accordano, e a loro insaputa, al cristianesimo.

Gli innumerevoli studiosi che oggi vedono in Gesù un uomo tra gli uomini, non fanno altra cosa che riprendere, rivestendola di erudizione, la tesi che l'ebreo Trifone, nel secondo secolo, opponeva alla fede dell'apologeta Giustino; la differenza sta nel modo e nel tono della controversia.

P. Lagrange ha argomentato che essendo l'evemerismo la negazione della divinità, è difficile sospettare di evemerismo i primi cristiani. P. Lagrange si è completamente sbagliato, e il signor Couchoud glielo ha spiegato benissimo. Gli evemeristi non furono i cristiani; non vi è alcun evemerismo nell'immaginare che un dio abbia preso forma umana e abbia avuto, sotto quella forma, delle avventure. Gli evangelisti furono gli avversari ebrei e pagani che negavano la sua divinità.

Per molto tempo, infatti, la divinità di Gesù fu negata solo tra i nemici del cristianesimo. Ebrei, pagani, e più tardi Enciclopedisti e Volterriani; un giorno venne eppure in cui gli uomini pretesero di onorare e persino di praticare il cristianesimo senza ammettere la divinità del suo fondatore. Gesù restava un uomo di cui si aveva fatto un dio; si aggiungeva soltanto: un uomo superiore a tutti gli uomini; figlio di Dio, ma in senso simbolico.

Allo stesso tempo, e d'altra parte, era apparsa la volontà di studiare la storia del cristianesimo secondo i metodi della critica, invece di accontentarsi delle approssimazioni volterriane; e così si inaugurò, con gli esegeti del XIX° secolo, la serie di tesi che si presentano con il doppio carattere di essere scientifiche e rispettose della loro materia. Importa darne una classificazione succinta; inoltre, la successione di queste tesi comporta un insegnamento.

Benché sia lontano dall'essere il primo e debba la sua erudizione all'esegesi tedesca, cominceremo con l'ipotesi di Renan, perché è letterariamente la più celebre e scientificamente la meno plausibile. [4] Nell'anno 1863, Renan ha dunque insegnato al mondo che Gesù non era un dio, ma era stato il più divino degli uomini. Profeta dell'amore, egli fu la più seducente figura che il genio di un grande scrittore poté evocare nel quadro di un programma liberale e repubblicano che sa adattarsi al regime bonapartista. Un romanzo che sarebbe un capolavoro. Da un personaggio così simpatico come il suo eroe, si ammetterà che venti secoli di civiltà hanno potuto emergere, sempre che si voglia abbandonarsi alle impressioni facili. Un tipo era sfortunatamente creato che, da originale, divenne rapidamente convenzionale, e che si vede, per esempio, riapparire periodicamente sui palchi dei teatri.

Il numero due apparterrà, se si vuole, al Gesù di questo protestantesimo liberale che P. Lagrange definisce giustamente il neo-luteranesimo. Stabilito a grandi colpi di esegesi, trovò i suoi perfetti interpreti in Auguste Sabatier e nel professor Harnack, che lo riassunse in un piccolo libro tradotto in francese, l'Essenza del cristianesimo.

Intorno all'anno 30, un uomo provvidenziale ha predicato la religione per eccellenza, confermando la sua opera mediante l'esempio della sua morte. La Chiesa, dopo di lui, ha misconosciuto e oscurato quell'opera; a noi, il dovere di ritornarci. In tutta evidenza, quella religione ideale che Gesù avrebbe insegnato e che la Chiesa avrebbe mascherato, e a cui ci tocca ritornare, è quella che professano i seguaci della teoria. Così Gesù è diventato l'ideale e il primo dei pastori liberali. Come? Bastava scegliere nei testi evangelici quelli che si accordano con la dottrina, «spiegare» gli altri o dichiararli interpolati. L'esempio tipico di quel metodo è stato dato dal primo dei due grandi uomini a cui questo libro è dedicato, e che ha pubblicato una piccola raccolta di quelle parole di Gesù che suonavano al suo cuore come autentiche, — ciò senza altra prova che il suono stesso che il suo cuore vi scoprì, cioè che il suo inconscio vi depositò. 

Ci si domanda perché le autorità romane o le autorità ebraiche avrebbero condannato a morte un uomo che, predicando solo il regno di Dio delle anime e la non resistenza ai poteri temporali, avrebbe così ben assecondato i loro disegni di pacificazione e che avrebbero dovuto piuttosto sovvenzionare.

