mercoledì 4 giugno 2014

Del mito cattolico dell'unica origine & del mito dei Dodici Apostoli

La tendenziosa propaganda proto-cattolica nota come Atti degli Apostoli ritrae la chiesa primitiva come una piccola banda coraggiosa di credenti raccoltisi attorno alla famiglia e ai discepoli di Gesù a Gerusalemme, da cui dilagò la nuova religione. Nulla di questo scenario coincide con la realtà. Paolo e gli altri primi testimoni cristiani mostrano che appena si fosse usciti fuori dalla loro comunità, forme completamente divergenti di cristianesimo erano già stabilite e diffuse in lungo e in largo prima ancora che Gesù fosse supposto di aver persino preso la sua croce. Ancor prima della conversione di Paolo, ci sono già le comunità cristiane disseminate a Damasco in Siria e ad Antiochia in Asia Minore, e anche a Roma stessa per la metà del del primo secolo, anche se la tradizione continua a sostenere che solo Paolo fondò tutte loro. La sua lettera ai Romani rende perfettamente chiaro che la chiesa era già in vigore da molti anni, e che lui non ci era mai stato.
Non voglio che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi – ma finora ne sono stato impedito – per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni.
...
Sono quindi pronto, per quanto sta in me, ad annunciare il Vangelo anche a voi che siete a Roma.
...
Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: 
Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno,
 
e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno. 
Appunto per questo fui impedito più volte di venire da voi. Ora però, non trovando più un campo d’azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi...

(Romani 1:13, 15; 15:20-23)

È lo stesso Paolo a lamentarsi della diversità tra i credenti, che incredibilmente trattano Cristo solo alla stregua di un altro totem in aggiunta a quelli già esistenti, poichè alcuni andavano dicendo di appartenere a Paolo, o ad Apollo, o a Cefa - o a Cristo. Paolo si chiede "È forse diviso il Cristo?":
Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?
(1 Corinzi 1:10-13)


I vangeli dicono che molti esorcisti del primo secolo scacciano i demoni nel nome di Cristo: ma, come volevasi dimostrare, non si tratta del Cristo dei seguaci di Gesù.


Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
(Matteo 7:21-23)

Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
(Marco 9:38)

Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi».

(Luca 9:49)


Paolo scaglia continuamente invettive contro i suoi apostoli rivali in azione dappertutto, i quali "predicano un altro Gesù". Nelle sue lettere spesso Paolo si infuria ed è furibondo che i suoi rivali sono perfidi ingannatori, con falsi cristi e falsi vangeli così diversi dal suo vero Cristo e vero Vangelo, che li accusa di essere agenti di Satana e addirittura lancia maledizioni e minacce su di loro!
Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.
...
Questi tali sono falsi apostoli, lavoratori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
...
Infatti voi, che pure siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. In realtà sopportate chi vi rende schiavi, chi vi divora, chi vi deruba, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.
...
Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.

(2 Corinzi 11:4, 13-15, 19-20, 22-23)

Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
(Galati 1:6-9)

Altri antichi cristiani erano altrettanto preoccupati come Paolo. La Didachè, un antico manuale di condotta e dottrine della chiesa cristiana, dedica due capitoli a parlare di  predicatori vagabondi con tanto di monito contro i molti falsi predicatori che sono semplici "trafficanti del Cristo", o come meravigliosamente li etichetta Bart Ehrman, "venditori di Cristo".
Se colui che giunge è di passaggio, aiutatelo quanto potete, ma non rimarrà presso di voi se non due o tre giorni, se fosse necessario. Qualora poi volesse stabilirsi presso di voi, essendo artigiano, lavori e mangi. Se invece non sa fare alcun mestiere, escogitate secondo il vostro giudizio in quale modo un seguace del Messia non  viva fra voi ozioso.
Se però non vuole fare così, è un trafficante del Messia: guardatevi da persone siffatte.

