martedì 13 febbraio 2018

Il Problema Gesù: Una Riaffermazione della Teoria del Mito (Appendice A) — Traduzione dell'“Insegnamento dei Dodici Apostoli”, con note

(procede da qui)

APPENDICE A

L'“INSEGNAMENTO DEI DODICI APOSTOLI”

( 1 e 8 Novembre, 1891.)

[La seguente è una traduzione riveduta della Διδαχὴ τῶν δώδεκα ἀποστόλων, scoperta da Filoteo Bryennios, metropolita di Nicomedia (poi di Serres), nel 1873, nella libreria associata al Monastero del Santo Sepolcro, nel Fanar, o quartiere greco, di Costantinopoli. Era parte di un manoscritto contenente numerosi documenti antichi, comprese due epistole di Clemente di Roma, che Bryennios pubblicò nel 1875. Solo nel 1883 egli pubblicò la Didachè.
Dell'autenticità del manoscritto non può esserci nessun ragionevole dubbio. Che vi fosse corrente nella Chiesa antica un “Insegnamento dei Dodici Apostoli” appare da Eusebio (H. E. 3:25) e Atanasio (Lettera Festale 39, 367 E.C.). C'erano davvero buone ragioni perchè la Chiesa, col passare del tempo, dovesse deriserare di omettere l'Insegnamento dalla sua letteratura corrente. Esso è ovviamente in origine un documento puramente ebraico, e i primi sei capitoli non mostrano nessuna traccia di Gesuismo. Noi abbiamo già dichiarato le ragioni per concludere che l'“Insegnamento” primario era la dottrina ufficiale dei dodici apostoli ebrei del Sommo Sacerdote per gli ebrei dispersi per tutto l'Impero romano; che i vangeli copiarono da esso, e non viceversa; che i Gesuisti giudaizzanti lo adottarono, e lo interpolarono gradualmente; e che esso è il fondamento reale della leggenda dei dodici apostoli gesuisti. Il sottotitolo “Insegnamento del Signore tramite i Dodici Apostoli alle Nazioni” potrebbe essere stato il titolo originale. “Signore” qui ha la forza di “Dio”.
Ad un primo studio troviamo ragioni [1] per decidere che l'epistola di Barnaba, che in parte coincide da vicino coll'“Insegnamento”, copia da esso, e non il contrario. Quella opinione, sebbene naturalmente opposta da molti studiosi ortodossi, che vogliono datare l'Insegnamento il più tardi possibile, fu dall'inizio, noi troviamo, avanzata da Farrar e da Zahn, ed è mantenuta con convinzione dagli editori americani, sebbene naturalmente essi assumono l'opinione convenzionale che il documento sia di origine cristiana. Tuttavia la sua origine greco-giudea, ci sembra certo, sarà evidente ad ogni lettore di mente aperta alla prima perlustrazione. Quel parere fu mantenuto dal reverendo dottor C. Taylor, del St. John's College, Cambridge, in due letture date alla Royal Institution nel 1886; ed è stata accettata dal reverendo A. Gordon, nella Modern Review, luglio 1884, ma rifiutata dagli editori americani (1885).
Abbiamo seguito, con non poche serie variazioni, la traduzione degli editori americani, i Professori Hitchcock e Brown, che, ad un confronto accurato, consideriamo i più fedeli. Ragioni delle principali variazioni sono date nelle note. Delle note delucidative, alcune sono copiate (con aggiunte) dalle edizioni americana e francese. Lo studioso inglese potrebbe riferisi all'edizione dei Professori Hitchcock e Brown, oppure a quella di Canon Spence (1885), per la letteratura della materia. Inutile dire, il ragionamento ecclesiastico sulla materia dev'essere visto con cautela costante.]


Insegnamento dei Dodici Apostoli 


Insegnamento del Signore, tramite i Dodici Apostoli, alle nazioni  [2]


