venerdì 2 maggio 2014

Del mio unico Dogma: l'assenza di evidenza è SEMPRE evidenza di assenza

L'assenza di una dimostrazione non è mai una dimostrazione dell'assenza.

Mi sembra logico. Supponi per ipotesi che nel passato reale Gesù non è mai esistito. Dai uno scorcio a come fino al 1999 (anno della pubblicazione di The Jesus Puzzle di Earl Doherty) nessun miticista è mai riuscito a veicolare il dubbio sulla storicità di Gesù, neppure a insinuare un sano Jesus Agnosticism (che poi è il vero, indiscusso merito di Earl Doherty). Allora dal fatto che le dimostrazioni del mito di Gesù fino ad allora erano davvero scadenti, si dovrebbe forse dedurne che la tesi in sé sia falsa? Certo che no. L'eliocentrismo non diventa meno vero solo perchè prima di Copernico nessuno riusciva a dimostrarlo.


E tuttavia io credo ciecamente in questa affermazione, che è diversa dalla prima:
L'assenza di evidenza è sempre evidenza di assenza.

 Così il mio dizionario mi dice cos'è l'evidenza: immediata e totale visibilità o comprensibilità.


Una prova, una dimostrazione può essere sbagliata. Ma l'evidenza non è mai sbagliata. Per definizione.

Secondo il calcolo delle probabilità, se P(H | E) > P(H), ossia se osservare E rende visibile e comprensibile, in una parola EVIDENTE, la verità dell'ipotesi H, allora se non potessi più osservare E, quella stessa ipotesi H non sarebbe più vera:
P(H | ~E) < P(H)  

Senza più quell'osservazione, ciò che è  evidente è la non verità di H.
Quell'ipotesi H potrebbe ancora essere vera, ma bisogna comunque fare i conti con l'EVIDENZA contro di essa.


Scrivo queste cose per ricordarmelo quando tra non molto si riaccenderà nella blogosfera più colta -- quella che più conta veramente, non la follia apologetica di un Pesce o di un Errorman -- la Guerra di Gesù tra storicisti e miticisti.

Un piccolo esempio: i miticisti attuali sostengono che:

1) Paolo e gli altri autori di epistole avrebbero citato una dottrina di Gesù se l'avessero veramente conosciuto nei panni di un predicatore vissuto di recente in Judaea e non l'avessero inteso SOLO nel ruolo di una figura angelica salvatrice mitologica.
2) Ma non lo fanno.
3) Dunque l'ipotesi mitica è evidente.

Come se la cavano gli storicisti con il problema sollevato dalle premesse 1 e 2 ?

Con approssimative e vaghissime spiegazioni ad hoc. Qualcosa del genere:

1) se gli antichi autori di epistole avessero citato una dottrina di Gesù, questo confermerebbe che per loro Gesù era un predicatore itinerante vissuto di recente in Judaea.

2) ma se gli antichi autori di epistole NON avessero citato una dottrina di Gesù, questo ANCORA confermerebbe che per loro Gesù era un predicatore itinerante vissuto di recente in Judaea.

In altre parole, qualunque cosa avessero scritto gli autori di epistole, è ancora ''EVIDENTE'' che Gesù è storico.

Diventa chiara l'importanza del Teorema di Bayes. Perchè ha l'enorme merito di denunciare, portandola alla luce, la PURA FOLLIA E DEMENZA APOLOGETICA di un Bart Errorman o di un Mauro Pesce qualunque che infesta l'accademia. Perfino se, per puro caso, nel passato reale sia veramente esistito un Gesù storico.

Chiamo H l'ipotesi storicista, cioè di un Gesù storico. Chiamo E il puro e semplice fatto di antichi autori di epistole che citano le parole di un Gesù predicatore vissuto di recente in Judaea. Suppongo per finta che la probabilità di un Gesù storico o di un Gesù mitologico sia esattamente eguale: 50%.


P(H) = 50%.


