giovedì 4 settembre 2014

Un primo bilancio su Paolo

 

Nel suo blog, Loren Rosson elenca quali secondo lui sono i dieci migliori temi più controversi ed enigmatici delle lettere paoline, da quello più misterioso a quello meno misterioso.


Paul’s Reasons for Persecuting the Church
Paul’s View of the Resurrection
The Origins of the Gentile Mission
The Antioch Incident
Paul’s Relationship to Jerusalem
Paul’s Relationship to the Synagogue
Paul’s Critique of the Law
Paul’s Meaning of “Righteousness” (and how central was the idea)
Paul’s View of Salvation History (or lack thereof)
Paul’s Inconsistencies and/or Evolution of Thought (reasons for)
Li esaminerò uno per uno, per trarne un mio (sempre provvisorio) bilancio.

Paul’s Reasons for Persecuting the Church

Temo che non le sapremo mai.  Sono scettico perfino di una mia iniziale fin troppo fragile spiegazione del problema. Se proprio sono costretto a dire la mia, pur di non ricorrere al jolly interpolazione come modo di risolvere facilmente la questione, sarei propenso a dire che il tema della persecuzione (presente solo in Galati) era troppo conveniente per Paolo nel fare il suo punto, per essere reale: lui non ha conosciuto nessun cristiano o ''fratello del Signore'' prima di sapere magicamente di Cristo in virtù della sola rivelazione celeste personale, e per enfatizzare ancor di più l'origine divina della sua conoscenza di Gesù a dispetto della sua ignoranza di cristiani, va fino in fondo nel dire che è stato sempre lontano da Gerusalemme (dunque non poteva conoscervi i cristiani) ma è andato nel deserto (in questo il ''Gesù''/Paolo di Marco lo imita, visto che anche lui se ne va nel deserto prima di fare apparizioni pubbliche) dell'Arabia, e addirittura - per radicalizzare al massimo non solo la sua ignoranza di cristiani, ma perfino la sua errata concezione di quello che essi rappresentavano, Paolo è così audace da arrivare a mentire dicendo che aveva perseguitato la chiesa nella Diaspora. Se non solo non sapeva nulla dei cristiani, ma addirittura li perseguitava (scambiandoli dunque per criminali) durante il periodo in cui non sapeva nulla di Cristo, e se perfino dopo che ha conosciuto Cristo in visione non parlò mai con nessun cristiano,  allora come potevano insinuare i suoi nemici che aveva appreso del vangelo di Cristo carpendo fraudolentemente le informazioni necessarie da qualche cristiano di sua conoscenza?

In quest'ottica, ''perseguitare la chiesa'' diventa sinonimo di visione non solo errata della realtà, ma addirittura ottenebrata e distorta dall'ignoranza di Cristo. E nè Paolo diventa più sapiente di Cristo dopo aver conosciuto i cristiani, fossero pure Pietro e Giacomo.

Queste sono le fasi dell'esistenza di Paolo:

1) persecuzione (visione distorta dei cristiani),

2) rivelazione celeste di Gesù (conoscenza perfetta e autosufficiente del vangelo),

3) ingresso nella chiesa di Gerusalemme (compimento della propria missione),

4) predicazione ai gentili.