Capitolo 1.— Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie. [3]  Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te stesso; [4] e tutto quello che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri.  [5]  Ecco pertanto l'insegnamento che deriva da queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici; digiunate per quelli che vi perseguitano; [6]  perché qual merito avete se amate quelli che vi amano? Forse che gli stessi gentili [7 non fanno altrettanto? Voi invece amate quelli che vi odiano e non avrete nemici. Astieniti dai desideri della carne. [8] Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra e sarai perfetto; [9] se uno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, tu prosegui con lui per due. Se uno porta via il tuo mantello, dagli anche la tunica. Se uno ti prende ciò che è tuo, non ridomandarlo, perché non ne hai la facoltà. [10] A chiunque ti chiede, da' senza pretendere la restituzione, perché il Padre vuole che tutti siano fatti partecipi dei suoi doni. [11] Beato colui che dà secondo il comandamento, perché è irreprensibile. Stia in guardia colui che riceve, [12] perché se uno riceve per bisogno sarà senza colpa, ma se non ha bisogno dovrà rendere conto del motivo e dello scopo per cui ha ricevuto. Trattenuto in carcere, [13dovrà rispondere delle proprie azioni e non sarà liberato di lì fino a quando non avrà restituito fino all'ultimo centesimo. E a questo riguardo è pure stato detto: "Si bagni di sudore l'elemosina nelle tue mani, finché tu sappia a chi la devi fare". [14
Capitolo 2.— Secondo precetto della dottrina: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non fornicherai, non ruberai, non praticherai la magia, non userai veleni, non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato; non desidererai le cose del tuo prossimo. Non sarai spergiuro, non dirai falsa testimonianza, non sarai maldicente, non serberai rancore. Non avrai doppiezza né di pensieri né di parole, perché la doppiezza nel parlare è un'insidia di morte. La tua parola non sarà menzognera né vana, ma confermata dall'azione. Non sarai avaro, né rapace, né ipocrita, né maligno, né superbo; non mediterai cattivi propositi contro il tuo prossimo. Non odierai alcun uomo, ma riprenderai gli uni; per altri, invece, pregherai; altri li amerai più dell'anima tua.
Capitolo 3.—Figlio mio, fuggi da ogni male e da tutto ciò che ne ha l'apparenza. Non essere iracondo, perché l'ira conduce all'omicidio, [15non essere zelota [16] né litigioso né violento, perché da tutte queste cose hanno origine gli omicidi. Figlio mio, non abbandonarti alla concupiscenza, perché essa conduce alla fornicazione; non fare discorsi osceni e non essere immodesto negli sguardi, [17] perché da tutte queste cose hanno origine gli adultèri. Non diventare un osservatore di presagi, [18] perché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non darti all'astrologia né alle purificazioni superstiziose, [19] ed evita di voler vedere e sentire parlare di simili cose, perché da tutti questi atti ha origine l'idolatria. Figlio mio, non essere bugiardo, perché la menzogna conduce al furto; né avido di ricchezza, né vanaglorioso, perché da tutte queste cose hanno origine i furti. Figlio mio, non essere mormoratore, perché ciò conduce alla diffamazione; non essere insolente, né malevolo, perché da tutte queste cose hanno origine le diffamazioni. Sii invece mansueto, perché i mansueti erediteranno la terra. [20] Sii magnanimo, misericordioso, senza malizia, pacifico, buono e sempre timoroso per le parole che hai udito. Non esalterai te stesso, non infonderai troppo ardire nel tuo animo; né l'animo tuo si accompagnerà con i superbi, [21] ma andrà insieme ai giusti e agli umili. Tutte le cose che ti accadono accoglile come dei beni, sapendo che nulla avviene senza la partecipazione di Dio.
Capitolo 4.— O figlio, ti ricorderai notte e giorno di colui che ti predica le parole di Dio [22e lo onorerai come il Signore, perché là donde è predicata la (sua) sovranità, [23è il Signore. Cercherai poi ogni giorno la presenza dei santi, per trovare riposo nelle loro parole. Non sarai causa di discordia, ma cercherai invece di mettere pace tra i contendenti; giudicherai secondo giustizia e non farai distinzione di persona nel correggere i falli. Non starai in dubbio [24] se (una cosa) avverrà o no. Non accada che tu tenda le mani per ricevere e le stringa nel dare. Se grazie al lavoro delle tue mani possiedi (qualche cosa), donerai in espiazione dei tuoi peccati. [25Darai senza incertezza, e nel dare non ti lagnerai; conoscerai, infatti, chi è colui che dà una buona ricompensa. Non respingerai il bisognoso, ma farai parte di ogni cosa al tuo fratello e non dirai che è roba tua. Infatti, se partecipate in comune ai beni dell'immortalità, quanto più non dovete farlo per quelli caduchi? [26] Non ritirerai la tua mano di sopra al tuo figlio o alla tua figlia, [27] ma sin dalla tenera età insegnerai loro il timore di Dio. Al tuo servo e alla tua serva che sperano nel medesimo Dio non darai ordini nei momenti di collera, affinché non perdano il timore di Dio, che sta sopra gli uni e gli altri. Perché egli non viene a chiamarci secondo la dignità delle persone, ma viene a coloro che lo Spirito ha preparato. Ma voi, o servi, siate soggetti ai vostri padroni come a una immagine di Dio, [28] con rispetto e timore. Odierai ogni ipocrisia e tutto ciò che dispiace al Signore. Non trascurerai i precetti del Signore, ma osserverai quelli che hai ricevuto senza aggiungere o togliere nulla. Nell'adunanza confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza. Questa è la via della vita.
Capitolo 5. —La via della morte invece è questa: prima di tutto essa è maligna e piena di maledizione: omicidi, adultèri, concupiscenze, fornicazioni, furti, idolatrie, sortilegi, venefici, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore, frode, superbia, malizia, arroganza, avarizia, turpiloquio, invidia, [29insolenza, orgoglio, ostentazione, spavalderia. Persecutori dei buoni, odiatori della verità, amanti della menzogna, che non conoscono la ricompensa della giustizia, che non si attengono al bene né alla giusta causa, che sono vigilanti non per il bene ma per il male; dai quali è lontana la mansuetudine e la pazienza, che amano la vanità, che vanno a caccia della ricompensa, [30non hanno pietà del povero, non soffrono con chi [31soffre, non riconoscono il loro creatore, uccisori dei figli, che sopprimono un'immagine di Dio, [32respingono il bisognoso, opprimono i miseri, avvocati dei ricchi, giudici ingiusti dei poveri, pieni di ogni peccato. Guardatevi, o figli, da tutte queste colpe.
Capitolo 6.—Guarda che alcuno non ti distolga da questa via della dottrina, perché egli ti insegna fuori (della volontà) di Dio. Se infatti puoi sostenere interamente il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fa almeno quello che puoi. E riguardo al cibo, cerca di sopportare tutto quello che puoi, ma comunque astieniti nel modo più assoluto dalle carni immolate agli idoli, perché (il mangiarne) è culto di divinità morte. 