Il paradigma miticista è descritto da:


P(H | E) > P(H)


ovvero P(H | E) > 50%

che si legge così: che Gesù sia esistito diventa decisamente più probabile qualora almeno un autore di epistole si sia scomodato a citare le sue parole, rispetto a come sarebbe probabile la stessa ipotesi, che Gesù sia esistito, SE presa da sola senza mai andare a vedere se qualche antico autore di epistole citi o meno le sue parole.

Se un autore di epistole come Paolo cita le parole di Gesù, allora l'ipotesi della sua esistenza non diventa più semplicemente un'ipotesi astratta. Ma un'ipotesi concreta, chiara, manifesta, comprensibilissima. In una parola, EVIDENTE.


Sul versante opposto, per lo stesso paradigma miticista, si avrebbe inevitabilmente:


P(H | ~E) < P(H)

ovvero:


P(H | ~E) < 50%

vale a dire: se non potessi osservare nessun antico autore di epistole che cita Gesù, allora che Gesù sia esistito diventa decisamente meno probabile rispetto a come lo sarebbe se considerassi quell'ipotesi da sola, per sé stessa, senza a priori osservare alcunchè.

Questo sta a significare che il miticista sarebbe legittimamente motivato a togliere man mano piccoli punti alla probabilità dell'ipotesi storicista ogni qual volta incontra un antico autore di epistole che non cita mai Gesù.

E ora vediamo cosa succede sotto il paradigma storicista (almeno quello che ho visto assumere implicitamente finora dai folli apologeti come Bart Errorman, Maurice Casey, perfino Mauro Pesce quando ha fatto un ironico e caustico commento alla mia crudele Stroncatura del suo ridicolo libro, e che ringrazio per questo perchè conferma la mia conoscenza di quel paradigma).

Nel paradigma storicista si ha:


P(H | E) = P(H | ~E)  = 50%

Praticamente gli stessi numeri!!!

Gesù è ''storico''. Punto. Stop. Al di là se qualcuno si preoccupi di citarlo o meno.

Viene da sorridere di fronte a tale candido eppur duro dogmatismo.

Ma c'è un piccolo, minuscolo problemino.

Si va a violare il Teorema di Bayes.













Poichè il teorema di Bayes è valido sul piano logico/formale, quello che hanno fatto gli storicisti che la pensano in quel modo è logicamente IN-VALIDO.

E ed ~E, ovvero osservare E ed osservare l'opposto di E, non possono rendere chiaro, manifesto, comprensibile, in una parola EVIDENTELA STESSA COSA.

Questo può accadere solo in una particolare occasione. Quando stai permettendo implicitamente ipotesi ad hoc.

Cos'è un'ipotesi ad hoc?

Questa è la definizione che ho preso da qui :



È un'ipotesi che non proibisce nulla, ma permette ogni cosa, e perciò manca di vincolare l'anticipazione. La tua forza come un razionalista è nella tua abilità di lasciarti più confondere dalla finzione che dalla realtà. Se tu sei egualmente bravo a spiegare qualunque risultato allora tu non sai nulla.

E vediamo ora cosa succede sotto il paradigma agnostico.

Per Jesus Agnosticism intendo qui la tesi che Gesù, al di là se sia esistito o meno, non era affatto un predicatore vissuto di recente in Judaea, ma qualcos'altro che non sappiamo. In altre parole, questa posizione si sente abbastanza forte da negare ogni ritratto di Gesù che puoi ricavare dai vangeli (perchè i vangeli sono e continueranno ad essere pura fiction al di là della storicità o non-storicità di Gesù) ma non ritiene di essere così sicura in ultima istanza della sua non-esistenza (o esistenza).

Anche questa posizione è ragionevole, perchè non va affatto a violare la validità logica/formale del Teorema di Bayes:
P(un Gesù che non è un predicatore|~E) > P(un Gesù che non è un predicatore)

P(un Gesù che non è un sedizioso | ~E) > P(un Gesù che non è un sedizioso)

P(un Gesù che non è uno sciamano | ~E) > P(un Gesù che non è uno sciamano)

P(un Gesù che non è un filosofo | ~E) > P(un Gesù che non è un filosofo)

P(un Gesù che non è un mago | ~E) > P(un Gesù che non è un mago)

ecc.


