venerdì 6 marzo 2015

“Nessuna nazione è punita a meno che la sua divinità non sia anche punita assieme ad essa” (Dal Talmud Babilonese)


Quello che segue è una mia libera traduzione (a meno di note) di un saggio pubblicato in questo libro. Segue successivamente nell'Appendice delle mie brevi osservazioni sull'utilità di questa ipotesi.


GLI ANGELI DELLE NAZIONI E LE ORIGINI DEL DUALISMO GNOSTICO

IOAN P. CULIANU
(Groningen)

Il Professore G. Quispel fu il primo studioso dopo la Seconda Guerra Mondiale che criticò le idee della religionsgheschichtliche Schule riguardante le origini del dualismo gnostico. Secondo lui, il background dello gnosticismo è ebraico.
L'impatto degli studi del Professor Quispel sulla ricerca moderna è ben noto e necessita di nessun'ulteriore introduzione. In particolare, egli studiò l'angeologia ebraica allo scopo di mostrare le analogie tra gli esseri celesti nelle credenze ebraiche e le ipostasi gnostiche. Quello è il motivo perchè noi a malapena potevamo immaginare un soggetto più appropriato per un articolo in un volume in suo onore che non fosse la relazione tra gli Angeli ebrei delle Nazioni e le origini del dualismo gnostico. Un contributo essenziale allo studio di questo problema fu pubblicato dal tardo E. Peterson, uno dei maestri del Professor Quispel. E lo stesso Professor Quispel è l'autore dell'ipotesi che noi condividiamo in questo articolo, precisamente che il background del demiurgo gnostico è ebraico.

L'ipotesi dell'origine ebraica del dualismo gnostico già era stata sponsorizzata da alcuni studiosi del XIX secolo, a partire da H. Graetz. Graetz e i suoi seguaci certamente erano in errore nelle loro dimostrazioni, perchè confusero due distinti concetti, precisamente il diteismo (o binitarianismo) e il dualismo. Alcune dottrine ebraiche pre-cristiane erano realmente a conoscenza dell'idea di un secondo dio, che era volte ritenuto responsabile della creazione del mondo. Questo secondo essere divino era di solito un angelo del Signore, che obbediva ai Suoi ordini e che in nessun modo possedeva qualche intenzione malvagia verso di Lui. La più antica evidenza rabbinica riguardante la condanna di questa eresia diteistica risale al II secolo A.D., ma Filone di Alessandria aveva precedentemente discusso l'ipotesi di due Dei. [Si veda A. F. Segal, Two Powers in Heaven, Early Rabbinic Reports about Christianity and Gnosticism, Leiden 1977, 159-79] Perciò, è possibile dichiarare che la dottrina fosse pre-cristiana. È anche possibile dichiarare, con assoluta certezza, che la dottrina non fosse dualistica. Il dualismo radicale comporta la coeternità di due principi antagonistici, mentre un dualismo mitigato comporta una discontinuità nell'espansione dell'Essere. Il binitarianismo ebraico non si adattava né coi primi né coi secondi tipi di dualismo.
Nondimeno, alcuni diteisti ebrei sembrano aver creduto che il mondo fosse stato creato da un angelo del Signore. La stessa idea è presente in certi gnostici, come per esempio Simon Mago oppure Cerinto. Quindi è probabile che, in un clima dualistico, l'angelo del Signore poteva essere stato cambiato nel malvagio demiurgo del mondo. In altre parole, il problema non è dichiarare se il background del demiurgo gnostico è ebraico o meno, ma quali sono le ragioni per cui un angelo buono diventa un angelo malvagio, ossia, quali sono le origini del Zeitgeist dualistico di quel periodo.

1. Le ipotesi principali riguardanti la formazione del dualismo gnostico sono le seguenti:
a) Il dualismo gnostico origina in Iran. Questa teoria è stata sponsorizzata dalla religionsgheschichtliche Schule. Ci sono davvero forti argomenti contro di essa, precisamente che il dualismo zoroastriano è procosmico, non anticosmico. Per giunta, importante evidenza di dualismo mazdeo potrebbe risalire ad un periodo posteriore al II-III secolo A.D.
b) Il dualismo gnostico origina dal dualismo orfico, pitagorico e platonico. Gli studiosi che mantengono questa ipotesi amano richiamare le analogie tra la caduta dell'anima nell'ontologia di Platone e la caduta di una divina ipostasi nel mitigato dualismo gnostico. Essi anche sottolineano che l'Orfismo, la dottrina di Empedocle e, molto probabilmente, il Pitagorismo, erano anticosmici.
Gli oppositori di questa teoria la rifiutano in ragione del suo carattere meramente fenomenologico.
c) Il background del dualismo gnostico è ebraico. Secondo questa teoria socio-psicologica, il dualismo gnostico rappresenta il fatale dilemma degli eventi del 70.

