mercoledì 2 agosto 2023

Il censimento di Quirino

 (segue da qui)

§ 24) Il censimento di Quirino. — Analizzando il testo di Eusebio, noi abbiamo la conferma che la principale preoccupazione dei Padri della Chiesa era stata quella di insistere sulla natura divina del Fondatore, sorvolando sulla sua natura umana (§ 2). Inizia infatti così Eusebio la sua disamina, dopo un breve proemio (L. I. Cap. II, I): «Due sono le nature in Cristo: una rassomiglia alla testa rispetto al corpo, ed è quella che lo riconosce Dio; l'altra rassomiglia ai piedi, ed è quella per cui si rivestì di umanità ...». Dopo di che prosegue: «La serie degli eventi che esporremo non sarebbe completa, se nel nostro esordire non prendessimo il punto di partenza delle vette sublimi del Logos, dominanti tutta la storia cristiana. Così apparirà manifesta l'antichità e nobiltà del Cristianesimo a coloro che lo ritengono invece una setta recente, esotica e nata ieri». Si argomenta dunque che ancora ai tempi di Eusebio (anno 300 circa E.V.) il Cristianesimo era ritenuto dai gentili «una setta recente, esotica e nata ieri». Ed appunto per reazione a questo atteggiamento del gentilesimo, Eusebio si rifà ai principi del mondo, ed afferma che il «Cristo», rappresentando l'ultima incarnazione del Logos, è esistito ab aeterno, per cui ab aeterno deve ritenersi esistente il Cristianesimo. Giacché «in principio era il Logos», ed il «Logos era presso Dio, ed il Logos era Dio». Di fatto il «Logos» sarebbe apparso prima ad Abramo, poi a Mosè, e da ultimo — materializzato, ma non materia — sarebbe apparso per le strade di Palestina, in persona del Messia-Gesù.

Venendo a considerare l'aspetto umano del «Logos», nella persona del Messia-Gesù, così precisa poi Eusebio (L. I., V, 2-3): «Nell'anno 42° dell'impero di Augusto, 28 anni dopo l'assoggettamento dell'Egitto e la morte di Antonio e Cleopatra che mise fine alla dominazione tolemaica, al tempo del primo censimento, essendo legato della Siria Quirino, in Betlemme di Giudea nacque il Salvatore e Signore nostro Gesù Cristo. Anche il più celebre storico ebreo ricorda questo censimento di Quirino; precisamente quando descrive la rivolta dei “Galilei”, scoppiata proprio in quell'occasione, ed a cui allude lo stesso Luca negli Atti quando scrive: “dopo questo si sollevò Giuda il Galileo al tempo del censimento, e si trasse dietro il popolo; ma egli pure perì e i suoi seguaci furono dispersi”».

Con questo passo, Eusebio ci ragguaglia della incredibile superficialità con cui i Padri della Chiesa consideravano la cronologia. Perché l'anno 42° di Augusto, nel quale Gesù sarebbe nato, corrisponde all'anno 12 E.V.; la fine della dominazione tolemaica, pure enunciata quale «data di nascita» del Cristo, corrisponde all'anno 28° di Augusto (2 av. E.V.), ed il censimento di Quirino, anch'esso ricordato a contrassegnare detta nascita, corrisponde all'anno 36° di Augusto (6 E.V.). Tre date diverse quindi vennero presentate come un'unica data. Ma pur senza fermarsi su queste inefficienze, comuni a tutte le tradizioni popolari, osserviamo che il censimento richiamato da Eusebio, come quello durante il quale sarebbe nato il Gesù, è lo stesso eseguito in Giudea dopo che — a nove anni dalla morte di Erode, e destituito Archelao — la Giudea era diventata provincia romana. Difatti Eusebio non soltanto parla di Quirino; ma parla anche di Giuda Galileo, che appunto durante quel censimento aveva arringato il popolo insistendo perchè non si fosse dato il «censo» a Cesare. Nessun dubbio quindi che trattasi del censimento eseguito nell'anno 6 E.V. (36° dell'impero di Augusto). Ma né l'anno 42°, nè l'anno 36°, né l'anno 28° dell'impero di Augusto può essere accettato quale anno di nascita del Gesù. Giacchè è incontroverso che Gesù era nato molto prima, precisamente ai tempi di Erode il Grande, mentre Erode il Grande era morto l'anno 26° di Augusto (4 a. E.V.). Verosimilmente quindi quelle tre date si riferivano a tre differenti episodi messianici, i cui ricordi, affluiti nelle comunità messianiche della diaspora, e cioè molto lontano dai luoghi d'origine, erano stati erroneamente attribuiti al «Messia-Gesù».

Eusebio però precisa che il Gesù sarebbe nato «al tempo del primo censimento di Augusto». Su questa precisazione anzi è necessario soffermarsi. Giacché le tradizioni popolari non curano i nomi e le cifre, ma tramandano con precisione i contorni delle circostanze di tempo. Se quindi Gesù è nato all'epoca del primo censimento di Augusto, poiché il primo censimento di Augusto non fu quello dell'anno 6 E.V. (36° del suo impero), ma quello compiutosi tra l'anno 28 e l'anno 27 av. E.V. (anno 2° e 3° del suo impero), appunto a quella data dovrebbe anticiparsi la nascita del Gesù.

Sull'argomento ritorneremo, quando dovremo illustrare la cronologia emergente dal vangelo di Luca (§ 29). Frattanto osserviamo che proprio al censimento dell'anno 2° e 3° di Augusto (28-27 av. E.V.) si era riferita inizialmente la tradizione relativa alla nascita di Gesù. Difatti, mentre Eusebio, nel capitolo V del primo libro descrive la nascita del Gesù con riferimento al censimento, così continua la sua narrazione nel capitolo VI: «Allora per la prima volta un principe straniero, Erode, divenne re della nazione giudaica». Deve quindi argomentarsi che se il censimento durante il quale ebbe luogo la nascita del Cristo fu contemporaneo al rassodamento sul trono di Erode, non può essersi trattato che del primo censimento di Augusto eseguito l'anno 28-27 av. E.V. Giacché proprio a quell'epoca Erode si era consolidato sul trono di Giudea.  

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