martedì 4 novembre 2014

Fondamentale Verità della Frase: «Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula» (John Bale)

Un messia non-esistente (la cui vittoria e sovranità fossero note solo spiritualmente e quindi mai una minaccia militaristica mondiale) avrebbe quindi un enorme vantaggio competitivo in quelle fasi più antiche...
(Richard Carrier, On the Historicity of Jesus, pag. 69, nota 23, mia libera traduzione)


Dopo che ho più volte detto e pensato che le persone che sono convinte che Gesù sia esistito sono dementi folli apologeti, in quanto fin troppo limitati da anguste vedute sull'argomento, e non hanno granchè da offrire di convincente, tranne solo un patetico appello al consensus destinato a scemare progressivamente (prima il consensus, e poi l'appello) nel giro dei prossimi vent'anni (il tempo richiesto perchè i contenuti di OHJ di Richard Carrier vengano man mano letti, compresi, assimilati, esaminati e digeriti nella blogosfera e oltre), nel frattempo chi non leggerà OHJ o chi lo leggerà senza capirlo (magari perchè si rifiuta di capirlo) sarà comunque un utile idiota nella misura in cui ripeterà la stridula apologia che la questione è risolta perché sono gli esperti ad averla stabilita una volta per tutte, e da un pezzo - cosa che in realtà non hanno mai fatto, e stavolta non c'è lo zampino del braccio secolare del Vaticano o del Re di Prussia o dello Zar di tutte le Russie (a dire il vero, quello c'è ancora) a sopprimere il libero pensiero.


Ormai pure un pubblico di soli laici colti a sufficienza anche se non esperti è in grado di stanare la fallacia di un argomento fatto dai vari imbonitori De Angelis o Cascioli di tutto il mondo.  E allo stesso modo il mdesimo pubblico sarà sempre più in grado di vedere un'autentica chiusura mentale e un rifiuto serrato di ogni vera discussione sull''esistenza di Gesù da parte degli ''esperti accademici'', ma ormai è facile da individuare la malcelata agenda apologetica cristiana dietro tutto questo. Sembra che milioni di persone l'abbiano notato.

Non occorre essere un biblista plurilaureato per rendersi conto di quante siano poche e generiche le fonti scritte sull'Israele del 1° secolo. In realtà, gli unici record cruciali di Gesù, le uniche cose davvero a disposizione per l'analisi, che permettano di formare la tua opinione sulla questione della sua storicità o non-storicità, sono unicamente i libri del Nuovo Testamento. Tutto il resto è secondario. Naturalmente, questo desolato scenario potrebbe cambiare completamente oggi o domani non appena  un nuovo documento rimasto occultato per duemila anni vada ad aggiungersi in modo significativo alla nostra conoscenza. E una cosa del genere potrebbe accadere da un giorno all'altro. Ma gli archeologi potrebbero continuare a scavare per migliaia di anni - scava, scava, vecchia talpa! -  nel frattempo non troverai nulla capace di cambiare l'immagine che vedi, ossia tutta e sola l'evidenza che hai tra le mani. Nel frattempo, quando si parla del Gesù storico, sei costretto a parlare del Nuovo Testamento. Punto. Stop.



Giuseppe Flavio, Tacito, Svetonio, Plinio il Giovane, non hanno mai avuto a che fare coi cristiani a parte l'ultimo, e perfino se l'avessero fatto, hanno sentito parlare di Gesù da cristiani che hanno sentito parlare di Gesù da cristiani che hanno sentito parlare di Gesù da cristiani, nessuno dei quali in questo mero ''sentito dire'' ha mai visto un Gesù in carne e ossa.

E sì: gli autori del Nuovo Testamento non fanno eccezione, tutti loro sanno di Gesù in virtù del solo sentito dire, ad eccezione di quelli come Paolo, che lo ha visto soltanto in una visione, ma questo non è un motivo serio per sbarazzarci del resto del Nuovo Testamento. Il sentito dire potrebbe ancora avere alla sua origine un Gesù storico.

