domenica 31 agosto 2014

Del perchè “Gesù” è Paolo nel vangelo di Marco (V)

Continua la quinta parte della mia recensione di Mark, Canonizer of Paul, di Tom Dykstra. Per l'intera serie si veda qui.

Il capitolo 4, Defending the Gentile Mission, si apre con una citazione suggestiva.
E il più problematico caso marciano, il viaggio illogico descritto in 7:31, potrebbe non riflettere un'ignoranza geografica ma un desiderio marciano di costruire un percorso di aree non-ebraiche, in linea col tema gentile di questa sezione del vangelo ...
(Joel Marcus, mia libera traduzione)

Se solo fosse vero, mi son detto quando l'ho letto la prima volta, allora è la conferma che davvero TUTTO è stato laboriosamente inventato in Marco. Fin nei minimi dettagli.

È risaputo che Marco è paolino. Ma pochi sanno che Marco attinse a piene mani dalle epistole di Paolo per avere la giusta ispirazione nella sua difesa della politica paolina di apertura verso i gentili.
Quella politica favoriva innazitutto la comprensione di luoghi comuni ebraici altrimenti ostici per  lettori non ebrei.
– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –,
(Marco 7:3-4)

Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».

(Marco 2:26)

poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè «figli del tuono»;
(Marco 3:17)

Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».

(Marco 5:41)

guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».

(Marco 7:34)

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
(Marco 10:46)

E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».
(Marco 14:36)

Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio»,

(Marco 15:22)

Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
(Marco 15:34)

La difesa dei cristiani gentili è esplicita in Marco 11:15-17 :
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: 
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni?  
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».

dove si colloca sulle labbra del Gesù letterario un'allusione alla profezia di Isaia 56:6-8 :
Gli stranieri, che hanno aderito
al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
sairanno graditi sul mio altare,
perchè il mio tempio si chiamerà,
casa di preghiera per tutti i popoli.

(Isaia 56:6-8)

Una volta di nuovo, l''insegnamento di ''Gesù'' non è niente di nuovo che semplicemente la ripetizione di quello è già chiaro nelle Scritture.
(pag. 72, mia libera traduzione e mia enfasi)



La Galilea è esplicitamente associata alle ''nazioni'' pagane in Isaia 9:1 :

In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim [letteralmente, ''il distretto delle nazioni''].

Ormai la geografia stessa in Marco si fa teologia, non Storia.



In Marco, questa terra dei gentili è il sito dell'origine di Gesù, della sua missione riuscita, e della sua destinazione dopo la risurrezione. In contrasto, Gerusalemme - l'esatto compendio dell'ebraicità - è il luogo che lo ha rifiutato e crocifisso. Alla fine del libro (16:7) i discepoli sono informati che se desiderano vedere il Signore risorto devono seguirlo nella terra simbolica dell'unità giudeo-gentile - la Galilea.
(pag. 73, mia libera traduzione e mia enfasi)

Durante la prima parte del vangelo, Gesù attraversa più volte il ''Mar di Galilea''. Per sbarcare di volta in volta ora in aree prevalentemente pagane, ora in area di forte concentrazione ebraica. Perfino il nome stesso, ''Mare'' di Galilea, è una sottile allusione a qualcos'altro.

...Marco inventò il termine ''Mar di Galilea'' per quello che in realtà non è che un grande lago, precisamente allo scopo di aiutare i suoi lettori a cogliere l'allusione al mare Mediterraneo.
(pag.86, mia libera traduzione e mia enfasi)

Durante uno di quei viaggi nel Mar di Galilea/Mar Mediterraneo, quando subentra la tempesta e gli idioti dei discepoli si terrorizzano, costringendo Gesù a intervenire, vediamo qualcosa di strano:

Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
(Marco 6:48)

Se Gesù non voleva salire a bordo nemmeno collocandosi sulla prua (come spesso ci si immagina la scena) ma semplicemente intendeva camminare avanti a loro, significa che vuole imporre una netta direzione di marcia alla barca dei discepoli (che rappresenta la chiesa): non deve tornare indietro, per paura di andare tra i gentili, per eccessivo zelo verso la Torah, che per il Gesù del paolino Marco è solo una palla al piede in quanto ostacolo alla conversione dei pagani al vangelo di Paolo. Se Gesù calma la tempesta, significa che i giudeocristiani non devono temere di prendere il largo nel Mediterraneo per convertire i pagani, perchè Gesù avrebbe favorito quell'impresa.