Alcuni studiosi sogliono rifiutare quest'ipotesi, dal momento che i forti aspetti anti-ebraici delle speculazioni gnostiche sembrano incompatibili con un background ebraico. Che è la ragione perchè uno dei sfidanti di questa teoria cercò di dimostrare che
d) il dualismo gnostico origina in Samaria, ossia, in un milieu ebraico ospitante forti sentimenti anti-ebraici. Noi discuteremo qui quest'ultima ipotesi.
Sembra davvero probabile che l'ipotesi c), se considerata accuratamente, sembra plausibile. Dopo gli eventi del 70 e del 135, perfino i circoli ebraici più conservatori, quando confrontati col problema della teodicea, potrebbero aver rifiutato un Dio che falliva, fosse solo allo scopo di preservare l'idea stessa di trascendenza. Perchè il Dio ebraico aveva un forte carattere nazionale, egli era il guardiano celeste di Israele, in opposizione ai meri angeli, i quali erano i guardiani delle altre nazioni. Un dio sconfitto non è un dio altissimo. Che è perchè un tale dio poteva essere stato sacrificato, allo scopo di salvare l'idea di divinità.

2. Ad un primo avvistamento, la nostra ipotesi sembra davvero scioccante, potrebbe anche essere avventata. Ma non lo è, quando si pensa agli immediati, concreti vantaggi politici che il popolo ebraico stava aspettando dalla posizione del loro Dio. Come materia di fatto, tutte le nazioni della Terra erano supposte in possesso di rappresentanti nel cielo. Quest'ultimi erano meri angeli, mentre il rappresentante della nazione ebraica era Dio stesso, ossia, il capo supremo di tutti gli esseri celesti. Quest'idea è certamente tanto recente quanto il II secolo A.E.C., mentre gli angeli nazionali potevano appartenere ad un periodo ancora più antico. [Secondo W. Bousset, l'espressione ''armata celeste'' in Dt. 4,19 e 17,3 (che significa in realtà ''stelle'': ...) significherebbe ''angeli nazionali'' (ibid., 324). I Scheftelowitz, ..., non concorda con Bousset. Per Scheftelowitz, l'origine degli ''angeli dei popoli'' dev'essere ricercata in passaggi come Dt. 29, 25, Dan. 10, 13,20 oppure Sir. 17,17, dove gli dei di nazioni diverse rappresentano le loro terre di fronte a Dio.] L'originale ebraico di Dt. 32,8 recita: ''l'Altissimo ... pose confini tra i popoli, secondo il numero dei figli di Israele'' (quindi la Vulgata: ''iuxta numerum filiorum Israel''). Lo stesso posto nella Spetuaginta recita: secondo il numero dei figli di Dio'', [... Secondo R. Dussaud e O. Eisfeldt, questo episodio (Dt. 32,8) deriva dalla mitologia cananea, precisamente dalla partizione delle terre secondo il numero dei figli di El. Israele sarebbe una trasformazione massoretica del nome El.] ossia degli angeli. E il passaggio recita ancora: "pars autem Domini populus eius, Iacob funiculus hereditatis eius" (32, 9). Secondo la Septuaginta, uno dovrebbe assumere che Dio ha donato tutti i territori sulla Terra ai suoi angeli, in modo tale da assegnare a ciascun angelo una nazione. Solo il popolo di Israele era direttamente dipendente su Dio stesso. La conseguenza perciò (per dirla con le parole di E. Peterson) è che ''das Verhältnis Israels zu den Nationen primär gar nicht als ein Verhältnis von Volk zu Volk, sondern als eines von Gott zu den Engeln der Völker aufgefasst ist''. A partire dal II secolo A.E.C., l'evidenza riguardante questo credo è particolarmente ricca: Siracide 24, 12, Giubilei 15, 31f, ecc. Il Libro di Daniele ci dice circa l'angelo dei Persiani (10, 13.20) e l'angelo dei Greci (10, 20). Qui, comunque, il guardiano degli Ebrei non è Dio stesso, ma Michele (10, 13.21), ''uno dei più importanti Principi angelici''. Il Libro di Enoch etiopico è a conoscenza della stessa idea. Ad ogni misura, Michele è superiore agli altri angeli nazionali: ''uni vero qui in archangelis erat maximus sorte dato est dispensatio eorum qui prae ceteris omnibus excelsi dei cultum atque scientiam receperunt''.
L'intepretazione di un altro passo biblico getta luce ulteriore sulle altrimenti flevoli forme degli angeli nazionali: Isaia 24, 21-2. Secondo l'esegesi di questo passo, gli angeli celesti dei popoli sono responsabili delle azioni militari e politiche dei re del mondo. Nel Talmud Babilonese, questa antica idea è sottolineata davvero chiaramente: ''Nessuna nazione è punita a meno che la sua divinità non sia anche punita assieme ad essa'' [bSukka 29a, baraitha]. Ciò significa che turbamenti politici non sono consentiti da Dio, ma essi nondimeno si originano dall'alto, dalla libera volontà degli angeli. Già nel I secolo E.C. il credo che gli angeli nazionali fossero ingaggiati in una guerra l'un con l'altro, nella stessa maniera in cui lo furono i popoli di cui essi erano celesti rappresentanti e guardiani, era ampiamente diffuso. Satana era di solito davvero bellicoso, ad esempio nell'Ascensione di Isaia: ''Ascendimus ego et ille (sc. l'angelo) super firmamentum, et vidi ibi prelium magnum sathane (Etiopico e Latino Fr.: Samael) et virtutem ejus resistentem honoratie dei et unus erat prestantior alio in videndo, quia sicut est in terra tanto est in firmamento, forme enim firmamenti hic sunt in terra''.

