giovedì 2 ottobre 2014

Di una nuova, formidabile lettura!!!

Quello che so con certezza finora è che il cristianesimo nacque nella prima metà del I secolo a partire da visioni e rivelazioni dirette (oggi diremmo più adeguatamente: allucinazioni) di un arcangelo celeste, ''Gesù Cristo'', ritenuto crocifisso da invisibili arconti nei cieli inferiori e prossimo a venire sulla Terra nell'imminente futuro.
Che il vangelo finora considerato più antico, Marco, si basa fortemente sulle lettere di Paolo (oltre che sull'Antico Testamento e su Omero) al punto da sostanziare il suo Gesù ispirandosi ad episodi e detti di Paolo è un fatto praticamente indiscutibile.

Molti interrogativi, comunque, su come avvenne questo processo e quali furono esattamente i suoi protagonisti, sono ancora irrisolti e devono addirittura ancora essere posti.

Il libro che sto iniziando a leggere,  Christ's Resurrection in Early Christianity and the Making of the New Testament (Ashgate, 2011), di Markus Vinzent,

solleva esattamente queste domande sfidando la creduloneria comune per cui già durante il primo secolo il cristianesimo si differenziò dall'ebraismo tramite la stesura dei primi vangeli. Al contrario, questo libro si propone di introdurre (come ipotesi plausibile, in quanto la dimostrazione vera e propria seguirà nelle opere successive del suo autore) il finora assai trascurato Vangelo di Marcione come il primo vangelo che sia mai stato scritto in assoluto, dopo il 136 EC, e dunque l'unico vangelo che è stato in grado di innescare l'intero processo di stesura degli altri vangeli, compreso quello di Marco, e di avviare così la trasformazione di una marginale eresia ebraica in una religione davvero indipendente dalla sua matrice ebraica e destinata a cambiare per sempre il mondo.



In qualche modo, allora, il miticista francese Paul-Louis Couchoud, pur se sorpassato in alcuni punti della sua ricerca, aveva incredibilmente ragione quando intuì che fu Marcione a scrivere il primo vangelo in assoluto.

Riassumo qui cosa dice infatti di Couchoud lo studioso Robert Price:
Nella considerazione di Paul-Louis Couchoud le epistole paoline, almeno nelle loro più brevi edizioni marcionite, sono genuine. Questo significa lasciare fuori più di un terzo di Romani come zavorra cattolicizzante. Ma Marcione, credeva Couchoud, aggiunse 2 Tessalonicesi come un correttivo all'urgenza apocalittica di 1 Tessalonicesi e scrisse Laodiceni (=Efesini) come un commentario su Colossesi. In aggiunta, Marcione è probabilmente l'autore di una vita di San Paolo che doveva formare la cornice degli Atti degli Apostoli.
Cioè, l'itinerario. Poco prima di Marcione, e sotto l'influenza pagana, Gesù fu storicizzato nel credo popolare. I cristiani iniziarono a credere che Cristo fosse vissuto sulla Terra, tra gli esseri umani, nel recente passato. La sua morte era stata un'esecuzione politica, mondana, sebbene accadde secondo la divina Provvidenza. Il vangelo di Marcione (del quale Couchoud parla come se lo stesso Marcione l'avesse scritto) costituì la prima incarnazione letteraria della nuova nozione. La nozione giunse a portata di mano perchè si adattava all'idea di Marcione di un Gesù che ha di recente rivelato il suo nuovo Dio.
Il vangelo di Marcione riflette la rivolta di Bar Kochba e deriva dal 133 EC. Marco (133-134 EC, o poco dopo il 135 EC) corresse il vangelo di Marcione in alcuni punti, espandendolo in altri. Solo pochi anni dopo (140 EC), Matteo fece lo stesso. Marcione visse abbastanza per leggere i quattro vangeli, tutti dipendenti dal suo.

(“Does the Christ Myth Theory Require an Early Date for the Pauline Epistles?”  in Is This Not the Carpenter?, edito da Thompson e Verenna, pag. 100-101, mia libera traduzione, corsivo originale e mio neretto)
 
Μαρκίων ('piccolo Marco') è il diminuitivo di Μαρκός (Marco) esattamente come 'Ηρωδιων (Erodione) è il diminuitivo del nome Ἡρῴδης (Erode)

Ecco dunque quale possibile soluzione al problema sinottico descriveva già allora Couchoud, come descritta in questa immagine presa dal blog Vridar:








E quali sono le conseguenze di questo risultato per quanto riguarda le lettere di Paolo?