[Si osserverà che mentre c'è una traduzione davvero marcata dopo il capitolo 6 si potrebbe ritenere che cominci una divisione dopo il capitolo 5. In questa connessione si potrebbe notare un fatto interessante, portato alla luce dal reverendo A. Gordon nel suo esame della Didaché. Niceforo di Costantinopoli (750-820 circa) seppe di un certo Insegnamento degli Apostoli, che a suo dire conteneva 200 righe. Niceforo parla anche delle lunghezze combinate delle due epistole di Clemente, che ammontano a 2600 righe. Ora, nel manoscritto di Gerusalemme, che è scritto da vicino, le epistole clementine occupano solo 1200 righe, il quale fatto darebbe alla Didachè, nello stesso scritto, le proporzioni menzionate da Niceforo, appena 92 righe, laddove ne occupa 203. Il signor Gordon notò semplicemente il fatto come una difficoltà. Se comunque egli avesse seguito la sua osservazione personale che la Didachè mostra una divisione dopo il quinto capitolo, egli avrebbe trovato che la proporzione delle prime cinque sezioni rispetto al resto è circa come 86 rispetto a 203; mentre col capitolo 6 dovremmmo avere una approssimazione ancor più vicina 88 rispetto a 203. Abbiamo qui, allora, una dimostrazione automatica che Niceforo aveva di fronte a lui solo quei primi cinque o sei capitoli, e che le aggiunte successive non dovevano trovarsi in tutte le copie dell'Insegnamento. La conclusione dall'evidenza interna è così confermata chiaramente. L'Insegnamento originale, ancora una volta, fu un documento puramente ebraico, senza neppure una menzione di Gesù.
Si noterà inoltre che, mentre i primi sei capitoli non contengono alcuna suggestione di qualcosa al di là del semplice monoteismo e dell'etica generale, e il sesto capitolo termina con un monito contro il consumo di cibo offerto agli idoli, il settimo introduce rapidamente una prescrizione del battesimo, che introduce la formula di “il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo”, e fornisce minuziosamente la maniera della cerimonia. Ma l'ottavo capitolo evidentemente si collega direttamente col sesto, una direttiva riguardo il digiuno che segue il monito in quella sezione contro il consumo di carne offerta agli idoli. È così perfettamente chiaro che l'intera sezione trinitaria sul battesimo è un'interpolazione. Nel capitolo ottavo, di nuovo, abbiamo un'interpolazione delle parole  “come il Signore comandò nel suo vangelo”. In C.M. (415 seq.) sono esposte le forti ragioni per concludere che la preghiera del Padre Nostro, che è assente in Marco, e diversa in Luca, fu una formula ebraica molto tempo prima dell'era cristiana.
Mentre le interpolazioni crististe sono così ovvie dopo il sesto capitolo, qui non si assume che i primi sei capitoli come si presentano siano un singolo documento originale. Al contrario, siamo propensi a pensare che lo schema delle “due vie” è esso stesso una redazione di un documento originale che offriva la prima “via” senza un preambolo, mentre il preambolo attuale e il quinto capitolo sono inseriti per dare la forma duale. Su quella vista, il documento pre-cristiano potrebbe non essersi concluso col sesto capitolo, sebbene la redazione definitivamente cristiana comincia con il settimo, come si presenta ora il documento. Il settimo capitolo trinitario fu quasi certamente una delle aggiunte cristiane più recenti. Nel nono, sono esposte regole per l'Eucarestia prive di ogni allusione alla Divinità di Gesù, di cui si parla in termini ebioniti come di “Gesù tuo servo”, sebbene ulteriormente si parla di Gesù Cristo in termini più chiaramente crististi. Quelle sono evidentemente aggiunte ulteriori. Nel decimo capitolo il tono ebionita ritorna, dato che Gesù è ancora solamente “il tuo servo”; mentre per tutto il resto del documento c'è parecchia dottrina che potrebbe essere giunta dagli apostoli ebrei che diffusero quella dei capitoli precedenti. Quanto a questo, comunque, è difficile venire ad una conclusione definitiva. Tutto ciò che è certo è che il nucleo del documento fu ebraico, e che le modifiche cristiane si fecero in diverse fasi, le più antiche indicando il credo ebionita primario, in cui Gesù fu semplicemente un uomo santo, non più Dio di ogni altro “Unto”.]


