lunedì 16 marzo 2015

Del «Cattolico» Marcione (e di quel che eclissò con la sua ombra)

CAUSE FINALI: I teologi sono i confidenti della divinità. Conoscono le finalità segrete di tutte le sue azioni e sono convinti che sia per il bene della specie umana che sulla Terra vi siano pestilenze, guerre, carestie, infestazioni, insetti e dispute religiose. È certo, per lo meno, che tutto ciò che accade nel mondo ruota sempre intorno al profitto del sacerdozio: la divinità pensa sempre e solo al clero in tutto ciò che fa quaggiù.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

La Storia, o più in profondità ancora, il Passato Reale - ciò che davvero accadde, al di là di ciò che apparve ed appare, quella sorta di noumeno kantiano impossibile da recuperare - potrebbe essere stato qualcosa del genere, come descriverò in questo post, e a quel punto l'esito sarà ancora una volta una forte dose di scetticismo sulla storicità di Gesù.

Supponi per tutto il resto del post che le 10 lettere attribuite a Paolo furono composte nella loro forma embrionale nei circoli marcioniti, con Marcione il loro editore finale, nonchè il vero autore del Più Antico Vangelo (del quale i nostri sinottici costituiscono le reazioni, e del quale il nostro Luca è la falsificazione par excellence).

Così il prof Robert Price:
La mia teoria è che questo è il punto esatto in cu il simonianesimo potrebbe esser divenuto marcionismo. Marcione rappresenta la seconda fase, l'addomesticamento del simonianesimo. Strano a dirsi, ma Marcione io penso segna il primo passo dietro al mainstream, la prima mossa verso il nascente cattolicesimo. Una volta, bastava spontaneo profetismo, ma ora un canone di scritti autorevoli lo sostituiva. Le lettere canoniche stesse furono modificate e aggiornate. I testi che noi ereditiamo sono pieni di indizi di declino spirituale, la perdita del primo amore e fervore. Noi troviamo perfino nelle lettere paoline l'idea che i credenti stanno ora godendo meramente le ''primizie dello Spirito'', ''i primi frutti dello Spirito''. Queso rappresenta una disillusione, un declino dal periodo di iniziale entusiasmo settario.
(The Amazing Colossal Apostle, pag. 223, mia libera traduzione e mia enfasi)
La soteriologia marcionita pone la crocifissione di Gesù come un riscatto per comprare le creature del Creatore, che le libererà così che possano venire adottate dal Padre, il Dio alieno. Non è una morte per il peccato. Non è un sacrificio. Non è una redenzione o espiazione. Marcione insegnò questo apertamente, non come qualcosa tenuta privatamente segreta che sarebbe nota solamente a pochi scelti. Il suo intento fu di fondare un'istituzione pubblica. All'opposto, valentiniani, frankisti, e altri esistevano come gruppi segreti all'interno di congregazioni cattoliche. Perciò come suggerito da Tommaso 13, i veri credenti dovevano mantenere segretezza. Nelle chiese marcionite, non c'era alcuna necessità per tale tatto e strategia. Il battesimo marcionita fu un rito di passaggio piuttosto che l'iniziazione in più grande gnosi. Indica un pieno abbraccio delle implicazioni etiche dell'appartenenza. Gente che credeva nell'ideale ascetico ritardava il battesimo finchè fosse pronta a porlo in pratica, in questo non erano i soli. Molti cristiani contemporanei facevano questa stessa cosa.
(The Amazing Colossal Apostle, pag. 246-247, mia libera traduzione e mia enfasi)
Robert M. Price è stato particolarmente acuto, direi geniale, allorchè accusa lo stesso Marcione, ovvero la vittima & il bersaglio di tutte le interpolazioni e falsificazioni protocattoliche successive, di essere in qualche modo la causa stessa del suo male, e qui mi fa ricordare il noto proverbio popolare ''chi è causa del suo mal, pianga se stesso''. Perchè Marcione inaugurò, seppure indirettamente, quella tendenza verso l'amalgamazione delle anarchiche chiese cristiane che lo precedettero. Marcione inaugurò la Reductio ad Unum, anche se furono altri, i suoi diretti avversari protocattolici, a completarla coronandola col massimo successo.

