domenica 29 maggio 2022

LA PRIMA GENERAZIONE CRISTIANASAN PIETRO

 (segue da qui)


SAN PIETRO

Quali sono i dati di carattere veramente storico che fornirebbero i documenti allo scrittore che intraprendesse la biografia del fondatore della Chiesa? Il bilancio sembrerebbe stabilirsi così come segue:

Egli è galileo di origine e di nascita, chiamato Simone, e, secondo la nostra tesi, appartiene, di nascita, alla setta precristiana;

Lascia la Galilea con il suo gruppo per andare a stabilirsi a Gerusalemme;

Il suo mestiere: dapprima pescatore sul lago di Tiberiade, esercita a Gerusalemme quello di guaritore, che forse praticava già in Galilea contemporaneamente al primo; 

La designazione di Bar Iona, «il Figlio di Giona», non indica la sua filiazione, ma è un titolo il cui senso è: sommo sacerdote di Giona, vale a dire di Gesù, titolo che sarà sostituito da quello di «la Pietra», — la pietra sulla quale è costruita la nuova chiesa; [1] egli occupa, in ogni caso, un posto preponderante nel gruppo;

Sua età: da diversi tratti della leggenda si può dedurre che fosse uno degli anziani del gruppo; lo supporremo nato qualche anno prima della nostra epoca, in modo da dargli poco più di trent'anni al momento dell'Apparizione e pressappoco settanta alla sua morte; 

Egli è stato il primo a vedere l'Apparizione; da cui il suo immenso prestigio per tutta la sua carriera e da cui, d'altra parte, deduciamo che è eminentemente e sovrabbondantemente, nel gruppo, il visionario;

Resta a Gerusalemme durante i «dodici anni di Apollonio», cioè durante i sedici o diciassette anni che seguono l'Apparizione;

Poco più di tre anni dopo quest'ultima, aveva ricevuto da lui San Paolo per quindici giorni, quei quindici giorni che dovevano decidere della storia del mondo; quattordici anni più tardi, nella primavera del 44, data ufficialmente attestata, prende parte alla riunione detta «Concilio di Gerusalemme»;

Viene imprigionato poco dopo; subito liberato o evaso, va ad Antiochia;

10° È attaccato da San Paolo;

11° Dopo un soggiorno ad Antiochia, comincia la serie dei viaggi, di cui la sola cosa che si possa affermare è che hanno avuto luogo, senza che sia possibile precisare quali città visitasse, salvo le ultime due, Corinto e Roma;

12° È sposato e porta sua moglie nei suoi viaggi; ha figli;

13° Parla il dialetto aramaico di Galilea; non sa il greco; è accompagnato da un interprete, Giovanni Marco;

14° Muore probabilmente nel 64, a Roma, nella repressione neroniana,

15° seguendo al supplizio la vecchia «sorella moglie».

A questi quindici punti è possibile aggiungere alcuni tratti più circostanziati?

Relativamente al periodo dei sedici o diciassette anni che passa a Gerusalemme e quelli che passa in seguito ad Antiochia, rimandiamo il lettore al quadro che abbiamo abbozzato precedentemente della vita dei primi cristiani.

Relativamente allo scandalo di Antiochia, [2] si deve tentare qui di comprendere perché, avendo cominciato a mangiare con gli incirconcisi, si sia ritirato da loro e si sia fatto così riprendere da San Paolo.

Questi ripensamenti sono stati differentemente interpretati. Ricordiamo che la questione che si era allora posta era di sapere non fino a qual punto la legge mosaica dovesse essere applicata nella Diaspora dai cristiani nati ebrei, ma se i pagani dovessero essere ammessi nelle comunità senza essersi fatti circoncidere. A quella domanda gli uni rispondevano sì, gli altri rispondevano no. Tra i due campi, San Pietro è l'uomo che risponde non rispondendo.

Io spiego con l'indifferenza la facilità con la quale San Pietro passa dall'osservanza alla non osservanza e viceversa... Cosa importa al visionario che per primo ha visto il Signore risorto se i suoi vicini di tavola siano circoncisi o non circoncisi, quando rinnova l'allucinante pasto di comunione nel corso del quale il suo dio gli è apparso, quando una volta di più si nutre della sua carne?... Tu non devi, gli grida uno:  sia!, risponde lui. Tu devi, gli grida l'altro; sia! risponde ancora. Perché nulla conta nella sua anima se non il ricordo del mattino unico.