(Didachè 12:2-5)



Ancor prima di Paolo, alcuni gruppi cristiani credevano Cristo non avesse nulla a che fare con la morte per crocifissione (come traspare dall'inno prepaolino ai Filippesi). Per la comunità del Vangelo di Tommaso, Cristo non fu mai crocifisso per nulla. Invece, quel vangelo si limita a dire che Gesù salverà solo coloro che abbracciano i suoi segreti insegnamenti. Sembra proprio che siano quelli stessi ''Tommasiani'' il target polemico a cui si rivole il vangelo di Giovanni con il suo famoso episodio del dubbioso Tommaso:
 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 
(Giovanni 20:24-29)
E c'erano ancora altri profondi disaccordi, persino circa i fondamentali della dottrina su Gesù. Allo stesso tempo non si vede nessuna evidenza che qualcuno sapesse di eventuali discepoli o parenti di Gesù. L'unica "prova" che Paolo e gli altri possono offrire per Gesù viene dalle personali interpretazioni delle scritture dell'Antico Testamento. E per di più, questi primi cristianesimi erano già in conflitto tra loro.
Luca si fa in quattro per raffigurare tutti i primi apostoli cristiani come una gran bella squadra felice, con Pietro e Paolo adoperarsi mano nella mano per la diffusione della fede. Così è scioccante leggere le lettere di Paolo e scoprire che Pietro e Paolo si opponevano aspramente tra loro a causa di inconciliabili differenze religiose.
L'idilliaco racconto di Luca del cosiddetto Concilio apostolico di Gerusalemme:


 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè». Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro». Tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro. Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:  Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose, note da sempre.  Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe». Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
(Atti degli Apostoli 15:4-29) 

...cerca di coprire le molte dispute allora in corso e i dissidi tra la chiesa di Gerusalemme e Paolo su questioni come la circoncisione e il pasto in compagnia di gentili. Nessuno dei feroci dibattiti che Paolo descrive affiorano in Atti degli Apostoli: al contrario, c'è un caldo benvenuto e una discussione amichevole per sanare lo sfortunato equivoco, e grande gioia da parte di tutti dopo.

Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.
(Atti degli Apostoli 15:31).

Confronta questo scenario idilliaco e idealizzato con le parole stesse di Paolo:

Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano. Ora neppure Tito, che  era con me, benché fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere; e questo contro i falsi fratelli intrusi, i quali si erano infiltrati a spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi; ma a loro non cedemmo, non sottomettendoci neppure per un istante, perché la verità del Vangelo continuasse a rimanere salda tra voi.
 (Galati 2:2-6)

...dove Paolo riesce a malapena a nascondere il suo disprezzo per gli apostoli di Gerusalemme, e rivela quanto vicino il primo cristianesimo giunse ad un passo dalla scissione totale tra la fazione di Pietro e la fazione di Paolo. Quale sorta di resoconto incredibilmente paranoico, velenoso e arrogante di questo convegno privato con i leaders di Gerusalemme, che offre Paolo! Gli accusatori di Paolo sono falsi credenti e spie, e lui conosce che erano inviati in segreto (dai suoi molti nemici, senza dubbio) per sottomettere lui e i suoi seguaci. Lungi dal ricevere un caloroso benvenuto e uno scambio amichevole di differenti vedute, e dal sottomettersi ai loro decreti, Paolo si rifiuta di andare con loro "neppure per un istante" (!).
Sorprendentemente, la setta di Giovanni il Battista fu un altro rivale in competizione con il cristianesimo primitivo.
I Riconoscimenti pseudo-clementini del 2° secolo conservano ancora i loro argomenti contro i cristiani, e le tracce del conflitto si sono anche cristallizzate nel Nuovo Testamento: Luca 3:15 cerca di minimizzare il fatto che alcuni hanno sostenuto che era Giovanni il Cristo.
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo...
(Luca 3:15)

Da brani del genere:


Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
 (Matteo 9:14)

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
(Marco 2:18)

Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
(Luca 5:33)