Quando Gesù visita ''la regione di Tiro e Sidone'', territorio pagano, ecco come la geografia si adegua in Marco alla sua teologia pro-gentile: tutto al solo fine di rimarcare che Gesù visita i pagani e solo loro.
Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
(Marco 7:24)

Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea attraverso il pieno territorio della Decàpoli.

(Marco 7:31)

Si noti nella mappa lo strano percorso che, dovremmo credere (se fossimo folli apologeti), ''fece'' Gesù: nessuna persona sana di mente avrebbe fatto quel percorso, specie se per arrivare da Tiro al Mare di Galilea bastava tagliare per la via più breve. A meno che non fosse il modo di Marco per sottolineare il deliberato indugiare di Gesù in territorio pagano.

Nell'incontro con una donna Sirofenicia, Gesù fa chiaro il punto di Paolo: il suo pane va prima ai giudei, ma quel ''prima'' è inteso allegoricamente solo in senso temporale, non di priorità (un punto che il giudeocristiano Matteo non esiterà a correggere).

Che la Sirofenicia sia greca induce a credere che sia gentile.  Questo è squisitamente paolino:
Ora neppure Tito, che era con me, benché fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere
(Galati 2:3)


Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
(Galati 3:28)

Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
(Colossesi 3:11)

La storia della Sirofenicia è essenzialmente paolina, perchè è la FEDE che salva sua figlia, e nient'altro:
Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
(Marco 7:28-30)

Anche l'indemoniato di Generaset è ovviamente gentile. E quando è guarito da Gesù, ha una missione da compiere tra i gentili.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci alle moltitudini è una scena che si ripete due volte nel vangelo, separata dall'attraversamento del ''mar di Galilea'' (con tanto di miracolo) e con la seconda scena terminata da una lunga digressione su Gesù che rimprovera l'ottusità dei discepoli.
Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».
(Marco 8:14-21)

Quello che i discepoli, nella loro demenza, non capiscono, è che il primo miracolo dei pani e dei pesci mirava a saziare una comunità esclusivamente ebraica, laddove la ripetizione di quel miracolo al di là del Mar di Galilea/Mar Mediterraneo mirava ad estendere lo stesso beneficio ad un gruppo misto giudeo-gentile, una volta che Gesù/Paolo si era fatto convincere in tal senso dalla fede di una singola pagana, la Sirofenicia.

Ecco gli indizi che suggeriscono l'ebraicità del primo miracolo:

1) avviene non lontano ''nella sua patria'', (''Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono'', Marco 6:1, ''E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.'' Marco 6:6).

2) e dai villaggi della sua regione accorrono i beneficiari del miracolo (''Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.'', Marco 6:33).

3) simbolismo numerico: cinque pani,

Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».
...
e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene [δώδεκα κοφίνων πληρώματα]  e quanto restava dei pesci.

(Marco 6:38, 43)

cinquemila uomini,

Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
(Marco 6:44)

dodici ceste avanzate,

e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci.
(Marco 6:43).

5 è il numero dei libri della Torah e 12 sono le 12 tribù di Israele.

Esattamente quei numeri Gesù sottolinea quando si incazza con i discepoli al termine del secondo miracolo:

quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici».
(Marco 8:19)


Il secondo miracolo dei pani e dei pesci ha connotati gentili e non ebraici:

1) segue un lungo viaggio in territorio pagano (vedi la mappa di sopra):
Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea attraverso il pieno territorio della Decàpoli.
(Marco 7:31)

2) il contesto

Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano.
(Marco 8:3)

...indica un gruppo misto giudeo-gentile rispetto a quello totalmente ebraico del primo miracolo.

3) simbolismo numerico diverso dal precedente: quattromila uomini,
Erano circa quattromila. E li congedò.
(Marco 8:9)

 sette pani,
Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.
 (Marco 8:5-6)

e sette ceste rimaste alla fine,
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte [περισσεύματα κλασμάτων ἑπτὰ σπυρίδας].
(Marco 8:8)

4 allude ai quattro estremi della terra, simbolismo alluso nelle stesse parole di Gesù in Marco 13:27 :


Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.