La reazione scoppiò nel 1892. [5] Si tentò di concepire un Gesù storico. E nacque la scuola del «messianismo escatologico». Gesù non ha predicato una nuova morale, ma il prossimo avvento dell'era messianica attesa dal mondo ebraico e destinata a mettere fine al vecchio ordine (questo è il senso della parola «escatologia»), e un regno di Dio perfettamente temporale dove avrebbe trionfato la giustizia, sotto il controllo e (come ben si pensa) a profitto di Israele. Già il protestantesimo liberale professava che la Chiesa avesse distorto l'insegnamento di Gesù; questa volta, per ricavare da un'agitazione quasi politica una religione, era necessaria una totale trasformazione del «pensiero» di Gesù.

Il felice risultato di quella terza tappa sarà stato di rovinare l'ipotesi del protestantesimo liberale, e questo è a cosa è riuscito con un completo successo il celebre piccolo libro del signor Alfred Loisy, L'Evangile et l'Eglise (1906), risposta all'Essenza del cristianesimo del signor Harnack, e che attirò nondimeno al suo autore le ire ecclesiastiche.

Quella dottrina, alla quale vedremo che il signor Loisy ha in seguito rinunciato, è attualmente rappresentata in Francia dal signor Maurice Goguel, che vi ha introdotto i miglioramenti che necessitarono gli apporti ulteriori della critica, ma che per la sostanza è restato fedele al suo pensiero ispiratore. A chi vorrà renderne un resoconto esatto senza entrare negli studi di erudizione, conviene segnalare una conferenza ammirevole di penetrazione che il signor Goguel ha pubblicato sotto il titolo di La Vie et la Pensée de Jésus nel numero di novembre 1925 della Revue d'Histoire et de Philosophie religieuses.

La quarta ipotesi del razionalismo, l'ipotesi sincretista, è rappresentata in Francia da eminenti studiosi, in testa ai quali il signor Alfred Loisy seconda maniera e il signor Charles Guignebert. Rientra nel rinnovamento della storia delle religioni inaugurato in Germania nel primo decennio di questo secolo dalla scuola detta Religionsgeschichte, in francese la Scuola Comparativa. Si scoprirono nel cristianesimo, come è stato propagato nel mondo greco-romano, i caratteri essenziali delle religioni misteriche orientali; ma si aggiungeva che questi caratteri erano stati introdotti nel cristianesimo dopo la morte di Gesù, e che erano assolutamente estranei al pensiero di questi. Così il cristianesimo si sarebbe composto di due elementi; un elemento primitivo puramente giudaico, e un elemento secondario, puramente pagano.

Per ciò che concerne la persona di Gesù, l'ipotesi sincretista non si differenzia quindi minimamente dalla precedente; Gesù è una sorta di profeta palestinese che avrebbe annunciato il prossimo avvento messianico, vale a dire la prossima realizzazione delle speranze ebraiche, ma di cui si sarebbe fatto dopo la sua morte un dio che sarebbe venuto ad offrirsi in sacrificio per la salvezza dei suoi fedeli, sull'esempio degli dèi morenti e risorgenti dei misteri orientali. Anche questa volta, la sua opera sarebbe stata completamente distorta dopo la sua morte, distorta fino a un punto che oltrepassa infinitamente ciò che immaginava l'ipotesi del messianismo escatologico, distorta fino alla completa contraddizione, poiché di un pensiero fondamentalmente ebraico si sarebbe fatto un pensiero che appartiene al paganesimo ellenistico. Nella società che porta il suo nome, Gesù vedeva così la sua parte di fondatore ridotta a una sorta di presidenza onoraria, in compenso verosimilmente per il contributo fatto da lui col suo nome alla detta società. 

Il razionalismo evemerista doveva andare più oltre. Già erano scomparsi con le precedenti ipotesi il profeta dell'amore alla maniera di Renan, il predicatore di una morale nuova alla maniera dei protestanti liberali; Gesù era diventato uno di quei profeti del messianismo che apparivano e scomparivano, un altro Giovanni Battista, ma che avrebbe avuto la fortuna di aver ispirato ai discepoli che lo ascoltavano abbastanza interesse perché abbiano, dopo il suo supplizio, creduto alla sua resurrezione. Anche ciò era troppo ancora. Negli anni che hanno seguito la guerra, si è visto, in Francia dapprima, il signor Alfred Loisy rinnovare le sue posizioni, poi, in Germania, una nuova scuola adottarne di molto simili. [6] La scuola tedesca si chiama Formgeschichte, termine che non ha ricevuto il suo equivalente francese, e che si potrebbe tradurre come Scuola Formativa; quanto alla nuova teoria del signor Loisy, potrebbe chiamarsi la teoria storico-mitica. 