...ne deriva che i discepoli di Giovanni il Battista apparentemente si confrontano e polemizzano con Gesù stesso. Il vangelo di Luca inizia con quello che era chiaramente una storia sacra in origine del culto di Giovanni il Battista. Trall'altro, la storia della natività di Giovanni il Battista è quattro volte più lunga di Gesù in Luca, e non ci vuole molto per separare del tutto gli elementi che coinvolgono Gesù e Maria dalla storia della natività di Giovanni, e la storia risultante non soffre affatto dalla loro rimozione. Al contrario, ha più senso.
Se si suppone che il cristianesimo primitivo avesse esordito come un unico movimento, allora sarebbe stato un movimento selvaggiamente schizofrenico. Come osserva Robert Price:
L'accarezzata immagine di una singola chiesa primitiva incontaminata dall'eresia, con tutti ad adorare con un solo cuore e una sola anima un solo Cristo, ed infine a produrre un armonioso canone di scritture che parlano di un singolo vangelo con una sola voce - è un mito. In ogni caso, una più antica diversità è stata nascosta senza successo dietro uno schermo di storia non appena la finale fazione dominante desiderò che lo fosse. [1]

In altre parole, la tendenziosa, mistificatrice, cattolica Reductio ad Unum!


Il biblista F.C. Bauer fu il primo a notare come gran parte del NuovoTestamento ha senso solo quando ti rendi conto che c'era un conflitto in corso nei primi anni della chiesa. Pietro e Paolo erano sui lati opposti di due cristianesimi rivali, uno ebraico, uno gentile, in grave conflitto l'un con l'altro. Il Nuovo Testamento è diviso lungo queste linee, ciascun lato con il proprio vangelo ed epistole, e ciascun lato con evidenza di tradizioni completamente diverse su Gesù.
I cristiani di Paolo sembrano non avere nessun dettaglio della vita terrena di Gesù e invece venerano un Cristo cosmico che è risalito dagli inferi ebraici ai sette cieli per sconfiggere i demoniaci arconti. La comunità di Marco ha preso la strada opposta. Il loro Gesù sofferente era (ma solo in apparenza!) un ordinario  essere umano che Dio ha adottato al suo battesimo, ha messo alla prova e più tardi ha risorto ed esaltato all'altezza del Signore come premio della sua obbedienza. Ciò è in netto contrasto con il Gesù della comunità giovannea, il Logos greco che era lì al momento della creazione e senza paura si aggira in tutta la Giudea e a gran voce dichiara che egli è Dio stesso. Nella Lettera agli Ebrei, Gesù è il divino Sommo Sacerdote che offre il suo sacrificio in un santuario celeste, una perfetta miscela di teologia ebraica tradizionale e platonismo in versione alessandrina, e una concezione di Cristo differente da qualsiasi altra.
Oltre alle fazioni di Pietro, di Paolo, di Giovanni il Battista e di altri vangeli, ci sono state ancora molte altre sette cristiane o proto-cristiane nel primo e secondo secolo. Di alcune non sappiamo nulla se non che i loro nomi finirono per essere inclusi nei manuali ortodossi di caccia all'eretico. Senza dubbio c'erano molte più sette di cui non sapremo mai niente. Una volta che la fazione divenuta la posizione "ortodossa" o ''cattolica'' era diventata abbastanza forte da iniziare a far rispettare la sua volontà, la Chiesa ha lavorato a lungo e duramente nel corso dei secoli per bruciare quanto più testi eretici (e potenzialmente eretici) poteva.
Tutte le prime fazioni cristiane avevano rivendicato il sigillo dell'autorità apostolica sulle loro convinzioni. Ma se i Dodici erano dovunque davvero tanto importanti quanto si voleva far credere, l'esiguità delle informazioni su di loro non ha nessun senso. 
Robert Price commenta:


È sorprendente rendersi conto che le liste canoniche dei Dodici non concordano in dettaglio, e neppure concordano manoscritti di singoli vangeli!''[2]

