domenica 8 dicembre 2013

τοῦ λεγομένου Χριστοῦ è un'interpolazione cristiana (VI)

Segue dal post precedente.

Conoscenza di Origene di un altro passaggio di Giacomo

Una tesi davvero comune ma tuttavia falsa è, come dissi in precedenza, l'idea che Origene starebbe testimoniando il passaggio che compare attualmente in Antichità Giudaiche 20:200 riguardo l'assassinio di Giacomo da parte di Anano. Non c'è granchè che possa indicare questo. Su tre occasioni dove Origene invoca cosa avrebbe scritto Giuseppe circa Giacomo e Gesù, egli due volte scriveton adelfon Iêsou tou legomenou Christou (τὸν ἀδελφὸν Ἰησοῦ τοῦ λεγομένου Χριστοῦ), cioè ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo''. La terza volta, egli scrive ''un fratello'' al posto di ''il fratello''. Egli è quindi del tutto coerente in tutte e tre le occasioni e questo in due libri separati, che ragionevolmente furono scritti a distanza di pochi anni l'uno dall'altro. Senza alcun dubbio questo aumenta la probabilità che egli non riprodusse ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo'' dalla memoria ma davvero stava citando il passaggio. Un'altra possibile spiegazione è naturalmente che egli consultò il suo primo libro quando più tardi scrisse il suo secondo libro.

Il ton adelfon Iêsou tou legomenou Christou di Origene è anche identico a cosa può essere trovato in Giuseppe oggi. Questo è il fatto che spinge parecchi studiosi ad affermare che Origene stia in realtà testimoniando l'attuale passaggio di Giacomo in Giuseppe. Esso comunque non è interamente identico al testo presente in Antichità Giudaiche 20:200 in termini di linguaggio, in quanto Origene pone Giacomo davanti al costrutto, mentre in Giuseppe Giacomo è menzionato direttamente dopo il costrutto: quindi ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo, Giacomo fu il suo nome.'' Così chiunque pensa che Origene si stesse basando sul passaggio di Giacomo ora presente nelle Antichità Giudaiche di Giuseppe non può pensare che Origene presenta delle fedeli citazioni di esso. Al contrario, la presente deviazione che occorre in tutte e tre le occasioni in Origene indica che egli consultò un testo che non fu lo stesso di Antichità Giudaiche 20:200.

L'ordine inverso
in Giuseppe è anche un pò strano, sebbene linguisticamente non scorretto. Ma poichè è Giacomo che è condannato a morte ed è lui perciò la persona su cui è focalizzata l'attenzione, sarebbe ovvio iniziare la frase con il suo nome e solamente dopo identificarlo come il fratello di Gesù. Il fatto che Gesù è posto prima nella frase indica che la persona che scrisse questo costrutto pensava a Gesù come al personaggio chiave in questo contesto. Questo a sua volta suggerisce che esso fu scritto da un cristiano e perciò non da Giuseppe (che non fu un cristiano). Ma se Giuseppe scrisse veramente ''il fratello di Gesù'', e tuttavia non ''che fu chiamato Cristo'', questo potrebbe indicare piuttosto che fosse proprio Gesù il personaggio chiave anche nella storia di Giuseppe, e che si riferisce, perciò, a quel Gesù che un pò di frasi dopo viene designato il nuovo sommo sacerdote [1]. Dirò di più su questo in futuro.


Invece di riferirsi all'attuale passaggio di Giacomo in Giuseppe, Origene dice
1) ''Tito distrusse Gerusalmme, a causa [di cosa gli ebrei fecero a]...'',
2) ''quelle cose accaddero loro in accordo alla collera di Dio come conseguenza delle cose che essi si erano preoccupati di fare contro...'',
3) ''quei disastri accaddero agli ebrei come una punizione per la morte di Giacomo il Giusto, che fu un fratello di Gesù che fu chiamato Cristo''.

La possibilità che Origene avesse stravolto a tal punto gli eventi come sono descritti nella forma attuale di Antichità Giudaiche 20:200, a causa della sua interpretazione degli stessi fortemente teologica (al punto da trasformare la morte di Giacomo nella vera causa metafisica della caduta di Gerusalemme!), per quanto possa ancora sembrare una ipotesi ragionevole, verrà negata del tutto quando si illustrerà chi, ben prima di Origene, aveva formulato la sua stessa interpretazione densamente teologica riguardo al nesso ''causale'' tra il martirio di Giacomo e l'assedio di Gerusalemme. 

