giovedì 9 gennaio 2014

Perchè, Paolo, non dici mai nulla del tuo ''Cristo Gesù'', quando era sulla terra firma???

I più antichi scritti di cui disponiamo e che menzionano veramente Gesù  provengono da qualcuno chiamato Paolo. Le uniche informazioni attendibili che abbiamo davvero in merito a Paolo derivano dalle lettere che portano il suo nome. Anche Atti degli Apostoli parla di Paolo, ma l'affidabilità degli Atti è dubbia. Le lettere di Paolo sono state scritte da lui per diverse comunità di "cristiani", anche se il termine ''cristiano'' non si trova in nessuna delle opere di Paolo, né tanto meno in uno qualsiasi dei libri della Bibbia, tranne Atti e 1 Pietro, opere che sono state scritte entrambe più tardi. Molte lettere sono state falsamente attribuite a Paolo, una falsa paternità che gli studiosi negli ultimi anni hanno tentato di isolare e riconoscere, anche se non c'è ancora certezza al 100% su tutte le lettere. In aggiunta alle lettere falsamente attribuite a Paolo, è accaduta anche, probabilmente, una pesante manomissione delle stesse lettere originali di Paolo. In realtà è più difficile rilevare le modifiche apportate alle lettere di Paolo che rilevare le modifiche apportate ai Vangeli perché abbiamo meno copie delle lettere di Paolo. Anche se si stima che le lettere di Paolo siano state scritte intorno alla metà del 1° secolo, la prima conoscenza che abbiamo di queste lettere proviene dal 2° secolo, e le prime copie di queste lettere che abbiamo provengono dal 3° e 4° secolo. Inoltre, sappiamo che erano in circolazione diverse copie di queste lettere. Il leader gnostico Marcione aveva copie delle lettere di Paolo che lui sosteneva fossero originali e ha accusato i suoi avversari cattolici di aver inserito nelle loro copie delle dichiarazioni volte a renderle conformi alla loro dottrina. Allo stesso modo, i cattolici avevano accusato di rimando Marcione di aver cancellato dei brani, compromettenti per la sua teologia, dalle sue copie. Personalmente sono incline a pensare che Marcione fosse un uomo troppo integro ed onesto per fare una cosa simile.
Sappiamo anche che ci sono state almeno tre diverse copie della Lettera ai Romani in circolazione prima del 4° secolo, una versione a 14 capitoli, una versione a 15 capitoli, e una versione a 16 capitoli. Una versione a 16 capitoli è quella che figura attualmente nella Bibbia. Ci sono anche differenze tra i brani citati dai primi Padri della Chiesa e quelli che abbiamo ora, così come omissioni evidenti di citazioni che abbiamo attualmente nelle opere di Paolo, che avrebbero potuto essere utilizzate per stabilire i loro punti dottrinali dai Padri della Chiesa proto-ortodossa. Un ottimo esempio di questo è il passo da 1 Tessalonicesi 2, che recita:
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti. Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei. Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini. Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l’ira è giunta al colmo.
(1 Tessalonicesi 2:13-16)
Questo passo è considerato all'unanimità dagli studiosi un'interpolazione posteriore del testo paolino allo scopo di stabilire una dottrina più tarda, per diversi motivi. Una ragione è che non ci sono prove che questo genere di forte divisione tra ebrei e non ebrei esisteva tra i primi cristiani. Un'altra ragione è che questa è l'unica dichiarazione in tal senso in tutte le lettere paoline e va contro molte altre sue dichiarazioni circa l'unità tra ebrei e gentili. Si rompe anche la continuità del capitolo, e il capitolo si legge bene anche senza di esso. Ancora un altro motivo è che non c'erano "chiese" in Giudea in questo momento, tantomeno nel resto dell'Impero. Infine, l'affermazione che l'ira di Dio si è rovesciata sugli ebrei può avere un senso solo riferendosi alla distruzione della Giudea nel 70 EC. Non vi è alcun evento significativo al quale Paolo si possa riferire qui quando scrisse intorno al 50 EC. I successivi Padri della Chiesa romana avevano dei seri motivi per inserire questo passaggio quando stavano cercando di stabilire questi principi come dottrina della Chiesa. Cosa altrimenti è importante di questo passo è che trattasi di uno dei passi delle lettere di Paolo, che sembrano prevedere una concezione storica di Gesù: tuttavia, come appena detto, questo passo è considerato un'aggiunta successiva. Questo è importante da capire per le persone che leggono le lettere di Paolo acriticamente, perché alcuni passi, come questi, che sembrano collocare Gesù in un contesto storico, sono in realtà interpolazioni successive.