Capitolo 7.—Riguardo al battesimo, battezzate così: avendo in precedenza esposto tutti questi precetti, battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva. Se non hai acqua viva, [33battezza in altra acqua; se non puoi nella fredda, battezza nella calda. Se poi ti mancano entrambe, versa sul capo tre volte l'acqua [34]  in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E prima del battesimo digiunino il battezzante, il battezzando e, se possono, alcuni altri; prescriverai però che il battezzando digiuni sin da uno o due giorni prima.
Capitolo 8.— I vostri digiuni, poi, non siano fatti contemporaneamente a quelli degli ipocriti; essi infatti digiunano il secondo e il quinto giorno della settimana, [35] voi invece digiunate il quarto e il giorno della preparazione. [36E neppure pregate come gli ipocriti, ma come comandò il Signore [37] nel suo vangelo, così pregate: Padre nostro che sei nel cielo, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi il nostro debito, come anche noi lo rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male; perché tua è la potenza e la gloria nei secoli. Pregate così tre volte al giorno.
Capitolo 9. —  Riguardo all'eucaristia, [38così rendete grazie: dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di Davide [39 tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo; [40] A te gloria nei secoli. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. [41] Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli. [41] Nessuno però mangi né beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, perché anche riguardo a ciò il Signore ha detto: "Non date ciò che è santo ai cani". [42]
Capitolo 10. — Dopo che vi sarete saziati, [43] così rendete grazie: Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l'immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. Tu, Signore onnipotente, [44] hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo servo. Soprattutto ti rendiamo grazie perché sei potente. A te gloria nei secoli. Ricordati, Signore, della tua chiesa, di preservarla da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore; santificata, raccoglila dai quattro venti nel tuo regno che per lei preparasti. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli. Venga la grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio [45 di Davide! Chi è santo si avanzi, chi non lo è si penta. Maranatha. [46] Amen. Ai profeti, però, permettete di rendere grazie a loro piacimento.
Capitolo 11. — Ora, se qualcuno venisse a insegnarvi tutte le cose sopra dette, accoglietelo; ma se lo stesso maestro, pervertito, vi insegnasse un'altra dottrina allo scopo di demolire, non lo ascoltate; se invece (vi insegna) per accrescere la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore. Riguardo agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo il precetto del Vangelo. Ogni apostolo che venga presso di voi sia accolto come il Signore. Però dovrà trattenersi un giorno solo; se ve ne fosse bisogno anche un secondo; ma se si fermasse tre giorni, egli è un falso profeta. [47] Partendo, poi, l'apostolo non prenda per sé nulla se non il pane (sufficiente) fino al luogo dove alloggerà; se invece chiede denaro, è un falso profeta. E non metterete alla prova né giudicherete ogni profeta che parla per ispirazione, perché qualunque peccato sarà perdonato, ma questo peccato non sarà perdonato. [48 Non tutti, però, quelli che parlano per ispirazione sono profeti, ma solo coloro che praticano i costumi del Signore. Dai costumi, dunque, si distingueranno il falso profeta e il profeta. Ogni profeta che per ispirazione abbia fatto imbandire una mensa [49eviterà di prendere cibo da essa, altrimenti è un falso profeta. Ogni profeta, poi, che insegna la verità, se non mette in pratica i precetti che insegna, è un falso profeta. Ogni profeta provato come veritiero, che opera per il mistero terrestre della chiesa, ma che tuttavia non insegna che si debbano fare quelle cose che [50] egli fa, non sarà da voi giudicato, perché ha il giudizio da parte di Dio; allo stesso modo, infatti, si comportarono anche gli antichi profeti. Se qualcuno dicesse per ispirazione: dammi del denaro o qualche altra cosa, non gli darete ascolto; ma se dicesse di dare per altri che hanno bisogno, nessuno lo giudichi.
