martedì 11 luglio 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XXXVI)

(per il capitolo precedente)

 XXXV
Il quarto vangelo si riferisce semplicemente a Gesù come il figlio di Giuseppe di Nazaret. Qui, come in Marco, non viene prestata alcuna attenzione alla nascita verginale menzionata da Matteo e Luca.
Abbastanza stranamente, l'autore del vangelo di Matteo contraddice la sua storia sull'origine soprannaturale di Gesù  dandoci una lunga e fantastica tavola genealogica intesa a provare la discesa di Giuseppe da Davide.
Ma, come ho già detto, il quarto vangelo non si riferisce ad alcuna nascita miracolosa. Né nega né afferma. La cosa non esiste per l'ultimo degli scrittori evangelici. Non ne ha bisogno. Per lui il Messia come uomo è il figlio della figlia di Sion. Quando parla della madre di Gesù, non sta pensando a Maria, ma al popolo d'Israele.
Per dimostrare il potere sovrano di Jahve sulle anime degli uomini, è detto in Isaia (54:13):
Tutti i tuoi figli saranno ammaestrati dall'Eterno. Questo passo viene utilizzato nel quarto vangelo. In Giovanni 6:45-46, Gesù dice: È scritto nei profeti: 'Saranno tutti istruiti da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me”. Qui lo scrittore del vangelo desidera derivare una distinzione tra Gesù e Mosè per provare che Gesù è infinitamente superiore a Mosè. Poichè Gesù, la Parola diventata carne, ha visto Dio. Ciò che è stato detto nell'Antico Testamento sulla visione di Dio da parte di Mosè è dichiarato invalido. Perchè qui è detto: Perché nessuno ha visto il Padre, se non colui che è da Dio; egli ha visto il Padre”.
Tuttavia le dichiarazioni di Numeri 12:5-8 sono piuttosto esplicite:
Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: «Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore»”. 
Ma a questo punto l'evangelista separa il culto messianico dalla radice ebraica. L'infante Mosè è qui messo da parte per far posto al Figlio di Dio di origine celeste, che è Dio stesso: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Giovanni 6:51).
Così, chiunque crede in Gesù, vede il Padre in o attraverso di lui. 

In Matteo 11:27, il Figlio è l'unico che conosce il Padre. Nel diciassettesimo capitolo del quarto vangelo, siamo molto al di là di quel punto, dato che il Figlio negozia con il Padre in termini di uguaglianza: Glorifica il tuo Figlio, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. . . . Io ti ho glorificato sopra la terra. . . . E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. . . . Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ho conosciuto te. . . . E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro.
E infine, in Giovanni 14:9, egli dichiara a Filippo: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.

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