Il prof Markus Vinzent concorda con Price su quel punto:
Caro Giuseppe,
questo è esattamente quello che penso, anche. Marcione non è il ribelle, come viene dipinto più avanti nel tempo, ma un altro passo verso l'ortodossia nascente. Anche se non sta pensando al suo Vangelo o alle lettere paoline come letteratura di riferimento (egli solo lamenta al riguardo il loro collegamento e integrazione con gli scritti ebraici), il fatto stesso che sta scrivendo gli oracoli del Signore, combinandoli con cornici narrative e, come le lettere di Paolo, per portarli in un ordine biografico e geografico, lo rende la causa di uno dei più potenti cambiamenti nell'ebraismo post-Bar Kochba per ciò che diventa 'Cristianesimo'. Ciò che al momento fu certamente un evento marginale per l'ebraismo in generale e una minima 'caduta di un sacco di fiori in Cina' per Roma, diventò un momento importante nella storia del cristianesimo. Vorrei anche richiamare l'attenzione al fatto che ogni cosa prima della fine della guerra di Bar Kokhba  fu 'anarchica' se guardata attraverso le lenti del cristianesimo. Marcione come Paolo era una mente forte, Paolo, non penserei, che avesse fallito, ma ci è voluto un pò di tempo, finchè il suo congeniale (e allo stesso modo problematico) lettore Marcione lo riprese e rifornì altri ebrei di questa potente letteratura. Di conseguenza furono date le basi per identificare sé stessi con il nome vergognoso di 'cristiani' e per formare un 'vero Israele' - non come Marcione voleva in antitesi e comunque indipendente dall'ebraismo - a spese dell'ebraismo. 

(mia libera traduzione e mia sottolineatura)
Quindi da Marcione in poi, o meglio, dalla Scuola Marcionita in poi, sappiamo benissimo com'è andata (e chi si ostina a non capirlo è un idiota oppure un folle apologeta oppure entrambe le cose): tutta la letteratura sacra che quella congregazione gnostico-messianica creò e pubblicò (il primo ''Nuovo Testamento''), venne progressivamente usurpata, cooptata e bonificata in senso protocattolico dai primi rappresentanti della ''Grande Chiesa'', quella che avrebbe avuto poi successo a recitare la parte dell'''asso piglia tutto'', effettuando l'unica mossa efficace che da sola avrebbe procurato scacco matto a tutte le chiese rivali: ''umanizzare'' il Gesù di Marcione ''nella carne''. E lo fecero con ben 4 vangeli canonici.

Resterebbe da sapere cosa accadde prima di Marcione e della sua chiesa.

La risposta più rigorosa che dovrei dare è un semplice: NON SO.

Ma in realtà con quella risposta socratica dimostrerei di sapere ben più cose con la mia ignoranza che non spacciando false pretese di sapienza.

La chiave è nell'intento di Marcione.
Nell'intento di un uomo geniale che sognò per prima l'idea di UNIRE le varie sette cristiane e fonderle in una sola chiesa, anche se poi fallì nell'intento (non prima che la sua chiesa avesse fatto seria concorrenza a tutte le chiese rivali, prima di soccombere definitivamente dopo Nicea). Si può ben dire che Marcione e Napoleone sono i due più Grandi Uomini che hanno fatto la Storia:
Marcione, perchè fu il primo a creare a tavolino una Non-Vita di Gesù sulla Terra, avviando così il formidabile e travolgente processo cattolicizzante noto come Reductio ad Unum.
E Napoleone, non per le sue doti di condottiero (anche Gengis Khan e Annibale erano condottieri), ma perchè si limitò ad essere il mero estensore materiale, in tutti i territori europei da lui conquistati, delle strepitose idee illuministe che provocarono il crollo dell'Antico Regime.
Si può ben dire che il resto, nella Storia dell'umanità, sono solo dettagli.

