martedì 24 marzo 2015

Su di un Assillante Problema

CERTEZZA: In ambito religioso, consiste nell'evidente realtà che gli unti del Signore non possono mai ingannarsi né ingannarci. Appare dunque chiaro che la certezza teologica ha un fondamento migliore di quello della certezza fisica che ha come sola garanzia i sensi, sempre soggetti a trarci in inganno.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Qual è la probabilità che Richard Carrier, tra tutti i numeri, mimi esattamente il 666 (al punto da far impallidire i folli apologeti cristiani) durante la presentazione di OHJ?
 Ho un problema con le idee del criticismo radicale che sono costretto a segnalare.

Il prof Robert Price sostiene (nel suo suggestivo Amazing Colossal Apostle) che Marcione non può aver scritto un vangelo (ma furono dei marcioniti suoi seguaci ad attribuirgliene uno in seguito) per tre motivi.

1) perchè, se Marcione avesse inventato una Non-Vita per Gesù sulla Terra, si sarebbe più probabilmente ispirato alla stessa storia alla base del Toledoth Yeschu (dove compare l'Elena alla cui ricerca andò Simon Mago), collocando la Passione del Figlio non sotto Pilato ma sotto Ianneo.

2) perchè Marcione era l'autore di parti cospicue delle lettere di ''Paolo'', Galati in primis. Quelle lettere dimostrano che il suo autore non sapeva nulla della predicazione di un Gesù terrestre o apparentemente tale.

3) perchè i vangeli sono sostanzialmente un compendio midrashico della Septuaginta, teso a usurparla ai legittimi proprietari e nel contempo a collocare Gesù sul solco delle profezie ebraiche: non esattamente quello che desiderava Marcione.

Questi tre punti potrebbero segnalare il mio congedo dal prof Price, e perciò dallo stesso criticismo radicale. Strano a dirsi, ma sarei costretto a fare onestamente dietrofront, rinunciando ad ogni velleitario tentativo di mettere in discussione l'autenticità delle sei/sette epistole paoline.

La logica che confuta il prof Price in quei tre punti è presto detta.

Contro il punto 1, non è tanto la sua natura speculativa a rendermi perplesso (il prof Price ironicamente dice di congratularsi con ogni folle apologeta che lo accusa di essere troppo speculativo perchè in tal modo non fa altro che denunciare una banale ovvietà), perchè riconosco che qualcosa di storico potrebbe davvero essere finito nel Toledoth Yeschu (la rivalità tra i giudeocristiani e Paolo, in primis). Ciò che mi rende perplesso è il fatto che Marcione fosse un simoniano. Simon Mago potrebbe essere una interpolazione cristiana in Atti degli Apostoli ed in Ireneo (avete sentito bene: gli stessi Padri della Chiesa finirono a loro volta interpolati dagli stessi dementi protocattolici!). Si osservi come recita Atti degli Apostoli:
5 Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo.
6 E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva.
7 Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti.
8 E vi fu grande gioia in quella città.

9 Vi era da tempo in città un tale di nome Simone, che praticava la magia e faceva strabiliare gli abitanti della Samaria, spacciandosi per un grande personaggio.
10 A lui prestavano attenzione tutti, piccoli e grandi, e dicevano: «Costui è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande».
11 Gli prestavano attenzione, perché per molto tempo li aveva stupiti con le sue magie.
12 Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che annunciava il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.
13 Anche lo stesso Simone credette e, dopo che fu battezzato, stava sempre attaccato a Filippo.
Rimaneva stupito nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.


14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni.
15 Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;
16 non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.
17 Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

18 Simone, vedendo che lo Spirito veniva dato con l’imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro
19 dicendo: «Date anche a me questo potere perché, a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo».
20 Ma Pietro gli rispose: «Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro, perché hai pensato di comprare con i soldi il dono di Dio!
21 Non hai nulla da spartire né da guadagnare in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.
22 Convèrtiti dunque da questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonata l’intenzione del tuo cuore.
23 Ti vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei lacci dell’iniquità».
24 Rispose allora Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto».


