martedì 13 gennaio 2015

Risolto il Mistero del «pocket gospel»

A scanso di equivoci, ne avevo parlato in un post precedente.

Con la consueta gentilezza che gli è caratteristica, il prof Vinzent mi ha segnalato, a proposito della vera datazione del testo noto come Ascensione di Isaia, questo suo articolo accademico davvero interessante.

Si tratta di una vera miniera di informazioni non solo sulla genesi dell'Ascensione di Isaia sull'onda della più generale reazione al Vangelo di Marcione (Mcn), ma anche sulla sua relazione di apertura ed opposizione ad altre idee correnti dello stesso periodo, tutte coinvolte in maggiore o minore misura nel dibattito scatenato dalla prima ricezione di Mcn.

Eccone la mia libera traduzione dello stralcio di un passaggio fondamentale:
Se leggiamo i quattro passaggi Matteo 1:18-25, Luca 2:1-7 e Giovanni 1:1-14 e l'Ascensione contro lo sfondo di Marcione, semplicemente sull'ipotesi che erano scritti dopo-Marcione, appaiono tutti contro-storie alla sua posizione con l'Ascensione reagendo, ma anche riferendosi a loro. Oppure per essere più precisi, AscI è simile a Matteo, anche accenna a Giovanni, ma posiziona sé stesso contro Luca.
Luca sembra essere stato una prima redazione contro Marcione, prendendo da Marcione l'enfasi storica, ma esordendo con il Cesare Augusto, non con il Cesare Tiberio, come fece Marcione. Il censimento era una materia penosa certamente nota ad un ricco proprietario navale come Marcione. L'enfasi sulla genealodia davidica di Gesù andava contro la dissociazione di Marcione di Cristo dall'ebraismo.
Così faceva l'esplicito riferimento a Maria 'che dà nascita' - ovviamente una nascita normale, non c'è menzione di alcunchè di straordinario, nessuna concezione spirituale, neppure è Maria definita una vergine, al contrario Luca introduce una certa ambiguità con la gravidanza extraconiugale di Maria senza svilupparla ulteriormente - e ‘lo avvolse in fasce’ letteralmente contraddice Marcione.

 Matteo confronta Marcione in modo diverso. Questo vangelo prima si affianca a Marcione nel riconoscimento di una speciale natura spirituale di Gesù dalla sua concezione e introduce anche un encratismo marcionita (Giuseppe non aveva nessuna relazione coniugale con Maria finchè lei partorì). Matteo accetta la versione di Luca della relazione extraconiugale con Giuseppe, ma introduce lo Spirito Santo che rese incinta Maria (Maria ora è chiamata una vergine incinta), parla dell'intenzione di Giuseppe di divorziare da lei privatamente, dell'apparizione di un angelo nel suo sogno. Naturalmente, per Matteo l'Immacolata Concezione è semplicemente il compimento della profezia di Isaia - appellandosi precisamente sulla stessa come l'Ascensione di Isaia. Comunque, perfino Matteo confronta Marcione non soltanto mediante l'approvazione della storia di Luca della nascita di Gesù, ma tramite anche il riferimento di esso alla profezia, ‘affinchè si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta’, una sapienza profetica che Marcione aveva esplicitamente rigettato.
Giovanni impugna Marcione differentemente. Il suo messaggio è incentrato contro la dissociazione di Marcione di questo cosmo dal Dio di Amore e Luce e il Cristo che venne in questo mondo, che non era il suo proprio, ma anche si affianca con lui nella differenziazione tra quel che fu portato da Mosè, precisamente la legge, mentre ‘la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo’ (Giovanni 1:18), colui che ‘venne fra i suoi’. Ireneo sa che Giovanni contraddiceva la pretesa di Marcione, non il viceversa che Marcione si opponeva a Giovanni (!): ‘Giovanni, comunque, egli stesso pone questa materia al di là di ogni controversia da parte nostra, quando lui dice:  “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Secondo Marcione, e quelli come lui, né il mondo era stato fatto per mezzo di lui; e neppure venne fra i suoi, ma per quelli di un altro.’ Contro Marcione, perciò, insiste Giovanni, che questo mondo era creato proprio dallo stesso Verbo che era in principio con Dio, era pienamente Dio, era vita e luce. Lui accetta da Marcione l'oscuro carattere di questo mondo, e anche che il mondo non ha riconosciuto, e neppure ha ricevuto il messaggero (un parallelo a Luca), e comprende la salvezza come una nascita spirituale grazie a Dio. Comunque, diversamente da Marcione, Giovanni vede una salvezza che è recata precisamente tramite il Verbo creatore che diventa quel che ha creato, carne. Il Cristo glorioso di cui parlò Marcione, Giovanni lo identifica con questo Verbo che è divenuto carne.
 Quei testi offrono la base per AscI oppure viceversa. L'Ascensione prima estrae l'idea presente in Giovanni che il salvatore viene tra i suoi suoi, ‘il suo possesso’ o ‘porzione’, non in un mondo straniero. Accenna anche alla Betlemme di Luca e fa il collegamento storico. Comunque, il testo si affianca piuttosto a Marcione e a Matteo, sulla natura speciale del salvatore, l'elemento encratistico che assume la prossimità a Marcione perfino oltre di Matteo mediante l'omissione della nascita di Gesù.  Come in Marcione, la venuta nel mondo accade inaspettatamente (Maria è meravigliata), come in un battito d'occhio, senza travagli del parto e con un grembo ‘trovato come prima’, nonostante AscI ammetta che Maria aveva concepito, tuttavia insiste sulla sua verginità. In modo interessante, AscI riflette anche il conflitto sulla natura dell'apparizione del salvatore a questo mondo e la discussione sulla storia della nascita. Alcuni affermano che Maria partorì rimanendo Vergine, mentre molti favoriscono la vista di AscI, che  lei non ha generato un bimbo, non ebbe travagli del parto. Al pari di Marcione, AscI approva l'imprevedibilità dell'arrivo e la cecità del popolo, sebbene limitando  la non-conoscenza al tempo  ‘da dove Egli stava’ venendo.


