lunedì 14 febbraio 2022

IL DIO GESÙIl dramma sacro

 (segue da qui)

IL DRAMMA SACRO

Il dramma sacro è il sacrificio arricchito dalle formazioni mitiche che ha esso stesso suscitato e che si svolge in azione, nello stesso tempo in cui è, il più sovente, una cerimonia di iniziazione.

Esso comprende altri riti, in particolare il pasto di comunione, nel quale i fedeli partecipano al beneficio del sacrificio.

Tentiamo di precisare gli elementi del dramma sacro precristiano, riservando ancora una volta per un po' più oltre la questione di sapere come è rappresentato il dio. [1]

In primo luogo, l'unzione; il dio è unto re e sommo sacerdote.

Una processione lo conduce, tanto trionfante quanto lo permette la mediocrità dei mezzi e la necessità di non attirare l'attenzione delle autorità ebraiche. 

È rivestito del mantello di porpora; corona sulla fronte; scettro in mano.

Ed è adorato.

Immaginiamo canti, cortei, danze sacre, sempre tenendo conto delle restrizioni che impongono le circostanze.

Eccolo arrivato sull'alto luogo, e là comincia il sacrificio.

È spogliato delle sue insegne, poi delle sue vesti. 

Flagellazione; la flagellazione fa parte di tutti i riti analoghi.

Immolazione; morte del dio.

Aspersione del sangue (più o meno stilizzata) sulle teste dei fedeli... che il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli...

Messa in croce.

Lamento delle donne, che piangono il loro dio morto, come le ancelle di Adone piangevano la morte del loro dio.

«E le donne si battevano il petto e facevano lamenti su di lui», dice il vangelo secondo San Luca.

«E vi erano donne che piangevano Tammuz», dice la profezia d'Ezechiele.

Questo accadeva alla terza ora, vale a dire alle nove del mattino.

E quando arrivava la sera, prima che il sole fosse scomparso dietro le montagne che costeggiano il Giordano, il dio era rimosso dalla croce.

Ed era sepolto, e una pietra era rotolata sul sepolcro.

Una domanda ci arresta qui. Un gran numero di questi drammi sacri si svolgevano in un'atmosfera di religiosa gravità, come quelli di Osiride e di Adone; ma un gran numero comportavano una parte di mascherata e persino di farsa tragica, nel corso della quale il dio era deriso, prima di essere nondimeno messo a morte. Ora, è certo che la Passione di Gesù, come è raccontata dai vangeli, evoca questo intermezzo di terribile derisione: la corona di spine, la canna in guisa di scettro, gli scherni e i colpi dei presenti...

Si deve vedervi una leggenda sovrapposta, oppure una tradizione antica?

Persino quando i sacrificatori erano, non dei soldati carnefici, ma i devoti fedeli del dio, e per quanto ripugnanza noi abbiamo a immaginare delle scene di carnevale così indecenti, ricordiamoci che siamo tra povera gente terribilmente arretrata nel mondo ellenistico; ricordiamoci anche che si tratta di una antichissima sopravvivenza; infine, abbiamo abbastanza psicologia sociologica per comprendere il bisogno che può annidarsi, nel fondo dell'anima collettiva, di congiungere alla preghiera la derisione... Il misticismo ne ha visti ben altri! Ma abbiamo già fatto conoscenza del testo [2] dove San Paolo scrive che il dio crocifisso era stato «oltraggiato», invocando la scusa della profezia che bisognava che fosse compiuta:

Gli oltraggi di coloro che ti insultano sono caduti su di me. 

NOTE

[1] E riservando, ma per altrove, il rito dei «due capri», di cui c'è stata menzione a  proposito di Barabba, e che esige uno studio speciale.

[2] Romani 15:3; si veda sopra, pagine 163 e seguenti. 

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