E i vangeli spesso discordano nei dettagli circa i discepoli!  Dovrebbe essere evidente che se i dodici apostoli fossero figure storiche reali, soprattutto quelli che erano i principali responsabili della crescita del cristianesimo, sarebbe semplicemente impossibile avere tale confusione diffusa e costante sulla fondamentale questione della loro identità. Né avremmo dovuto fare così tante congetture per rischiarare qualche informazione biografica su di loro. D'altro canto, il fatto che abbiamo leggende contrastanti su dove fossero andati, cosa avessero fatto e come fossero morti non fa ben sperare per la loro veridicità.
Se questi uomini fossero davvero i primi missionari e padri della chiesa, sicuramente avrebbero avuto testi poi apprezzati dai primi cristiani, persino se frutto di dettatura. Prediche, memorie, lettere, insegnamenti dottrinali, liturgia, incoraggiamenti. L'elenco di ciò che potremmo aspettarci da loro non finirebbe mai. Eppure la verità è che non abbiamo assolutamente nulla da uno qualsiasi dei dodici apostoli - non un solo documento autentico, solo una manciata di falsi come 1 e 2 Pietro, inventati decenni dopo la presunta morte di tutti gli apostoli.
Ma vissero veramente? Gran parte della nostra informazione sulle vite e sulle azioni degli apostoli non proviene dal Nuovo Testamento, ma da testi molto più tardi. Numerose comunità cristiane scrissero una biografia del discepolo da loro adottato come loro fondatore, così parecchi di queli ''Atti dei (vari) Apostoli'' (e alcuni importanti non-apostoli come Pilato e Tecla la compagna di Paolo) divennero un vero e proprio genere della letteratura cristiana antica. Col risultato che oggi tutte quelle storie sono riconosciute per quello che sono: pure invenzioni. In realtà, Marco sembra aver semplicemente cooptato i nomi dei noti leaders dell'antica chiesa di Gerusalemme (Giacomo, Pietro, Giovanni e Cefa) per riconvertirli nei panni dei discepoli o dei parenti di Gesù.  Una difesa spesso citata a favore della storicità dei dodici discepoli è l'articolo di John P. Meier “The Circle of the Twelve: Did it Exist During Jesus’ Public Ministry?”. Quel folle apologeta d'un Meier spende tanto inchiostro per confutare coloro che ritengono che i Dodici fossero un'invenzione posteriore, tuttavia, da folle apologeta quale egli è, non gli sfiora mai nella mente l'idea che anche Gesù possa essere stato altrettanto fittizio dei Dodici stessi.  La sua difesa si riduce a due criteri, quello di imbarazzo e di multipla attestazione. Per "criterio di imbarazzo" Meier intende (pag. 665-6) che la crocifissione di Gesù e il tradimento di Giuda erano troppo scioccanti per i primi credenti da realizzare, così essi possono essere solo fatti storici. Ma poi ironicamente risolve il suo personale dilemma quando osserva che fin dall'inizio i credenti ripetono che tutti questi "eventi" si sono verificati ''secondo le scritture''.

Ad esempio, solo per citare alcuni:
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè 
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

(1 Corinzi 15:3-5)

Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
(Matteo 27:9-10)

Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
(Marco 14:21)

Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno.
...
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura.

(Giovanni 13:18, 17:12) 
«Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù.»
...
Sta scritto infatti nel libro dei Salmi: 
La sua dimora diventi deserta  
e nessuno vi abiti,
e il suo incarico lo prenda un altro.
(Atti 1:16, 20)



Allora il folle apologeta John. P. Meier è rapido a negare persino la possibilità che quei testi dell'Antico Testamento siano stati usati per creare un mito, insistendo:
"il fatto sconvolgente chiama in causa le scritture -- non viceversa''. 

Come fa a saperlo, il folle apologeta?


Allo stesso modo, prima ancora di iniziare a esaminare la credibilità o la trasmissione delle sue fonti (qualcosa che quel folle apologeta d'un Meier colpevolmente mai fa), il suo criterio  di ''multipla attestazione da fonti indipendenti" frana anch'esso del tutto -- poiché non vi è nulla che starebbe ad indicare che "i Dodici" che Paolo menziona siano gli stessi discepoli di Gesù dei vangeli e degli Atti degli Apostoli.
Meier dà per scontato che se i Dodici fossero tutti esistiti, Gesù li aveva designati come tali e uno di loro, Giuda, lo consegnò alle autorità - ma nessuno di questi "fatti" è mai stabilito da Paolo. Quel che è peggio, le fonti di Meier ("Marco, Giovanni, Paolo, probabilmente L, e probabilmente Q") non sono né indipendenti né danno attestazione multipla, dal momento che Paolo non nomina mai nessuno dei suoi ''Dodici'' né mai dice in cosa consisteva, se esistita, la loro connessione con Gesù, e i vangeli non sono d'accordo tra di loro sulle identità dei Dodici. Con ulteriore ironia, l'apologeta Meier continua a descrivere estesamente quanto è sconcertante che abbiamo così pochi dati storici sui Dodici, e sottolinea i buchi da colmare. Ad esempio, Paolo si sofferma parecchio sulle sue interazioni con i leaders della chiesa di Gerusalemme e di altri apostoli - ma ogni menzione dei Dodici è palesemente assente.



