sabato 18 novembre 2017

Sul Mito di Gesù EsaminatoGesù Ben Anania e il «Gesù che fu chiamato Cristo» a confronto


La civiltà giudaico-cristiana si costruisce su una finzione: quella di un Gesù che non ha mai avuto altra esistenza se non allegorica, metaforica, simbolica o mitologica. Di questo personaggio, infatti, non esiste alcuna prova tangibile ai suoi tempi: non troviamo nessun ritratto fisico, né nell'arte a lui contemporanea né nei testi dei Vangeli, dove non si dà peraltro nessuna descrizione del personaggio.
(Michel Onfray, Decadenza: Vita e morte della civiltà giudaico-cristiana, Ponte alle Grazie, 2018, pag. 47)

Un filosofo della Northern Illinois University, Bill Kennedy, ha presentato in un articolo davvero interessante (The Myth of Jesus Examined) le sue ragioni per ritenere Gesù un personaggio mai esistito.

Il suo caso è davvero semplice e chiaro.

Kennedy si confronta direttamente con i cosiddetti “argomenti” a favore della storicità espressi da Bart Ehrman nel suo “Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica (Mondadori, 2013), riassumibili pressappoco così:

  • la presunta autenticità di un nucleo parziale del cosidetto Testimonium Flavianum,
     
  • l'esistenza di una diffusa e persistente tradizione orale risalente possibilmente al Gesù storico alla base dei nostri vangeli.
Kennedy concede a Ehrman — sembrerebbe, per puro amore di discussione — che Flavio Giuseppe avesse accennato a Gesù nel libro 18° della sua opera Antichità Giudaiche.

L'abilità di Kennedy è di sottolineare come lo stesso Ehrman, per sua esplicita ammissione:
  • non creda affatto  che l'ipotetico nucleo minimale del Testimonium Flavianum costituisca una fonte indipendente dal mero sentito dire cristiano (e solo cristiano) intorno a Gesù (si legga qui).
  • non creda che quella tradizione orale anteriore al 70 — ipotizzata dietro i nostri vangeli — sia sempre affidabile e veritiera.
Stantibus rebus, è sufficiente per Kennedy puntare il dito ai seguenti curiosi parallelismi tra la morte di Gesù come descritta nei vangeli (non senza averne mostrato le evidenti incongruenze) e un particolare racconto riportato da Flavio Giuseppe a proposito di un certo Gesù Ben Anania:

GUERRA GIUDAICA VI:300-310 MARCO 14:53-15:39
Quando la città era al culmine della pace e della prosperità, un tale Gesù figlio di Anania, un rozzo contadino, si recò alla festa in cui è uso che tutti costruiscano tabernacoli per il Dio e all'improvviso cominciò a gridare nel tempio: “Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti,  una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero”. Giorno e notte si aggirava per tutti i vicoli gridando queste parole, e alla fine alcuni dei capi della cittadinanza, tediati di quel malaugurio, lo fecero prendere e gli inflissero molte battiture.  Ma quello, senza né aprir bocca in sua difesa né muovere una specifica accusa contro chi lo aveva flagellato, continuò a ripetere il suo ritornello. Allora i capi, ritenendo - com'era in realtà - che quell'uomo agisse per effetto di una forza sovrumana, lo trascinarono dinanzi al governatore romano. Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa, non ebbe un'implorazione né un gemito, ma dando alla sua voce il tono più lugubre che poteva, a ogni battitura rispondeva: “Povera Gerusalemme!”. Quando Albino, che era il governatore, gli fece domandare chi fosse, donde provenisse e perché lanciasse quella lamentazione,  egli non rispose,  ma continuò a compiangere il destino della città finché Albino sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare. Fino allo scoppio della guerra egli non si avvicinò ad alcun cittadino né fu visto parlare con alcuno, ma ogni giorno, come uno che si esercitasse a pregare, ripeteva il suo lugubre ritornello: “Povera Gerusalemme!”. Né imprecava contro quelli che, un giorno l'uno un giorno l'altro, lo percuotevano, né benediceva chi gli dava qualcosa da mangiare; l'unica risposta per tutti era quel grido di malaugurio, che egli lanciava soprattutto nelle feste. Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo senza che la sua voce si affievolisse e senza provar stanchezza, e smise solo all'inizio dell'assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio. Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola: “Ancora una volta, povera la città, e povero il popolo, e povero il tempio!”, come alla fine aggiunse: “E poveretto anche me!”, una pietra scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all'istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole.  A riflettere su tali cose, si troverà che il Dio ha cura degli uomini e che in ogni modo preannuncia al suo popolo i mezzi per conseguire la salvezza, mentre quelli si rovinano per la loro stoltezza e procurandosi i guai da sé. (Guerra Giudaica, libro 6, 300-310) 53 Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54 Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55 Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56 Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. 57 Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58 Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo». 59 Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. 60 Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». 62 Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». 63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65 Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano. 66 Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote 67 e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68 Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. 69 E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». 70 Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». 71 Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». 72 Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto. Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2 Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3 I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 4 Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5 Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. 6 Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7 Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8 La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9 Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». 10 Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12 Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13 Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14 Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15 E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. 16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 17 Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 18 Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 20 Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. La via della croce 21 Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 22 Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 23 e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. La crocifissione 24 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 25 Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26 E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 27 Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 28 . 29 I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 30 salva te stesso scendendo dalla croce!». 31 Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 32 Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. 33 Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 34  Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?  35 Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36 Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». 37 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. 38 Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. 39 Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!». (Marco 14:53-15:39)