3. In conclusione, la dottrina ebraica degli angeli nazionali è certamente tanto recente quanto il II secolo A.E.C. Secondo questa dottrina, il rappresentante celeste della nazione ebraica è Dio stesso. La relazione del popolo ebraico con gli altri popoli della Terra è identica alla relazione di Dio con gli angeli celesti. Questo credo deriva dall'interpretazione di un passo del Deuteronomio (32, 8), ed è già presente nella Sapienza di Gesù Sirah e nel Libro dei Giubilei. Secondo un'altra tradizione, che appare in 1 Enoch, capitolo 20 e nel Libro di Daniele (10, 13.21), il guardiano celeste della nazione ebraica è l'arcangelo Michele.
Un altro credo, precisamente che i conflitti tra le nazioni del mondo riflettono i conflitti tra i loro celesti rappresentanti, deriva dall'interpretazione di un passo di Isaia (24, 21-2).
Ci sono ulteriori dettagli riguardanti gli angeli nazionali. Il loro numero era 72 oppure 70, che era connesso al calendario babilonese. Alcuni degli angeli nazionali ricevono un nome e una personalità.
Per esempio, il popolo di Edom è protetto dall'angelo Sammaêl [Secondo Scheftelowitz, ... l'angelo nazionale è anche il protettore del re ... Questo è il motivo per il quale Esau, come patriarca del popolo di Edom, è protetto dall'angelo Samaêl. ...] Dubbiêl è l'angelo principe (archon) dei Persiani.
Allo stesso modo, l'evidenza tannaitica e rabbinica più recente riguardante gli angeli nazionali può essere ripartita sotto i seguenti capi:
a) Tutte le nazioni hanno un angelo come rappresentante celeste, tranne Israele, il cui rappresentante è Dio stesso oppure l'arcangelo Michele (in LXX, Dt. 32, 8). Secondo il Testamento ebraico di Naftali, la lingua parlata in cielo è l'Ebraico, perchè Abramo, nello scegliere Dio come Signore del suo popolo, ha scelto anche il Suo linguaggio.
b) Gli angeli dei popoli sono responsabili dei disordini terrestri, come guerre e simili (in Isaia 24, 21-22). ''Quando i popoli della Tera fanno guerra, anche i loro principi celesti fanno guerra''. Uno sviluppo ulteriore di questo credo è che gli angeli nazionali assistono i loro popoli in combattimento. L'angelo dell'Egitto, quando il suo popolo fu inghiottito nel Mar Rosso, cercò riparò nella fuga.
Un'altra idea relativa è che gli angeli nazionali agiscono come una sorta di ministri per il loro popolo presso la corte celeste. Essi difendono la loro propria nazione e portano accuse contro altre. Satana, Sammael e Dubbiel sono gli accusatori del popolo ebraico. Secondo un'altra tradizione, Israele merita non minor punzione di altri, per la sua idolatria e infedeltà.
c) Un altro credo è una combinazione dei primi due con un'interpretazione del sogno di Giacobbe (Genesi 28, 10-22) oppure della lotta di Giacobbe con l'angelo (Genesi 32, 22-9). Secondo R. Meir (c. 150), gli angeli che salgono e scendono la scala sono gli angeli nazionali. Giacobbe vide gli angeli di Babilonia, dei Medi, Greci, e di Edom (Roma) che scendono la scala. Ciò significò che il loro dominio sul mondo è giunto ad una fine. Shemuel b. Nahman (c. 260) dichiara inoltre che le rispettive lunghezze dei regni dei primi tre angeli erano 70, 52 e 180 anni.
R. Hama b. Hanina (c. 250) è persuaso che Giacobbe lottò contro Sammael, l'angelo di Edom, e questa lotta predice la lotta di Israele contro Roma.