Che Gesù non sia un predicatore, un sedizioso, un filosofo, uno sciamano, un mago, ecc. diventa decisamente più probabile quando osserviamo che nessun antico autore di epistole cita le parole di Gesù (dal momento che non avrebbero motivo di farlo se non lo vedevano come tale) rispetto a come sarebbe ipotizzare un Gesù non-predicatore, non-sedizioso, non-filosofo, non-mago, non-sciamano, senza mai andare a vedere cosa citano o non citano di lui, ma solo come ipotesi puramente astratta.

Ho avuto la fortuna (o la sfortuna :) ) di conoscere dei folli apologeti della rete e di imparare a riconoscere come ragionavano.

secondo costoro, se nei vangeli si trovano:


accurati dettagli geografici

allora è EVIDENTE che Gesù è esistito.

secondo costoro, se nei vangeli si trovano:


assenza di dettagli geografici

allora è ancor più EVIDENTE che Gesù è esistito.

Un piccolo esempio: non è nominata nei vangeli l'importante città della Galilea costruita da Erode, Sefforis, e allora si deduce che Gesù deliberatamente evitò di entrare nelle grandi città.

Secondo costoro, se nei vangeli si trovano:


inaccurati dettagli storici

allora NON C'È NESSUN PROBLEMA per la storicità. Nessun effetto sul paradigma storicista. Niente che possa incrinare la fiducia in un Gesù storico. Gesù è esistito e basta. Punto. Stop.

Oramai capisco dove sta andando a deragliare questo modello, ormai sull'orlo del collasso (se a rappresentarlo è il demente folle apologeta Bart Errorman o Mauro Pesce di turno):

Questa volta l'oggetto dell'osservazione E è mutato: non si osservano più autori di epistole, ma accurati oppure inaccurati dettagli storici depositatisi nei vangeli.

E tuttavia, nel paradigma storicista continua ancora erroneamente a valere l'equivalenza invalida:


P(H | E ) = P(H | ~E)

Il problema è chiaramente nei vincoli a cui bisogna soggiogare anche il nostro più riottoso ''ragionamento''. Odio ammetterlo, ma quelli studiosi che disprezzo come dementi, folli apologeti, i vari Bart Errorman e i vari Mauro Pesce che infestano le accademie, hanno lavorato finora sotto l'ipotesi di un Gesù profeta itinerante nella più totale e libera assenza di vincoli intorno a quello che dovrebbe necessariamente implicare un Gesù profeta itinerante e magari pure ''carismatico''.

Ecco perchè, totalmente svincolati da ogni effetto logicamente atteso dalle loro premesse, questi studiosi si affacciano a considerare tutta l'evidenza attraverso le lenti, indossate a priori, di un ''Gesù profeta itinerante''.


Ma sarebbe decisamente più umile e più saggio, almeno da parte mia, guardare all'evidenza che NON CONFERMA le nostre più simpatiche ipotesi e non invece indulgere nell'autocompiacimento di ciò che CONFERMA le nostre premesse.

Quando vedo che accade quello che non mi ero affatto atteso, e me ne rendo conto con tanto di dissonanza cognitiva, di certo ho imparato a fare meno errori la prossima volta.
Ed è meglio imparare ad aver torto, mitigandolo se possibile al prossimo giro di danza, invece che ad aver sempre ''ragione'' alimentando il proprio ego. E l'accademia di certo è piena di mostri sacri come Bart Errorman o Mauro Pesce che non ammetteranno mai di aver sbagliato. MAI.

 

Insomma, preferisco il potere esplicativo di una visione del mondo e della vita e della Storia che tenga conto di vincoli nelle premesse e nei risultati, invece di una visione o di una teoria che pretende di spiegare ogni singolo possibile risultato senza mai spiegare veramente nulla. Una teoria che si rivelerà ''utile'' solo in mancanza di una vera spiegazione. Ma quando quest'ultima arriva...