Così il folle apologeta John P. Meier, mostro sacro dei folli apologeti:
Ci si sarebbe aspettato che la storia della prima generazione cristiana sarebbe piena di esempi della potente presenza e attività nella chiesa dei Dodici. L'esatto opposto è il caso.
Quando ci fermiamo a considerare come Paolo va avanti a dilungarsi sui suoi rapporti o contrasti con Pietro, Giacomo, Giovanni, Barnaba, Apollo, e vari apostoli o "pseudo- apostoli'' nelle chiese di Gerusalemme, Antiochia, Galazia, e Corinto durante gli anni '30, '40, e '50 del primo secolo, è sorprendente che Paolo non cita mai i suoi rapporti o l'interazione con i Dodici come un gruppo.
Parimenti sorprendente è che Luca, per tutta l'enfasi che mette sul Dodici come un legame vivente tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa, ha sempre poco da dire
circa i Dodici man mano che scorrono i capitoli degli Atti. Il silenzio totale dal resto della letteratura epistolare del Nuovo Testamento - deutero-Paolo, Giacomo, Pietro, Giovanni, Giuda, ed Ebrei - è altrettanto assordante. Lo stesso si potrebbe dire per quasi l'intero corpus dei padri apostolici.
(Pag. 670-71)


Meier ammette l'assenza dei Dodici dalla maggior parte del Nuovo Testamento e la perplessità dei leaders della chiesa del secondo secolo lo imbarazza. L'unica conclusione ragionevole che gli può venire in mente (perchè è solo un mero, folle apologeta, come Mauro Pesce e Adriana Destro i suoi emuli in Italia) è che essi devono avere svolto solo un ruolo significativo durante il ministero di Gesù, per poi rapidamente sparire. Ma è ''ragionevole'' pensare che sarebbero svaniti dalla memoria senza lasciare traccia in tutti i primi testi cristiani, per poi riapparire *solamente* centinaia di anni dopo, in leggende spurie dove figurano come fantomatici fondatori di chiese in tutto l'impero, come se per tutto quel tempo fossero stati una costante presenza dinamica? Forse una ragione migliore del perchè i Dodici hanno giocato un ruolo significativo soltanto durante il ministero di Gesù è che loro erano solo personaggi della medesima storia fittizia.


Il miticista Frank Zindler sostiene che i Dodici servono chiaramente ad una funzione zodiacale nei vangeli. Infatti, sembra che ci siano motivi astrologici nei nomi di alcuni apostoli e nelle storie relative nei Vangeli. Ad esempio, "Tommaso" non era un nome di persona ai tempi del Nuovo Testamento. Indicava il "Gemello", come pure il nome ebraico per la costellazione dei Gemelli. E i discepoli Giacomo & Giovanni furono soprannominati "figli del tuono", proprio come lo erano i gemelli Castore & Polluce della mitologia greco-romana, entrambi figli, uno mortale e l'altro immortale, di Zeus il dio del tuono. Come sottolinea Zindler, se Gesù era una divinità solare (e chi altro è nato il solstizio d'inverno e adorato la Domenica?), avrebbe avuto bisogno di dodici complici zodiacali. Marco sembra fare proprio questo collegamento astrologico quando fa venire i fratelli Giacomo e Giovanni da Gesù per chiedere di sedersi ad entrambi i lati di lui, una volta che tutti verranno intronizzati in cielo:


Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
(Marco 10:37)


 o quando Matteo fa dire a Gesù:


In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria (cioè il Sole), alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni (cioè i dodici segni zodiacali) a giudicare le dodici tribù d’Israele.
(Matteo 19:28)