Dicevo, dunque, l'intento paradossalmente ''cattolicizzante'' di Marcione. Egli fu, anche se prima facie non sembra esserlo, a suo modo un ''amalgamatore'' come e peggio di ''Luca'' (sì, avete sentito bene, quel bastardo e tendenzioso propagandista di Atti degli Apostoli). Qual è il compito di un ''amalgamatore''? Amalgamare credi e opinioni tra le più disparate riducendole il più possibile al loro Massimo Comun Denominatore, così da catturare il maggior numero di concorrenti sotto il proprio ombrello, provocando loro il minimo attrito in virtù dell'assicurazione (più spacciata, che reale) di non alienarli eccessivamente dai loro credi d'origine.

Ne consegue che se Marcione stava tentando di ''amalgamare'' sul mercato religioso due, tre, quattro, o più sette in una sola chiesa - la sua -, in quel caso, meno avrebbe alienato od offeso ciascuna singola setta imponendogli un rinnegamento del proprio credo originario in questo o quel dogma, meglio e più rapidamente sarebbe riuscito nel suo intento a creare una Nuova Religione totalmente distinta dall'ebraismo (che in quel momento, - siamo al tempo della Rivolta di Bar Kochba - non se la spassava poi tanto bene).

Ovviamente, in tutto quello che sto per dire, occorre sempre ricordare che nell'operazione in questione i protocattolici furono migliori di Marcione, anche se subentrarono dopo Marcione per raccoglierne i frutti e falsificarne la letteratura.

Perciò Marcione doveva smussare ogni possibile fonte d'attrito, ogni potenziale lancinante differenza tra le antiche e rivali chiese cristiane che bramava cooptare sotto il proprio Vangelo, nel nome di ''Paolo'', se voleva avere successo come AMALGAMATORE.

E qui è esattamente dove volevo arrivare a parare fin dall'inizio del post:
i documenti prodotti dalla Scuola Marcionita sotto il nome di ''Paolo'' - tutte le lettere paoline + un anonimo ''Vangelo del Signore'' - potevano benissimo FINGERE di descrivere una setta gnostico-cristiana ''miticista'' (che non prevedeva cioè affatto un ''Gesù storico'' fin dal principio) piuttosto che una o più coesistenti sette giudeo-cristiane messianiche ''storiciste'' (che ruotavano attorno alla venerazione di questo o quel messia militare ebreo, o di questo o quell'esorcista ebreo posseduto dallo Spirito, o di questo o quello profeta apocalittico fallito, ecc.). Così non esiste - non può esistere - nessuna prova contro il Gesù storico o contro il Gesù mitico nelle lettere di ''Paolo'': dal momento che il loro autore si spacciava per ''Paolo'' per guadagnare consenso e autorità, il suo fine era descrivere il credo in comune alle chiese cristiane alle quali voleva rivolgersi, per la precisa ragione che proprio quelle medesime chiese cristiane egli voleva ora amalgamare alla propria.
Non sappiamo - non possiamo mai sapere e non lo sapremo mai - se i ''Corinti'' o i ''Galati'' o i ''Romani'' o gli ''Efesini'' o i ''Colossesi'' fossero cristiani ''miticisti'' (gnostici gentili) o cristiani ''storicisti'' (ebrei messianici), perchè le lettere non erano rivolte specificamente a loro (se non per finta) ma a tutti i cristiani dell'Impero indistintamente: le lettere di Paolo sono dei trattati, non sono veramente delle lettere.

I destinatari di quelle lettere potevano perfino essere stati o dei cristiani miticisti già sulla via di storicizzare il loro Gesù mitologico, oppure dei cristiani storicisti già in procinto di mitologizzare il loro messia terreno, oppure ancora cristiani di entrambi i tipi. Anzi, potevano essere perfino non dei cristiani del tutto, ma solo ebrei apocalittici della Diaspora in attesa del loro Messia venturo (ai quali, nelle intenzioni dei marcioniti, mancava soltanto, per essere ''perfetti'', il venir messi a parte della rivelazione finale del Cristo risorto, via ''Paolo'').

Se dunque il target reale di quelle ''lettere'' erano le caotiche e anarchiche sette che brulicavano lungo la frangia orientale dell'Impero - quelle sette che erano riuscite a sopravvivere al I secolo e che ora si stavano affacciando a stento al II secolo, e che qualcuno ebbe la geniale idea di volerle fondere finalmente nella nascente ''Grande Chiesa'' - mi si dica di grazia come diavolo fa qualcuno, fosse pure Richard Carrier in persona, a negare la concreta possibilità che, mentre qualcuna di quelle ''sette da amalgamare'' erano originariamente sette miticiste, altre tuttavia di quelle medesime sette erano in origine sette messianiche giudaizzanti composte di seguaci dei simili del ''Samaritano'', di ''Teuda'', dell'''Egiziano'', o di qualsiasi altro ''impostore''?????