In fondo, quel sentito dire ha indotto tantissimi autori a parlarne, anche se solo cristiani, praticamente tutti quelli del Nuovo Testamento.

In fondo, quel sentito dire ha indotto i cristiani a scrivere così tanto, praticamente l'intero Nuovo Testamento, nel giro di così poco tempo.


Ma qui voglio sbarazzarmi di tutto il mio sapere, facendo finta per un momento di non aver mai sentito parlare  di Tacito, di Giuseppe Flavio, di Q, di Marcione, e di non aver alcuna idea di quando, dove e perchè il Nuovo Testamento fu scritto. Torno per un attimo l'innocente bambino che giocava coi lego a pochi centimetri dal presepe durante il periodo natalizio.

La mia obiezione ha a che fare né con la quantità né con la data dei primi scritti su Gesù, ma con la qualità di tali scritti.

Si tratta di un'obiezione incredibilmente ovvia, ed è per questo che per richiamarla mi scomodo a ridiventare come ''quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino e ragionavo da bambino'', invitando il lettore a fare lo stesso, prima di aver mai sentito parlare di Giuseppe Flavio o o di Tacito o di Problema Sinottico, perchè proprio come solo l'innocente bambino della fiaba esclamò
« Il re è nudo! » così si tratta di una verità palese e oggettiva che tutti gli studiosi della Bibbia tengono artificialmente in vita il Gesù mito assicurandoci con lo stesso identico tono sfacciatamente melenso, ipocrita, buonista e vittimista che «il Re non è affatto nudo», tantomeno i quintali di merda da lui defecati: è la realizzazione delle enormi proporzioni ovviamente mitologiche della favola di Gesù, l'Immacolata Concezione, un censimento che non fu mai, Magi che mai vennero, un Massacro di Innocenti mai avvenuto, una patetica Fuga in Egitto, un prodigioso camminare sulle acque, inesistente acqua tramutata in vino, pani e pesci moltiplicati a dismisura, una guarigione di lebbrosi, folli e ciechi, una resurrezione di Lazzaro seguita per giunta dalla resurrezione dello stesso Gesù...



In una parabola in cui così tanto è ovviamente pura invenzione e dove le date non si adattano che a malapena con la Storia (con la s maiuscola) più saldamente consolidata, perchè mai sarebbe del tutto irragionevole domandarsi se l'esistenza stessa dell'uomo Gesù non sia nè più nè meno che  solo un mero dettaglio fittizio in più della parabola?

Questo è tutto. Questo è tutto quello che so. E penso che sia tutto quello che serve veramente. Perchè ti costringe ad aspettarti che gli accademici affrontino di petto la natura del mio più innocente interrogativo.

Ed è anche il tuo interrogativo, caro lettore,
l'interrogativo di milioni di altre persone, perchè oramai emerge in modo evidente nel 2014. Se il termine ''acrobazia mentale'' non fosse già esistito, sarebbe dovuto essere già stato inventato per descrivere il modo in cui gli ''specialisti'' folli apologeti intendono spiegare che gli elementi mitologici e le discrepanze tra i vari vangeli rendono ''più probabile, non meno probabile'' l'esistenza di Gesù.

E ora torno alla visione di Gesù che aveva Paolo. Penso che la storia di Gesù, se non ci fosse stato nessun Gesù e fosse solo fiction mitologica al 100% e non solo per il 98% salvando un mero 2% di storicità alla quale gli accademici sono ancora aggrappati ostinatamente, avrebbe potuto essersi originata in mille modi diversi, ma la spiegazione più plausibile, prima facie, sempre ai miei occhi dilettanti
come ''quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino e ragionavo da bambino'', sembra proprio essere che Paolo ascoltò di Gesù dal sentito dire.