Ma se i ripensamenti che si sono rimproverati a San Pietro si spiegano così, così comprenderemo che colui che fu eminentemente l'uomo della contemplazione non fu mai ciò che dovevano essere San Giacomo fino a un certo punto e San Paolo in tutta la pienezza del termine: un capo.

L'immagine che abbiamo tentato di tracciare della vita dei primi cristiani contiene tutto ciò che nell'assenza di informazioni particolari possiamo concepire della vita di San Pietro, fino al momento in cui lascia Antiochia, vale a dire per tutta la durata della sua età matura. Diversa sarà necessariamente quell'immagine, allorché, lasciando i compagni nelle loro comunità, egli intraprenderà il suo immenso pellegrinaggio attraverso il mondo greco-romano. E non sarà meno diverso dal quadro che dovremo in seguito tracciare della vita di San Paolo, benché quest'ultimo, anche lui, abbia attraversato il mondo. 


Il pellegrino dello Spirito. — Quando lascia Antiochia, dopo un soggiorno che sembra essere durato alcuni anni, San Pietro ha probabilmente superato la cinquantina. Non dimentichiamo che a cinquant'anni, a quell'epoca e in quell'Oriente, la vecchiaia comincia. Sappiamo per quali ragioni aveva lasciato Gerusalemme; perché, essendo giunto ad Antiochia ed essendovi stato ben accolto, non vi dimorò? Cosa andava a fare attraverso il mondo, al prezzo di ogni sorta di fatiche di cui la sua età avrebbe aggravato il peso, l'uomo che aveva appena dedicato tutti gli anni della sua maturità al ritiro?

Darsi alla predicazione? Questo, non lo si è dimenticato, è ciò che afferma la tradizione e ciò che noi ci rifiutiamo di ammettere.

Abbiamo richiamato l'attenzione sulla difficoltà che avrebbero provato i Galilei, a causa del loro dialetto, nel catechizzare gli ebrei di Gerusalemme; la difficoltà diventa un'impossibilità quando si tratta di catechizzare uomini che parlano un'altra lingua. Renan afferma, senza fornire la minima giustificazione, che San Pietro aveva appreso il greco; se fosse stato così, perché si sarebbe fatto accompagnare da un interprete? [3] Al meglio, il suo caso sarebbe stato quello di un marabutto capace tutt'al più di storpiare qualche parola di cattivo francese, che vorrebbe catechizzare gli operai della regione parigina... Ma aveva un interprete? Bisognerà quindi rappresentarci un marabutto affiancato da un traduttore, sull'esempio di quei signori della Società delle Nazioni, e il successo che otterrebbe! Si asserirà che gli ebrei della Diaspora che parlavano greco non avevano tutti dimenticato l'aramaico? Certo, in Siria e in particolare ad Antiochia, San Pietro aveva trovato ebrei che usavano un dialetto molto vicino al suo; ma nel resto dell'Impero, il numero degli uomini in grado di capirlo era così esiguo che il suo campo d'azione sarebbe stato limitato fino alla derisione.

C'è bisogno di aggiungere che se fosse riuscito a farsi intendere nelle sinagoghe, sappiamo con quali resistenze si sarebbe scontrato; ora, nessuna eco ci è venuta di difficoltà di cui la tradizione avrebbe certamente custodito il ricordo. [4]

Da quella impossibilità di attribuire a San Pietro la minima attività propagandistica nel mondo greco-latino, come da tutti i fatti precedentemente esposti, noi concludiamo che i suoi viaggi si siano continuati di comunità in comunità, tra gruppi già cristiani o ancora precristiani, ma nei quali, salvo allorché incontrava qualche ebreo che parlasse ancora aramaico, l'intermediazione del suo interprete gli era indispensabile.

Quella situazione, la sua età e, d'altra parte, ciò che presumiamo del suo spirito eminentemente contemplativo, il ruolo decisivo che aveva svolto il giorno dell'Apparizione, la sua preminenza nel mezzo degli altri cristiani, tutti questi tratti, assieme alle poche informazioni che possediamo sulla sua carriera, sembrano fornire la risposta alla domanda: cos'era andato a fare attraverso il mondo?

Se non predicava, né istruiva, né polemizzava, né riusciva più spesso a farsi comprendere, cosa faceva nelle comunità che visitava?

In primo luogo, recitava preghiere, oracoli, poemi di sorta, che pronunciava in aramaico, benché parlando a uomini che parlavano greco, proprio come il sacerdote cattolico, dovunque si trovi, dice la sua messa in latino (ma non predica in latino).

In secondo luogo, celebrava, presidiandola, e con quale autorità!, il pasto di Comunione. 