Tutto questo contribuisce a rendere difficile l'affidabilità delle lettere di Paolo per costruire un argomento o per capire le prime concezioni di Gesù, ma non impossibile. Noi sappiamo una cosa, e cioè che le potenziali modifiche ai testi di Paolo che sono giunti fino a noi, oggi, sono più probabilmente cambiamenti che sarebbero stati utilizzati per definire le dottrine del cattolicesimo, non per definire chi era il Gesù storico, o per cancellare la sua storicità perchè troppo compromettente. Ai cattolici interessava interpolare Paolo per farlo suonare meno gnostico possibile, non più ''storicista'' possibile. Il Paolo attuale, fortemente interpolato e cattolicizzato a forza, non è meno utile e meno efficace, rispetto ad un ipotetico genuino Paolo proto-gnostico, per derivare dalle sue lettere una forte prova che il suo Gesù non è mai esistito. 
Va inoltre osservato che prima della loro inclusione nella Bibbia, le lettere di Paolo non sono state considerate Lettera Divina, e quindi le loro interpolazioni non erano considerate blasfeme come può esserlo modificare anche una sola riga dell'Apocalisse [1]. Questo è certamente qualcosa da tenere a mente quando si tratta di considerare le lettere di Paolo, ma nonostante questo, le lettere di Paolo sono ancora critiche, cruciali, determinanti, in quanto i primi scritti su Gesù in nostro possesso.

Tra le lettere di Paolo e la stesura dei quattro Vangeli canonici sono state scritte molte altre opere cristiane. Né le lettere di Paolo, né una qualsiasi di queste altre opere ci forniscono dettagli sulla vita di Gesù. Prima dei vangeli ci sono varie opere che parlano di Gesù in una varietà di modi, ma nessuna di loro fornisce alcun dettaglio circa una nascita, una vita, una predicazione pubblica, o una morte di Gesù.

Paolo ha discusso diversi argomenti nelle sue lettere. Paolo ha parlato della persecuzione di coloro che hanno creduto in Gesù Cristo. Paolo ha parlato di come essere "in Cristo" amandoci gli uni gli altri. Paolo ha discusso questioni di circoncisione e di altre pratiche che erano differenti tra ebrei e gentili. Paolo ha parlato della speranza di una futura venuta di Cristo che stabilirà un nuovo regno. E Paolo ha parlato della crocifissione di Cristo.

Quello di cui Paolo non ha parlato, però, sono tutti i dettagli della vita di Gesù, chi ha ucciso Gesù, tutti i dettagli della morte di Gesù, al di là dell'affermazione che Gesù fu crocifisso (senza neppure indicare dove e quando), gli insegnamenti di Gesù, o gli eventi che vengono menzionati nei Vangeli oltre alla crocifissione. E Paolo non menziona nessuna tomba vuota di Gesù, nessuna nascita verginale di Gesù, nessun genitore di Gesù, nessun luogo d'origine di Gesù.

Non solo Paolo non ha avuto nessun sentore dei particolari sulla vita di Gesù, ma molti libri del Nuovo Testamento non tradiscono nessun sentore, neanche l'ombra di un minimo accenno, sulla vita terrena di un Gesù storico. Infatti, sono in realtà solo i vangeli e pochissime lettere scritte successivamente, come ad esempio 1 e 2 Timoteo, e 2 Pietro, ecc., che descrivono chiaramente una figura storica. Tutto ciò che viene scritto prima dei Vangeli, e anche alcuni libri che molti studiosi collocano poco dopo i primi Vangeli, non parlano per niente del Gesù umano dei vangeli, ma si accontentano di citare il nome di "Cristo Gesù" , senza dettagli storici di Gesù, senza un contesto storico di Gesù, senza insegnamenti di sorta di Gesù, nulla che rammenti anche solo vagamente i Vangeli, a parte il nome, "Cristo Gesù". Questo è il caso per le lettere paoline, la lettera agli Ebrei, la lettera di Giacomo, 1 Pietro, 1, 2, e 3 Giovanni e il libro dell'Apocalisse.

Quando queste fonti parlano di cose che sembrano riguardare le storie del vangelo, invariabilmente contraddicono i vangeli. Ad esempio, 1 Pietro discute la morte di Cristo, ma lo fa in un modo che è incompatibile con i vangeli.
Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio. Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunciare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione. Essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi. Esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
(1 Pietro 3:18-22)
I vangeli, nella loro lettura ovviamente dottrinale e non letteraria, prendono una posizione molto forte nel mettere in chiaro che la risurrezione di Gesù è accaduta "nella carne", non "nello spirito". Dopo la sua risurrezione, Gesù è raffigurato nei vangeli mentre camminava coi discepoli, li toccava, cenava con loro, ecc., tutte azioni che supportano una dottrina importante per i cristiani: che loro devono aspettarsi a loro volta di venir resuscitati fisicamente. Questo passo va contro una tale dottrina e contraddice chiaramente i racconti evangelici. Sarebbe inconcepibile che qualcuno abbia insegnato che Gesù è stato "reso vivo nello spirito" se fosse stato testimoniato effettivamente di essere tornato in vita "nella carne". Esempi come questo abbondano nelle prime epistole.

Tuttavia, non è solo un mero silenzio del genere che ci consente di fare la Domanda che titola questo post. In realtà, quel silenzio su Gesù, in Paolo come in altri autori del I secolo, ancora non basta a darci veramente il Diritto di porre sul serio quell'inquietante interrogativo. [2] Fino a quando non si introducono delle nuove, più serie considerazioni, in merito alla vera natura del Gesù di Paolo.

[1]
 Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro.
(Apocalisse 22:18-19)
[2] Il Diritto di porre quella domanda diventa tale, e diventa un dovere, quando si identifica un altro plausibile candidato al ruolo della scarna, misteriosa Entità nota come ''Cristo Gesù'', in Paolo.