4. Identità di Sammael. Noi già incrociammo il nome Sammael nella versione frammentaria etiopica e latina dell'Ascensione di Isaia. Il nome occorre anche nei testi ebraici non più antici del III secolo E.C., come Bereshit rabba, Tanhuma e 3 Enoch. In tutta questa più tarda evidenza, egli è identificato coll'angelo di Edom (Roma). Secondo una tradizione più antica, il nome Sammael è dato all'Angelo della Morte, che già riceve il titolo di kosmokrator da R. Eliezer b. R. Jose Haggelili (c. 150).  È probabile che Sammael fosse uno dei più repellenti esseri celesti per i sapienti ebrei alla fine del Tannaim. Questo è provato anche da un tentativo etimologico per rendere il suo nome derivante da sam'êl, ''veleno di Dio''. Anche il Principe (archon) del popolo romano riceve frequentemente il titolo di ''Principe del Mondo'' (sar ha-olam, archon tou kosmou).

5. Il Principe del Mondo. Nel Martyrium Isaiae, il titolo ''Potenza di questo Mondo'' è dato a Beliar o Matanbukus, ''l'angelo di iniquità''. Il titolo ''Principe di questo Mondo'' appare due volte nell'Ascensione di Isaia, indicando il capo degli angeli malvagi. Nell'Apocalisse di Abramo (fine I secolo, oppure inizi II secolo E.C.), Azazel, il capo dell'armata celeste dei cieli, è Signore dei popoli del mondo, ossia, capo degli angeli nazionali.
Il titolo di ''Principe del Mondo'' non possedeva in origine nessun significato negativo: nella letteratura rabbinica è una volta dato all'arcangelo Michele. Il ''Principe del Mondo'' era semplicemente il capo dei principi angelici (archontes) delle nazioni. Dal I secolo EC in poi, il Principe del Mondo è identificato con Satana, l'angelo malvagio, sotto uno dei suoi nomi: Beliar, Azazel, oppure - non per ultimo - Sammael, l'angelo dei Romani. Sotto gli aspetti di questo nuovo carattere angelico, si potrebbero riconoscere quattro distinte figure tradizionali:
1) Satana - un nome generico per l'angelo di iniquità che già occorre nella letteratura dei tempi maccabei.
2) Il Principe del Mondo, ossia, il capo degli angeli nazionali.
3) L'Angelo della Morte, chiamato Sammael.
4) L'Angelo di Roma, chiamato Sammael dopo lo Sterminatore.
Non è difficile comprendere il processo mentale mediante cui una nuova entità celeste è creata a partire da quattro caratteri in precedenza distinti.
Roma ha conquistato il mondo. Automaticamente, il suo angelo diventa ''Principe del Mondo'', vale a dire, capo di tutti i nazionali archontes. Ma Roma rappresenta la negativa potenza satanica che ha sottomesso il popolo di Dio. Perciò, il suo angelo dev'essere certamente l'angelo di iniquità, Satana stesso, sotto uno dei suoi nomi. Il miglior nome che si possa scegliere è sicuramente Sammael lo Sterminatore, perchè l'armata romana ha sterminato il popolo ebraico, l'angelo romano aveva recato morte e distruzione da ogni dove.
In conclusione, la vita politica (e, perciò, religiosa) di Israele è dominata, nel I secolo EC, da un'immensa e terrificante ombra nera: quella del Principe del Mondo, l'archon del popolo romano, che era identico all'angelo di iniquità e morte. Altre tradizioni ebraiche ci daranno sufficiente evidenza per spiegare perchè questo angelo malefico diventa, nello gnosticismo, il Creatore del mondo.

