domenica 18 giugno 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XI)

(per il capitolo precedente)

X

Ad ogni modo, egli fu un altro uomo dopo la sua visita a Damasco. Ora è tutto speranza e fede. Come una colonna di fuoco, egli precede  gli eserciti che lo seguono in massa. È ricolmo della carità che ha elogiato così splendidamente ?  Essa manda onde di fuoco attraverso di lui invece di bruciare dentro di lui come una lampada sacra.
Un esempio preso a caso proverà questo. Era stata formata una piccola chiesa a Corinto, ma tra i i suoi membri la carne ancora dominava. Ai credenti del Messia era stato detto che la legge di Mosè non fosse più in vigore, ma che tutto fosse loro permesso, e così si abbandonarono ad una vita immorale.
Le donne uscivano in giro senza velo.  Le feste d'amore di cui la comunione costituiva una parte degeneravano in orge e festini selvaggi.
Le carni lasciate dai sacrifici agli dèi greci furono comprate al mercato e divorate con buon appetito. C'erano anche coloro che non esitavano a partecipare alle feste religiose pagane. Ma la notizia più orribile che raggiunse Paolo fu che un membro della chiesa si era sposato con la sua matrigna divorziata, mentre suo padre era ancora vivo.
Paolo perse ogni controllo di sé. Era infuriato.
E non fu calmato dall'autentico rimorso del peccatore. Proprio nell'epistola che trabocca di lode alla carità, lui  predice una punizione miracolosa (1 Corinzi 5:3-5). Egli ha deciso in nome del Signore, e con il potere del nostro Signore Gesù Cristo, di consegnare il peccatore a Satana per la distruzione della sua carne, perché il suo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore Gesù.
La sua rabbia non conosceva limiti. Ma il peggio che lo rese ridicolo fu quando il miracolo non si materializzò. Egli fu esposto al disprezzo come un millantatore.  Cercò di spaventare con le lettere, ma non venne di persona (2 Corinzi 10:9). Così rese infelice la sua vita colla sua incessante agitazione ed esortazione, e col suo combattimento costante contro nemici dentro e fuori il recinto dei santificati. 
Insiste di essere dalla parte giusta. Ama polemizzare. Ci si potrebbe spingere perfino a definirlo lamentoso.  Bisogna solo sentirlo descrivere la sua relazione con Pietro (Galati 2:2 et seq.). Nessuna parola è così offensiva da non utilizzare contro il suo rivale. Lo accusa sia di viltà che di ipocrisia:   “Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perché era da condannare. Infatti, prima che fossero venuti alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con persone non giudaiche; ma quando quelli furono arrivati, cominciò a ritirarsi e a separarsi per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei si misero a simulare con lui; a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. Ma quando vidi che non camminavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei giudeo, vivi alla maniera degli stranieri e non dei Giudei, come mai costringi gli stranieri a vivere come i Giudei?»”. E questo è seguito da un sacco di rumore quasi incomprensibile.

Ma tutto questo, in cui la mia linea di ragionamento è stata guidata da varie associazioni di idee . . . quelle battaglie all'interno dei gruppi più antichi  di credenti messianici tra quelli di stirpe ebraica e quelli che non lo erano . . .  tutto questo e molti altri fatti e problemi sono di secondaria importanza rispetto all'unica grande verità che molto tempo fa albeggiò su uomini che si erano liberati dai pregiudizi accademici dei teologi di professione . . .  uomini come Arthur Drews in Germania, J. M. Robertson in Inghilterra, Alfred Loisy e Paul Louis Couchoud in Francia.
Nel suo seme e nel suo spirito principale, il cristianesimo esistette dal momento in cui il Messia dei profeti, il “servo del Signore”  di Isaia, il giusto perseguitato dei salmi e della Sapienza di Salomone, divennero fusi in una sola figura, quella di Jahve stesso trasformato in un dio che muore, risorge di nuovo, e ritornerà per sedersi in giudizio del mondo.
È da questa visione fondamentale dell'esistenza, questa duplicazione di Jahve in un Jahve-Messia o Jahve-Gesù, che il cristianesimo inizia. Questo Gesù non nacque da Giuseppe e Maria, ma per fede, speranza e carità (Couchoud).
Nient'altro che questo tipo di Jahve-Messia è conosciuto in ciò che porta il nome dell'Apocalisse di San Giovanni, che era un'Apocalisse ebraica, un'imitazione del Libro di Daniele, prima di diventare una apocalisse cristiana.
Nient'altro era noto a Paolo.
Più tardi la curiosità della gente comune e il desiderio di informazione, nonché la loro incapacità di raggiungere tali altezze spirituali, risultarono nella collezione di aneddoti tradizionali; storie mistiche e mitiche sulla nascita di Gesù e il massacro dei bimbi di Erode (in imitazione del tentativo del faraone di uccidere l'infante Mosè, che probabilmente non era mai esistito a sua volta); leggende sulla tentazione di Gesù da parte del diavolo; numerosi detti e parabole impressionanti pronunciati dai saggi del tempo; storie su un uomo popolare d'animo nobile e altamente superiore; storie di cure e imprese miracolose, simboli, visioni, e così via . . .  tutto di cui fu successivamente bollito assieme, nel miscuglio composto in modo strano che è chiamato il vangelo secondo San Marco.

E da questo vangelo tutti gli altri furono derivati.  

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