L'attuale (comprensibilmente) moderata posizione del prof. Vinzent sulla relazione tra Paolo e Marcione è espressa in questo post del suo blog.

Egli è così onesto da riconoscere che
...the letters were different to some extent from what we have today and were, indeed, post Marcion redacted in an anti-Marcionite way.

Tuttavia sa, come ogni persona di buon senso, che si tratta di un
 ...huge job and needs to be done in the future...

e non esclude la concreta possibilità di arrivare ad opposte conclusioni a quelle tenute finora tradizionalmente dal consenso (con la fin troppo sbrigativamente apologetica leggenda nera di un Marcione che sforbiciò lettere e vangeli a sua totale discrezione manco fosse il più malevolo degli interpolatori)
...and, therefore, will also come to very different results...

Difficile accusare Marcione di disonestà e tradimento del vero Paolo tout court, ma d'altro canto, è pur sempre possibile che avesse tradito il vero Paolo laddove le parole dell'apostolo gli sarebbero suonate immancabilmente ebraiche, specie in termini di devozione al dio degli ebrei.


E certamente che le lettere siano state cattolicizzate in più parti è una pura e semplice verità.

Inoltre per il prof. Vinzent, il ripescaggio di Paolo da parte di Marcione, appena in tempo prima che Paolo cadesse nel più totale oblìo, era dovuto all'enfasi di Paolo al carattere salvifico della risurezione di Gesù. Forse Marcione aveva ripescato Paolo per altri motivi: ad esempio, se Paolo fosse stato proto-gnostico, Marcione l'avrebbe ripescato dall'oblìo per quel motivo, oltre che per l'enfasi sulla resurrezione. Quel che è evidente è che Paolo, perfino come l'abbiamo ora, è l'unico che celebra l'importanza della resurrezione, tra tutti i cristiani che precedono Marcione.




Supponiamo di poter ricostruire le lettere di Paolo non nella loro prima comparsa ma come le aveva pubblicate originariamente Marcione nel suo canone. Supponiamo che suonino veramente marcionite nella loro essenza.

Dobbiamo fidarci e credere di stare ascoltando il messaggio essenziale del vero Paolo storico?


Dovrei dedurre che Paolo credeva che YHWH fosse il vero Dio e il vero padre di Gesù? O come Marcione, credeva che Gesù fosse mandato da un Dio completamente diverso dal dio dei giudei? È evidente che se le vere lettere di Paolo fossero quelle che abbiamo ora, risponderei  con un sonoro alla prima domanda, ma d'altro canto quale motivo aveva allora Marcione di pubblicare nel suo canone tali lettere, se non previa rimozione delle parti per lui più ''scomode'' perchè zeppe di devozione verso YHWH, il dio degli ebrei?


SE
le lettere pubblicate da Marcione fossero le stesse originali lettere di Paolo, ED esse impartivano che Gesù era figlio non di YHWH ma di un Alienus Deus, ALLORA potrò concludere veramente che il Paolo storico fu Simone di Samaria e che il cristianesimo che avviò fu totalmente diverso da quello degli originali Pilastri, perchè fin dal suo tempo recise ogni legame con l'ebraismo e perciò Marcione ne può esser considerato il più legittimo successore, mentre il nascente cattolicesimo costituì solo un'impostura. Forse Marcione attinse per primo alle lettere di Paolo perchè era veramente il legittimo proprietario e custode di quelle lettere, in quanto membro della stessa comunità fondata da Paolo (ricordo che Sinope, da dove proveniva Marcione, è nel Ponto che si trova a nord della Galazia).


Ma poichè non voglio favorire nessuno a priori (per di più rischiando testa o croce con la fallacia del puro possibiliter), non potrò neppure allontanare facilmente il sospetto che Marcione non presentò piuttosto il Paolo a lui più gradito, magari un Paolo lontano precursore di lui, di Marcione, il Leone del Ponto.