Per Kennedy non ci sono dubbi riguardo a quanto sia enormemente più probabile che l'autore del Più Antico Vangelo si fosse ispirato al (duplice) processo e morte del profeta apocalittico Gesù Ben Anania per inventare a tavolino il (duplice) processo e morte del Profeta Gesù (che fu chiamato Cristo), rispetto all'unica possibilità alternativa, ovverosia che quei parallelismi tra il racconto evangelico e la vicenda di Gesù ben Anania fossero semplicemente il frutto di una mera e banale coincidenza tra due eventi storici del tutto indipendenti. Il puro, severo agnosticismo in merito alla questione sarebbe giustificato — agli occhi di Kennedy — se soltanto la  tradizione orale ipotizzata dietro i nostri vangeli desse segni di essere quantomeno affidabile, ma dal momento che perfino l'ammissione gratuita della sua esistenza non implica di per sè la sua veridicità — non più di quanto la implichi l'esistenza di una (ipotetica) tradizione orale intorno a Ercole o ad Osiride — la differenza tra Ehrman e Kennedy è che il primo, per difendere la storicità di Gesù, ha bisogno di implorare del tutto gratuitamente la possibilità:
  • che esista una tradizione orale circa Gesù anteriore ai vangeli,
  • che tale tradizione orale sia almeno parzialmente veritiera;
...mentre il secondo non ha affatto bisogno di ipotesi gratuite, dato che i paralleli tra Gesù detto Cristo e Gesù Ben Anania sono già lì sotto gli occhi di tutti, per cui sarebbe una terza difficoltà aggiuntiva per Ehrman dover implorare del tutto gratuitamente ancora un'ulteriore possibilità:
  • che quei paralleli tra la morte di Gesù riportata dai vangeli e la storia di Gesù ben Anania riportata da Flavio Giuseppe siano unicamente il frutto di mera coincidenza tra due eventi storici del tutto disgiunti e isolati tra loro.
Quindi secondo la più banale teoria della probabilità Ehrman si vede ridurre le probabilità a favore della propria tesi storicista nell'esatta misura di quanto deve elemosinare dal nulla ipotesi del tutto gratuite pur di renderla più plausibile, al contrario di Bill Kennedy, limitatosi ad evidenziare la semplice plausibilità fattuale della propria tesi.

Perciò quest'ultimo può ben concludere, in virtù di un semplice principio di parsimonia esplicativa,
...data la teoria della probabilità, noi dovremmo accettare questa conclusione che Gesù, come una figura storica, non è mai esistito.

Di seguito la mia libera traduzione dell'articolo di Bill Kennedy.

