giovedì 22 ottobre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAL'evoluzione della concezione paolina del Cristo.



L'evoluzione della concezione paolina del Cristo.

La dottrina paolina, e in particolare la concezione paolina del Cristo, è stata interpretata in maniera diversissima, e noi non abbiamo per nulla qui la pretesa di farlo a nostra volta. Ma se si accetta, nel complesso, l'analisi delle Epistole di Paolo condotta da Turmel, come l'hanno adottata Loisy e Alfaric, e se si lascia da parte il terzo contributo, quello della redazione cattolica operata a metà del II° secolo, si riconoscerà che la formazione del credo in Gesù Cristo a partire, non da un dramma umano avvenuto sotto l'imperatore Tiberio, ma da credi precedenti, renderà più facile la comprensione del passaggio dalla concezione del Cristo che ha potuto avere il Paolo storico a quella che hanno avuto i suoi successori, discepoli paolini mistici o adepti della scuola di Marcione. 

Abbiamo infatti osservato più sopra (pag. 116) che l'interpretazione di Loisy lascia irrisolto il problema del passaggio dalla concezione di un profeta ebreo chiamato da Dio, che sarebbe stata quella dei primi cristiani, a quella del Figlio di Dio inviato da quest'ultimo in missione sulla terra. Se una tale nozione del Figlio di Dio costituisce l'origine stessa del credo cristiano, è comprensibile che questo si sia evoluto secondo le epoche. Si può conservare, in queste condizioni, qualcosa dell'interpretazione di Loisy, che insiste sull'attesa della fine imminente del mondo nella dottrina di Paolo; si può sottolineare, come ha fatto Alfaric, [163] il suo ideale e il suo comportamento di esseno. Poi, di pari passo in cui la venuta del Cristo si è fatta attendere, il cristianesimo paolino, per guadagnare seguaci tra i pagani, potrebbe essere stato spinto a rassomigliare di più ad altre religioni concorrenti, «ad offrirsi, a sua volta, come una religione di salvezza, tra uomini a cui... il messianismo ebraico non interessava veramente», come ha scritto Guignebert; [164] forse anche quella preoccupazione per la salvezza degli uomini è apparsa prestissimo nel cristianesimo primitivo. [165]

Due testi possono a questo proposito essere citati come significativi. Uno si trova nella 2° Epistola ai Corinzi 8:9: esso esorta i fedeli a imitare «nostro Signore Gesù Cristo il quale, per loro, si è fatto povero, da ricco che era, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi». Questo verso, interponendosi tra i versi 8 e 10, che si legano perfettamente l'uno all'altro, è considerato un «intruso» in un capitolo derivato dall'apostolo Paolo, sia da Turmel, che lo considera un'interpolazione marcionita, sia da Loisy, che lo considera «un'aggiunta ispirata alla gnosi mistica». [166] Infatti, questo verso 9, che mostra un Cristo che, per gli uomini, «si è fatto povero, da ricco che era», è «uno dei tre o quattro testi di cui i teologi si servono per provare la preesistenza del Cristo paolino», [167] e a questo proposito, si apparenta al famoso passo della Epistola ai Filippesi sull'obbedienza di Gesù a Dio. [168] Ma, mentre Turmel e Loisy, che ammettono la carriera terrena di Gesù sotto l'imperatore Tiberio, rifiutano l'attribuzione a Paolo del verso in questione, Alfaric, che sembra accettare tale attribuzione, [169] vede nella concezione che Paolo si faceva di Gesù una credenza religiosa. Ma se ci si schiera con quest'ultima opinione, l'attribuzione del verso 9 a Paolo o ai suoi discepoli mistici diventa di poca importanza, poiché il verso 9 sarebbe, in ogni caso, nel piano del pensiero di Paolo. Si può infine notare che il verso mostra «nostro Signore Gesù Cristo» dotato di ricchezza prima del compimento della sua missione terrena e che i Vangeli faranno di Gesù un artigiano o un figlio di  artigiano. [170]

L'altro testo si legge nell'Epistola ai Romani. Si trovano sovrapposte in quella Epistola, secondo l'analisi di Loisy, la teoria primitiva di Paolo sulle promesse di Dio ad Abramo, estese a tutti gli uomini, e la teoria mistica dei discepoli paolini, senza appello ai testi biblici, sui due capi dell'umanità: Adamo, che l'ha perduta, il Cristo, che l'ha salvata. [171] Ma è già nella parte primitiva che si legge un bel verso (10:9), che annuncia tutto lo sviluppo successivo della dottrina paolina; ma esso si presenta, non come il ricordo di un evento recente, ma come l'affermazione di una fede: «Se confessi con la tua bocca il Signore Gesù e se credi nel tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, tu sarai salvato».

NOTE

[163] ALFARIC, Le épîtres de Paul, art. cit., e Le problème de Jésus, op. cit., pag. 20-21 e 27-28.

[164] GUIGNEBERT, Le Christ, pag. 9.

[165] La si trova già nell'opera essena, il Libro degli Inni (18:14-15), scoperto tra i Manoscritti del Mar Morto: si veda la pubblicazione di DUPONT-SOMMER in Semitica 7, 1957, pag. 14 e 101. 

[166] DELAFOSSE (TURMEL), La 2° Epître aux Corinthiens, pag. 29-30; LOISY, Remarques, pag. 54, nota 1. L'argomento tratto dal testo stesso da Turmel, è che l'insieme del passo attribuito da lui a Paolo, è relativo alla colletta, e che «il verso 9 separa bruscamente le due parti di uno stesso pensiero: Io non intendo comandarvi, ma io vi segnalo (a voi Corinzi) la generosità di cui i Macedoni hanno dato prova (verso 8), e io vi dò un consiglio (verso 10)». Sembra proprio inutile sostenere l'esempio così semplice dei Macedoni per mezzo di un appello alla missione del Cristo, preceduto da un «infatti» che non introduce in realtà alcuna spiegazione.

[167] DELAFOSSE (TURMEL), loc. cit.

[168] Si veda più sopra, pag. 62-69, in particolare pag. 68-69.

[169] ALFARIC, Le Problème de Jésus, pag. 28.

[170] Si veda Marco 6:3, Matteo 13:55: sulla differenza di nomi si veda ALFARIC, La plus ancienne vie de Jésus, L'Evangile selon Marc (1929), pag. 134, nota 1.

[171] LOISY ha riassunto la teoria primitiva e la teoria mistica della salvezza, così come si possono ricavare dall'Epistola ai Romani, in Remarques, pag. 9-16 e 16-26 e in Histoire et mythe, pagine 240-242 e 71-74. Sull'influenza della «gnosi» simoniana a riguardo di questa seconda redazione delle Epistole di Paolo, si veda ALFARIC, Les Epîtres de Paul, art. citato.  

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