Se radicalizzo fino in fondo questo sospetto, potrei arrivare alle stesse conclusioni di Robert M. Price, ovvero che fu Marcione a creare interamente le prime embrionali lettere di Paolo per pubblicizzare in realtà il suo pensiero attribuendolo al nome di un apostolo della prima ora la cui unica fama era legata al massimo solo all'eco dei suoi numerosi viaggi nel Mediterraneo orientale. Con i proto-cattolici ad esapndere ulteriormente quelle lettere della loro schifosa zavorra e a crearne di altre.


Ecco perchè il massimo che potrebbe fare la migliore ricerca scientifica è ricostruire le lettere di Paolo come le pubblicizzò Marcione la prima volta nel suo canone (e scusate se sia poco un'impresa del genere!!!).

Ma avere una lettera di Paolo ''published by Marcion'' non ci garantisce di leggere il VERO Paolo, non più di quanto leggere una lettera di Paolo ''published by Catholic'' - ovvero una di quelle che abbiamo oggi -  ci garantisce di leggere il VERO Paolo pubblicato da Marcione, tantomeno di pervenire alle parole autentiche del VERO Paolo storico.

Marcione potrebbe aver mutilato il vero Paolo per usarlo ai suoi fini, nella stessa misura in cui i proto-cattolici avrebbero in seguito cattolicizzato a dovere il Paolo marcionita senza per questo permettere di far ascoltare di nuovo quelle stesse parole di Paolo sforbiciate da Marcione.

Lo stesso Couchoud, che pure credeva che le lettere di Paolo pubblicate da Marcione fossero le più vicine alle originali dell'Historicus Paulus, non si spinse a considerare Paolo un nemico di YHWH e dunque non lo ritenne un proto-gnostico ma ancora un ebreo nel solco di una tradizione ebraica, anche se in netto contrasto con i Pilastri per via del suo rigetto della Torah.

Insomma, non è iperscetticismo, ma è sano buon senso, dubitare di ascoltare le autentiche parole di Paolo in relazione al vero unico Dio che venerava. Non potrò mai sapere la cosa che più interessa sapere di Paolo: se adorava il dio degli ebrei oppure odiava YHWH nel più profondo del cuore accomunandolo agli arconti invisibili che avevano crocifisso il suo Gesù invisibile.

Davvero non mi va di escludere nessuna delle due possibilità. Da qui mi proclamo superbamente agnostico a proposito di quale Dio venerava Paolo, se il Dio ebraico o il Deus Absconditus della gnosi.

Questo però non influisce fortunatamente sulla questione della storicità di Gesù. Come ho già spiegato in questo post, perfino prendendo per autentiche per filo e per segno tutte le 7 lettere paoline come si presentano oggi (interpolazione cattolica più, interpolazione cattolica meno), la conclusione è inevitabile: Gesù detto Cristo non è mai esistito come persona storica. Il silenzio sul Gesù storico fu un aspetto così caratteristico di quelle lettere che non venne mai in mente all'interpolatore di turno, gnostico o cattolico che fosse, di sporcare quelle lettere di inchiostro storicista, per timore di perdere in termini di credibilità col rischio di non far passare come autentico il prodotto venduto.

Anche se si deve rinunciare serenamente alla possibilità di scoprire se il vero Paolo fosse devoto del Dio ebraico o fosse invece un suo acerrimo nemico, tuttavia questo pur grave handicap non impedisce alla ricerca di indagare sui possibili motivi che spinsero Paolo ad accentuare, lui solo tra tutti i cristiani che precedettero Marcione, l'importanza salvifica della resurrezione di Gesù.

Perchè i Pilastri, come io sospetto, pensavano che ad aver sacrificato sull'altare celeste  l'Agnello Gesù fosse YHWH stesso (non importa se mandando in missione segreta il Figlio a farsi uccidere dai demoni o dalle loro marionette umane), allora una possibile conclusione è che Paolo, proprio per reazione ai Pilastri, accentuando il valore della risurrezione di Gesù, volesse in questo modo sottolineare la rivincita di Gesù rispetto allo stesso Dio ebraico che lo aveva ingiustamente condannato a morte, rivelando la natura iniqua di quel sacrificio ordito da YHWH (e perciò considerandolo un mero riscatto da dare a YHWH in cambio della salvezza degli eletti). E sulla base di quella opinione, Paolo si sarebbe staccato dall'ebraismo giudicandolo in errore tutto.

Non escludo che potrebbero esserci altre soluzioni. Ma quelle potrebbero venirmi in mente - e spero che vengano! - solo dopo la lettura del libro!