E questo non significa ritenere che Paolo avesse necessariamente mentito quando insisteva di aver saputo tutto in una visione. Poteva effettivamente aver avuto una visione: un sogno, o un sogno ad occhi aperti o un'allucinazione, e credere che fosse tutto vero.
La meraviglia più grande - e di questo ne sarò sempre debitore verso Richard Carrier - è che, perfino nella malaugurata ipotesi che avessimo avuto tra le mani, di tutto l'epistolario cristiano del I secolo, solo il primo capitolo di Galati, completo di quel famigerato verso 19 dove si accenna a ''Giacomo, il fratello del Signore'', ebbene, perfino così, avrei potuto confermare l'ipotesi del Mito di Gesù con la forza dell'evidenza.

Perchè è chiaro, è fin troppo chiaro, che i Galati volevano sentirsi dire l'esatta ''testimonianza'' che stava portando loro Paolo, e non importa affatto se quest'ultimo non stesse dicendo la verità, perchè l'importante era che stesse al gioco e che recitasse la sua parte fino in fondo: lui perseguitò la chiesa fino a quando Gesù stesso non lo ''toccò'', lui vide il Figlio ''in me'' senza che nessuno gliene avesse mai parlato prima d'allora, e neppure contattò i soli che fossero nella condizione di parlargliene per ben 3 anni, al contrario tenendosi sorprendentemente a loro debita distanza, e quei pochissimi giorni che decise finalmente di incontrare i suoi futuri avversari la prima volta (e riguardo a questo dichiarò, con sospetta insistenza, che ''davanti a Dio'' lui ''non mentiva'') trovò solo Cefa a rappresentare tutti gli apostoli e perfino allora nessun altro cristiano di Giudea lo aveva mai visto di persona - a parte l'unico di loro che lo aveva visto, Giacomo, il quale non era nemmeno un apostolo e Paolo badò con estremo interesse a sottolinearlo, definendolo  ''il fratello del Signore'' a differenza di Pietro (che apostolo lo era) - ma invece sentivano solo dire, a maggior gloria dell'Altissimo, ''colui che una volta ci perseguitava, ora predica la fede, che nel passato cercava di distruggere'', ''e per causa sua glorificavano Dio'', e tutto questo mentre lui aveva già varcato i confini della Giudea penetrando in profondità ''nelle regioni della Siria e della Cilicia'' allo scopo di guadagnarvi senza posa e senza tregua il maggior numero di nuovi fratelli al suo vangelo, per fare poi ritorno a Gerusalemme ma solo dopo 14 lunghi anni, preceduto purtroppo da una cattiva fama su ciò che era andato a predicare tra i pagani fino a quel momento.


Chiedere a QUESTO Paolo se avesse sentito parlare di un Messia Gesù detto Cristo umiliato di recente a Gerusalemme da Ponzio Pilato con la peggiore delle torture sarebbe stato quasi un vero e proprio insulto per lui e per i Galati suoi seguaci: l'insulto non era ricordare a Paolo di non aver mai conosciuto di persona QUEL Gesù. L'insulto era insinuare nella sua apologia di sè il più piccolo sospetto che il suo vangelo fosse basato ANCHE sul ''sentito dire'' e non invece dipeso, SOLO E SOLTANTO, dalla sua interiore auto-rivelazione del Cristo celeste.
Tradotto: dalla sua allucinazione (vera o pretesa) dell'arcangelo Gesù.

Se i Galati avessero saputo di un Gesù storico non avrebbero richiesto a Paolo di intentare tutta questa patetica apologia dell'autenticità della propria allucinazione al solo fine di persuaderli dell'esatto contrario, ossia che davvero l'unico Gesù che aveva ''visto'' Paolo era un essere interamente celeste e spirituale! Nell'ipotesi della storicità sarebbe bastato loro da Paolo solo e soltanto l'assicurazione di aver ottenuto il titolo da apostolo da coloro che furono scelti apostoli prima di lui dal Gesù storico in persona, senza tanta così sospetta enfasi sull'essersi tenuto a debita distanza da loro per 3 anni, ecc.