Molti storici rimangono scettici su queste associazioni, anche se è interessante che gli stessi storici che non accettano i motivi astrologici nei vangeli non hanno alcuna difficoltà a riconoscere che l'iconografia sacra della religione sorella del cristianesimo, ovvero il Mitraismo, è una rappresentazione allegorica del fenomeno astronomico: vale a dire, la precessione degli equinozi ( come dimostrato in Origins of the Mithraic Mysteries di David Ulansey, Oxford, 1989). Non c'è dubbio che Gesù fu poi legato al Sole, come appare evidente nella prima arte cristiana. Zindler osserva che gli scavi sotto il Vaticano hanno rivelato un mosaico raffigurante il Cristo come il dio del Sole Helios - con tanto di carro solare, cavalli e tutto!). Associazioni al dio Sole di Gesù come questa suggeriscono influenze dal culto imperiale romano del dio Sole iniziate intorno all'anno 200. Nel 313 EC Costantino apertamente (e forse volutamente) identificò il Sol Invictus e Gesù Cristo. Ciò ha portato a sincretismi del quarto secolo come il compleanno di Gesù  che si celebra al solstizio d'inverno, il 25 dicembre - lo stesso giorno del dio del Sole - una mossa politica deliberata da parte della Chiesa imperiale per usurpare la prassi  pagana.

Ma la maggior parte degli studiosi tradizionali sostiene che quelle connotazioni astrologiche sono una fusione più tarda, e accetta che nei vangeli, i dodici discepoli per davvero rappresentino le dodici tribù di Israele ( che potrebbero avere avuto delle proprie associazioni zodiacali di cui non abbiamo più traccia) . Questo parallelo è inequivocabile: il regno delle dodici tribù  fu fondato dal primo Gesù - che chiamiamo Giosuè, (anche se i due condividono effettivamente lo stesso nome, Y'shua) e il tema del "Nuovo Israele" percorre tutto il Nuovo Testamento. Se i dodici discepoli non sono individui storici reali, ma semplicemente allusioni simboliche ai dodici segni dello zodiaco e/o alle mitiche dodici tribù di Israele allora incomincia ad avere un senso perché solo una manciata di loro possiede una personalità riconoscibile, e perché la maggior parte sono semplicemente nomi su una lista - e non sempre nemmeno la stessa lista!
Allo stesso modo, le più antiche percezioni di Gesù sono mitiche, non biografiche. Un antichissimo elemento paolino del Nuovo Testamento è l'Inno della Kenosis, che si trova in Filippesi 2:5-11:
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio,

ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

(Filippesi 2:8-11)

Apprendiamo almeno due cose molto interessanti su Gesù da questo inno.
Robert Price ha sottolineato un fatto sorprendente di questo semplice inno,  basato a sua volta su Isaia 45:22-23:
Volgetevi a me e sarete salvi,
paesi tutti della terra,
perchè io sono Dio; non ce n'è altri.
Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la verità,
una parola irrevocabile:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua.

 La porzione di verso  "e a una morte di croce" non era parte dell'inno originale,
come molti studiosi hanno notato: la frase interrompe la metrica del resto.[3] È sorprendente rendersi conto che solo in seguito un riferimento alla crocifissione doveva essere inserito in questo antico cantico del culto.  Questi credenti originariamente credevano forse che Gesù era morto sulla croce? Evidentemente no.

Ma il particolare più sconcertante dell'inno fu notato dal miticista francese Paul-Louis Couchoud nel 1930. Generazioni di biblisti hanno letto questo passaggio come se dicesse che Dio aveva conferito il titolo divino Kyrios ("Signore") su Gesù - ma Couchoud è stato il primo a notare che questo non è per nulla ciò che dice il testo.

Leggilo di nuovo, o lettore.

Dopo la sua morte al Figlio è stato dato "il nome che è al di sopra di ogni nome."

Il titolo "Signore" non è un nome.


"Gesù", d'altra parte, lo è. [4]

E "Signore" non è il nome che l'inno dice gli ha dato Dio - piuttosto, l'inno dice che Dio gli ha dato il nome di Gesù.