7 rappresenta la ''completezza divina, richiamante alla mente testi sacri come la storia di Genesi dei 7 giorni della creazione'' (pag. 81).
Io avevo pensato invece ai 7 Colli di Roma, città simbolo dei pagani.

Perfino nella variazione del termine greco per indicare le ''ceste'' rimaste al termine di ciascun miracolo si riscontra un deliberato cambiamento tra contesto ebraico e contesto pagano:
e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene [δώδεκα κοφίνων πληρώματα]  e quanto restava dei pesci.
(Marco 6:43)

Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte [περισσεύματα κλασμάτων ἑπτὰ σπυρίδας].
(Marco 8:8)

 In Romani 11:12 la parola πληρώμα (''pienezza'') si riferisce agli ebrei

Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più la loro pienezza! [το πληρωμα αυτων]
(Romani 11:12)

mentre in 2 Corinzi 8:13-14 la parola περισσεύμα (''cose in più'') serve a descrivere la reciproca assistenza tra ebrei e gentili.

Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza [το υμων περισσευμα]  supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza [το εκεινων περισσευμα]  supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto:
(2 Corinzi 8:13-14)
 È curioso che Marco chiama ''greca'' (intendendo ''gentile'') la Sirofenicia (preludio al secondo miracolo) mentre poco prima del primo miracolo compare il solo punto in tutto Marco dove usa la parola ''Giudei''.
i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi.
(Marco 7:3)



L'enfasi, in tutte quelle storie, è sul cibo e sui suoi resti, anche quando quei resti sono le misere briciole di cui si sfama la Sirofenicia in virtù della sua fede, anche quando si tratta del ''lievito dei farisei e di Erode'', con somma incomprensione dei discepoli di cosa diavolo questo significhi.

Il pane e i suoi resti sono simbolo della Torah. I giudeocristiani, mentre devono ignorarne l'interpretazione farisaica, devono condividerne l'interpretazione con i cristiani gentili: non devono tenersela esclusivamente per sé. Il Gesù di Marco, ovvero Paolo, abolisce l'esclusivismo ebraico.

In Marco 2:15-17 :
Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

per 4 volte si ripete (e dunque si enfatizza) la condivisione del desco da parte di Gesù insieme a scellerati ''peccatori'': non erano ebrei nella misura in cui il loro essere esclusi dalla società per via del loro lavoro sporco li rendeva simili ai pagani nel loro essere esclusi dai vincoli della Torah.

Anche Paolo chiama ''peccatori'' i gentili in Galati 2:15 :
Noi, che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori,

quello era il modo tradizionale ebraico di considerare i pagani.

Ma Gesù che condivide scandalosamente il desco con ''peccatori'' non è altri che Paolo, il quale anche in Galati si ritrova a dover difendere la sua condivisione del desco con i ''gentili peccatori'' contro la volontà dei Pilastri di Gerusalemme.

L'accettazione dei bambini (terzi emarginati sociali dopo gentili ed esattori) in Marco 9:36-10:16 :
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».  
Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

fa l'ennesimo punto di un ''Gesù''/Paolo che vuole accogliere i gentili e di ''discepoli''/Pilastri che si oppongono al tentativo e finiscono puntualmente rimproverati dal primo.

Da notare come ''Gesù''/Paolo incontra brave persone tra i gentili,  mentre lo stesso ''Gesù''/Paolo incontra cattive persone tra gli ebrei.


In Marco 8:11-12 :
Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».


la richiesta di un segno da parte di Gesù si ispira alla diretta esperienza di Paolo in 1 Corinzi 1:22-23:

Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani;


Anche la proibizione del divorzio da parte di ''Gesù''/Paolo in Marco 10:11-12

 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».

 è basata sulle istruzioni di Paolo in 1 Corinzi 7:13-16 :
e una donna che abbia il marito non credente, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi. Il marito non credente, infatti, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, ora invece sono santi. Ma se il non credente vuole separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a schiavitù: Dio vi ha chiamati a stare in pace! E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?



Significativo al riguardo che da nessun'altra parte in tutta la Bibbia la disposizione sul divorzio riguarda ANCHE la donna e non solo l'uomo.

''Gesù'' è Paolo in tutte queste vignette allegoriche.