I sostenitori della Scuola Formativa e il signor Loisy accettano, come punto di partenza, le conclusioni della Scuola Sincretica: il cristianesimo è una trasformazione delle speranze ebraiche in religione misterica; Gesù è un profeta palestinese di cui si è fatto dopo la sua morte un dio misterico. La loro originalità è di aver sistematizzato le conseguenze di un principio già posto dai loro predecessori e che riassumiamo sopra in questi termini: tutti i tratti della vita di Gesù sono stati creati dalle comunità al fine di esprimere il loro ideale religioso. Noi non conosciamo e non possiamo conoscere di Gesù che l'immagine che le comunità si sono fatte; è quell'immagine che riceviamo dalle epistole e dai vangeli, ed è un'immagine trasfigurata; è, detto altrimenti, un'immagine mitica. E siccome non sussiste, né nelle epistole, né nei vangeli, alcuna informazione sulla vita reale di Gesù, tentare di conoscere quella vita è tanto vano quanto tentare di risolvere il famoso problema: essendo date la lunghezza e la larghezza di una nave e l'altezza del suo albero maestro, quale è l'età del capitano? 

Il lavoro della critica e della storia dovrà consistere nello studiare l'immagine che le comunità si sono fatte di Gesù. Una storia della religione di Gesù, sì; una storia di Gesù, no.

Herbert Spencer aveva ridotto il dio della filosofia a questo: l'Inconoscibile. Il titolo di Inconoscibile diventa, parallelamente, il solo che la Scuola Formativa e il signor Loisy lasciano al Gesù della storia.

Non abbiamo da esporre il metodo particolarissimo che è stato inaugurato dalla Scuola Formativa per studiare la formazione evangelica. Per ogni lettore di buon senso, una conclusione si impone, dinanzi alla quale a dire il vero ha tergiversato fino a questo giorno il signor Loisy e hanno parallelamente tergiversato i capi della Scuola Formativa; e cioè che non è più possibile trovare nei libri del Nuovo Testamento la prova che Gesù sia stato crocifisso per ordine del procuratore Pilato intorno al quattordicesimo anno di Tiberio; così cade l'ultima fortezza del razionalismo evemerista. Se, con i vangeli e le epistole, non si può sapere nulla riguardante Gesù, come si potrebbe sapere da loro che egli è stato crocifisso per ordine di Pilato? Se da loro si può sapere che egli è stato crocifisso per ordine di Pilato, perché non si potrebbe sapere altra cosa?

Un altro risultato, al quale sembrano non meno volersi sottrarre i capi della nuova scuola, si impone nondimeno. Se è impossibile sapere qualcosa di Gesù, come si può sapere che la sua opera è stata distorta? Se l'insegnamento attribuito a Gesù dai vangeli è interamente l'opera delle comunità, come si può parlare del suo pensiero? 

Questa volta, ed ecco senza dubbio il più grande servizio che la Scuola Formativa avrà reso (senza volerlo) alla storia del cristianesimo primitivo, c'è il crollo del vecchio assioma inventato dal XVIII° secolo di un Gesù che avrebbe sfigurato la Chiesa, e ripreso dal protestantesimo liberale e dalle scuole che gli succedettero sotto forma di una insanabile opposizione tra il pensiero del maestro e l'opera dei suoi discepoli.

Non c'è più pensiero o opera di Gesù di quanto ci sia vita di Gesù da trovare nei vangeli o altrove; c'è il cristianesimo, e non c'è altra cosa.

Fuori contesto, menzioneremo infine l'ipotesi avanzata da Sir James Frazer nella seconda edizione del Ramo d'oro e ritirata da lui nella terza.

Nel 1898, il professor Wendland, sotto il titolo di Gesù Re dei Saturnalia, aveva messo in luce tutto ciò che la passione di Gesù ha in comune con certe feste popolari dell'antichità, nel corso delle quali un uomo era rivestito di una regalità effimera e derisoria, e messo in seguito a morte. Sir James Frazer aveva studiato troppo questi argomenti per misconoscere la rassomiglianza; egli suppose che Gesù fosse stato uno di questi re di farsa tragica.

Così com'è, l'ipotesi era insostenibile. Ma restavano i dati messi in evidenza dal professor Wendland, ai quali è dovuta la più seria attenzione.

