domenica 14 settembre 2014

Per un prototipo del folle apologeta del futuro

Lasciati alle spalle i folli apologeti cristiani e non cristiani del passato, impegnati nella vana ricerca del Gesù che non fu mai, quale sarà mai il folle apologeta del futuro?

Il folle apologeta del futuro sarà ateo. E se sarà cristiano, non crederà per nulla ad un Gesù letteralmente risorto, con tanto di tomba lasciata vuota.

E il folle apologeta di cui sto parlando non sarà affatto fiducioso di poter sentire anche soltanto il vago sentore di qualcosa che potrebbe grossomodo aver detto o fatto il suo irrimediabilmente perduto Gesù storico.

Questo folle apologeta sarà attivamente impegnato a criticare tutti i folli criteri di autenticità, minandoli alla radice e facendone emergere gli aspetti più irrazionali e ridicoli (e tali da renderli autentici criteri di confusione).

Su una cosa però il folle apologeta del futuro rivelerà perennemente il marchio inconfutabile della Bestia apologetica sulla sua fronte, l'estrema evidenza del suo essere per l'appunto FOLLE APOLOGETA.

Griderà a più non posso che il Gesù storico è ''ebreo, tutto ebreo, totalmente ebreo, interamente ebreo''. Si straccerà le vesti se sentirà qualche demente folle apologeta del passato dire che ''Gesù è ebreo, ma non QUELL'ebreo'', smascherando quelle parole come l'ennesimo tentativo apologetico da parte dei folli apologeti confessionali di rimarcare una qualche ''originale'' distinzione tra Gesù e la sua matrice ebraica.

 E assicuratosi questo, cosa farà il folle apologeta del futuro?
Dirà che i vangeli preservano un nucleo, per quanto piccolo, di Storia ricordata. Nasconderà in tutti i modi, preso da evidente imbarazzo, che con quello vuole intendere Storia ricordata di un Gesù storico, eppure ci terrà comunque a ribadire che i vangeli, in qualche modo, ricordano qualcosa del periodo del 30 EC.

Da qui si riconoscerà che è un folle apologeta. Perchè non avrà ancora rinunciato alla stra-confutata idea che nei vangeli si è sedimentata qualche traccia di tradizione orale. Perchè non ha ancora compreso la vera natura dei vangeli. Non ha ancora compreso che l'ipotesi della tradizione orale è un'ipotesi-chimera.

Ed è un'ipotesi apologetica. Perchè costringe ad inserire in tutti i modi - perfino dopo aver dimostrato e ri-dimostrato e ri-ri-dimostrato che i vangeli non furono affatto intesi per ricordare qualcosa - sempre e comunque un ''Gesù storico'' alla radice, (im-)memorabile punto di partenza di tutto quanto è venuto dopo, volente o nolente lui, volenti o nolenti noi.

Un esempio perfetto di un folle apologeta di tal fatta è James Crossley. Ecco con quali taglienti parole, il serio e competente studioso (anche se non è accademico per se) Neil Godfrey giudica la sostanza del Crossley-pensiero:
Là, nel mezzo di ipotizzare e combinare sconosciute variabili, là sta in verità una sola certezza dopo tutto. Gesù. Gesù è là. Come Dio. Voi non potete vedere lui. Voi non potete definire lui. Voi mai sarete capaci di comprendere lui. Voi confonderete la sua presenza con la percezione del vento o forse col battito delle foglie. Ma gli è realmente là! Egli è roccia pura. Il Rock of Ages.

Nell'originale inglese il suo disincantato giudizio suona ancor più vibrante e profondo:
There in the midst of guessing and combining unknown weights there does indeed stand one certainty after all. Jesus. Jesus is there. Like God. You can’t see him. You can’t define him. You’ll never be able to understand him. You’ll confuse his presence with the feel of the wind or maybe the sound of the leaves. But he really is there! He’s bedrock. The Rock of Ages.

Si noti che queste parole Godfrey le rivolge ad uno studioso ateo, brillante, di giovane età - come Richard Carrier -, totalmente sbarazzatosi del tutto di ogni speranza di ritrovare il Gesù storico tramite ridicoli, ''autentici'' criteri di confusione, così lucido da criticare tutti i vari perversi concetti di ''particolare ebraicità'' di Gesù dietro i quali si nascondono, nelle sue stesse parole, la medesima, confessionale
...obsession with, and impossibility of, trying to extract Jesus the Great Man from the swirling mix of traditions.




...e tuttavia col solo, unico torto, di credere dogmaticamente e fideisticamente, senza portare un briciolo di prova, che il cristianesimo si originò, facendo irruzione per tutta una serie di sue ragioni molte delle quali perfino accettabili, in ultima, anzi in ultimissima istanza, dalla sconosciuta figura di Gesù. Nonostante quella sconosciuta figura sia perduta per sempre, per la cronaca e per i nostri documenti, e dunque si può solo aggiungere pura zavorra speculativa nel vano tentativo di descriverlo.