Capitolo 12. — Chiunque, poi, viene nel nome del Signore, sia accolto. In seguito, dopo averlo messo alla prova, lo potrete conoscere, poiché avrete senno quanto alla destra e alla sinistra. Ma se colui che giunge è di passaggio, aiutatelo secondo le vostre possibilità; non dovrà però rimanere presso di voi che due o tre giorni, se ce ne fosse bisogno. Nel caso che volesse stabilirsi presso di voi e che esercitasse un mestiere, lavori e mangi. Se invece non ha alcun mestiere, con il vostro buon senso cercate di vedere come possa un cristiano vivere tra voi senza stare in ozio. Se non vuole comportarsi in questo modo, è uno che fa commercio di Cristo. [51Guardatevi da gente simile.
Capitolo 13. — Ogni vero profeta che vuole stabilirsi presso di voi è degno del suo nutrimento. Così pure il vero dottore è degno, come l'operaio, del suo nutrimento. [52 Prenderai perciò le primizie di tutti i prodotti del torchio e della messe, dei buoi e delle pecore e le darai ai profeti, perché essi sono i vostri Sommi Sacerdoti. Se però non avete un profeta, date ai poveri. Se fai il pane, prendi la primizia e dà secondo il precetto. E così, se apri un'anfora di vino o di olio, prendi le primizie e dalle ai profeti. Del denaro, del vestiario e di tutto quello che possiedi, prendi poi le primizie come ti sembra più opportuno e dà secondo il precetto.
Capitolo 14. — Nel giorno del Signore, [53] riuniti, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro. Ma tutti quelli che hanno qualche discordia con il loro compagno, non si uniscano a voi prima di essersi riconciliati, affinché il vostro sacrificio non sia profanato. Questo è infatti il sacrificio di cui il Signore ha detto: [54] In ogni luogo e in ogni tempo offritemi un sacrificio puro, perché un re grande sono io —  dice il Signore —  e mirabile è il mio nome fra le genti. [55]
Capitolo 15. — Eleggetevi quindi episcopi e diaconi degni del Signore, uomini miti, disinteressati, veraci e sicuri; infatti anch'essi compiono per voi lo stesso ministero [56 dei profeti e dei dottori. Perciò non guardateli con superbia, perché essi, insieme ai profeti e ai dottori, sono tra voi ragguardevoli. Correggetevi a vicenda, non nell'ira ma nella pace, come avete nel vangelo. A chiunque abbia offeso il prossimo nessuno parli: non abbia ad ascoltare neppure una parola da voi finché non si sia ravveduto. E fate le vostre preghiere, le elemosine e tutte le vostre azioni così come avete nel vangelo del nostro [57] Signore.
Capitolo 16. — Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete le vostre fiaccole e non sciogliete le cinture dai vostri fianchi, ma state preparati perché non sapete l'ora in cui il nostro Signore viene. Vi radunerete di frequente per ricercare ciò che si conviene alle anime vostre, perché non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede se non sarete perfetti nell'ultimo istante. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi, e la carità si muterà in odio; finché, crescendo l'iniquità, si odieranno l'un l'altro, si perseguiteranno e si tradiranno, e allora il seduttore del mondo apparirà come figlio di Dio [58] e opererà miracoli e prodigi, e la terra sarà consegnata nelle sue mani, e compirà iniquità quali non avvennero mai dal principio del tempo. E allora la stirpe degli uomini andrà verso il fuoco della prova, e molti saranno scandalizzati e periranno; ma coloro che avranno perseverato nella loro fede saranno salvati da quel giudizio di maledizione. E allora appariranno i segni della verità: primo segno l'apertura [59 nel cielo, quindi il segno del suono di tromba e terzo la resurrezione dei morti; non di tutti, però, [60] ma, come fu detto: Verrà il Signore e tutti i santi con lui. Allora il mondo vedrà il Signore venire sopra le nubi del cielo.


