venerdì 18 ottobre 2024

ECCE DEUS — “UNA CITTÀ CHIAMATA NAZARET”

 (segue da qui)

PARTE VI.

“UNA CITTÀ CHIAMATA NAZARET”

PRELIMINARE

Sin dalla apparizione della memoria sul Significato dell'Epiteto Nazoreo, la questione è stata trattata da molti critici da molti punti di vista. Non è lo scopo di questo lavoro recensire questi trattamenti, anche se possono essere consentite una o due osservazioni al riguardo. 

Sembra strano che Kampmeier senta necessario richiamare la mia attenzione sull'elegia di Kalir (900 E.C.?), dal momento che il mio linguaggio citato, “per quasi mille anni dopo Cristo”, mostra abbastanza chiaramente che l'elegia fosse presente nella mia mente al tempo di scrivere: altrimenti perché la cifra tonda, “quasi mille”? Samuel Klein (Beiträge und Geographie und Geschichte Galiläas —1909) cerca di datare l'originale del catalogo tra gli anni 135 e 300 della nostra era, con quale successo è inutile discutere. Che qualche “città chiamata Nazaret” possa essere stata conosciuta in Galilea alcuni secoli dopo l'1 E.C.. difficilmente varrebbe la pena di corroborare. 

Nel Protestantische Monatshefte (xiv, 6, 208-213) Schwen discute a lungo sul “Epiphaniusstelle”, dichiarando che “i critici teologi hanno qui capitolato in parte”. La sua tesi principale è che “Nazorei e Nazarei sono chiaramente distinti in Epifanio”. Pochi probabilmente troveranno soddisfacenti le sue dimostrazioni. Il semplice fatto che l'ortografia varia da manoscritto a manoscritto a quasi ogni apparizione della parola, che Marco 10:47 presenta sette, e Luca 24:19 perfino otto forme, tra loro ναζωραιος, ναζοραιος, ναζαραιος, combinato al fatto che la sillaba semitica Sādē (in Naṣarja, Noṣri, Naṣrat) è reso comunemente con σ e non con ζ, mostra chiaramente sia che le forme sono tutte equivalenti, sia che νασαραιος è la più primitiva e più quasi corretta. Anche allora, se dovessimo ammettere (anche se non lo facciamo) la “Hauptaufstellung” di Schwen, non ci sarebbe nulla da guadagnare per la causa che egli vorrebbe salvare. Sarebbe stato solo Epifanio a cercare di fare una distinzione dove non c'era differenza. Era naturale che si sforzasse di farlo; ma sarebbe molto imprudente per noi confondere i suoi sforzi con il successo. A dispetto di tutto l'apprendimento negativo che è stato addotto alle posizioni centrali dell’articolo originale – che la setta dei Nazarei fosse pre-cristiana e che il loro nome sia derivato non da una città chiamata Nazaret, ma dalla radice semitica N-Ṣ-R (custodire): queste posizioni rimangono ancora intatte e in effetti non attaccate seriamente. [1

NOTE

[1] Tale è infatti il recente giudizio di Bousset (Theol. Rundschau, ottobre, 1911): “I tentativi teologici di spiegare questo notevole stato di cose [in Epifanio] devono finora essere ritenuti fallimenti” — egli menziona per nome Wernle, Schwen, Schmiedel, Schmidtke. Al momento e al punto opportuni non sarà difficile dimostrare che il suo stesso tentativo non ha molto più successo, lavorando sotto il grave onere di un eccesso di ipotesi. È ancora più interessante notare inoltre che nello stesso articolo di apertura Bousset sembra rinunciare a Nazaret come la fonte dei nomi Nazareo, Nazoreo e, addirittura, alla “città” stessa come una realtà geografica (pag. 381). Si ammira il candore del critico, ma ci si chiede, dopo questa “capitolazione parziale”, cosa rimanga allo storicista da difendere? Se Nazareo non viene da Nazaret, se quest'ultima è immaginaria, allora può qualcuno dubitare che Nazaret sia una designazione religiosa, che sia in qualche modo, non importa come, legata alla radice ebraica N-Ṣ-R (custodire), e che Nazaret stessa sia derivata molto probabilmente da lì? Queste conseguenze importanti e immediate sono state previste chiaramente dai liberali in generale, da cui l'accanimento con cui hanno difeso la cittadella che Bousset ha ora ceduto. Hanno percepito giustamente che la caduta di Nazaret è la caduta dello storicismo stesso. Resta da aggiungere che Winckler non ha dubbi sul fatto che “Dal concetto di neṣer prende il nome la religione di coloro che credono nel 'Salvatore' — cristiani Nazareni e Nosairiani” — proprio come io ho asserito. Si veda la mia nota in Das freie Wort, luglio, 1911, pag. 266-268. 

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