Il Mito di Gesù Esaminato

di
Bill Kennedy

Questo articolo sostiene che Gesù non è mai esistito. Per prima cosa analizzo due argomenti principali che pretendono di stabilire la sua esistenza: resoconti della crocifissione e pretese menzioni di Gesù da parte di Flavio Giuseppe. Poi mostro perché questi argomenti falliscono e quanto del materiale trovato nei Vangeli sia derivato, non dai presunti eventi durante il tempo di Gesù, ma invece siano storie rimaneggiate dalle cronache di Flavio Giuseppe. Secondo apologeti cristiani come William Lane Craig (2008) così come storici del consensus come Bart Ehrman (2013), l'esistenza di Gesù può essere mostrata dai resoconti della sua crocifissione e da menzioni dello storico ebreo Flavio Giuseppe. Sebbene Ehrman, un agnostico, e Craig, un cristiano, non sono d'accordo sulla resurrezione di Gesù, entrambi si allineano quando si tratta dei resoconti della crocifissione di Gesù. Entrambi sostengono che la crocifissione e la morte di Gesù contraddissero così tanto di ciò che gli ebrei del primo secolo sapevano del futuro messia che sarebbe stato inverosimile suggerire che i primi seguaci di Gesù avessero inventato la storia della sua crocifissione. Ehrman rileva “Chi può aver inventato di sana pianta l'idea di un messia crocifisso? Nessun ebreo di cui si abbia notizia. ... Un criminale crocifisso? Più che una follia, è un'offesa a Dio, una blasfemia. O così la pensava Paolo”. (163).
Ehrman procede a confrontare l'idea di un criminale crocifisso che è il messia a quella di David Koresh di essere prescelto da Dio (163). Quindi, secondo Ehrman, abbiamo ragione a ipotizzare un Gesù storico.

Ehrman ci rimanda al Vangelo secondo Marco, che è considerato il più antico dei nostri quattro Vangeli, così come l'ipotetica fonte “Q” (che significa “fonte”) per mostrare che il racconto della morte di Gesù apparve molto presto dopo la sua morte, entro una generazione dall'evento, piuttosto che più tardi come un racconto leggendario.

Come nota Ehrman: A quanto sembra, si raccontavano storie su Gesù non soltanto molto tempo prima della stesura dei vangeli in nostro possesso, ma persino prima del periodo in cui furono prodotte le loro fonti. Se gli studiosi hanno ragione nel far risalire la Fonte Q e il nucleo del Vangelo di Tommaso, tanto per fare due esempi, agli anni Cinquanta dell'èra volgare, e se è vero che trassero il loro materiale da tradizioni orali che circolavano da molto tempo, a quando risalivano quelle tradizioni? CHiunque ritenga che Gesù sia vissuto non ha problemi a rispondere alla domanda: risalgono agli episodi della sua vita e ai discorsi che pronunciò quando era impegnato nella predicazione pubblica, diciamo nell'anno 29 o 30. (85)

Anche se questo può sembrare avvincente, sostengo che è tutt'altro che sufficiente per dimostrare che Gesù fu davvero crocifisso. Considera l'argomento successivo, le menzioni di Gesù da parte di Flavio Giuseppe.

Ehrman nota che sebbene Flavio Giuseppe non avesse acquisito le sue informazioni su Gesù dai Vangeli, egli ricavò informazioni che ci offrono una prova indiretta dell'esistenza di Gesù (97). Ehrman cita quella che considera la versione “originale” di Flavio Giuseppe di Gesù: “Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio ... .. E fino a oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti cristiani”. (61)
Io mostrerò in seguito perché questo è lontano dall'essere adeguato. Per ora è semplicemente importante notare che entrambi gli storici cristiani e agnostici considerano questo passo di Flavio Giuseppe una prova dell'esistenza di Gesù.

Il problema nell'utilizzo del racconto di Flavio Giuseppe di Gesù come argomento per stabilire la storicità di Gesù è che esso non prova nulla. Non ho intenzione di sostenere che Flavio Giuseppe non ha scritto quel passo. Ciò non è necessario. Considera un'analogia. Vai a qualsiasi Chiesa nel mondo e vedrai narrazioni della vita di Gesù. Flavio Giuseppe non era in una migliore posizione per autenticare le storie di Gesù tramite una diretta investigazione storica (interrogando presunti testimoni oculari, amici dei seguaci di Gesù ecc.) rispetto a quanto lo sia oggi il lettore di questo documento. Come ha notato lo stesso Ehrman, Flavio Giuseppe ricavò le sue informazioni circa Gesù non da testimoni oculari o da loro diretti associati (egli stava vivendo molto tempo dopo che essi erano morti) ma molto probabilmente da storie circolate per via orale. Il punto di Ehrman è che Flavio Giuseppe, vivendo verso la fine del primo secolo, deve aver sentito queste informazioni da qualche parte, e il fatto che avesse queste informazioni ci dà buoni motivi per credere che Gesù esistette. Questo semplicemente non funzionerà. Come ho detto, Flavio Giuseppe era troppo distante dal presunto tempo della vita di Gesù per autenticare direttamente quelle storie. Egli non poteva. I discepoli erano tutti morti. Immagina di sentire alcune storie circa un generale di guerra dalla fine del 1200. Nel 2017 non siamo in nessuna posizione diretta per rivendicare la verità di quelle storie. Lo stesso Ehrman ci dice “Nulla ci lascia pensare che Giuseppe... abbia compiuto una qualche ricerca essenziale sulla vita di Gesù consultando i documenti dei romani (non ce n'erano).” (65)