NOTE


[1] Esposte nel National Reformer, 15 maggio 1887. Barnaba in effetti confessa di star copiando una dottrina precedente.


[2] Ci sono due titoli. Si ipotizza, con buona ragione, che questo fu l'originale, sebbene il signor Gordon sostiene che esso potrebbe essere sabelliano, e del terzo o quarto secolo. Il “Signore” (il nome qui è usato senza l'articolo, che fu usato normalmente negli scritti cristiani) si riferisce al Dio degli ebrei, non a Gesù.


[3] Un luogo comune pagano come pure ebraico. Confronta Geremia 21:8; Esiodo, Opere e Giorni, 285 seq.; Senofonte, Memorabilia, 2:1; Persio, St. 3:56. Persio seguiva Pitagora, che insegnava che le vie della virtù e del vizio erano come le linee sottile e grossa della lettera Y. Questa è l'origine della formula cristiana del percorso ampio e del percorso stretto. La concezione della “via giusta” si trova tra gli antichi persiani. Meyer, Geschichte des Alterthums, 1, 539 (§ 448).


[4] Confronta Levitico 19:18; Matteo 22:37-39.


[5] Confronta Tobia 4:15; Matteo 7:12. Hillel (Talmud, Sabbath, 306) pone la regola, come qui, nella sana forma negativa, che è anche la forma cinese. La forma evangelica è meno razionale. Il sentimento è il primo principio delle morali, ed è comune a tutte le religioni e a tutte le razze.


[6] Confronta Matteo 5:44; Proverbi 15:21; riferimenti nel Talmud in C.M. 406; e Testamento dei Dodici Patriarchi, Daniele 3,4; Gad, 3-6. Canon Spence nota che la rassomiglianza tra i Testamenti e la Didachè è “davvero marcata”. Nota che nella Versione Riveduta il testo in Matteo è reciso — un riconoscimento di una modifica, in imitazione di Luca 6:27-28.


[7] In greco “le nazioni” = “i gentili”. Qui, come altrove, rendiamo tramite un idioma inglese, che dà la forza reale dell'originale. Si osserverà che i compilatori del primo vangelo (5:46) sostituiscono “riscuotitori di tasse” all'originale, così da applicare il discorso agli ebrei di Palestina, dove i collettori di tasse rappresentavano un'oppressione straniera.


[8] Una probabile interpolazione.


[9] Confronta Lamentazioni 3:30, e i paralleli pagani citati dal signor McCabe, Sources of Mor. of Gospels, pag. 229, 231.


[10] Questa clausola, che non c'è in Matteo, è comprensibile solo come un'esortazione agli ebrei in terre straniere. Il riferimento a 1 Corinzi 4:1 non può renderla plausibile come un'espressione cristiana.


[11] Questo è tradotto altrimenti dal reverendo signor signor Heron, Church of the Sub-Apostolic Age, pag. 16, così: “il Padre desidera che gli uomini diano a tutti dalla loro parte privata”; e dal dottor Taylor, Teaching, 1886, pag. 122, così: “il Padre vuole che a tutti gli uomini siano dati i nostri doni gratuiti.”


[12] Confronta Atti 20:35. Quel passo deriva probabilmente da questo, e manca il punto nel trasferimento.


[13] Il signor Heron traduce questo “sotto disciplina” perché la Chiesa antica non aveva una prigione per i suoi voltagabbana. Esatto. Il riferimento è a prigioni pagane, e il monito è ai mendicanti ebrei. La frase greca,  ἐν συνοχῆ, qui si riferisce chiaramente ad una prigione, sebbene in Luca 21:25 è tradotta “attesa” e in 2 Corinzi 2:4, “angoscia”. Confronta Flavio Giuseppe, Antichità 8, 3, 3. Canon Spence, che traduce “essendo in difficoltà”, offre l'alternativa “venendo in arresto.”


[14] Confronta Ecclesiastico, 12, 1 seq. Si osserverà che la clausola conclusiva modifica il precetto più antico di un'offerta indiscriminata. Potrebbe essere un'aggiunta.


[15] Un insegnamento più sviluppato si trova nei Testamenti dei Patriarchi, come citato sopra.