Se si ammette una presunta continuità tra le sette ''cristiane'' o simil-cristiane del I secolo e quelle propriamente cristiane del II secolo (marcioniti e giudaizzanti in testa) allora sarebbe virtualmente impossibile dimostrare che il cristianesimo sopravvisse come risultante amalgama solamente delle sette miticiste ruotanti attorno al Cristo celeste, ad esclusione delle sette messianico-apocalittiche ruotanti attorno ad uno o più sedicenti messia - quando noi abbiamo ogni ragione di credere che devono essere esistite probabilmente istanze di entrambe i tipi.

Ad esempio, l'Ascensione di Isaia o le Odi di Salomone, ambedue testi dove il Figlio o Cristo non ha nome, testimoniano l'esistenza di sette pre-cristiane miticiste anteriori a Marcione. Mentre l'Egiziano che si atteggia a novello ''Giosuè'' nonchè successore di Mosè sembra essere a propria volta testimone di un ''gesuanesimo'' pre-cristiano. Nessuna di queste sette può essere considerata ''pistola fumante'' pro mito o pro storicità. Oppure viceversa - che è lo stesso -, tutte queste sette testimoniano che le varie entità ''Gesù'' successivamente chiamate tali potevano essere individui storici oppure personaggi mitici in egual misura.

Lo stesso dr. Carrier non può negare che il quadro iniziale era piuttosto caotico, quando dice:
Elemento 21: (a) Paolo e gli autori del NT attestano che c'erano numerose sette cristiani rivali e fazioni che insegnano diversi vangeli per tutto il primo secolo. In realtà, una prova di tali divisioni e disaccordi risalgono tanto lontano indietro quanto vanno i ricordi esistenti. Tuttavia sappiamo davvero poco di quelle altre versioni del cristianesimo (e in alcuni casi niente del tutto). E (b) di quelle solo un pò di amalgamate sette sopravvissero al processo di competizione per rimanere nel Medioevo...
Noi perciò non possiamo assumere semplicemente che i testi sopravvissuti riportino quel che era normativo per le originali o più antiche sette del cristianesimo.

 (On The Historicity of Jesus, Capitolo 4, paragrafo 7, mia libera traduzione e mia enfasi)

...e sempre il dr. Carrier riconosce la storicità di sette ''gesuane'' storiciste (anche se non la stessa setta descritta dal suo Paolo), quando rivela:
Elemento 4:  la Palestina nell'antico primo secolo EC stava sperimentando un revival del messianismo. C'era un evidente brulicare di sette e individui ad annunciare di aver trovato il messia.
...
...tutti e quattro di quei messia, come riportato da Flavio Giuseppe, stavano eguagliando sé stessi con Gesù (Giosuè) e facendo velate pretese di essere il Cristo (messia). In altre parole, qui noi abbiamo in Flavio Giuseppe quattro Gesù Cristi. I nostri semplicemente fanno cinque. Il personaggio evangelico di Gesù quindi si adatta bene nella tendenza documentata da Flavio Giuseppe.

(On The Historicity of Jesus, Capitolo 4, paragrafo 5, mia libera traduzione e mia enfasi)
Anche se poi, bisogna dire, che Richard Carrier fa a mio parere (da qui la ragione per cui lo accuso ironicamente di essere un folle apologeta cristiano) l'errore di applicare un Forte Argomento del Silenzio sul Gesù storico nelle lettere (assunte da lui erroneamente nel I secolo) senza tuttavia mai applicare il medesimo e ben più Forte Argomento del Silenzio alla stessa chiesa cristiana del I secolo: se ci fosse stata realmente una chiesa cristiana paolina in procinto di diffondersi per tutto il bacino del Mediterraneo già al tempo del Paulus Historicus (cioè negli anni 50 del I secolo), con tanto di organizzazione gerarchica al suo interno, sicuramente allora l'assoluto silenzio della Storia riguardo all'esplosione di tale fantomatica Chiesa è di gran lunga più significativo e sorprendente (=inatteso, = improbabile) e dunque assai più dannoso alla vista tradizionale che vuole le lettere di Paolo il riflesso storico più genuino del movimento cristiano attivo attorno all'anno 50 della nostra era.