Incredibilmente, uno dei primi testi cristiani ci dice che il Salvatore non ha ricevuto il nome di Gesù se non dopo la sua morte!


Le implicazioni devastanti non furono ignorate da Couchoud.  In The Creation of Christ conclude: [5]
Il Dio-Uomo non riceve il nome di Gesù fino a dopo la sua crocifissione. Un fatto che da solo, a mio giudizio, è fatale alla storicità di Gesù.





Le percezioni di Gesù, pur nella loro riottosa, originaria diversità, cambiarono per sempre una volta che l'anonimo autore da noi chiamato ''Marco'' scrisse il Vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.

Marco ci dice che quello che sta facendo fin dall'inizio: che sta scrivendo un vangelo, non una storia o una biografia.

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 
(Marco 1:1)

E numerosi storici, compresi Arnold Ehrhardt, Thomas Brodie, Richard Carrier, Randel Helms, Dennis MacDonald, Jennifer Maclean e tanti altri hanno di nuovo e di nuovo dettagliato i molteplici modi in cui tutto il vangelo di Marco è un tesoro denso di significato simbolico, piuttosto che di significato storico.
Anche se un numero crescente di fedeli giunse ad accettarlo in seguito come fatto storico -- e furono incoraggiati a farlo -- il vangelo originale era un'allegoria, costruito da una varietà di fonti, sia greche che ebraiche: classici temi omerici, detti selezionati dal Vangelo di Tommaso, vibranti motti attinti dalla filosofica cinica e stoica, spunti di astrologia e geometria sacra, parabole farisaiche e proverbi, nomi presi in prestito dalle epistole di Paolo, e soprattutto, come Paolo, motivi derivati dalle Scritture Ebraiche: Salmi, la storia del Pozzo di Giacobbe nella Genesi, e brani di Ezechiele e 2 Cronache. Considerando tutti questi elementi e quindi  utilizzando deliberatamente uno stile semplice e popolaresco nel greco della koinè, Marco compose una brillante creazione letteraria. In un potente mix di ebraismo e paganesimo, egli creò una storia commovente zeppa di potente simbolismo ebraico, con una narrazione che parallela continuamente la liturgia sepolcrale dei Misteri orfici e motivi classici dei poemi omerici.

La storia del vangelo di Marco, proprio come le parabole che pone sulla bocca di Gesù, è stata scritta per insegnare verità anche mentre si nascondevano i loro significati. L'intero vangelo di Marco è una grande parabola per nascondere le segreti, sacre verità di una fede misterica, il Mistero del Regno di Dio. Marco fa dare a Gesù questo indizio al lettore del suo vangelo:


Ed egli diceva loro: «il mistero del regno di Dio è stato dato a voi; ma per quelli che sono fuori tutto avviene in parabole, affinché 
guardino, sì, ma non vedano,
ascoltino, sì, ma non comprendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato».
(Marco 4:11-12)

Al pari dei Misteri pagani, le verità del Mistero del Regno di Dio nel vangelo di Marco sono da tener nascoste dietro le parabole, spiegate solo agli insiders, in gran segreto. Marco non sta riportando una storia di qualcosa che è accaduto nel passato reale, sta creando una cornice per trasmettere un sacro mistero a pochi eletti e a nessun altro. Ed egli pienamente si aspettava che i suoi lettori iniziati riconoscessero che questo è quello che stava facendo.
Il vangelo pietra angolare su cui furono costruiti tutti gli altri non è stato affatto un'opera biografica, ma un'impressionante costruzione letteraria.

[1] Robert M. Price, Deconstructing Jesus. Amherst, NY: Prometheus Books, 2000, pag. 265-266, mia libera traduzione e mia enfasi.
[2] Robert M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man, Prometheus 2003, pag. 186, mia libera traduzione e mia enfasi.
[3] Robert M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man, Prometheus 2003, pag. 186.
[4] Robert M. Price, Deconstructing Jesus. Amherst, NY: Prometheus Books, 2000, pag. 85.
[5]  Couchoud, citato in Price, The Incredible Shrinking Son of Man, p. 355, mia libera traduzione.