domenica 11 giugno 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (IV)

(per il capitolo precedente)


III

 Quel che affascina noi ora non è la questione dei miracoli, oppure dei non-miracoli, ma la maniera in cui miti e leggende prendono forma.
Un moderno lettore della Bibbia sarebbe, per esempio, sorpreso dal fatto che la crocifissione di Gesù, se mai prese luogo, potesse essere collocata alla porta degli ebrei allora viventi. Infatti è un fatto provato, dopo tutto, che gli ebrei abitanti della Palestina di quei giorni non avevano alcuna giurisdizione legale di sorta. Di conseguenza essi non erano affatto in grado di pronunciare una condanna su qualcuno. In aggiunta, comunque, è davvero difficile comprendere che interesse essi potessero avere nel fare pressione sul procuratore romano per prendere la vita di Gesù. E sembra improbabile che egli avrebbe ceduto a tale pressione.
Non è più immaginabile che il vicerè inglese dell'India dovesse condannare a morte un indù per aver espresso opinioni eterodosse circa le dottrine di Buddha, di quanto lo sia che un procuratore romano dovesse interferire a motivo di un'accusa come quella fatta contro Gesù, secondo Marco 14:58 . . . e che dovesse far così a fronte di un'evidenza apparentemente conflittuale. Egli è riportato di aver detto:
“Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne ricostruirò un altro, non fatto da mani d'uomo”.
Il vangelo secondo San Giovanni prende questa dichiarazione in un senso simbolico. Presa letteralmente come lo è in Marco, non sembra implicare nulla di socialmente pericoloso.
Supponiamo che un uomo del nostro giorno dovesse essere accusato di aver detto: “Io distruggerò Christiansborg [Uno dei principali palazzi reali di Copenhagen, ora in gran parte occupata dal Rigsdad, la Corte Suprema, e da vari dipartimenti governativi], ma entro tre giorni io costruirò un altro palazzo di bellezza spirituale molto più grande”.
La corte allora si sarebbe prima assicurato che egi avesse detto veramente una cosa del genere. Poi avrebbe indagato se l'imputato avesse fatto realmente qualche azione volta alla distruzione materiale del palazzo. Se questo non fosse stato il caso, la questione senza dubbio  si sarebbe lasciata cadere. Ogni inchiesta nel caso fossero state fatte azioni volte alla costruzione di una celeste Christiansborg potrebbe venir considerata piuttosto fuori questione.
Allo stessa maniera, l'ufficiale romano si sarebbe accertato indubbiamente prima di tutto se l'accusato avesse fatto qualche tentativo di abbattere il Tempio. Se questo fosse negato, egli deve aver compreso che la frase attribuita a Gesù, se mai fosse stata riportata, dev'esser presa in un senso metaforico o poetico, e in base a ciò egli avrebbe lasciato cadere il caso come per nulla di suo interesse.
Di questo noi potremo essere abbastanza sicuri, infatti negli Atti 18:12, dove, piuttosto eccezionalmente, una personalità storica appare, quindi prestando credibilità al racconto, leggiamo della risposta data da Giulio Anneo Gallione, il fratello di Seneca, quando fu procuratore di Acaia (E.C. 51-52) e gli ebrei di Corinto accusarono Paolo di “persuadere gli uomini ad adorare un Dio contrario alla legge”. Egli disse: 
“Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende”.
Per tutto l'Antico Testamento appaiono dichiarazioni che sarebbero potute essere interpretate in riferimento ad un Messia come quello supposto di essere giunto. In Deuteronomio 18:15 quelle parole sono poste sulle labbra di Mosè stesso: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto”. In Giovanni 6:14, un riferimento a quelle parole segue immediatamente dopo la storia circa il nutrimento di 5000 uomini con cinque piccoli pani. Allora il popolo disse:
Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. E in Atti 3:22 Pietro trae sostegno dalla stessa dichiarazione fatta da Mosè.
Numerosi passi si verificano nel profeta Ezechiele che evidentemente hanno suggerito atti attribuiti a Gesù. In Zaccaria 9:9 leggiamo quanto segue: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina”.
E ancora leggiamo in Zaccaria 14:21 : “In quel giorno non vi sarà neppure un Cananeo nella casa del Signore degli eserciti”. Questo potrebbe essere considerato un pretesto per attribuire a Gesù il suo attacco altrimenti piuttosto irragionevole a coloro che vendevano colombe per il sacrificio nel cortile esterno del Tempio, o che scambiavano le valute che dovevano essere pagate come decime. Immagina un riformatore moderno che tenta di cacciare le vecchiette di fronte a Notre Dame che stanno vendendo candele di cera da accendere per la pace dei morti!

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