25 Essi poi, dopo aver testimoniato e annunciato la parola del Signore, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi dei Samaritani.
26 Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».

(Atti degli Apostoli 8:5-26)

 Se si omettono i versi in rosso 9-13 e i versi 18-24, ovvero esattamente i versi che coinvolgono Simon Mago, mantenendo unicamente gli altri, il testo di Atti si legge in modo fluente senza alcuna necessità di fare una digressione su Simone. Ma quale motivo aveva un interpolatore di inserire la storiella di Simon Mago? Non era controproducente per lui far risalire l'eretico di turno all'ambìta Età dell'Oro dei tempi apostolici invece di descriverlo per quel bastardo parvenu dell'ultim'ora che era? Il punto è proprio questo: dopo Marcione, la più grande minaccia alla chiesa cattolica, NONOSTANTE NICEA (che aveva assicurato un sacco di potere ed influenza ai vescovi cattolici, spianando loro definitivamente la strada per la Reductio ad Unum) - il che è tutto dire -, fu rappresentata dal Manicheismo. Mani si spacciava per lo stesso Gesù Cristo dei cristiani, nonchè per lo stesso Mosè degli ebrei. Colui che aveva ricevuto l'ultima e definitiva rivelazione da parte di Dio, tanto per cambiare. Tutto molto scontato. Ed ecco perchè fare di Simon Mago il mostruoso doppio non di Paolo, ma di Mani: anche lui pretese di avere avuto solo le sembianze di Gesù, anche lui pretese di essersi presentato come lo Spirito Santo tra i gentili, ecc. E per giustificare il bacillo contagioso del morbo manicheo in Oriente - al punto che perfino quell'idiota di Sant'Agostino di Ippona se la spassò coi manichei in gioventù - ci si inventò per un tale bastardo il degno padre di cotanto figlio: nientemeno che il satanico ''padre di tutte le eresie'': Simon Mago!!! [1]

In realtà è il punto 2 a destarmi più serie preoccupazioni nel ragionamento del prof Price.

La logica che confuta Price è la seguente:

1) Secondo Price, Marcione fu l'autore di parti cospicue delle lettere paoline.
2) segue che il silenzio sul Gesù storico è addebitabile a Marcione.
3) ma alcuni studiosi (il prof M. Klinghardt e il prof M. Vinzent) hanno dimostrato di recente che fu Mcn (che esisteva), e non Q (che non esisteva), la vera fonte condivisa da Marco, Matteo e Luca, nonchè da Giovanni e da tutti gli altri vangeli apocrifi. Marcione in persona era l'autore di Mcn.
4) il punto 3 contraddice il punto 2. Se Marcione scrisse il primo vangelo su Gesù, come mai non citò mai le imprese del suo Gesù docetico nelle epistole che voleva spacciare per paoline?
5) perciò Marcione non fu l'autore di parti cospicue delle lettere paoline.

Contro la conclusione, si potrebbe avanzare l'idea che Marcione fosse solo l'editore delle lettere. Eppure l'argomento del criticismo radicale sostiene che la delusione di ''Paolo'' per la riottosità dei Pilastri a Gerusalemme fosse allegoria della delusione di Marcione a fronte del suo fallito tentativo di persuadere i protocattolici di Roma (in altre parole, la Gerusalemme giudeocristiana in Galati sarebbe in realtà la stessa Roma protocattolica). Il mio problema è questo: o solo qualche lettera di Paolo, o solo Mcn, si può associare all'uomo storico Marcione. Non entrambe le cose. Io ritengo al momento più probabile che Marcione scrisse il più antico vangelo piuttosto che la versione originale di Galati. D'altro canto, c'è chi sostiene addirittura che Galati fosse stata scritta da Marcione in reazione nientepopodimeno che ad Atti degli Apostoli! Il problema con le lettere nel II secolo è che mal si concilia il loro profondo silenzio su Gesù con l'enorme chiasso su Gesù che solo da Mcn in poi tutti i vangeli facevano.

