venerdì 25 maggio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Introduzione (I) — Sette Ebraiche Ellenistiche

(segue da qui)

CAPITOLO I

INTRODUZIONE

3. SETTE EBRAICHE ELLENISTICHE

Non può esserci nessun dubbio che alla Sapienza di Salomone — apparentemente la composizione dello stesso re Salomone — fosse attribuito un valore davvero alto in certe cerchie, e che le idee ivi espresse esercitarono una potente influenza sul pensiero degli ebrei ellenistici nell'ultimo secolo pre-cristiano e in seguito. Non che quelle idee fossero assolutamente nuove; ma è probabile che ci fosse stata qualche originalità nella forma in cui sono espresse poeticamente. Il libro deve aver aiutato a intensificare un fermento che era già cominciato, il cui esito era una rivoluzione nella sfera della religione paragonabile per importanza alla Riforma protestante. I fattori in azione sono già stati tratteggiati. E proprio come alcuni cattolici nel sedicesimo secolo pensarono che gli abusi nella Chiesa potevano e dovevano essere riformati dal suo interno, così c'erano ebrei che, al pari dello scrittore dei Salmi di Salomone, guardavano avanti alla venuta di un re messianico che avrebbe posto un termine ad ogni tipo di ingiustizia e corruzione religiosa tra i loro compatrioti, portando allo stesso tempo il mondo intero alla conoscenza del dio ebraico, e alla sottomissione a lui. Ma c'erano ebrei della Diaspora che non potevano condividere quelle aspettative. Essi videro che non ci si poteva aspettare che lo Jahvè dell'Antico Testamento, il dio di un'unica nazione, guadagnasse l'ammirazione dei greci. Non credevano più nel regno futuro di un re messianico. E realizzarono pienamente che non era tramite la religione ebraica, con le sue purificazioni rituali, la sua circoncisione, la sua osservanza formale delle stagioni, e la sua distinzione tra cibi puri e impuri, che sarebbero stati soppiantati i culti pagani. Essi si elevarono, come pensarono, ad una concezione più alta della divinità rispetto a quella che fino ad allora era penetrata nella mente o degli ebrei o dei pagani presi nel complesso. Miravano, al pari dei protestanti, alla costituzione di una religione riformata che non solo avrebbe soddisfatto loro stessi, ma avrebbe avuto anche il potere colla sua ovvia superiorità di abolire il politeismo idolatra dei gentili. Il loro zelo fu stimolato da un'ardente brama di giustizia, che, credevano, non si sarebbe limitata a loro, ma sarebbe dilagata necessariamente nel mondo da una conoscenza del vero Dio. Non respingevano del tutto il rituale; poiché associarono un valore considerevole a certi atti cerimoniali, che erano capaci di rivestire di un significato simbolico.
È una legge della natura umana il fatto che quando i membri di una comunità sono agitati potentemente da nuove idee, se nella religione oppure nella politica, che confliggono con quelle tenute dalla maggioranza, essi sono indotti a raggrupparsi in partiti o associazioni per un incoraggiamento reciproco e, potrebbe essere, per una più efficace attività propagandistica. E proprio come tra i protestanti al momento della Riforma alcuni erano soddisfatti da cambiamenti moderati mentre altri erano più radicali, e una minoranza si fece trascinare in una politica radicale e abbracciò idee che appaiono fantastiche, così anche, come apprendiamo da autorità contemporanee, vi erano in esistenza al principio dell'era cristiana sette ebraiche nelle quali c'era tanta diversità di dottrina e pratica. Gli esseni praticavano un ascetismo estremo derivabile dalla dottrina della Sapienza per cui l'indulgenza nei piaceri fisici costituisce un ostacolo alla vita dello spirito. Flavio Giuseppe li definisce una setta degli ebrei, ma siccome riteneva necessario cominciare il suo resoconto di loro con le parole: “quelli sono ebrei per nascita”, si può ricavare che, sebbene continuassero a praticare qualche pratica rituale ebraica, nella dottrina differivano considerevolmente da altri ebrei. Certo è che i loro dogmi religiosi erano di un tipo