Origene, di conseguenza, non si sta riferendo al passaggio in Giuseppe dove Anano ha condannato a morte Giacomo, ma ad un passaggio dove l'assassinio di Giacomo è detto di essere stato il motivo della distruzione di Gerusalemme. Non esiste nessun testo del genere nei libri esistenti di Giuseppe. Poichè Origene in tre occasioni distinte e anche in due libri separati si riferisce al passaggio sulle conseguenze dell'assassinio di Giacomo, è ragionevole assumere che Origene riporti anche che cosa egli aveva letto in Giuseppe -- compreso ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo''. Questo significa che nei giorni di Origene (negli anni 240) c'era probabilmente un riferimento a ''Giacomo, il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo'' da qualche parte in un manoscritto flavianeo accessibile a Origene, ma che questa clausola subordinata capitava in un contesto diverso e quindi da qualche altra parte rispetto al libro 20 delle Antichità Giudaiche, dove compare ora ''il fratello di Gesù che fu chiamato Cristo, il cui nome era Giacomo''.

Oltre a questo, Giuseppe poteva a malapena aver incolpato dell'esito rovinoso della guerra l'oltraggio di Anano recato a Giacomo, e perciò difficilmente poteva aver scritto le cose che Origene pretese che egli scrisse. Il destino fatale degli ebrei secondo Giuseppe fu il risultato dell'azione dei Sicarii e degli Idumei [2]. E nè i cristiani, durante la lunga era in cui dominarono nell'impero romano, avrebbero permesso che andasse perduto un passaggio dove la distruzione di Gerusalemme è detta di essere il risultato di cosa gli ebrei fecero a Giacomo -- se solo Giuseppe lo avesse scritto e fosse quindi comparso in tutti gli antichi manoscritti delle Antichità Giudaiche. Perfino se, in linea con Origene, Giuseppe avesse dovuto incolpare gli ebrei dell'esito della guerra per che cosa essi commisero a Gesù, questo fu comunque un riconoscimento della grandezza di Giacomo fratello di Gesù. Per quelle due ragioni è possibile inferire che si trattò di una interpolazione che esisteva solo in una limitata ''linea di manoscritti'' delle Antichità Giudaiche. L'intera cosa poteva essere accaduta nella seguente maniera:

Difficilmente modificarono, rimossero e aggiunsero all'opera originale di Antichità Giudaiche ma probabilmente alterarono una copia del tempo quando forse centinaia di copie erano già in circolazione in Europa, in Medio Oriente e in Africa. Qualche cristiano ''corresse'' il testo quando un nuovo manoscritto venne copiato. Più tardi anche tale testo ''corretto'' viene copiato in, diciamo, tre copie e quelle saranno tutte localizzate in una certa area, ad esempio Alessandria o Palestina (i due luoghi dove visse Origene). Origene legge questo testo, e più tardi lo riassume ricorrendo alla sua memoria o se possibile lo consulta direttamente. Ad ogni caso, le tre traduzioni di Origene del passaggio sono lontane dall'essere identiche al testo in Giuseppe, a meno che non ci limitiamo alla sola espressione ''[il] fratello di Gesù che fu chiamato Cristo.'' Quando più tardi l'opera Antichità Giudaiche venne distribuita, accadrà probabilmente solo a uno o forse ad un pò dei centinaia di manoscritti disponibili di venir copiato e di formare la base per tutte le copie future. Se questo o uno di quelli ''originali'' non fu il manoscritto a cui Origene ebbe accesso, la sua variante di conseguenza scomparirà presto nell'oblio.

[1] Earl Doherty, Jesus: Neither God Nor Man – The Case for a Mythical Jesus (2009), pag. 572–573, nota 224 relativa alle pag.. 771–772.

[2] Flavio Giuseppe scrive:
''Che a provocare tale rovina fu la discordia civile, che ad attirare la potenza dei romani, loro malgrado, e le fiamme sul sacro tempio furono i capipopolo dei giudei, è lo stesso imperatore Tito ad attestarlo, lui che finì per distruggere la città, ma che durante tutta la guerra aveva nutrito compassione per il popolo in balia dei rivoluzionari, e spesso rinviò di proposito l'espugnazione della città prolungando l'assedio affinché i colpevoli si ravvedessero.'' (Giuseppe, Guerra Giudaica, prefazione, 4).
''Quando Albino giunse nella città di Gerusalemme, rivolse tutti gli sforzi e fece ogni preparativo per assicurare la pace alla regione sterminando la maggior parte dei sicari.''
(Giuseppe, Antichità Giudaiche 20:208)