domenica 2 luglio 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XXV)

(per il capitolo precedente)


XXIV

In generale si potrebbe dire che la moralità greco-romana figurò molto al di sopra di ciò che i vangeli posero sulle labbra di Gesù. Il pensiero fondamentale della moralità pagana, che una buona azione è la sua stessa ricompensa, non si presentò mai ad alcuno degli evangelisti. La moralità dei vangeli è una moralità di ricompense. Quel che essi fanno impartire dal Gesù da loro disegnato ai suoi fedeli, è che essi non devono eseguire le loro buone azioni sulla terra in maniera tale da trascurare la loro ricompensa celeste, che è di gran lunga più preziosa di ciò che possono ottenere qui (Matteo 6:1-6; Luca 14:12-14). L'idea di ricompensa è una conclusione predefinita per gli evangelisti. Ogni prescrizione morale deve, naturalmente, essere accompagnata da una promessa di ricompensa o punizione. Essi fanno in modo che Pietro domandi a Gesù che cosa otterranno i discepoli in cambio di aver rinunciato a tutto e seguito lui. In questa domanda Gesù non vede niente di specifico o vergognoso, ma risponde che, quando il Figlio dell'uomo sarà assiso sul trono della sua gloria, allora essi saranno assisi su dodici troni, a giudicare le dodici tribù di Israele . .  una ricompensa non davvero attraente come noi vediamo oggi le cose.
E se la moralità evangelica non è allo stesso livello delle idee etiche più moralmente sviluppate di un tempo posteriore, nè può essere considerata di un ordine più elevato l'intelligenza manifestata in quei frammenti di discorso
riprodotti più o meno casualmente.
Per i punti iniziali sembra essere stato preso Isaia 6:9,
Ascoltate pure, ma senza comprendere”, e 28:12, Ma non vollero udire”. Quelle parole sembrano aver indotto gli evangelisti a far parlare Gesù in parabole. Le fonti della maggior parte di quelle parabole sono recuperabili. Così la parabola del seminatore è un'allegoria di una data molto più antica, mediante cui la setta gnostica dei Naasseni tentò di illustrare la semina divina del seme che sorge dal Logos, tramite cui fu creato il mondo.
La parabola del mercante che vendette tutto quanto possedeva per comprare un'unica perla è trovata nel Talmud e potrebbe risalire a Proverbi 8:11, dove è detto che
la sapienza vale più delle perle”. Alcune delle parabole sono state prese direttamente dalla Mishnah del Talmud, che fu completato duecento anni prima della nostra epoca, e di frequente sono state malamente corrotte nella riproduzione.
C'è, per esempio, la storia del re che invitò i suoi servi ad una festa senza fissare l'ora. Alcuni si recarono a casa, indossarono la loro veste migliore, e tornarono ad attendere presso la porta del palazzo. Altri dissero che non c'era nessuna fretta, siccome il re sicuramente avrebbe permesso loro di sapere l'ora più tardi. Ma il re li chiamò rapidamente, e quelli sistemati al loro meglio furono ben ricevuti, mentre quelli con addosso gli abiti di tutti i giorni furono cacciati. La morale è: Preparati oggi, poichè domani potrebbe essere troppo tardi.
La parabola è mediocre al suo meglio, ma pur così ancora molto più illuminante della parabola corrispondente nel Nuovo Testamento sulle vergini sagge e stolte. Ma quel che gli evangelisti fanno fare a Gesù è miserabile e irrazionale. Il re invita un numero di ospiti ad un banchetto nuziale (Matteo 22:1-14). Sotto vari pretesti si dichiarano impossibilitati a venire. Quel che è ancora peggio, e assolutamente irragionevole, essi deridono i servi del re e li uccidono. Questo fa adirare il re così che lui . . . che suona altrettanto fantastico . . . manda il suo esercito a sterminare gli assassini e a incendiare il loro villaggio. Poi il re ordina ai suoi servi di andare per le strade e invitare chiunque possano trovare, buoni e cattivi. Il palazzo si riempie rapidamente, e il re passa in rassegna i suoi ospiti. Tra quelli egli trova
un tale che non indossava l'abito nuziale”, la qual cosa, date le circostanze, poteva difficilmente sorprenderlo, e di certo non si poteva ritenere una causa di risentimento. Nondimeno egli dice ai suoi servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Questo re è anormale nella sua attesa che persone che sono state tratte dalla strada senza il minimo avviso appariranno in abiti festivi, o si esporranno altrimenti a dannazione eterna. Egli avrebbe dovuto sapere che il povero, al quale il suo invito fu rivolto in particolare, non possedeva per nulla abiti simili.

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