[16] In greco ζηλοτυπία. Gli editori americani traducono questo con “geloso”; ma il signor Heron e il dottor Taylor lo traducono più fedelmente “uno zelota”, sebbene questo, un monito naturale per gli ebrei, andrebbe stranamente a cristiani. “Zelota” specificava un tipo di ebreo fanatico (Luca 6:15; Atti 1:13; 21:20), ma i Gesuisti erano esortati ad essere “zeloti” (stessa parola) in 1 Corinzi 14:12; Tito 2:14. Da nessuna parte sono rimproverati cristiani “zeloti”; ma i fanatici ebrei in terre straniere necessitavano un ammonimento da maestri amanti della pace. D'altra parte, la lettura “geloso” è adottata evidentemente a causa della stessa difficoltà di concepire che maestri cristiani avrebbero ammonito i loro seguaci contro l'essere o “zelanti” o “zeloti”. Il contesto, comunque, giustifica chiaramente la nostra traduzione.


[17] In greco, “dagli occhi alti”. Evidentemente il significato è “che guardano sempre la gente”, e vi è implicita l'ingiunzione a guardare in basso, come è l'abitudine delle suore. A. Gordon, nella sua traduzione (pubblicata presso Essex Hall, Essex Street), ha “occhio audace”. Il dottor Taylor ha “di alta apparenza”.


[18] Il signor Gordon ha “un indovino dagli uccelli”; il signor Sabatier “augure”; il dottor Taylor “dedito ad interpretare”.


[19] Il signor Gordon ha “un istruttore di fuoco”.


[20] Confronta Matteo 5:5.


[21] In greco  “gli alti” = le classi superiori o dominanti.


[22] Confronta Ebrei 13:7.


[23] In greco   ἡ κυριότης. I signori Gordon ed Heron traducono “da dove la signoria è pronunciata” “proclamata”. Nel Nuovo Testamento (Efesini 1:21; Colossesi 1:16; Giuda 8; 2 Pietro 2:10) la stessa parola è tradotta “dominazione” dai Revisori.


[24] Il signor Gordon aggiunge qui “in preghiera” tra parentesi. Questa è un'ipotesi, che sembra non avere alcuna giustificazione, sebbene Canon Spence vi propende. La frase si collega con quella precedente.


[25] Confronta Daniele 4:27; Testamento dei Patriarchi, Zazulon, 8.


[26] Confronta Atti 4:32. Qui sembriamo avere l'ispirazione per la leggenda.


[27] Confronta Proverbi 13:24; 22:15; 23:13-14; 29:17; Ecclesiastico 7:23-24; 30:1-2. Un comune sentimento ebreo, non presente nel Nuovo Testamento. Confronta Efesini 6:4.


[28] Oppure un tipo. Qui, come nel Nuovo Testamento, non c'è la minima pretesa di denunciare la schiavitù. La resistenza a quella cominciò tra pagani, non tra ebrei o cristiani.


[29] in greco ζηλοτυπία. Questa è la normale parola greca per gelosia. Qui, comunque, il signor Heron ha “invidia”, forse giustamente.


[30] Gli editori americani hanno “a perseguire vendetta.”


[31] Così il signor. Heron, a nostro avviso giustamente. Il signor Sabatier concorda. Gli editori americani hanno “faticano con”, e il signor Gordon “lavorano con”.


[32] Oppure, lavoro manuale. 


[33] Probabilmente un fiume oppure il mare. Confronta Carpenter,  Phases of Early Christianity, pag. 244, che cita i Canoni di Ippolito.


[34] Il metodo siriano, introdotto in Europa dopo le Crociate.


[35] Gli ebrei, almeno i farisei, digiunarono di lunedì e giovedì, i giorni dell'ascesa e discesa di Mosè su e dal Sinai.


[36] Cioè il giorno di venerdì, chiamato “la preparazione” (per il Sabato) dagli ebrei. Il signor Heron nota che i cristiani digiunarono di mercoledì e venerdì, ma non spiega come giunse un documento cristiano ad utilizzare l'espressione ebraica senza alcuna qualifica cristiana.


[37] Dopo che tutte le allusioni precedenti a “Il Signore” (senza l'articolo, salvo una volta nel capitolo 4 e una volta nel capitolo 6) avevano significato chiaramente “Dio”, noi qui abbiamo “il Signore” (con l'articolo) utilizzato rapidamente in un senso chiaramente cristiano, a significare Gesù. La transizione è flagrante.


