lunedì 13 giugno 2022

LA PRIMA GENERAZIONE CRISTIANAL'AUTENTICITÀ DELLE EPISTOLE DI SAN PAOLO

 (segue da qui)

APPENDICI


APPENDICE 1

L'AUTENTICITÀ DELLE EPISTOLE DI SAN PAOLO

Per riassumere le conclusioni del nostro precedente volume, Grandeur et décadence de la critique, consideriamo autentici (salvo le glosse ed errori di copiatura) i frammenti che hanno trovato posto nell'Apostolicon di Marcione, ad eccezione di quelli che sembrano essere stati interpolati tra la morte di San Paolo (nel 64) e un'epoca un po' precedente a quello in cui Marcione cominciò a raccogliere i suoi testi (intorno all'anno 120).

Tra i frammenti così interpolati, bisogna enumerare con ogni certezza l'epistola agli Efesini e la seconda ai Tessalonicesi, intere entrambe. Per quel che concerne le altre otto epistole presenti nell'Apostolicon, i passi interpolati si riconoscono sia dal fatto che sono ispirati dalle correnti che hanno prevalso nel cristianesimo dopo il 70, sia per la loro mediocrità di pensiero e di espressione; essendo ammesso che Marcione abbia potuto sopprimere o aggiungere alcune parole ma molto eccezionalmente. 

Dopo la pubblicazione del nostro volume, lo studio filologico che le nostre ricerche ci portano senza posa a riprendere dalle diverse parti del testo delle epistole ci ha sempre più confermato nei risultati che ci dava il nostro criterio estetico e spirituale; sempre meno ci è possibile considerare autentiche le prediche di morale spicciola che ingombrano le epistole; così arriviamo ad ammettere come paolini solo i frammenti che rientrano nelle tre categorie: polemica, autobiografia e dottrina, che anima tutte e tre la fiamma del genio.

Si comprende che l'ortodossia non voglia e non possa tagliare nulla da un testo canonico; ma ci si impressiona che una critica indipendente osi attribuire indistintamente all'uomo di genio e ai volgari interpolatori i passi raggianti di bellezza e le armonizzazioni, e non si domanda nemmeno se filologicamente la lingua sia la stessa!

Cosa resta, completata l'epurazione, del testo canonico?

Per impiegare un linguaggio che ci assicurano essere in onore nei seminari cattolici (e di cui lasciamo ai nostri lettori il piacere di indovinare l'enigma), riduciamo il rococogaleficotététititifilé a un rococogaficotéfi al quale infliggiamo seri colpi di cesoie e che ridistribuiamo secondo una verosimiglianza che ne fa un tegacocorocofifi breve. 

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