6. Diteismo ebraico. Diverse fonti rabbiniche, la più antica di cui è il Mekhilta, un midrash del II secolo in Shemot, ricorda una dottrina ''eretica'', viz. quella di ŠTY RŠWYWT BŠMYM, ''Due Celesti Poteri'' [A. F. Segal, 33f]. L'evidenza rabbinica proviene dalla Palestina e precede il contatto religioso con lo zoroastrismo nella Babilonia Ammorrea. La dottrina maledetta, ossia il diteismo o binitarianismo, deriva dall'interpretazione di ''pericolosi'' passi biblici, ad esempio il (formale?) plurale Elohim in Bereshit, l'angelo in Shemot 20f, oppure il Figlio dell'Uomo in Daniele 7,9. Il RR. Yohannan e Simlai erano i primi ad usare la grammatica allo scopo di combattere le idee erronee alle quali gli eretici erano arrivati. [Segal, 150] Il diteismo ebraico era certamente pre-cristiano, dal momento che Filone di Alessandria già discuteva nelle sue opere l'ipotesi di due Dei [Segal, 159ff].
Tutta questa evidenza è in accordo completo con l'affermazione - davvero recente: X secolo - di Al-Qirqisânî riguardante la setta ebraica pre-cristiana dei Maghariani. I Maghariani credevano che Dio stesso non fosse direttamente responsabile della creazione del mondo. Il mondo era stato creato da un luogotenente di Dio, un angelo della sua corte. Secondo G. Quispel, quegli ebrei erano certamente consapevoli della contraddizione tra gli aspetti non-antropomorfici del loro Dio e i modi antropomorfici usati per creare il mondo (tramite la parola, per artigianato), come descritti nella Genesi. Il loro ragionamento era logicamente rigoroso.
L'idea che un angelo del Signore è il creatore del mondo è assegnata a Simon Mago dai Riconoscimenti Pseudo-Clementini e a Cerinto da Ireneo [Adv. haer. I 26, 1: ''non a primo deo factum esse mundum docuit, sed a virtute quadam valde separata et distante ab ea principalitate quae est super universa et ignorante eum qui est super omnia deum''.] e da Pseudo-Tertulliano [Adv. omn. haer. 3: ''nam et ipse mundum institutum esse ab angelis dicit... ipsam quoque legem ab angelis data perhibens, Judaeorum deum non dominum, sed angelum promens'']. Lo stesso credo era anche condiviso da altri gnostici. Quindi, è probabile che Simon Mago copiò l'idea di un secondo Creatore dai Maghariani, ossia, da rappresentanti dell'eresia dei ''Due Poteri in Cielo'', ma questo secondo Creatore divenne, nella gnosi samaritana, il Dio degli Ebrei. Si potrebbe certamente inferire che la perversa interpretazione di Simone fosse intesa a porre in una cattiva luce il Dio dei suoi vicini, ossia, per mostrare che lui era soltanto un angelo del vero Signore.
D'altra parte, c'è sufficiente evidenza che la letteratura apocalittica e rabbinica enfatizzava l'idea del luogotenente di Dio, ammonendo i credenti che questo angelo non è Dio stesso.