Accanto a queste ipotesi, tutte sostenute dallo studio dei testi e dai risultati dell'erudizione, si sono collocate infine le trasposizioni popolarizzate che ne hanno riprodotto le conclusioni. Già si aveva visto, nel 93, il «Gesù Sanculotto»; e non è raro leggere oggi ancora allusioni a un Gesù rivoluzionario, vittima dei preti. Il dolce sognatore di Renan è lontano dall'aver terminato la sua carriera, per quanto vecchio possa apparire. Le immaginazioni oscillano piuttosto, tuttavia, tra un Gesù creatore di una nuova morale e un Gesù socialista, e tale resta rappresentato nei giornali repubblicani e nelle riviste anarchiche; ognuno accordandosi ad aggiungere, conformemente alle vecchie tesi razionaliste, che se ne è fatto un fondatore di religione travestendo la sua opera. Attendiamo il brillante divulgatore che dipingerà il mediocre piccolo profeta galileo promosso dopo la sua morte al rango di Osiride, Attis e Adone; il libro è facile da scrivere; chi vuole, nel mondo delle lettere, organizzarsi un successo assicurato? Conviene tuttavia affrettarsi, perché l'Inconoscibile minaccia di sbarrare la strada. 

Si è visto come, dall'una all'altra delle diverse immaginazioni dell'evemerismo, la persona di Gesù si è a poco a poco minimizzata, al punto che nelle ultime non fa niente più che dare il suo nome al cristianesimo. Nemmeno ciò, forse. Il signor Guignebert ammette che è possibile che il nome Gesù sia stato un titolo e non un nome proprio.

Al momento della grande moda della Scuola Comparativa, il professor Bousset avendo scritto che Gesù non si era mai considerato come messia ed era stato riconosciuto come tale dai suoi discepoli solo dopo la sua morte, non ci volle di più perché il signor Loisy rispondesse: «Tanto vale accettare la tesi mitica». La storicità di Gesù, lo si vede, era già appesa a un filo.

Il Gesù degli ultimi critici razionalisti rassomiglia a quelle vestigia di organi scomparsi, divenuti inutili, che i biologi trovano talvolta nei corpi organici. Si è anche ben paragonato il Gesù razionalista al Dio di Laplace, il cui ruolo consiste nel dare il colpetto iniziale e che ritorna nel suo riposo. Il Gesù di Loisy e della Scuola Formativa non dà nemmeno il colpetto.

Quella minimizzazione del ruolo umano, della carriera umana di Gesù, del suo ruolo nella fondazione del cristianesimo, nessun lettore imparziale esiterà a riconoscervi la decadenza crescente della teoria evemerista. Bisogna vedere come il signor Cullmann, nell'esporre le tesi della Scuola Formativa, [7] si difende dalla conclusione che gli si impone: se le comunità hanno creato il mito di Gesù, perché non hanno creato Gesù stesso, o perché non l'hanno ricevuto da qualche antica teogonia? Per elaborare un mito, il sacrificio rituale di un antico dio sembrerebbe meglio indicato del supplizio di un condannato a morte. Se la comunità ha creato il mito, come mai non è partita dal solo punto di partenza logico: un dio che muore e risorge? 

La Scuola Formativa, in verità, bisogna che il signor Cullmann si rassegni, ha suonato la campana a morto per l'ipotesi evemerista; un uomo tra gli uomini, di cui si è fatto un dio.

Prima di esaminare la tesi opposta: un dio tra gli dèi a cui si è attribuita una vita umana, — e di cercare se non rende un miglior conto dei fatti —, è necessario dire qualche parola sulle obiezioni che si possono sollevare, dal suo proprio punto di vista, contro il razionalismo evemerista.

NOTE

[1] La distinzione tra ciò che si chiama qui un essere di finzione e un essere soprannaturale potrebbe sfuggire alle persone poco familiari con le cose religiose; sarà precisata quando si tenterà più oltre di definire la nozione di spiritualità.

[2] Si è trovato là un argomento a favore della storicità; la questione sarà ripresa nel successivo volume, e sarà facilmente mostrato fino a qual punto quella obiezione trascuri, da una parte, le circostanze di tempo e di luogo, e, d'altra parte, la mentalità dell'epoca.

[3] Si diceva più comunemente il Messia, ma specificando molto categoricamente un Messia preesistente. 

[4] Per i sistemi precedenti, vedere, tra gli altri: Guignebert, il Problème de Jésus; Lagrange, il Sens du christianisme.

[5] Johannes Weiss: la Prédication du Royaume de Dieu par Jésus.

[6] Bertram, la Passion de Jésus, 1922, è il libro caratteristico di quella scuola.

[7] Revue d'histoire et de philosophie religieuses, 1925, 5-6.

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