Il ''Gesù'' che riassume l'essenza della Legge in Marco 12:29-34 :
 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


non è altri che Paolo quando dichiara:

Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
(Galati 5:14)

Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso.

(Romani 13:8-9)

Per ''Gesù''/Paolo l'amore del prossimo conduce al Regno di Dio :
invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
(Galati 5:21)

Il regno di Dio infatti non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo:
(Romani 14:17)

Tutte le altre prescrizioni della Torah vengono relativizzate rispetto all'essenza della Torah che è l'amore per gli altri.

Perfino le regole alimentari ebraiche:
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
(Marco 7:14-19)

Non distruggere l’opera di Dio per una questione di cibo! Tutte le cose sono pure; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.

(Romani 14:20)

Perfino il rispetto del Sabato:
Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
(Marco 3:1-5)

ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
...
Anche Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande magnanimità gente meritevole di collera, pronta per la perdizione.

(Romani 9:2, 22)

Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l’ostinazione di una parte d’Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti.
(Romani 11:25)

Il ''vino nuovo'' (i gentili) devono andare in ''otri nuovi'' (un nuovo approccio alla Torah).
E tuttavia nello stesso tempo, Marco non si impegna in un totale rifiuto dei requisiti del culto della Legge Ebraica per gli ebrei: come consiglia Paolo, i gentili rimangono gentili mentre gli ebrei rimangono ebrei. In piena coerenza, quando Marco raffigura un Gesù che guarisce un ebreo, mostra un Gesù che esorta l'uomo a soddisfare il requisito ebraico di presentarsi ai sacerdoti (Marco 1:44) mentre il gentile che guarisce è semplicemente esortato a proclamare la sua salvezza tra ''i suoi amici'' (5:19).
(pag. 89-90, mia libera traduzione e mia enfasi)


Perchè Marco faceva parlare il suo Gesù letterario in parabole?

L'evangelista non aveva altra scelta se non di intraprendere il suo compito di supportare l'approccio di Paolo all'osservanza della Legge con grande sottigliezza, infatti egli stava proiettando nel passato questioni che non sorsero realmente fino a più tardi. Questo spiega perchè doveva ricorrere ad un esteso utilizzo di parabole nel suo vangelo.
(pag. 90, mia libera traduzione e mia enfasi)

Emblematico in tal senso è il punto teologico dietro la parabola del fico selvatico, allegoria del tempio di Gerusalemme non più all'altezza della sua funzione originaria, perchè irrimediabilmente contaminato dai farisei.
Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà.
(Marco 11:19-23)


Ma in questo punto è particolarmente suggestivo il particolare evidenziato da Dykstra:
chi ha abbastanza fede, dice ''Gesù''/Paolo, potrà dire  a «questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”» e ciò avverrà.


In Marco 6:46 Gesù va ''sul monte a pregare'', appena prima di ricongiungersi coi discepoli ''camminando sul mare''.

Quel ''monte'' dove Gesù pregava, alla luce del fatto che il ''Mar di Galilea'' è il Mare Nostrum dei romani, è una sottile allusione al monte del Tempio di Gerusalemme, anch'esso luogo di preghiera.  E i demoni che tormentavano l'indemoniato di Generaset furono scaraventati, una volta scivolati nei porci lì di passaggio, nel ''Mar di Galilea'', ovvero nel Mediterraneo. Dunque Gesù ''camminando sul mare'' benedice la missione ai pagani coi discepoli dietro di sè (sebbene timorosi perchè riluttanti a farlo), lasciando alle spalle un monte che era il suo (ormai ex) luogo di preghiera. Mentre gli spiriti impuri che già sulla terraferma abitavano animali impuri (i porci) finiscono anch'essi nel lago romano, ma per annegarvi.

Stessa sorte toccherà allora a quel ''monte'', ovvero al corrotto tempio di Gerusalemme.
Il tempio fisico di Gerusalemme non era di nessun'importanza per Paolo; esso si era in un certo senso ''seccato fino alle radici'' essendo sostituito dalla ''Gerusalemme di sopra'' (Gal 4:25-26). Questa Gerusalemme di sopra era disponibile a tutti, compresi i gentili, dovunque vivevano; quindi ''la casa di preghiera per tutte le nazioni'' era metaforicamente gettata nel mare romano.
(pag. 91, mia libera traduzione e mia enfasi)