Sotto l'ipotesi della storicità di Gesù, sarebbe stato nell'interesse di Paolo far leva su una LUNGA permanenza in compagnia di Pietro e Giacomo (al fine di enfatizzare il trasferimento dell'autorità di apostolo da loro su di lui per via legittima, con tanto di apprendimento del più originale e fedele vangelo consegnatogli dai legittimi custodi), non rimarcare l'estrema brevità della sua permanenza quella volta a Gerusalemme (addirittura SOLO 15 GIORNI) -  allorchè vide solo l'apostolo Pietro e il fratello Giacomo - e perciò la sua più totale estraneità originaria (e dunque autentica INDIPENDENZA) al movimento.

Quello che è assolutamente chiaro ed evidente, PURA EVIDENZA, è che tra i cristiani, al tempo di Paolo, si otteneva autorità di Apostolo dimostrando di aver ''visto'' Gesù senza mai averne sentito parlare, e non, come ci si aspetterebbe se solo fosse esistito un Gesù storico, ostendando le giuste credenziali della conoscenza dei suoi insegnamenti terreni o l'aver stretto la mano dei suoi parenti e/o discepoli della prima ora.


Ecco, perchè da solo il capitolo 1 di Galati presenta un quadro dove ogni riferimento al Gesù storico non solo è assente, ma dev'essere addirittura estromesso se si vuole veramente capire qual è la vera argomentazione tenuta da Paolo di fronte ai Galati.

Per quanto riguarda la leggenda del Paolo persecutore, penso che sia molto probabile che lui perseguitava qualcuno. Tuttavia, è spesso il caso che le persone che attuano persecuzioni religiose sono state indotte a farlo da altri al potere desiderosi di un capro espiatorio nelle vittime per ragioni che hanno poco a che fare con ciò che realmente credono o praticano. I sacerdoti del tempio che detenevano il potere sotto l'occupazione romana avrebbero trovato conveniente incaricare uno come Paolo contro qualsiasi culto messianico reo di causare disordini fra ebrei marginali. Non vedo alcuna ragione di pensare che gli obiettivi di Paolo sarebbero stati limitati ai seguaci di un aspirante oscuro messia della Galilea.
Quindi penso che fosse del tutto probabile che la persecuzione di Paolo sarebbe stata scatenata da  informazioni errate, e la situazione avrebbe potuto solo peggiorare da quel momento in poi. I persecutori spesso usano la tortura e delatori per ottenere informazioni dalle vittime di tortura, e i delatori sarebbero stati ben felici di inventare qualunque versione che a loro giudizio il persecutore Paolo volesse sentire. Sento spesso qualcuno sostenere che Paolo avrebbe imparato a conoscere le credenze dei cristiani via via che li perseguitava, ma non ho motivo di pensare che ciò che imparava Paolo l'avrebbe abbinato con quello che credeva in realtà un qualche gruppo specifico.
     
Così allora Paolo ha qualche sorta di esperienza visionaria che lui prende come conferma di tutta la disinformazione che ha acquisito dalle sue vittime. Secondo Galati, egli non si preoccupò di cercare coloro che considerava i suoi predecessori, quindi non ho nessuna ragione di dubitare che il messaggio che predicava durante quei tre anni fosse stato in primo luogo, se non del tutto, la sua stessa creazione. Quando egli si siede finalmente con Pietro e Giacomo, costoro hanno di fronte un uomo carismatico istruito ma orgoglioso e incline alla violenza che fino a quel momento aveva diffuso con successo il suo messaggio in tutta la regione, raccogliendo dappertutto proseliti. Cosa poteva esserci di più spontaneo e naturale da parte loro se non decidere di accettare la rivelazione di Paolo, almeno per il momento, facendo buon viso a cattivo gioco?
 

Non vedo alcuna ragione di dare tanto peso alle affermazioni di Paolo sulla persecuzione dei cristiani. L'argomento "Sono stato il peggior nemico della chiesa prima che Gesù mi ha toccato" è troppo comodo. Tuttavia, anche se accetto che Paolo fosse stato un persecutore, ciò non avrebbe per niente eliminato la possibilità che il vangelo che predicava fosse stato generato quasi interamente dalla sua propria testa.