Non posso fare a meno di notare che le fasi 3 e 4 sono solo l'applicazione pratica delle istruzioni divine ricevute da Paolo durante la fase 2. Paolo, dopo aver esperito un mistico incontro con Gesù, non ha più necessità di sapere altri misteri di Cristo: sa già tutto e per pura rivelazione celeste. Quello che segue sarà solo mera conseguenza di quella rivelazione, per aiutare gli altri a condividere le sue conoscenze speciali ricevute misticamente. Di conseguenza, la fase 1 penso che sia stata inventata deliberatamente da Paolo per rimarcare ancor più il netto contrasto tra un passato di tenebre (ignoranza e distorsione di cosa significassero Cristo e cristiani), un presente di luce ricevuta (sapienza estatica del vangelo e sua funzione liberatoria) e un futuro di luce donata (rendere partecipi anche gli altri, perfino gli stessi cristiani di Gerusalemme che lo erano prima di lui, del vangelo ''di Gesù'').
L'estasi mistica di Paolo dunque è tanto più luminosa e indipendente quanto più fa da contrasto ad un passato di errata concezione e distorsione della vera realtà (era così ignorante del Signore da perseguitare chi era suo fratello prima che lo diventasse lui). E la medesima estasi di Paolo è tanto più luminosa e indipendente quanto più fa da contrasto ad una ignoranza dei cristiani della Giudea che perdura perfino nel presente. E da ultimo la medesima estasi di Paolo è tanto più luminosa e indipendente quanto più Paolo sa già provvidenzialmente in anticipo quello che deve fare tra gli ebrei e tra i pagani nell'immediato futuro.

Paolo dunque, per dare questa immagine così edulcorata e fulgida di sè stesso, potrebbe pure aver mentito sul suo passato di persecutore: chi avrebbe potuto smentirlo in Giudea se avesse detto che aveva perseguitato e perfino ucciso alcuni cristiani della Diaspora?

Paolo non stava concedendo un punto a favore dei suoi avversari quando diceva di avere un simile famigerato passato di persecutore anticristiano, perchè quel ''passato'' era imbarazzante quanto bastava a Paolo per contrapporlo puntualmente all'orgoglio e alla gloria conseguiti con la rivelazione celeste del vangelo di Cristo, in grado di purificare in una sola volta ''peccato'' e peccatore, e di mettere Paolo addirittura nella posizione di poter rivendicare pari autorità rispetto agli stessi cristiani prima di lui, unicamente in virtù della propria personale esperienza mistica.

 La tendenziosa propaganda proto-cattolica di Atti degli Apostoli avrà invece buon gioco nel mostrarsi assai ''informata'' sull'imbarazzante passato del Paolo pre-cristiano, descrivendolo agli ordini degli stessi che crocifissero il Gesù ''terrestre'' a Gerusalemme, rendendolo dunque vero imbarazzo, cogliendo dunque la palla al balzo per fare opportuno revisionismo storico in ordine di veicolare l'immagine di una chiesa originaria unita sotto la supremazia di Pietro (perfino se quel Pietro in Atti si batte per quello che il Pietro storico aveva odiato di più in Paolo: ossia l'apertura ai gentili).





Paul’s View of the Resurrection

Su questo non ci sono dubbi che Richard Carrier ha ragione nel dire che, come Cristo riceveva un corpo nuovo dopo la risurrezione, così i cristiani assumeranno un corpo nuovo nella Gerusalemme celeste, lasciando quello materiale a marcire e decomporsi sulla Terra.


The Origins of the Gentile Mission

Questa missione tra i gentili era già iniziata in parte timidamente dai Pilastri (previa conversione all'ebraismo prima di diventare ''fratelli del Signore'', con annesse regole alimentari e circoncisione), ma fu da Paolo effettuata la prima volta su vasta scala, al punto da poter essere lui considerato il vero innovatore in tal senso.


The Antioch Incident

Su questo sono d'accordo con Loren Rosson nella descrizione di tale incidente e nel suo inquadramento all'interno del più generale conflitto che opponeva Paolo ai Pilastri Pietro, Giacomo e Giovanni. A differenza dello storicista Rosson però sono sicuro che il miticismo spiega meglio tale disputa perfino se il Giacomo ''fratello del Signore'' menzionato in Galati 1.19 fossse lo stesso Giacomo Pilastro di Galati 2 (la stessa premessa dalla quale parte il Rosson), come intendo precisamente dimostrare in un futuro post.