Sono troppo rispettoso dell'intelligenza del prof Price e del prof Detering e di alcuni altri per poter sbarazzarmi così su due piedi della seria possibilità che le epistole fossero tutte falsi del II secolo, ergo non posso nemmeno essere tanto certo dell'efficacia della mia critica. Eppure non posso convivere facilmente con l'idea che l'autore delle epistole paoline fosse a conoscenza di almeno un vangelo o un proto-vangelo: sarebbe una specie di cerchio quadrato. Un'ipotesi gratuita ma comunque plausibile sarebbe che Marcione scrisse prima alcune lettere di Paolo modificandone altre, e solo dopo, quando le lettere erano già state tutte pronte ed editate - e dunque senza più alcuna volontà di contaminarle di eventuali allusioni storiciste -, il suo vangelo.


Contro il punto 3, rimando alla lettura di una risposta da me tradotta del prof Markus Vinzent, che fa davvero a pezzi ogni riluttanza di Price in quel senso. Marcione, nato da genitori noachidi, era fortemente radicato nell'ebraismo e trovò una soluzione ebraica per congedarsi serenamente dall'ebraismo, laddove furono i suoi dementi avversari protocattolici a trasformare per tutti i loro seguaci quel sereno congedo in un trauma drammatico dai crudeli risvolti ferocemente antigiudaici, e quindi antisemiti. La verità è che sia i miticisti che gli storicisti devono fare i conti con un nuovo ospite dirompente nel Problema Sinottico: Marcione e il suo Vangelo. Con il pregevole merito, in comune alla fonte Q, di risolvere gli stessi identici problemi, e nel contempo, a differenza della fonte Q, di farci il dono prezioso di ESISTERE.
CONCLUSIONE (PER ORA)
Non credo che, nonostante la segnalazione di questo problema, io possa ancora avere la forza di credere all'autenticità delle 7 epistole paoline. Richard Carrier, sotto quell'ipotesi, continua a fare macello dei dementi folli apologeti, facendo fare l'ennesima figuraccia da idioti stavolta a Bart Errorman e a Kenneth Waters. Ma ormai è chiaro che il lavoro di Richard per i prossimi vent'anni sarà di denunciare la congenita follia apologetica dei cristiani e filocristiani. Così la sua conclusione, che dà un piccolo, disincantato assaggio della realtà:
Questo incontro aggiunge ancor più evidenza a sostegno della conclusione che necessitiamo di fermarci di prendere seriamente i fondamentalisti cristiani. Loro sono ideologi, non professori obiettivi, quando si incontra qualsiasi cosa che sfida i loro credi. Necessitiamo di studiosi secolari per dibattere questa teoria. I credenti cristiani che non possono ospitare neppure il pensiero della tesi dovrebbero soltanto ammettere di non aver avere alcunchè di onesto o ben-considerato da dire su di esso.
 
Quindi dovrei investigare ancora.

[1] Non manca chi ritiene che fu la biografia di Mani ad essere inventata dai soliti falsari sulla falsariga di quella di Simon Mago, e non viceversa. Tuttavia questa ipotesi non riesce a spiegare perchè un protognostico sarebbe vissuto nel I secolo (quando è un Fatto che la gnosi germogliò solo nel II) e/o perchè un Ireneo avrebbe fatto risalire l'eretico Simone ai tempi di Gesù quando Eusebio, imitando proprio Ireneo, cercò in tutti i modi di assicurare, mediante l'invenzione dei desposyini perseguitati da Domiziano, la purezza immacolata della chiesa primitiva, per tutto il tempo in cui quei fantomatici desposyni fossero vissuti (ovvero appena in tempo per passare la palla ai folli apologeti protocattolici, così che fossero loro, d'ora in poi, i fedeli ''custodi'' della loro sedicente Traditio contro gli eretici).

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