Sì: se è così che il cristianesimo è iniziato, allora il passato di Paolo, su come perseguitò i cristiani prima della sua visione, prima di cambiare il suo nome da Saul (putacaso il nome del re ebreo persecutore del futuro re ''unto'' Davide) a Paolo (che significa "piccolo, minuscolo") sarebbe inventato, dal momento che non ci sarebbe stato ancora nessun cristiano per Saul/Paolo da perseguitare. Ma proprio come l'esistenza di Gesù, la persecuzione di Saul/Paolo dei cristiani sembra un dettaglio piuttosto piccolo rispetto a tutti gli elementi soprannaturali della storia di Gesù, così quando passiamo da Gesù ai racconti degli apostoli e dei martiri, se non altro, le storie diventano ancora più inverosimili. Prima ancora che i cristiani avessero iniziato a riscrivere i loro testi.


Oppure la figura di Gesù sarebbe sorta quando la gente parlava di Giovanni il Battista, della cui esistenza non dubito. Oppure potrebbe essersi originata in qualche altro modo. Oppure, sì, Gesù potrebbe davvero essere esistito. FORSE.

Allora, tutto questo per dire che cosa, in definitiva? Sono semplicemente troppo ottuso nel non vedere qualcosa che sarebbe semplice constatare, come gli studiosi della Bibbia esasperati dai miei dubbi mi hanno risposto quando ho avuto conversazioni con loro su tutto questo? Oppure sono loro i veri ottusi? O magari, folli apologeti cristiani?



La mancanza di evidenza extraevangelica per Gesù è penosamente minuscola, così patetica che marcia contro la storicità di Gesù, piuttosto che a favore.

Richard Carrier è uno degli studiosi che è convinto che "le prove (per Gesù) sono state cancellate, manipolate o riscritte a sostegno di una tendenza teologica storicista contro una miticista."

Kurt Noll è un altro esperto che ha logicamente dimostrato che quando vi è una forte competizione religiosa per il controllo delle risorse e dell'ideologia, false pretese di storicità di alcune figure ed eventi è comunemente il risultato. Noll ha scoperto questo fatto esaminando false rivendicazioni di storicità nell'Islam.
 

Ecco un'estesa citazione di Noll:
“...i dati tradiscono un chiaro processo evolutivo dalla proclamazione dei cosiddetti pilastri di Gerusalemme, attraverso gli insegnamenti di Paolo, e, infine, nelle diverse varietà concorrenti del post-cristianesimo paolino. Le più antiche modalità dottrinali cristiane si estinsero non appena quelle successive si evolsero. La modalità dottrinale favorita dai pilastri di Gerusalemme era estinta verso la fine del 1° secolo. Anche se la modalità dottrinale di Paolo fosse stata in in grado di sopravvivere, non poteva che farlo evolvendo in modo significativo nuove caratteristiche, tra cui una concettualizzazione di un Gesù  ‘storico’  garantito da presunti testimoni oculari. Questo recente inventato Gesù ‘storico’ effettivamente sostituì Paolo come l'autorità dietro la modalità dottrinale di Paolo.
(“Investigating Earliest Christianity without Jesus.” in ‘Is This Not the Carpenter?’ The Question of the Historicity of the Figure of Jesus, Equinox, 2012, pag. 265-266, mia libera traduzione e mia enfasi)



È del tutto evidente che era diventato molto più facile per i fondatori della Chiesa sostenere che Gesù era una figura storica e che la dottrina della Chiesa poteva essere fatta risalire a testimoni oculari e dunque a descrizioni di eventi reali. La prima alternativa era stata quella di insistere che tutto ciò che riguarda Gesù era conosciuto principalmente attraverso autentica rivelazione celeste (vale a dire, tramite allucinazione dell'angelo Gesù). Teniamo a mente che lo sviluppo precoce del cristianesimo era molto fluido, con grande tensione tra Cristi e sette rivali. Se i fondatori della Chiesa avessero rivendicato la rivelazione come unica via di conoscenza di Gesù e l'avessero assunta a fondamento del dogma e della dottrina, che cosa avrebbe impedito a parvenu e rivali e mistici di turno di rivendicare che anche le loro rivelazioni possedevano la stessa, se non maggiore, validità e pretesa di Verità?