Mi sembra decisamente più probabile, oramai, che la chiesa di Paolo è solo una descrizione del tutto fabbricata ed altamente edulcorata di uno o più culti che esistevano veramente a quel tempo.
Questo significa che solo nel II secolo cominciamo a vedere uscire a poco a poco, dal caos della Guerra Giudaica nonchè da quel magma oscuro e indeterminato quale fu in realtà l'insieme delle sette messianiche ebraiche, il cristianesimo emergente delle epistole e dei vangeli, sul punto inevitabile di diffondersi per tutto l'Impero romano. 

Perciò, denunciato l'intento cooptatorio della Scuola Marcionita nel produrre le lettere più il primo vangelo, è impossibile sapere se tra le sette cooptate (o prossime ad esserlo) del II secolo figurassero soltanto sette fondate da un reale ''Gesù'' storico (al di là se si chiamasse o meno Gesù) oppure unicamente sette che adoravano un Cosmico Cristo mai sceso sulla Terra (al di là se si chiamasse o meno Gesù, vedi ad esempio le Odi di Salomone), oppure ancora entrambe contemporaneamente del primo & del secondo tipo. Perciò la questione della storicità di un ''Gesù detto Cristo'', se questa è la definizione di storicità che ne ha dato Richard Carrier (e che io sto seguendo in questo post)
1. Un reale uomo a qualche punto chiamato Gesù acquisì seguaci in vita che continuarono come un movimento identificabile dopo la sua morte.
 
2. Questo è lo stesso Gesù che fu preteso da qualcuno dei suoi seguaci di essere stato condannato dalle autorità ebraiche o romane.

3. Questo è lo stesso Gesù che alcuni dei suoi seguaci presto cominciarono ad adorare come un dio vivente (o semidio).

(On the Historicity of Jesus, Capitolo 2, Paragrafo 4, mia libera traduzione)

è per me del tutto priva di significato. L'errore fondamentale di Richard è credere che i due paradigmi, del mito (dall'angelo all'uomo) e della storicità (dall'uomo all'angelo), siano tra loro mutualmente esclusivi. Al contrario, è altamente probabile che entrambi i due paradigmi siano veri. Non è vero che sotto il paradigma miticista il punto di origine dev'essere per forza stato ''Pietro'' o chi per lui, ovverosia il primo che ebbe allucinazioni di un Arcangelo celeste, alla maniera di Joseph Smith. Sarebbe, mutatis mutandis, lo stesso errore dei dementi folli apologeti che pensano (molto cattolicamente) che tutto si riduca nella sua origine allo storico ''Gesù detto Cristo'' quasi che nessun'altro, angelo o uomo, non potesse essere chiamato altrettanto validamente col ''nome al di sopra di tutti i nomi'', ovvero ''Gesù'', come recita l'Inno ai Filippesi (qualcosa che per me è sufficiente da solo ad eliminare a priori ALMENO la possibilità del Gesù storico dei folli apologeti cristiani). Il nome di Giosuè rimanda per alcuni ebrei all'omonimo conquistatore terreno dell'Antico Testamento, ma quel medesimo personaggio può essere visto da ebrei ellenistici come Filone anche come allegoria della Sapienza gnostica che introduce l'iniziato alla vera Terra Promessa dello Spirito. Se chi scrisse una lettera nel nome di ''Paolo'' si fosse rivolto ad entrambi, avrebbe naturalmente attribuito al suo ''Cristo Gesù'' un misto di entrambe le due diverse concezioni di ''Giosuè'', quella letteralista (giudeo-apocalittico-messianica) e quella allegorica (gentile-gnostico-rivelatoria).