7. Il Luogotenente di Dio. La strana informazione di Genesi 5, 18-24 riguardante Enoch diede la nascita ad una ricca tradizione leggendaria. Enoch era ritenuto capace di ascendere ai cieli allo scopo di apprendere i segreti dell'astronomia, di contemplare il mondo di Dio, o di ottenere informazione riguardante il veniente Messia. Era istruito in tutte le segrete dottrine, sapeva tutte le cose che erano state e tutte le cose che erano a venire, nel cielo e sulla Terra. Secondo il Libro dei Giubilei (4, 23), Enoch era stato posto nel Giardino dell'Eden come uno scriba e archivista dei giudizi di Dio. Egli era una sorta di eroe culturale ebraico, che insegnò agli uomini l'alfabeto, le scienze - specialmente l'astronomia -, e la sapienza. Era un grande visionario, conoscitore di tutte le cose visibili e invisibili. Nel Libro slavonico di Enoch, Dio manda a lui l'arcangelo Vrevoel, al fine di promuoverlo al rango di scriba celeste. Un angelo e, più tardi, Dio stesso gli aveva insegnato i segreti della Creazione (ma'aseh bereshith) e dell'Universo (ma'aseh merkâbâh). Secondo il Testamento di Abramo (10, 8-11, 3), lui è l'angelo-scriba, i cui ricordi sono trasferiti dai Cherubim. Lui è il mediatore tra Dio e gli uomini e perfino tra Dio e i suoi angeli. Porta il misterioso titolo di ''Figlio dell'Uomo'' ed è il capo dei Giusti nel cielo.
Nei testi più recenti da Babilonia Amorrea, Enoch è identificato con l'angelo Metatrone: ''Enoch ... è stato catturato dalla Parola di Dio ed è stato posto nel cielo ed ha ricevuto il nome di Metatrone, il Grande Scriba''. Questa tradizione è inoltre sviluppata nel Libro ebraico di Enoch. Nell'incipit, Enoch- Metatron, messaggero di Dio, è l'angelus interpres che rivela a R. Yishmael b. Elisha i secreti del settimo cielo 'Araboth. Porta il titolo di sar ha-panim, ''Principe del Volto'' oppure della Presenza del Signore. In realtà, lui non è nient'altro che Enoch, il quale è stato promosso a questa alta dignità angelica a dispetto delle proteste dei ''vecchi'' angeli Uzza, Azza e Azzael.
A causa della sua rapida carriera, è chiamato ''giovane'', na'ar. Egli è anche il solo essere celeste nato da una donna, e perciò è chiamato ''unico tra i figli del cielo''. Come luogotenente di Dio, egli è YHWH HQTWN, ''Yahveh Più Inferiore''. Ha 70 nomi, corrispondenti ai 70 nomi di Dio e ai 70 popoli della Terra. Egli è preannunciato da 72 venti, ciascuno grande tanto quanto il mondo intero, e con 365 occhi, ciascuno tanto grande quanto il Sole. Il suo trono sembra come il trono di Dio e la sua corona ha 49 (7 x 7)  pietre preziose in cui sono scolpite le magiche parole della Creazione. Come Principe degli Angeli, egli è anche il capo degli angeli nazionali e, coerentemente, gli èd ato il titolo di SR H'WLM, ''Principe del Mondo''.
Il nome Metatrone è connesso alla leggenda dei quattro che penetrarono nel pardes. Elisha b. Abuya, anche noto come Aher (''Altro''), diventa, secondo questa leggenda, il difensore dell'eresia binitariana. Quando intravedendo il trono di Metatrone e lo scriba angelico che non sta di fronte a Dio (perchè troppo impegnato a scrivere i suoi libri!), Aher non può trattenersi dal pensare: ''Forse - Dio proibisca! - ci sono due Poteri". Dopo tale riprorevole errore, il povero Aher è destinato ad essere un eretico. D'altra parte, Metatrone è anche punito, perchè egli confuse Aher mediante la sua posizione da seduto.
La storia di Metatrone è probabilmente solo un'aggiunta amorrea alla leggenda dei quattro che penetrarono nel pardes. [si veda Segal, 63.] Il guardiano celeste di Israele, l'angelo che presiede al Giudizio, lo scrittore celeste oppure lo psicopompo appartiene già alle antiche tradizioni di 1 Enoch, del Libro di Daniele e dei Giubilei. L'arcangelo Michele giova un ruolo davvero importante nelle fonti apocalittiche e rabbiniche. Altri angeli, come Uriel (1 Enoch) oppure Yahoel, sono anche figure conducenti nel cielo. Ma, nella misura in cui siamo interessati, gli angeli più interessanti del periodo tannaitico sono Melchizedek e Yeremiel.
Melchizedek è stato identificato col ''Principe di Luce'' oppure ''Angelo di Verità'' a Qumrân, Melchizedek è il salvatore che, alla fine dei giorni, guiderà gli esiliati indietro alla loro terra, al fine di far loro sapere che sono liberati dal peccato. Egli è identificato con Michele e condurrà le armate celesti a distruggere Belial e i suoi angeli malvagi.
Nel manoscritto di Sokolov di 2 Enoch, Melchizedek, nato per miracolo, è salvato dal diluvio dall'angelo Michele e sta 40 giorni nel Giardino dell'Eden. Egli è chiamato ''il Gran Sacerdote dal principio, Parola di Dio e Potenza di Dio, che esegue le più grandi e le più gloriose meraviglie''. Secondo alcuni scrittori cristiani, l'asiatico Teodoto considerava Melchizedek una grande potenza celeste, mediatore e intercessore per gli angeli. Origene e Didimo erano a conoscenza dell'idea che Melchizedek fosse un angelo. Più tardi, un gruppo di eretici melchizedechiani, asserirono che Melchizedek fosse Di per natura, che egli era il divino Logos. Tutti quelli aspetti - tranne forse gli ultimi due - sono certamente non a noi sconosciuti: prima di Melchizedek, Enoch era stato onorato così. Quello è per dire che la leggenda del luogotenente di Dio esisteva tanto presto come il II secolo A.E.C.
Nella misura in cui è interessato l'angelo Yeremiel, il suo nome o derivato (Remiel, Remiel, ecc.) appare nel Libro etiopico di Enoch. Il papiro Gyzeh, capitolo XX, aggiunge alla lista dei sei santi angeli il nome Remeiel. Al contrario, Ramiel (o Rumael) è un angelo decaduto nei capitoli VI e LXIX.
Il nome angelico Remiel occorre anche negli apocrifi IV Ezra e II Baruch, entrambi composti durante lo stesso periodo (c. 70-135 A.D.). In entrambi quei testi, i profeti conversano con un angelo (IV Ezra: Uriel). A un certo momento, entrambi di loro dimenticano di essere di fronte ad un angelo, e chiamano loro col nome Dio.
Il testo siriano di II Baruch recita rm'il, esattamente come IV Ezra 4, 36. Le versioni latine di IV Ezra forniscono le seguenti varianti del nome:
2 mss. : Uriel (1 ms. : Oriel)
3 mss. : Remihel (Remiel)
1 ms. : Hieremihel (=p. 42 Violet 1910)
1 ms. : nessun nome del tutto.
Uriel è la lectio facilior, impossibile in quel contesto; Hieremihel deriva da Ieremeel (Jeremy 36(43, 26). Le versioni giorgiane leggono Eremi e Uriel, la versione etiopica legge Iyarumival, la versione araba legge Uriel. Il nome occorre anche nella famiglia  Φ degli Oracoli Sibillini II 214-19: ''Quando gli incorruttibili messaggeri del Dio immortale arriveranno, Heromiel, Uriel, Saniel e Azael, essi che sanno quanto numerosi peccati ciascuno ha già commesso, essi conduranno tutte le anime degli uomini fuori dalla profonda oscurità per il Giudizio di fronte alla Corte dell'Immortale e grande Dio''.
L'informazione più impressionante riguardante l'angelo Yeremiel proviene da una sconosciuta apocalisse copta, dove il nome è pronunciato eremiel, forse uan deformazione di zremiel. Questo angelo ammonisce il visionario di non scambiarlo per Dio stesso: 'Fai attenzione, non pregare di fronte a me, Io non sono il Signore, l'Altissimo, io sono il grande angelo Eremiel, il guardiano dell'abisso e dell'inferno, (Io sono quello) nelle cui mani sono poste tutte le anime degli uomini dalla fine del diluvio al futuro''. Una funzione simile fu eseguita dall'angelo Uriel in 1 Enoch. Nell'apocrifo II Baruch, Remiel è onorato degli stessi poteri come Michele e Gabriele secondo le fonti ebraiche.

