mercoledì 10 maggio 2023

Origini Sociali del CristianesimoI proseliti romani

 (segue da qui)

I proseliti romani.

Questi ebrei, così legati alla religione dei loro fratelli, se ne fecero essi stessi gli apostoli zelanti. Approfittavano dei loro rapporti quotidiani con i Goyim per parlare loro, non appena l'occasione se ne presentava, del solo vero Dio, autore del Mondo e Padre di tutti gli uomini, dei comandamenti dati da lui stesso a Mosè, delle ricompense assicurate a coloro che li osservano e dei castighi riservati ai peccatori. Le donne a questo proposito mostravano tanto zelo quanto i loro mariti. Molte di loro, insinuandosi nei ricchi quartieri per dedicarvisi ad un'elemosina discreta, si avvicinavano alle matrone opulente e si offrivano a predire loro il futuro. A quelle che volevano ben ascoltarle e che si mostravano generose, parlavano in termini calorosi della loro religione. Si facevano, dice un autore satirico, «le interpreti delle leggi di Solyme, messaggeri dell'Altissimo». [7]

A poco a poco, per mezzo di questi piccoli mezzi, le idee si infiltrarono nelle anime. Si ascoltava dapprima per curiosità, in seguito per simpatia. Si approvavano alcune cose, poi altre, e non si tardava a prendere la via della sinagoga. Questo era dapprima solo per informarsi, per imparare. Ma si passava prestissimo alle osservanze più comode. Ci si esercitava così gradualmente a praticare financo le più dure. Un proselita, il cui padre si accontentava di rimanere a riposo il giorno del sabato e di non mangiare carne di maiale, si fece lui stesso circoncidere e si fu ben guardato bene dall'indicare la strada a un non circonciso. [8]

È con procedure simili e con un'eguale flessibilità che la Chiesa andava a fare la conquista dei Romani. La sua propaganda non fece che modellarsi su quella degli ebrei ed è tra i loro convertiti che trovò i suoi primi e migliori clienti. 


NOTE DEL CAPITOLO 9

[7] GIOVENALE, Satira 6:542-547, Solyme è Gerusalemme.

[8] Id. Satira 14:96-106.

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