ellenistico. Avevano respinto la dottrina farisaica della resurrezione del corpo a favore della dottrina della Sapienza secondo cui lo spirito soltanto è immortale. Plinio li definiva filosofi, da cui potremo concludere che egli aveva scoperto nelle loro opinioni l'influenza della filosofia greca; ma essi erano fin troppo intensamente religiosi perché il termine sia appropriato. Il desiderio di conoscere Dio e di condurre una esistenza santa era l'impulso primario che li stimolava, inducendoli a separarsi da tutti coloro che non facevano parte della loro comunione. Ritenendo che tutti gli uomini fossero uguali, condannavano non solo la schiavitù, ma anche una servitù a pagamento, e possedevano ogni cosa in comune. Non avrebbero fatto un giuramento, e il loro ascetismo li condusse a disprezzare il matrimonio, sebbene non lo proibissero. Partecipavano ad un pasto sacro a cui erano ammessi solo quelli tra di loro che avevano subito una lunga iniziazione. Durante quelli incontri le scritture venivano esposte da approvati maestri. Della natura della loro dottrina esoterica si sa ben poco, dal momento che era proibito ai membri divulgarla; ma sappiamo che interpretavano simbolicamente l'Antico Testamento, considerando la lettera come un guscio dentro cui era avvolto un significato spirituale. A dispetto del fatto che si consideravano in pericolo di contaminazione quando entravano in contatto con gente la cui disciplina non era così rigida come la loro, alcuni di loro viaggiarono parecchio, ed è stato concluso che quei viaggi fossero viaggi missionari e che la setta diffondesse una propaganda attiva. [9] È certo ad ogni caso che piccole comunità, forse ancor più vaste qua e là, erano disseminate su un'area di misura considerevole; e non solo in aperta campagna. Infatti gli esseni itineranti, quando visitavano un villaggio, erano capaci di ottenere un alloggio gratuito da alcuni di loro propria volontà. I loro principi proibivano loro di mangiare con qualsiasi altro. [10]
Un'altra setta importante era quella dei Terapeuti, di cui Filone scrisse che si sarebbero spogliati della loro proprietà e sarebbero fuggiti dai loro parenti e dalla loro patria per evitare le attrazioni nocive che una vita in comune con altri poteva esercitare. “Tuttavia, non si aggirano in un'altra città, perché ogni città è piena di agitazioni e impulsi inesprimibili che colui che una è stato posseduto una volta dalla Sapienza non può sopportare”. In questa dichiarazione vediamo un indizio dell'influenza della letteratura sapienziale. I Terapeuti, al pari degli esseni, cercavano di mettere in pratica l'idea dell'eguaglianza naturale di tutti gli uomini, mantenendo che l'ingiustizia e l'avarizia di individui che tentano di organizzare l'ineguaglianza, la causa primaria di ogni male, hanno posto nelle mani dei più forti un potere sui più deboli. [11] I Terapeuti avevano anche un pasto comune durante cui venivano esposte le scritture, dato che il principio di interpretazione era che le espressioni letterali sono simboli di una natura segreta che rivela allegoricamente la verità. [12] Il metodo rimase nel favore dei primi cristiani che probabilmente non dubitavano della verità letterale di passi così esposti, come potremmo apprendere dall'Epistola di Barnaba. Lo stesso metodo di interpretazione fu utilizzato dallo stesso Filone e dagli gnostici successivi, i quali, comunque, respingevano più coerentemente la lettera a favore di quel che concepivano fosse lo spirito.