L'ipotesi che noi condividiamo in questo articolo proviene da P. Bogaert, che crede che il nome (Ye)remiel è una modifica di Yerahmeel, derivato dalla radice RHM-. Vicino ad esso è il nome Yeremeel, da trovarsi in 1 Cronache (2, 25 - 7.33.42) e in Geremia 36(43),26. Le forme Hieremihel, Iyrumiyal e Eremi nelle versioni diverse di IV Ezra, assieme a Eromiel negli Oracoli Sibillini e Eremiel nell'apocalisse copta sono anche davvero simili a Yerahmeel. Il nome Yeremiel occorre di nuovo in un altro testo copto citato da P. Bogaert. L'autore crede che gli angeli Uriel e (Ye)remiel non sono che ''personificazioni celesti'' dei profeti Geremia e Uriyahu.
Ad ogni misura, l'etimologia di quei nomi è, per noi, molto meno importante dell'episodio (IV Ezra, II Baruch, una sconosciuta apocalisse gnostica) in cui i visionari hanno la tendenza a scambiare i due grandi esseri celesti per Dio stesso. Se noi fossimo giusti nelle nostre affermazioni, nonostante l'episodio di Metatrone poteva essere un'aggiunta amorrea alla leggenda dei quattro che penetrarono nel pardes, l'idea che un visionario poteva essere stato confuso da un Grande Angelo non è posteriore al I secolo E.C.