Paul’s Relationship to Jerusalem

Non vi sono dubbi che per Paolo il tempio di Gerusalemme non aveva più alcuna utilità, alla luce del fatto che il corpo di ogni cristiano battezzato, di ogni fratello del Signore, diventava il tempio dello Spirito Santo.



Paul’s Relationship to the Synagogue

Che Paolo cercava proseliti tra i frequentatori ebrei e gentili della Sinagoga (nella Diaspora) è anch'esso fuor di dubbio.


Paul’s Critique of the Law

Illustro più approfonditamente la mia opinione al riguardo qui.
Per Paolo era la croce stessa di Cristo a implicare la fine del rispetto della Torah almeno per ogni pagano che si fosse lasciato battezzare. Questo costò a Paolo vere persecuzioni, al contrario della persecuzione fittizia che lui Paolo pretese di aver fatto quando non ancora a conoscenza del Cristo celeste.



Paul’s Meaning of “Righteousness” (and how central was the idea)

Se per Giustizia si intende una misura di quanto ciascuno di noi merita di risorgere con Cristo e in base a cosa (se per fede o per opere), allora questo concetto è strettamente collegato al punto precedente perciò rimando ad esso.


Paul’s View of Salvation History (or lack thereof)

Io sposo l'idea secondo la quale per Paolo vi è un drammatico divario apocalittico tra due epoche. La rivelazione del Gesù celeste ha fatto irruzione nell'esistenza di Paolo, e dunque in un certo senso nella ''Storia'', nel tempo presente, spazzando via ogni ritualismo, sacramentalismo, pseudo-possessione e falsa emancipazione - davvero niente di meno e niente di più che tutta la "religione" ebraica nel suo insieme.
Per Paolo le tenebre non riguardavano solo il suo passato (deliberatamente inventato) di ''persecutore'' fariseo, ma tutta la storia di Israele da Mosè in poi.
Paolo aveva rotto con l'ebraismo: essere ebrei era ormai del tutto inutile alla salvezza.

 La stessa rivelazione di Gesù che Paolo ha ricevuto è in sè stessa una rivelazione apocalittica, un togliere il velo per cogliere in tutta la sua drammaticità il brusco passaggio tra il vecchio eone malvagio e la nuova creazione causato dalla visione/invasione di Cristo.


Dio si compiacque di svelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno...
(Galati 1:16)


Quest'esperienza mistica di Paolo è al tempo stesso per lui un apocalittico disvelamento di quale sarà la sua missione futura tra ebrei e gentili. Nella misura in cui il vangelo di Gesù gli è stato rivelato in una visione mistica, quel vangelo è fondamentalmente apocalittico nella sua essenza e dunque riduce a zero, con la sua irruzione e il suo impatto ''storico'' per Paolo, il significato e il valore di tutta la storia d'Israele precedente.

A causa di questo esasperato apocalitticismo, la carne e lo spirito diventano poli opposti in irriducibile e crudele contrapposizione tra loro
,
Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne
 Galati (5:16) 

 un conflitto che pervade l'intero universo e che finirà solo nel giorno imminente della Fine.  Lo struggimento tra carne e spirito in questa lotta senza quartiere nella vita di ogni cristiano
La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
(Galati 5:17)

è una manifestazione di una spaccatura metafisica tra opposte potenze sovrumane, e diventa riflesso di ulteriori contrasti diametralmente irriducibili tra vangelo e Torah, tra eone malvagio e nuova creazione, tra libertà e schiavitù, tra Paolo e i Pilastri. La morte di Cristo sulla croce rappresenta il momento culminante e il cruciale punto di svolta di questa guerra apocalittica di Dio condotta contro la morsa maligna del malvagio eone presente sull'umanità schiava della carne. Il linguaggio di Paolo è un lingaggio di guerra, invasione, divisione, conflitto. Ogni adottato fratello del Signore sa che l'incursione di Cristo nei cieli inferiori culminata nella croce (che rappresenta contemporaneamente anche un'invasione di quei cieli decretata da Dio dalla notte dei tempi e solo ora finalmente rivelata) ha liberato la Terra stessa dalla morsa malvagia di Satana.  La croce di Cristo deve essere ora finalmente condivisa con il battesimo.


Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono piú io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. 
(Galati 2:20)


Perchè ora la stessa vita nella carne è resa sublime e parzialmente divina dall'essere riscattata una volta per tutte dalla croce di Cristo, per quanto la compiuta liberazione finale, ancora non vista, debba giungere con la risurrezione in un nuovo corpo: dunque i credenti non devono crogiolarsi nel vecchio corpo materiale credendo di possedere già il riverbero del nuovo corpo celeste,  ma devono costantemente tenere a mente la differenza tra il vecchio mondo e il nuovo mondo per rimettersi da ultimo nella vittoria finale di Dio. 
La Carne continua ad esistere anche dopo l'avvento di Cristo e minaccia però non l'individuo ma la comunità di credenti. La soluzione non dipende più dal singolo credente, e perciò è inutile rispettare ancora singolarmente la Legge. La soluzione sta in quello che Dio ha già fatto, inviando lo Spirito santo nei cuori dei credenti e sostituendosi all'impulso irrazionale e maligno della Carne.


Poichè la croce rappresenta l'atto mediante il quale l'arcangelo Cristo compie la missione ricevuta da Dio di invadere un mondo fino a poco tempo prima tenuto in ostaggio da potenze infernali, gli effetti di questa liberazione cosmica si riverberano ancor di più contro le sofferenze del tempo presente, nel desiderio ardente di una ''giustizia sperata''

Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata.
(Galati 5:5)

e di un futuro Giudizio

invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
(Galati 5:21)
l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.
(1 Corinzi 3:13)


se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.
(Corinzi 3:15)

l'atto finale del dramma cosmico che rivendicherà gli eletti e separerà i malvagi. La croce di Cristo ha annullato la Legge, la cui maledizione, nella misura in cui rendeva ignari peccatori in transgressori coscienti di esserlo, ricadendo su tutti (al di là del loro maggiore o minore rispetto della Torah) avrebbe necessariamente per reazione ritagliato una sfera di dominio satanico universale e ostile a Dio.


Mentre i Pilastri videro la causa dei mali di questo mondo nella disobbedienza umana alla Torah e il suo rimedio di conseguenza in un rinnovato rispetto della medesima, Paolo proclamava l'alba di una nuova epoca che ha spezzato la morsa di poteri malefici su un'umanità schiavizzata alla carne liberando dall'eone malvagio tramite la morte di Cristo.

Alla luce di tutto questo, pensare che Paolo volesse in qualche modo preservare ancora qualche forma del vecchio nomismo giudeocristiano significa fraintendere il significato apocalittico delle sue rivelazioni celesti.
Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura.
(Galati 6:14-15)
Non si tratta di due alternative, ma di due mondi diversi. Dal vecchio mondo Paolo e i suoi seguaci sono stati separati bruscamente dalla morte di Cristo, che rappresenta la morte di quel vecchio mondo, oltre che di Paolo con esso. In opposizione di forte contrasto al vecchio mondo è il nuovo mondo, una nuova creazione, che Paolo può a malapena descrivere col solo linguaggio.

Se è oramai inutile contrapporre la circoncisione alla non-circoncisione, il rispetto della Torah alla sua inosservanza, allora il vecchio mondo che era fondato su quelle coppie di opposti non è più, è estinto, morto.


Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
 (Galati 3:28)

le opposizioni che davano un volto al vecchio mondo, giudeo versus greco, schiavo versus libero, uomo versus donna, inosservanza versus osservanza della Legge, ingiustizia versus giustizia (rispetto alla Torah), morte versus vita (rispetto alla Torah) non hanno più alcun potere di manifestarsi su coloro che sono battezzati in Cristo, perchè tutti loro sono ''uno in Cristo Gesù''. Nell'essere crocifissi con Cristo tutti i seguaci di Paolo hanno sperimentato di conseguenza la perdita del mondo di differenza e dispersione religiosa, il mondo cioè che era stato fondato su quelli elementi reciprocamente contrastanti della Legge/Non-Legge. La crocifissione rappresenta la morte del cosmo della religione, del cosmo in cui vivono tutti gli esseri umani. Estintesi sono tutte le costrizioni da cui tutti gli esseri umani si consideravano dipendenti in modo permanente.

Noi non siamo infatti come quei molti che fanno mercato della parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo.
(2 Corinzi 5:17)

Il vecchio mondo è stato sostituito da un nuovo mondo, caratterizzato non solo dalla nuova unità in Cristo, al contrario dell contrasto irrimediabile implicato dalla sola presenza della Legge, ma anche da nuovi, irriducibili contrasti. Ora subentra infatti una nuova e più lacerante opposizione tra lo Spirito e la Carne, inaugurata da Dio con l'invio di suo Figlio nei cieli inferiori per morire e risorgere. 

Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati al fine di strapparci da questo mondo malvagio, secondo la volontà di Dio e Padre nostro,
(Galati 1:1-4)

Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
(Galati 4:4-6)

Lo Spirito e la Carne costituiscono un'opposizione apocalittica dalla crocifissione di Cristo fino alla sua venuta che va a investire le fondamenta stesse su cui poggia il vecchio mondo. La Terra in cui ora vivono gli esseri umani è appena stata invasa dall'irruzione di Cristo, non può più rimanere ancora a lungo come prima. Le fondamenta del vecchio mondo sono state sfatte, il vecchio mondo è a sua volta ''crocifisso'' e dunque oramai agonizzante, prossimo a dissolversi.

Così forte è l'apocalitticismo suscitato nella mente di Paolo dalla sua personale rivelazione celeste di Gesù, da far venire a tratti il sinistro e inquietante sospetto che per Paolo le stesse fondamenta del vecchio mondo, per distinguersi così radicalmente dalla nuova creazione, furono poste da esseri diversi da Dio e dal Figlio di Dio, da angeli inferiori.

Perché allora la Legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.
(Galati 3:19)


Sono però propenso a pensare che per Paolo il vecchio mondo che doveva le sue fondamenta alla Legge (e al suo opposto) era solo una misura temporanea con uno scopo a breve termine, per quanto coerente col piano generale di un Dio creatore e salvatore: trasformare gradualmente ignari peccatori in trasgressori consapevoli, per prepararli ad esperire al giorno di Paolo il mistero liberatorio della crocifissione.


Paul’s Inconsistencies and/or Evolution of Thought (reasons for)

Questo punto è la vera mina vagante nelle lettere di Paolo perchè rischiano di annullare tutto quello che ho detto fin qui, in quanto si fa riferimento al misterioso ed enigmatico ''zigzag'' delle lettere paoline (per usare una felice espressione cara al miticista Roger Parvus): quando fa ''zig'' Paolo suona gnostico, quando fa ''zag'' Paolo suona cattolico. Se non si addebita dunque quel ''zigzag'' alla fretta di Paolo nel dettare le lettere (perchè le dettava ad uno scriba, mica le scriveva lui personalmente) oppure all'evoluzione graduale del suo pensiero (lavoro che lascio volentieri agli accademici), allora si è davvero costretti a ricorrere al jolly dell'interpolazione, spiegando lo ''zag'' come una falsificazione proto-cattolica volta a neutralizzare lo ''zig'' precedente perchè troppo in odore di eresia proto-gnostica. Si aprirebbero i nefasti scenari paventati dalla Radikal Kritik e/o da Roger Parvus, scenari ben degni di considerare (dall'accademia) e che sintetizzo qui.