Tali insistenti pretese non solo avrebbero sfidato l'egemonia delle élite ecclesiastiche, ma avrebbero messo in serio pericolo anche la coesione sociale che la crescente Chiesa aveva disperato bisogno di alimentare.

Carrier sostiene che la strategia di rivendicare una tradizione storica derivante da un Gesù storico avrebbe permesso ai pilastri della Chiesa di respingere le "altre" rivelazioni, semplicemente dicendo che non era quello che aveva detto Gesù. Bart Errorman non è stato il primo  e nè l'ultimo a rivestirsi di ieratica autorità semplicemente dicendo ''Gesù non l'ha mai detto''. Furono in grado di portare a termine con successo la loro strategia perché avevano la presunzione di possedere documenti da parte degli stessi che ''erano là'' durante la predicazione di Gesù  ed ebbero la fortuna di ascoltare Gesù con le loro orecchie e di vedere Gesù con i loro occhi. E perchè pretendevano che la loro Chiesa avesse contato anche personaggi che sostenevano di aver conosciuto coloro che conobbero questi presunti testimoni oculari. In questo modo, la ''traditio'' che i Padri della Chiesa vollero ostentare con sempre più maggiore insistenza (e sempre più maggior interesse politico) fu preservata e salvata, soffiandovi in essa 'lo Spirito.''



Un Gesù terreno in carne e ossa sarebbe stato uno strumento di marketing decisamente più efficace per propagare il dogma della Chiesa, al posto di un Gesù mistico che faceva conoscere le sue intenzioni solo mediante rivelazione dispensata a pochi. Le chiese cristiane erano in competizione per l'autorità. C'era l'inevitabile pressione di inventare un Gesù terreno. L'invenzione fu una mossa brillante, una manovra di marketing che ottenne più successo di quanto avrebbero mai potuto prevedere o perfino sognare le autorità della chiesa più antica. Ma era solo quella - una manovra di marketing e non la verità. Era una menzogna dall'inizio alla fine.

Quella bugia iniziale ha reso facile fabbricare altre bugie una dopo l'altra. Quello che era iniziato come un marginale gioco di potere e di strategia di marketing, è cresciuto in un mostruoso inganno. Quel mostro doveva essere protetto a tutti i costi. Nel corso dei secoli, la menzogna è stato introdotta, abbellita e resa ancor più sacrosanta. Il dogma e la dottrina si erano cristallizzati. Chiunque osava mettere in discussione piccole porzioni di quel dogma, di quella dottrina, o sceglieva di credere in modo diverso, o di non credere affatto, è stato percepito come un grave pericolo per quella menzogna.

Intere comunità sono state decimate, torture orrende applicate, tanto sangue è stato versato e tanto crimine e miseria è stato commesso per proteggere la menzogna originale e le sue immonde escorporate escrescenze.

 Fino ad ora.


Il male non è stato ancora sradicato, ma ha perso molto del suo veleno. In Occidente, la ragione, la scienza e la ricerca meticolosa sono state applicate alla menzogna della presunta storicità di Gesù e alla sua fabbricata divinità. La comunità laica è in grande debito nei confronti della ricerca di studiosi coraggiosi come Richard Carrier, Robert Price, Earl Doherty e altri. L'idra dalle molte teste generata dall'ambizione religiosa è stato uccisa dai loro sforzi. Essi hanno concentrato la chiarezza della luce della ragione sulle tenebre della menzogna religiosa e hanno contribuito notevolmente a dissiparla.

Non solo Gesù è morto, ma lo è anche il suo mito.


Questo potrebbe essere accettato, - purché la religione potesse presentarsi solo come allegoricamente vera. Invece essa si presenta pretendendo addirittura di essere vera nel senso proprio della parola: qui sta l'inganno ed è qui dove l'amico della verità le si deve opporre come a una nemica.
(Arthur Schopenhauer, Parerga e Paralipomena II, pag. 447, Adelphi editore)