Il resoconto della crocifissione, compresa l'intera narrativa della passione, completa con giardini e processi, sembra essere un completo rifacimento della storia di Gesù Ben Anania (da qui in avanti Ben Anania) in Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe. Ben Anania fu ucciso da un soldato romano che scagliò una pietra e lo colpì alla testa, uccidendolo all'istante. Confronta questo col racconto del Vangelo di Giovanni (19:34) in cui uno dei soldati trafigge il fianco di Gesù con una lancia. Prima che questo accadesse, Ben Anania si era recato a Gerusalemme in diverse occasioni, proclamando la distruzione di Gerusalemme per la sua malvagità. Due anni dopo, il tempio fu raso al suolo. Suona familiare? Alcuni studiosi ora credono che il Vangelo di Marco debba essere stato composto dopo il 70 Era Comune. Puoi trovare le ragioni nel Vangelo stesso. Gesù procede da dire che la sua stessa generazione vedrà la venuta del Regno di Dio (16:28) a ciò che egli dice in Marco 13:13 che “Solo il Padre conosce” quando accadrà l'Armageddon. Il tempio era già stato distrutto per il tempo in cui il Vangelo era stato redatto (ricorda, i Vangeli furono scritti da greci, non testimoni oculari, da cui i redattori). Prendi in considerazione la citazione di Flavio Giuseppe di Ben Anania “Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero”. (Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica 6.3.) Ricordi cosa dice Gesù in Matteo 25:6? Lui dice “A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!”. Entrambi usano la metafora dello sposo riguardante la fine di Gerusalemme. L'unica differenza, minuscola secondo me, è che Ben Anania dice che la voce (presumibilmente di Dio) è contro lo sposo. Prima della sua morte, Ben Anania era stato arrestato e in seguito rilasciato. Qui abbiamo un uomo con praticamente le stesse caratteristiche di Gesù. Ben Anania fu ucciso da un soldato romano. Gesù fu colpito con una lancia da un soldato, anche se dopo che morì. Noi abbiamo un problema. Non c'è alcuna ragione per pensare che quest'ultimo evento si sia verificato.

Giovanni 19:34 ci informa che Gesù fu trafitto da una lancia dopo che i soldati seppero che era morto. Questo evento non successe. Non riesco a immaginare una persona sana di mente che faccia una cosa del genere. Non ha senso trafiggere qualcuno con la lancia dopo che sono morti. Lo scrittore(gli scrittori) del vangelo ha(hanno) inserito questo evento per realizzare un passo davvero frainteso dell'Antico Testamento (Salmo 34:20). Sembra più probabile che l'autore(gli autori) avesse(avessero) usato il contesto essenziale della storia di Ben Anania e avesse(avessero) inserito alcune cose per fabbricare una storia migliore. La probabilità è lo strumento del mestiere di storico. Vediamo eroi di altre religioni come il Buddha che viene rielaborato in un santo cristiano. La vita del Dio indù (precedentemente un semplice Guru) Swaminarayan era basata direttamente sul racconto di Krishna nel Bhagavata Purana. Non c'è alcun motivo di considerare il caso di Gesù come un'eccezione alla regola. Eroi and Dèi ricevono le loro storie fabbricate e rielaborate man mano che le persone sviluppano le loro credenze e pratiche. Lo sappiamo sia dalla religione comparata sia dall'antropologia culturale. Ora per il mio prossimo punto.