Periodo che è dunque del II secolo inoltrato. In questo aveva parzialmente ragione Parvus: il ''pocket gospel'' sulla nascita docetica di Gesù, presente nel capitolo 11 dell'Ascensione di Isaia, serviva solo a bonificare il docetismo anti-veterotestamentario di Marcione, con i vangeli sinottici a seguire sulle stesse frequenze d'onda. E tuttavia anche il resto della Visione di Isaia era tutto risalente ai medesimi periodo e contesto.

Per quanto riguarda la ''nascita'' di Gesù riferita nell'Apocalisse, la ''donna'' ivi intesa è chiaramente allegorica come ogni altra immagine o simbolo introdotto in quella rivelazione fabbricata. Così Parvus, e condivido in pieno:

La mia ipotesi sarebbe che la donna è allegorica. Apocalisse è stato scritto da un profeta che si vedeva come appartenente a una specie di gruppo di "fratelli profeti" (Apocalisse 22:9). La donna è forse un sostituto allegorico per quel movimento profetico che ha dato vita al cristianesimo. Attraverso di loro l'esistenza e l'ingresso nel mondo del "figlio ... che governerà tutte le nazioni con una verga di ferro'' (Apocalisse 12:5) fu reso noto. In quel senso essi gli dettero vita. Quella nascita li porta all'attenzione del Drago e lui li perseguita.

 
Dunque l'opinione di Enrico Norelli sulla provenienza del I secolo dell'Ascensione di Isaia è praticamente sbagliata. Mentre lo studioso italiano può ancora avere ragione sull'integrità del testo come lo abbiamo pressochè oggi.


Così sono in errore sull'Ascensione di Isaia un pò tutti quanti: Roger Parvus e Neil Godfrey, ma anche Earl Doherty, Maurice Casey ma anche Richard Carrier.

A farla breve, quel testo non merita affatto quell'imposizione che tutti gli autori citati volevano attribuirgli per via della sua presunta datazione nel I secolo o negli inizi del II secolo.

Il massimo forse che può fare quel testo è gettare il dubbio sul contenuto del mito originario: prevedeva un Gesù che diventava via via materiale man mano che scendeva nei cieli inferiori fin giù sulla Terra per portare a termine il suo compito? Oppure Gesù non assumeva mai la carne in nessuno dei cieli inferiori, sottolineando così la sua fondamentale purezza rispetto a quei mondi dominati da demoni e arconti? E quale ruolo giocavano gli antichi profeti ebrei in tutto questo?

Tutte domande alle quali l'Ascensione di Isaia non potrà rispondere, ma che potrà però, in virtù della sua mera esistenza, sollevare legittimamente.

Dunque con quali documenti siamo rimasti, risalenti veramente al I secolo?

Solo lettere. Di Paolo e di qualche altro. Più Apocalisse, il Pastore di Ermas, oltre alle opere di qualche sporadico antico apologeta protocattolico del II secolo che ancora non aveva occasione di misurarsi con un vangelo scritto.

Solo e soltanto rivelazioni e oracoli ''del Signore'', misti a continui appelli all'Antico Testamento.

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