mercoledì 4 ottobre 2023

Primi attivisti

 (segue da qui)

XXVI. — I FONDATORI DELLA NUOVA FEDE

§ 88) Primi attivisti. — Avendo con quanto sopra illustrato il primo sviluppo dell'idea, verremo adesso a presentare un accenno sugli uomini, che più ebbero a dare a quello sviluppo un contributo effettivo.

Primo capo della comunità galilea era stato Giacomo, il discepolo più affezionato, che dal nome del Maestro aveva voluto chiamarsi Giacomo di Giuda. Inizialmente però, prevalendo la fazione facente capo agli Zeloti, non può dirsi che il moto capeggiato da Giacomo contasse molti proseliti. Quando però più tardi a Giacomo si unì Simone, [1] altro dei discepoli prediletti, e già facente parte, subito dopo la morte del Maestro, della corrente zelota (§ 84), gli aderenti alla corrente di Giacomo andarono sempre più aumentando. E quando da ultimo la voce del Battista, dagli stessi luoghi dove aveva predicato il Messia Galileo cominciò a diffondersi ispirata per la Galilea, a testimonianza della divina missione di quello, i gruppi di aderenti galilei divennero sempre più folti.

Fu verosimilmente la predicazione del Battista a dare la prima spinta al movimento Galileo, trasformandolo — presso una minoranza di uomini più pacati — da moto prevalentemente politico in moto prevalentemente mistico. Per conseguenza proprio Giovanni, procugino del Maestro, deve ritenersi il profeta e precursore del Cristianesimo.

Come già il Maestro, anche il Battista era nato a Gamala, verosimilmente verso l'anno 745-47 di Roma (7-5 av. E.V.), e anch'esso nella sua infanzia si era aggirato per i terreni paludosi del piccolo Giordano, osservando mestamente le miserie di coloro che vivevano in quelle plaghe inospitali. Avrà poi seguito, adolescente, il grande cugino, [2] quando questi, ritornato in patria, aveva cominciato la sua predicazione, e si sarà ritirato, dopo la morte di lui, sulle rive del fiume sacro, [3] meditando su quanto riteneva di avere assimilato della predicazione di quello.

Crebbe così il Battista nell'adorazione del cugino, infondendo nei suoi coetanei gli stessi sentimenti che animavano lui. E poiché aveva appreso di un vecchio rito, ch'era un tempo praticato per purificazione e per confermare i giovani nella fede dei padri, [4] questo rito rimise egli in onore, imponendo il lavacro nelle acque del Giordano a tutti coloro che a lui ricorrevano, per sentirne la parola, testificatrice del Maestro scomparso.

Il «battesimo» pertanto diventava il rito d'iniziazione per l'entrata nella nuova setta galileo-battista. Votatosi poi al Nazireato come già il cugino, condusse Giovanni vita austera, vestendo pelli d'animali, e nutrendosi di frutti selvatici. E poiché la sua predicazione, e il carisma profetico riconosciutogli, assicuravano a lui quel prestigio, che non è mai stato negato nei paesi d'Oriente ai cosiddetti «Santi», [5] l'affluenza ai suoi riti diveniva di mano in mano più numerosa, e più numerosi diventavano di mano in mano i mistici adoratori del «Maestro». [6] Alfine, temendo le autorità politiche che Giovanni potesse causare disordini, dati i molti aderenti di lui nell'ambiente zelota, ne ordinavano l'arresto.

Non era però senza pericolo arrestare il profeta a Gamala, o presso il Giordano in mezzo ai suoi seguaci. Erode Antipa pertanto, ch'era allora preposto alla Gaulonitide, preferì rivolgersi a Pilato, governatore romano, cui richiese di eseguirgli l'arresto a Gerusalemme. Appunto così il Battista, in occasione della sua andata alla Città Santa, per la Pasqua dell'anno 30, o 31, fu colà arrestato, e fu condotto davanti a Pilato conformemente al rito.

Il magistrato romano non trovò colpe in Giovanni; e secondo la legge di Roma avrebbe dovuto rilasciarlo. Temette però egli Antipa, e gli intrighi che lo steso avrebbe potuto ordirgli. Per questo compì l'atto vile che la storia gli rimprovera, e mandò ad Antipa il prigioniero, lavandosene le mani. 

NOTE

[1] Abbiamo visto che Simon Pietro aveva avuto anche l'attributo di Zelota, il che non potrebbe spiegarsi senza ammettere ch'esso abbia fatto parte degli Zeloti. Per distinguere poi la natura bellicosa di Pietro dedita più all'azione, dalla natura mistica di Giacomo, ricordiamo che la tradizione ci presenta Pietro armato di spada al momento in cui Gesù viene arrestato, e violento fino a colpire coll'arma una delle guardie incaricate dell'arresto (Matteo, XXVI, 51; Giovanni, XVIII, 11). 

[2] Non è inverosimile che il Battista sia stato quel «discepolo ignudo» del quale fa cenno Marco (XIV, 51-52).

[3] Ricordiamo che per tutti i popoli, il fiume maggiore che attraversava il paese ha avuto in passato sempre un carattere sacro, sia perché esso aveva rappresentato, nel periodo post-diluviale, l'unica via possibile di comunicazione, e quindi in qualche modo la «vita» della tribù; sia per il rito di «lustrazione» che in esso si celebrava, o si era celebrato in passato. Tale fu il Tevere per i Romani, il Nilo per gli egiziani, l'Eufrate per i Sumeri, il Gange per gli Indiani, ecc.

[4] Vedi più avanti il capitolo dell'iniziazione.

[5] Anche oggi in Oriente sono denominati «Santi» o «Santoni» tutti coloro i quali conducono una vita contemplativa, vivendo di elemosina e dei prodotti spontanei della terra.

[6] Il Loisy ha confuso la figura del Gesù con la figura di Giovanni, attribuendo la primo la dottrina del secondo. Scrive difatti il Loisy (Jésus et la tradition évangélique) riferendosi al Gesù: «Son thème général étant la préparation au régne de Dieu, ses discours consistent surtout en exortation à la penitence». Senonché il Maestro non hai esortato il popolo alla penitenza, bensì a prepararsi per l'avvento del regno messianico: ad affilare le spade cioè. Ciò è tanto vero che il Loisy con quella proposizione contraddice se stesso. Giacché se è vero, come dal Loisy sostenuto (cfr. nota 3, pag. 254), che il Gesù fu condannato per agitazione messianica, ciò significa ch'egli non andava predicando la penitenza, ma andava predicando la guerra (Matteo, X, 34; Luca, XII, 51). Fu il Battista, dopo oltre due decenni dalla morte del Maestro, che, riprendendo il tema del Maestro, lo predicò secondo la nuova interpretazione del regno messianico divenuto regno di Dio.   

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