[38] Cioè, nel senso originale, offerta di grazie, come nota il signor Gordon. Ora, il sacramento, come istituito nei vangeli, non è un'offerta di grazie. È evidentemente dalla Didaché, o da simile tradizione antica, che la parola viene ad essere utilizzata per il sacramento da parte dei Padri. Non è mai utilizzata così nel Nuovo Testamento.


[39] Come notano gli editori americani, Clemente di Alessandria (Quis Dives Salvetur,  29) definisce Gesù “il vino di Davide”. Poiché Gesù è “il vino” nel quarto vangelo, ma non nei sinottici, potremo ipotizzare che la Didachè fosse corrente ad Alessandria.


[40] In greco παιδὸς. Canon Spence e il signor Heron traducono “Figlio”; ma questa non è la parola normale per figlio (υἱός) e lo stesso termine è usato per Davide e Gesù. Esso è tradotto “servo” in Atti 3:13, 26; 4:27, R.V.


[41] In greco “nelle età”.


[42] Confronta Matteo 7:6. Non vi è nessuna applicazione del genere.


[43] [Il signor. Heron prende questo a significare che il banchetto d'amore accompagnava l'Eucarestia. Ma egli nota, dal dottor Taylor, che gli ebrei avevano la loro chagigah prima di Pasqua, così che in quest'ultima l'agnello potesse essere mangiato “dopo essere riempito”. Il signor Gordon traduce: “Dopo la piena ricezione”.


[44] In greco  δέσποτα. Gli editori americani (che lo traducono “Maestro”) notano che questa parola diventa rara nella letteratura cristiana verso l'ultima parte del secondo secolo.


[45] Così nel manoscritto. Bryennios ipotizza  υἱῷ (Figlio) al posto di θεῷ, ma questo non giustifica l'alterazione del testo da parte di numerosi editori.


[46] Una frase siriaca che non significa, come è detto a volte, “Il Signore viene”, ma “Il Signore è venuto”. Fu presumibilmente una formula antica nelle preghiere che salutano il sorgere del Sole.

[47] È difficile riconciliare questo arrangiamento con qualcuno dei dati del Nuovo Testamento riguardo alla pratica degli apostoli gesuisti. Confronta Canon Spence, pag. 91, riguardo al “costume ebraico di peregrinare di luogo in luogo”.


[48] Confronta Marco 3:28-30; Matteo 12:31; 1 Tessalonicesi 5:19-20.


[49] Gli editori americani hanno “un pasto”; Canon Spence “un banchetto d'amore”. Si veda la sua nota. E confronta Jevons, Introd. to Hist. of Religion, pag. 333, quanto al greco agyrtes.


[50] Su questo passo oscuro il signor Heron ha una lunga nota, che, comunque, fornisce poca luce. Il dottor Taylor nota che un “mistero cosmico” [in greco μυστήριον κοσμικόν] è “la manifestazione nel mondo fenomenico di un 'mistero del mondo superiore'”, citando lo Zohar. Canon Spence suggerisce che la “tavola” si collega al “mistero”.


[51] In greco χριστέμπορός. Moniti di questo tipo sono dati nelle epistole di Barnaba, Ignazio, e Policarpo. Si veda la nota di Canon Spence.


[52] Nota il considerevole progresso nella disposizione economica per il predicatore, chiaramente un elemento più tardo rispetto al capitolo 11.


[53] Canon Spence traduce correttamente: “al giorno del Signore del Signore”. Questa frase singolare è oscurata dagli editori americani, che traducono semplicemente “il giorno del Signore”. Il greco è  κυριακήν  κυρίου. È chiaro così che l'espressione “giorno del Signore” fu di uso pagano, e che la frase “giorno del Signore di [il] Signore” fu un adattamento dell'espressione corrente ad un uso o ebraico oppure gesuista. Questo capitolo potrebbe essere appartenuto al documento pre-cristiano. Non c'è nessuna allusione alla crocifissione.


[54] Qui il riferimento è chiaramente a Jahvè. Il documento non può essere stato scritto in origine con lo stesso titolo utilizzato in maniera indifferente a proposito di Jahvè di Gesù.


[55] Malachia 1:11.


[56] Letteralmente, “eseguono la liturgia” = “servono il (pubblico) servizio.”


[57] Qui abbiamo l'espressione cristista.


[58] Questa potrebbe essere stata un'allusione gesuista a Bar-Kochba, nell'anno 135 circa.


[59] Oppure “dispiegamento”.


[60] Un antico supporto per la “Associazione di Immortalità Condizionale”.

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