Gesù fu Ben Anania rimaneggiato a causa della stessa inclusione dell'assassino Barabba. Ricordiamo che Ben Anania fu ucciso durante il combattimento a Gerusalemme nel tempio. Gesù aveva causato problemi nel tempio proprio durante l'ultima settimana della sua vita. Cosa circa Barabba? Era un assassino. Un assassino di soldati romani. Ehrman sottolinea che in alcuni manoscritti di Matteo, Barabba è chiamato “Gesù Barabba” (2014 173). Barabba è un falso nome (173) perché significa “Figlio del Padre”. Come osserva Ehrman “Ora il contrasto è ancora più esplicito: che tipo di Gesù gli ebrei vogliono? Quale Gesù, il figlio del padre, deve essere preferito? In questo racconto, ovviamente, gli ebrei sono ricordati poichè preferiscono quello sbagliato. Ma per gli scrittori dei vangeli ciò è così perché gli ebrei fanno sempre la cosa sbagliata e si oppongono sempre alle vere vie di Dio”. (173). Ora, a meno che non si voglia commettere l'errore logico di “special pleading” [
ignorare le evidenze], siamo costretti a vedere questo evento come un'astuta costruzione narrativa, priva di alcuna base nella realtà storica. Ecco un'altra implicazione. Supponiamo che quei due uomini esistettero. È più probabile che Gesù e Barabba fossero complici nella ribellione ed entrambi fossero abbastanza sfortunati da finire sotto processo. Questo deriva un ritratto di Gesù come un antico jihadista, non un mendicante tipo Gandi che ama la pace. Comunque, la caratterizzazione dei vangeli dello spietato Pilato mentre indietreggia alle richieste della folla e l'inaudito costume (inaudito al di fuori dei vangeli) dei prigionieri che vengono rilasciati durante la Pasqua ebraica, ci dà ragione di credere che sia Gesù che Barabba siano personaggi rimaneggiati dal racconto di Ben Anania.

Gli autori dei vangeli, in particolare Giovanni, travisano grossolanamente le consuetudini ebraiche. Luca 13:10-17, Marco 1:3-6 affermano entrambi che i capi ebrei erano oltraggiati dal fatto che Gesù guarisse di sabato. Non c'è alcuna indicazione da nessuna fonte antica che fosse illecito guarire di sabato. Lo scopo di quelli “uomini di paglia” (per usare un termine della logica informale) consisteva nel trasferire la responsabilità della morte di Gesù dai romani agli ebrei. Gli scrittori evangelici vogliono farci credere che fosse stata la presunta blasfemia di Gesù nel pretendere di essere il Figlio di Dio che lo fece uccidere, non l'istigazione di una ribellione violenta (156-158). Ehrman cita i Vangeli Apocrifi di Pilato (30-32) per evidenziare l'accresciuto prestigio che Pilato trovò agli occhi degli scrittori evangelici e la crescente responsabilità per la morte di Dio posta sugli ebrei. Il mio scopo nell'evidenziare questo contrasto è mostrare quanto fossero lontani i più antichi Vangeli da qualsiasi Gesù storico. Così tanto lontani, da non poter essere sicuri che qualcosa delle informazioni su di lui sia accurata. Quindi il rifiuto dell'esistenza storica di una tale figura non è ingiustificata. Ricorda, il Vangelo di Marco è il Vangelo più antico (datato tra il 50 e il 70 Era Comune) ed è ricolmo di disinformazioni riguardo alle usanze più basilari sia degli ebrei che di Pilato. Non sembra esserci alcun sostegno su cui poggiarsi per il credente nella storicità di Gesù. Ehrman sottolinea ancora che gli scrittori evangelici “non erano i suoi (di Gesù) compagni personali. Non erano nemmeno del suo stesso paese.” (65). Io non sono a conoscenza di alcun fondatore di altre religioni i cui biografi primari non provenissero dal suo stesso paese. Krishna, Swaminarayan, Sai Baba, Maometto, Mosè, Lao Tzu et. al. ebbero i loro primi racconti scritti nella loro lingua nativa da parte del loro stesso gruppo etnico. Gesù è l'unica eccezione di cui sono a conoscenza.

In definitiva, penso che l'appello di Ehrman alla tradizione orale diventi il suo fallimento. Ricorda che Ehrman pensa che quei racconti orali conservino l'essenza o la forma base della vita di Gesù. Essi avrebbero potuto ottenere sbagliati la maggior parte dei dettagli (tutti loro forse), ma almeno ricavarono correttamente la cornice essenziale. Non c'è motivo di pensarlo. Ehrman cita uno studio di Susan Clancy per dimostrare come si possano impiantare ricordi falsi in una persona. Clancy usa il fenomeno dei rapimenti UFO per mostrare quanto facilmente si possano impiantare dei falsi ricordi in una persona (92). È interessante notare che Ehrman non vede le implicazioni di quei risultati per l'essenza delle narrazioni evangeliche. Se l'essenza dei racconti di abduzione è sbagliata, allora perché non dedurre lo stesso al caso di Gesù? Ehrman pensa di avere una pronta risposta. Prende atto che “quasi tutti gli studiosi critici sono d'accordo sul fatto che alcuni dei ricordi essenziali dell'ultima settimana di Gesù, come riportati nei Vangeli, sono quasi certamente accurati. Quei ricordi sono ricordati indipendentemente in fonti diverse e non sembrano essere ricordati in alcun modo pregiudizievole ... Inoltre, non c'è nulla di intrinsecamente inverosimile circa loro.” (148) Ehrman cita l'arresto nel Giardino del Getsemani (149) come uno dei ricordi. Ho mostrato sopra perché non dovremmo accettare un simile resoconto. Non è coerente con quello che sappiamo su come i capi militari operavano nel mondo antico, né ha senso che “gli ebrei” avessero aspettato fino a dopo che Gesù avesse lasciato il complesso del tempio per trovarsi da solo in un giardino coi suoi seguaci prima di farlo arrestare. Questo racconto è finzione.