L'informazione fornita da Filone e Flavio Giuseppe lascia davvero poco spazio per dubitare che l'approccio mentale di quelle due sette fosse quello che appare successivamente come gnosticismo. [13] In loro e nei loro simili aveva il suo terreno fertile. Filone, scrivendo a proposito di una setta non nominata ma deducibilmente di Terapeuti, dice di loro che sono posseduti da un indicibile amore per la contemplazione e per la conversazione di materie divine, procedendo sempre dal visibile e dal corporeo all'incorporeo e astratto; trascurando tutto ciò che è irrazionale nell'anima senziente e aggrappandosi a quella che si chiama mente (nous) e ragione. [14] La descrizione si applicherebbe agli gnostici in generale, parecchi di cui personificarono Nous, e le persone erano ovviamente mistiche. Un altro tratto gnostico nella setta riferita era il loro disprezzo della carne. “Si sforzano”, dice Filone, “di allentare il legame della psiche e di diventare incorporei nel pensiero”. Altrove, nominando i Terapeuti, egli dice che, come coribanti, ricolmi di sacra ispirazione, bramavano la contemplazione della verità fino a vedere ciò che essi bramavano. Evidentemente la verità spirituale così desiderata è nient'altro che Gnosi, poiché il suo ottenimento era considerato da loro il mezzo di assicurazione della vita eterna. In quanto ebraiche, entrambe le sette credevano senza dubbio in qualche sorta di Messia, che essi devono aver connesso in qualche maniera col loro sistema teosofico.
In relazione all'ebraismo ufficiale gli esseni e i Terapeuti erano come i protestanti in relazione al cattolicesimo romano; ma protestanti di un tipo moderato. C'erano altri la cui non-conformità si spingeva più oltre — ad esempio, i Naasseni e i Perati, che erano già gnostici nel pieno senso del termine. Erano possibilmente sette di questo tipo che Filone aveva in mente quando scrisse: “Ma ci sono persone che, ritenendo che gli scritti della Legge siano simboli di una vita spirituale, cercano con cura i secondi ma disprezzano i primi. Tali uomini non posso che biasimare”. Tutte quelle sette erano indubbiamente di origine pre-cristiana. Filone ci racconta che i Terapeuti possedevano scritti degli uomini di un tempo più antico, che erano stati loro capi e avevano lasciato parecchi ricordi della loro interpretazione allegorica delle Scritture. E, come Filone dice di loro che “facevano filosofia”, [15] potremmo concludere che essi, al pari di lui stesso, cominciavano a portare nella loro interpretazione allegorica dell'Antico Testamento qualche conoscenza della filosofia greca. Alcuni gnostici pre-cristiani, probabilmente cainiti, sono attaccati nel Libro di Enoc. [16] Filone non sa nulla di cristiani come tali; senza dubbio perché nel suo tempo non c'era nessuna Chiesa cristiana organizzata. C'erano sparse comunità dalla cui unione in ultima istanza si costituì la Chiesa cristiana. Come è scritto nella prefazione all'opera di Guignebert: “In quelle sette [gnostiche], quelle cerchie esclusive che si credevano i depositari della Verità e della Salvezza assolute, potremmo trovare la vera spiegazione del cristianesimo”.
Di tutte le sette gnostiche pre-cristiane quella che occupò la posizione più estrema di anti-giudaismo fu quella dei mandei, che stigmatizzarono il Pentateuco come un abominio e ripudiarono esplicitamente il dio degli ebrei, considerandolo un essere malvagio. Molte delle sette nominate associarono un'importanza simbolica al battesimo. Tutte quante loro avevano interrotto l'offerta dei sacrifici e non avrebbero partecipato all'adorazione del Tempo. In quelle sette, in altre a cui rivolgeremo la nostra attenzione, e in Filone, per quanto parecchio le loro opinioni potrebbero aver differito nei dettagli, abbiamo una prova, non solo di una speculazione teosofica di ampio raggio, ma anche di un esaltato ideale etico. Questo era l'ambiente in cui dapprima prese forma il cristianesimo.
Ognuno in grado di formarsi una descrizione mentale del fermento di pensiero che era all'opera al principio dell'era cristiana dovrebbe essere capace di vedere che qualcosa di considerevole era in procinto di venir prodotto. Gruppi di uomini inebriati di Dio, che credevano che Dio — un Essere spirituale indefinibile che non desiderava alcun sacrificio — avesse rivelato sé stesso a loro soltanto, istituendo uno standard etico su una base di ascetismo e il credo che tutti gli uomini fossero eguali per natura, avevano introdotto nel mondo una forza che probabilmente non doveva scomparire silenziosamente lasciando non più di un'increspatura sulla marea del progresso umano. I culti del Salvatore soddisfacevano un bisogno spirituale ampiamente sentito. Rimaneva da vedersi se la nuova teosofia, che era certamente superiore all'adorazione idolatrica e in alcuni casi sensuale dei pagani, potesse adattarsi con altrettanto successo così da competere con essa.