8. Conclusione. Il diteismo ebraico è certamente pre-cristiano. Nel I secolo E.C., o prima ancora, la dottrina binitariana subisce le seguenti trasformazioni:
1) nelle leggende apocalittiche, il luogotenente di Dio può essere erroneamente scambiato con Dio stesso.
2) nelle leggende cosmogoniche, al luogotenente di Dio è assegnata la creazione del mondo.
D'altra parte, il luogotenente di Dio, come un capo degli angeli nazionai, riceve il titolo di SR H'WLM, ''Principe del Mondo''. Allo stesso tempo, questo titolo fu dato all'angelo di Roma, dal momento che Roma era la padrona del mondo. L'angelo di Roma fu Sammaele, che era anche l'angelo della Morte ed era identificato con Satana, lo sfidante di Dio e capo degli angeli malvagi. In questo modo, il ''Principe del Mondo'' poteva diventare il Creatore del Mondo: per di più, egli poteva diventare il malvagio Creatore del mondo.

 Appendice

Già il prof Markus Vinzent ha giustamente sostenuto che Marcione era molto più ebreo di quanto si è soliti pensare (non a caso il titolo di un suo articolo è volutamente provocatorio: ''Marcione l'Ebreo''). Se l'ipotesi di questo articolo qui tradotto è corretta, allora è lecito vedere un certo grado di continuità tra Marcione e quelle frangie marginali dell'ebraismo che per prime, dopo il 70, avevano speculato come possibile teodicea ai mali del 70 l'addossamento di tutte le colpe della tragica rovina ebraica al creatore di questo mondo, pur di salvare la bontà intrinseca del vero dio. Se il diteismo è ebraico in origine, allora Marcione (del quale il consensus ci tiene a sottolineare che non fu affatto uno gnostico strictu sensu) trova il suo legittimo posto proprio in seno ad una marginale tradizione ebraica. Dunque la conclusione è devastante per i folli apologeti cristiani: non fu Marcione ''eretico'' rispetto alla sedicente Traditio proto-cattolica, ma fu ''eretico'' semplicemente rispetto all'ebraismo stesso, al pari dei primi ebrei diteisti post-70.
Ne consegue con logica necessità che anche i protocattolici non sarebbero affatto da considerarsi eretici rispetto all'ebraismo, bensì piuttosto rispetto a Marcione e ai marcioniti. Ho ragione allora ad accusare il cattolicesimo di essere nient'altro che l'eresia di un'eresia ebraica, ovvero: gnosticismo storicizzato.




Possibili obiezioni:
Trovo molto concreta e plausibile l'origine del dualismo gnostico nel tormentato ebraismo post-70 del I secolo. Tolto l'Iran e Zoroastro, tolte le filosofie greche, rimane ancora da considerare se l'Egitto possa essere considerata la vera terra madre di quel dualismo. A dire il vero che già Filone abbia discusso la possibilità di due Dei, come recita l'articolo (appellandosi all'importante opera di A. Segal) lascia aperta la possibilità che il dualismo trovasse la sua origine nel contatto con l'ellenismo e in particolare col neoplatonismo (ne avevo parlato brevemente qui). Rimane da verificare se quel pazzo demente di Pier Tulip avesse ragione nel trovare l'origine della gnosi nell'Egitto (l'idea in sè è seria da considerare, ma l'uso distorto che ne fa quel bifolco di Pier Tulip con la sua astrusa parallelomania astroteologica e non-ebraica è semplicemente disgustevole). Quindi dovrei solo verificare la plausibilità o meno di quell'ultima ipotesi prima di poter confermare il mio ricostruito scenario in merito alla vera provenienza d'origine dell'ebraicità di Marcione.

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