A favore di Carrier e dei miticisti, dico solo che io considero prima facie più probabile che ad avere maggiori probabilità di sopravvivenza ai travagli del I secolo fosse a priori una setta ebraica ruotante attorno ad un Cristo celeste (come la comunità pre-cristiana dietro le Odi di Salomone) piuttosto che una setta messianica zelota (la quale di solito si estingueva subito non appena moriva crocifisso il leader e venivano sgominati con la forza i suoi seguaci). Tuttavia, ecco, è solo una sensazione a priori, derivante dalla mia profonda convinzione che non è un banale insegnamento o una ridicola profezia apocalittica o una ribellione contro l'Impero ciò che origina i movimenti religiosi su larga scala dando loro sufficiente linfa vitale da poter lambire il II secolo, ma puri fenomeni condivisibili di possessione spirituale. Per questa ragione io continuo a pensare che NESSUNA delle sette cooptate dagli autori marcioniti e protocattolici delle lettere ''paoline'' trovasse origine in un ''Gesù'' storico. Perfino se non si fosse mai chiamato Gesù.

Questo mia quasi-certezza continua a fare di me un miticista. 


Devo a Robert M. Price la convinzione che...
Qualunque nome essi potevano aver usato, le varie sette gnostiche credevano che la loro dottrina, o gnosi, era giunta loro da un rivelatore celeste che discese sulla Terra in carne umana o qualcosa di simile alla carne e risvegliò i possessori della scintilla divina alla loro vera origine e destino. Questo permetteva loro di sfuggire al ciclo vizioso della rinascita e, alla morte, di ascendere una volta e per sempre al pleroma e ricongiungersi alla divinità.
(pag. 133, mia libera traduzione)
Qui l'enfasi è giustamente posta da me a quel ''Qualunque nome essi potevano aver usato''. In altre parole, perfino se ci fosse stata in circolazione (e io non lo credo affatto possibile, perchè marcia contro tutta l'evidenza) da qualche parte sulla Terra quella fantomatica setta egizia vagheggiata da quel pusillanime ignorante vecchiaccio di Pier Tulip, con tanto di Divinità Solari astroteologiche del cazzo e distorto amore per le più volgari astrologie e formule magiche, ecco, gli gnostici alessandrini, perfino in quel caso, perfino con quei pezzenti, si sarebbero divertiti a vedere nei nomi ridicoli delle loro divinità le varianti locali del LORO mito, cooptandoli perciò nella propria ''tradizione'': chiaramente l'errore di Pier Tulip qui è di prendere l'amalgato di turno (la sua ridicola setta egizia mai esistita oppure il suo ridicolo ''Egiziano'') per il reale amalgamatore (la Scuola Marcionita prima e i protocattolici successivi dopo). Ma il punto che voglio fare con questo esempio è che l'amalgamatore, il cooptatore venne dopo quello che sarà da lui amalgamato e cooptato, non prima. L'errore di molti miticisti, compreso Richard, è di credere che l'amalgamatore fosse solo l'editore protocattolico finale, in attesa al varco a profittare dei frutti spirituali altrui. In realtà si potrebbe dire che nel II secolo tutti quanti, marcioniti, giudaizzanti & protocattolici, erano più o meno interessati a cooptare per sè la ''memoria'' di un presunto passato reale del I secolo, non recuperando altro in realtà da quella ''memoria'' se non ciò che avevano anzitempo deciso di proiettare su di essa: loro stessi.

In conclusione, trovo molto probabile che il cristianesimo nella sua origine (e non so se I secolo o inizi del II) non fosse nient'altro che un indistinto e oscuro movimento ebraico messianico (che forse di cristiano non aveva proprio nulla).
Poi il nome di ''Gesù'' servì ad assemblare tanti messianismi diversi (da quelli più spiritualizzanti e gnostici a quelli più politici e xenofobi) come personificazione di pensieri che potevano balenare in mente solo nel II secolo, quando la gnosi cominciava ad effettuare i primi passi. Negli anni 70-135 EC brulicarono nella Diaspora comunità gnostiche e comunità messianiche in conflitto tra loro: i primi avendo ''Paolo'' come alfiere e i secondi ''Pietro'' oppure ''Giacomo''. Solo dalla metà del secondo secolo i due gruppi  cristiani si riconciliarono man mano e il risultato di questo processo di riconciliazione fu il cattolicesimo romano.

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