Infine, egli era l'uomo che aveva visto il Signore. E in ciò, senza dubbio, consisteva l'essenza della sua missione: mostrare nella sua persona il testimone dell'Apparizione, vale a dire il testimone (il primo testimone) del dio Gesù.

Nel momento in cui, già quasi un anziano, lascia Antiochia per intraprendere il grande viaggio spirituale, lo vedo sotto l'aspetto di un pellegrino, un pellegrino a cui le fatiche di una vita errante piegheranno sempre più le spalle, fino al giorno in cui, a Roma, all'età di settant'anni, il suo bastone gli cadrà dalle mani.

Trasportato qualche secolo più tardi, mi rappresenterei un santo illustre, carico di anni, le gambe deboli, gli occhi vuoti, assorto nell'estasi, quasi muto salvo allorché pronuncia le preghiere, trasportato di città in città da discepoli ferventi, per distribuire nello stesso tempo benedizioni ed edificazione tra i fedeli. Intorno all'anno 60, è similmente un uomo dai capelli bianchi, dalla barba bianca, assorto anch'egli nell'estasi, quasi muto anche lui, che si conduce per mano; e davanti a lui, nelle comunità dove si ferma, le ginocchia si piegano, le fronti si inchinano, si baciano le pieghe del suo mantello; infatti la sua presenza e la sua luminosa bellezza sono sufficienti perché i cuori siano conquistati. 

A volte gli si presenta un malato; egli si ricorda allora  della sua vecchia professione; alza la mano, mormora alcune parole aramaiche in cui si indovina il nome di Ieshu; e la fede è così grande che il malato è guarito. A volte prega ad alta voce, nel suo dialetto strano, e i fedeli sentono al di sopra delle loro teste lo Spirito che soffia. Poi, per ore, resta immobile, come la pietra di cui porta il nome; e i fedeli sanno che nei suoi occhi, che non li vedono, egli rivede, invece, l'Apparizione. 

Ma se il santo, che nel medioevo si porterà di chiesa in chiesa, seguirà il suo percorso in mezzo alle folle e alle feste, con uno sfarzo che lascerà intatta la sua povertà, San Pietro, invece, visita solo le umili comunità di povera gente; e come viaggia? Con il suo interprete, sì; e con la vecchia compagna fedele che lo assiste con le sue cure; ma hanno entrambi lasciato i figli per non più rivederli? Quale improbabilità! Fino al giorno in cui questi ultimi non hanno più bisogno delle cure dei loro genitori, bisogna ben portare i bambini, e non è probabile che la moglie abbia smesso di partorire prima dell'età in cui non potrà più generare. Così si immaginano quei piccoli ebrei orientali che si incontrano ancora oggi nell'Europa orientale, e che sono descritti dal signor Josué Jehouda, [5] trascinando con sé i loro miseri pacchi, stipati nella stiva della nave che li trasporta, o camminando guardinghi ai bordi della strada, e quando raggiungono una città dove trovano dei correligionari, accolti e ospitati da loro; anche ciò, San Paolo lo racconta con le sue stesse parole. [6] Soltanto, gli ebrei nomadi che descrive il signor Josué Jehouda, se sono uomini estremamente pii, sono terribili polemisti... Polemista, San Pietro lo è stato, anche lui, nella sua età matura, quando con i compagni si trattava di modellare nelle loro interminabili conversazioni la figura del dio nuovo; ora, nei sobborghi di Corinto o di Roma, non è nient'altro che il più grande santo della terra, l'uomo che ha visto il dio e che ne porta con sé, attorno a lui, il fulgore. 

...Ma penso alla sua morte nel corso della repressione neroniana, e l'immagine che vedevo poc'anzi profilarsi dinanzi ai miei occhi si trasforma... L'immagine che vedo ora è quella di uno di questi vecchi militanti, barba e capelli bianchi, logorati dall'età e dalla fatica, veterani della prigione e dell'esilio, di cui basta che appaiano per portare ai loro cadetti, di gruppo in gruppo, la certezza della loro fede rivoluzionaria, e che, a loro volta, finiranno serenamente nei supplizi.

NOTE

[1] Si veda il nostro studio, sopra annunciato, sul Segno di Giona.

[2] Sopra, pagine 197-198. 

[3] Attestato da Papia, secondo Eusebio, Hist. Eccl. 3:39.

[4] Si noti il silenzio, su questo argomento, delle epistole che gli sono attribuite e dove questi echi avrebbero naturalmente trovato il loro posto. 

[5] De père en fils, capitolo 1.

[6] 1 Corinzi 9:4 e seguito.  

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