Non c'è nulla di intrinsecamente implausibile circa alcuni dei racconti “essenziali” di Osiride (essere un re, avere una moglie, ecc.) ma quasi nessuno degli storici crede che una figura del genere esistette veramente. Un altro dei ricordi essenziali che Ehrman pretende che non è in discussione tra la maggior parte degli studiosi è l'affermazione che Gesù fu crocifisso “insieme ad altri due criminali“ (149). Il problema è che Luca e Marco danno due racconti in conflitto. Luca 23:39 dice che solo un criminale derise Gesù. Matteo 27:44 dice che entrambi i criminali lo derisero. Gli autori di quei racconti non erano in Palestina a testimoniare questo. Nemmeno lo fu qualcuno dei discepoli maschi. Non abbiamo alcuna informazione su chi stesse prendendo appunti o come questo racconto fosse stato diffuso. Possiamo eliminare Luca, dal momento che egli si sta riferendo chiaramente a un regno celeste in cui dimorare per Gesù e il criminale, contra il racconto più antico di Marco in cui Gesù predicò che il Regno di Dio sarebbe stato di natura puramente fisica. Giovanni ignora completamente questo racconto. Ciò significa che due dei quattro Vangeli non trasmettono informazioni accurate su questo evento (oppure nel caso di Giovanni, per nulla affatto). Matteo possiamo anche ignorarlo a causa dell'improbabilità del fatto che dei capi ebrei si offendano per la pretesa di essere “Figlio di Dio” fatta da Gesù. Gli ebrei non la presero mai per un'offesa, né nell'antichità né oggi. “Figlio di Dio” fu usato per molteplici personaggi dell'Antico Testamento, come per esempio Davide (Salmo 2:7). Non è fin quando arriviamo al Vangelo di Giovanni che Gesù realizza o implica qualche sorta di divinità (Giovanni 3:16). Matteo copiò il suo  racconto da Marco 15:28-32 dove è detto che Gesù realizzò un'antica profezia. Naturalmente, la detta profezia potrebbe essere rimossa dal suo contesto storico e applicata a ognuno. I due criminali che furono crocifissi con Gesù non esistevano. Erano creazioni letterarie. Gli autori di questo racconto avevano chiare motivazioni teologiche per postulare l'esistenza di quelli altri criminali, tra cui, come accennato in precedenza, Barabba. Contra Ehrman e altri, questo è lontano da una memoria accurata.

Ho cominciato presentando gli argomenti di Ehrman a favore di un Gesù storico, considerando prima i resoconti della crocifissione e le menzioni di Gesù dello storico ebreo Flavio Giuseppe. Poi ho mostrato perché quelli argomenti falliscono. Ho sostenuto che Gesù Cristo è una versione rimaneggiata del profeta ebreo apocalittico Gesù Ben Anania. Ho sostenuto che data la teoria della probabilità, noi dovremmo accettare questa conclusione che Gesù, come una figura storica, non è mai esistito.


Opere Citate
Ehrman, Bart D. Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth.
New York: HarperOne, an Imprint of HarperCollinsPublishers, 2013. Print.

Ehrman, Bart D.
Jesus Before the Gospels: How the Earliest Christians Remembered, Changed, and Invented Their Stories of the Savior. HarperOne, 2017.

Josephus, Flavius, and William Whiston.
The Wars of the Jews, or History of the Destruction of Jerusalem. Dancing Unicorn Books, 2017.

Craig, William L.
Reasonable Faith: Christian Truth and Apologetics. Good News Publishers/Crossway Books, 2008.

The King James Study Bible: King James Version. Thomas Nelson Publishers, 2008.

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