È a priori abbastanza probabile che in aggiunta alle sette nominate, e alcune altre di cui abbiamo informazioni, esistevano nelle città più grandi della Grecia e dell'Asia Minore comunità più piccole e meno prominenti di ebrei riformatori — “santi” o “eletti” — o associate a quelle oppure che sorsero indipendentemente, riguardanti le quali avremmo potuto avere conoscenza solo se qualcosa della loro letteratura religiosa fosse sopravvissuto. Difficilmente potevamo aspettarci una prova diretta del genere quando si tiene conto della certezza che una quantità considerevole di letteratura contemporanea dev'essere stata distrutta. Ma nelle catacombe di Roma è stato scoperto qualche indizio prezioso dell'esistenza là di ebrei ellenizzati. In una catacomba ebraica sono stati trovati emblemi pagani, a cui senza dubbio era associato un significato simbolico, e raffigurazioni di Orfeo assieme a quelle di Mosè, Davide e Daniele. Tra gli ebrei di Alessandria Orfeo era identificato a Davide e ad Adamo, presumibilmente da gnostici ebrei che videro in quelle persone una prefigurazione del Cristo-Logos. L'orfismo sembra essere scomparso come un culto distinto al principio dell'era cristiana, essendo stato assorbito nel culto di Dioniso; è evidente, comunque, che nel sincretismo del periodo gli ebrei ellenizzati erano stati influenzati da esso. Ora ci sono prove che alcuni di quegli ebrei divennero successivamente cristiani gnostici. Infatti nelle catacombe cristiane figure ed emblemi specificamente cristiani non fanno la loro apparizione prima del secondo secolo, ma si trovano raffigurazioni di Orfeo anteriori a quella data. Ci sono prove che prima dell'era cristiana in certe cerchie ebraiche Jahvè e Dioniso erano stati fusi assieme; e in quei circoli ci dev'essere stata un'affinità con la prospettiva religiosa degli adoratori di Dioniso. In un'investigazione nell'ambiente pre-cristiano, è perciò importante notare il fatto, menzionato da Cumont, che nella catacomba cristiana di Pretestato un sacerdote del dio trace Dioniso Sabazio fu sepolto con la sua moglie ebrea Vibia. [17] Abbiamo così una prova che un culto misterico ebraico strettamente collegato ad un culto misterico pagano diventato successivamente cristiano; e certamente la comunità sarebbe stata cristiana gnostica.
Coerentemente dobbiamo pensare i secoli al volgere dell'era un periodo di sincretismo religioso, influenzato dalla filosofia greca e dalla teosofia orientale, che diede origine a sette tra gli ebrei, di natura mistica, che avevano certe idee fondamentali in comune ma che le esprimevano in varie forme. Fortunatamente per la nostra conoscenza non siamo del tutto dipendenti sulle informazioni fornite da Filone e Flavio Giuseppe e derivate da iscrizioni e raffigurazioni. Il testo dei salmi di una delle comunità è stato scoperto. I membri non erano esseni o Terapeuti, ma erano ebrei ellenistici allevati principalmente sui salmi e sulla letteratura sapienziale. Erano riformatori religiosi e mistici che, sebbene anti-giudaici, non avevano cessato di considerarsi ebrei. Quelle dichiarazioni tenterò di esporre meglio tramite un esame accurato del testo, il cui titolo è Le Odi di Salomone


NOTE

[9] Friedländer, Die Religiosen Bewegungen innerhalb des Judentums im Zeitalter Jesu, pag. 145.

[10] Confronta Matteo 10:11.

[11] Filone, De vit. cont. 2:482.

[12] Ibid., 475.

[13] Guignebert derivò l'attenzione ad affinità tra la dottrina essena e lo gnosticismo. The Jewish World, ecc., pag. 187.

[14] De praem. et poen. 2:412.

[15] De vit. cont. 2:475.

[16] Friedländer, opera citata, pag. 62.

[17] Van den Bergh van Eysinga, De Wereld van het Nieuwe Testament, pag. 178 ff.

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