Perchè prendo proprio Crossley come esempio del folle apologeta del futuro? Perchè lui e non un altro?

Perchè paradossalmente Crossley è più vicino alla verità di quanti siano gli altri folli apologeti, irrimediabilmente rimasti con la palla al piede, anzi col macigno al collo, delle loro folli pre-concezioni dogmatiche vecchie di secoli:
Forse questo processo è più evidente nell'opera di Crossley perchè egli (giustamente) non copre le sue tracce con ''criteri di autenticità'' come così tanti hanno fatto. Noi sappiamo le fallacie inerenti in quei criteri.

Ma sembra che il principio ispiratore dietro il Gesù storico di Crossley è il desiderio di confutare il problematico stereotipo contemporaneo della supremazia del Cristianesimo e dell'inferiorità dell'Ebraismo.

Un tale Gesù Ebreo è percià proprio altrettanto molto un costrutto ideologico come lo stereotipo che è designato a contrastare.
(fonte: Vridar)


Compresa la lezione?

È immensamente facile vedere questa trave nell'occhio di Crossley dal momento che questo studioso è stato così intellettualmente onesto da rinunciare ad utilizzare ancora i ridicoli criteri di ''autenticità''. E dunque è più facile vedere l'autentico ''ghiaccio sottile'' dove ha deciso, a suo rischio, di correre, nella sua vana speranza che alla fin fine i vangeli stiano ancora, nonostante tutto, derivando da qualche oscura ''memoria storica'' di Gesù.
Come è altrettanto facile vedere l'agenda apologetica dietro le mosse di Crossley: debunkare il Gesù Cristiano a colpi del Gesù Ebreo, con ciò intendendo il secondo come un randello con cui bersagliare e demolire il primo, con gran scorno dei folli apologeti cristiani duri e puri che ancora credono nel Mito del Grand'Uomo che ha superato l'ebraismo volgendosi verso l'alba di una nuova - e superiore - religione. Una religione che non era in realtà nè nuova, e nè superiore.

Chi l'avrebbe detto! 

Assistiamo al buffo fenomeno di un mito apologetico che partorisce un nuovo mito apologetico, coagulandolo per reazione all'interno del suo stesso seno, previa ''ricostruzione'' dell'originaria allegoria che suoni romanzata a sufficienza per essere venduta come ''storica'' ai post-post-moderni, quando non è nient'altro che l'ennesima variante del medesimo, originario mito evangelico.


Gli storicisti come Crossley, vittima di concezioni errate, saranno costretti a vendere finzioni storiche di intrattenimento piuttosto che libri di Storia, per quanto si possa apprendere un sacco pure da romanzi storici ben ricercati.

Gli atei del futuro crederanno come boccaloni all'ipotesi di un Gesù storico EBREO per avere da controbattere facilmente, senza tirarla troppo per le lunghe, a chi vuole propinare pervicacemente loro un Gesù CRISTIANO. In questo modo, proponendo un Gesù storico EBREO totalmente inassimilabile ad ogni zavorra cristiana che è subentrata DOPO, ne fanno un inespugnabile presidio anti-apologetico, senza sapere di star scrivendo l'ennesimo fantasioso vangelo ''per gli atei, da atei, tra atei'' (e ''contro gli apologeti cristiani'', con tanto di crisma del ''politicamente corretto'')  basandosi - tanto per cambiare - sulla falsa riga della solita, pura, originaria allegoria (che è il vangelo di Marco). Nè più nè meno di quello che hanno fatto gli autori di Matteo, Luca e Giovanni e di tutto il diluvio di vangeli apocrifi successivo, per le loro rispettive chiese. 



Rivolgendosi allo stesso prof Crossley, così Godfrey gli scrive di persona:
Non possiamo validamente iniziare assumendo che il racconto evangelico fosse stato scritto per preservare (o pervertire, come direbbero i più) una tradizione storica. L'analisi letteraria, io credo, ci rende manifesto che i vangeli non sono per nulla quel genere di letteratura. Tuttavia gli studiosi delle origini cristiane, per la gran parte, iniziano con l'assunzione che il racconto evangelico punta comunque indirettamente alle origini cristiane. Il tuo modello non fa eccezione. Le ''persone'' che tu studi sono prese dal vangelo e dal racconto di Atti: Galilea, anni 20 e 30, vicini ebrei, gentili, sviluppo storico di un movimento in questa fase.

Quel che realmente punta alle origini cristiane, io credo, è il carattere dei vangeli stessi (e del loro Gesù) - e quel che questo rivela circa autori e lettori - e le epistole.

(mia enfasi)


...e le epistole.