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La Gnosi
Più volte ho già menzionato la Gnosi, poiché è impossibile parlare delle origini cristiane senza riferirsi ad essa.
Il termine è un po' impreciso: non esisteva una Gnosi unificata, ma sette gnostiche, molto diverse tra loro. Sarebbe noioso entrare in queste distinzioni, dato che tutto ciò è ampiamente sprofondato nell'oblio. [58] Ma importa ancora ricercare quale ruolo ha giocato il movimento gnostico nella nascita e nello sviluppo del cristianesimo.
Alcuni autori limitano l'appellativo «Gnosi» alla corrente gnostica alessandrina o cristianizzante del II° secolo, [59] lasciando al di fuori di quella classificazione gli Gnostici siriani del I° secolo: non è che una questione di vocabolario, ma mi pare arbitrario recidere la Gnosi del II° secolo dalle sue origini; è dalla Siria che il movimento è passato in Egitto, e gli Gnostici del II° secolo si collegano loro stessi espressamente ai predecessori del Medio Oriente, Marcione stesso è un discepolo di Cerdone. Nel suo studio sulla Gnosi valentiniana, Ireneo (che non sempre è da prendere sulla parola, ma che, su questo punto, disponeva di una buona informazione) la collega alla corrente precedente, in particolare a Simon mago, e ammette che quella corrente è anteriore al cristianesimo. Siamo molto più informati sugli Gnostici del II° secolo che sui loro predecessori, ma questa non è una ragione sufficiente per stabilire tra loro una distinzione fondamentale. Gli Atti degli Apostoli si sforzano di cristianizzare gli Gnostici contemporanei di Paolo, come Simon mago o Nicola: ciò permette di pensare che ci fossero alcuni rapporti tra loro e il paolinismo, anche se possiamo temere che il vocabolario gnostico delle Epistole vi sia stato introdotto da Marcione.
Secondo la definizione che ne dà Bultmann: [60] «La Gnosi è un movimento religioso la cui origine è anteriore al cristianesimo, e che, venuto dall'Oriente sotto forme diverse, è penetrato in Occidente come un rivale del cristianesimo».
Quella rivalità apparirà soprattutto dopo il 150, ma prima di allora Marcione o Valentino saranno considerati «cristiani» e ricevuti come tali nella comunità di Roma, dove la loro negazione dell'incarnazione e dell'umanità di Gesù non sembra inizialmente aver fatto scandalo.
Verso il 175, Celso non farà alcuna differenza tra loro, e deriderà in blocco le lotte tra «cristiani», [61] nel novero dei quali collocherà i Simoniani, gli Eleniani, i Marcelliniani, i Carpocraziani e i Marcioniti. Nonostante la rottura consumata intorno al 150, il conflitto si prolungherà per tutto il III° secolo. D'altronde Marcione e Valentino si dicevano loro stessi cristiani: il loro Cristo differiva da quello della «grande chiesa» di Roma, ma la priorità nel tempo sembra proprio appartenere alla concezione gnostica.
D'altra parte, gli Gnostici disponevano, a loro volta, di vangeli, che opposero ai canonici, e che sono loro generalmente anteriori. È soltanto al tempo di Ireneo che la Chiesa imporrà la sua scelta tra tutta quella letteratura, ma in origine ciascuno pretende di appoggiarsi su una tradizione apostolica e di invocare una rivelazione diversa. Sarebbe utilissimo sapere come si operò la scelta dei quattro canonici, ma è ben certo che si operò soprattutto contro lo Gnosticismo, dopo la rottura con Marcione e Valentino.
Tra i vangeli gnostici, va menzionato quello di Basilide, anteriore ai canonici e che fu dapprima ricevuto nella comunità di Roma. Basilide, negando l'incarnazione e la passione di Gesù, non gli prestava che un'apparenza priva di carne e non ammetteva che il Cristo avesse potuto soffrire né morire. Il suo vangelo è perduto, ma Epifanio, che lo leggeva ancora, ce ne dà questo riassunto: «Gesù non si era affatto incarnato, si era soltanto rivestito dell'apparenza di un uomo. Al momento della passione, egli si beffava dei Giudei e del crocifisso, senza che lo vedessero. Poi egli è risalito al cielo senza essere stato conosciuto dagli angeli né dagli uomini». [62] Ma quella dottrina, Basilide pretendeva di averla appresa dall'apostolo Pietro!
Marcione sosterrà una tesi simile, basandosi su un vangelo che aveva portato dall'Oriente, e che era certamente anteriore a quell'apporto.
Occorre menzionare anche il «Vangelo della verità» di Valentino, egualmente introdotto a Roma, ritrovato in Egitto, e che è stato tradotto in inglese: esso si avvicinava molto a quello di Giovanni, nel quale sarei portato a discernere influenze gnostiche.
Ci si deve domandare se il cristianesimo non sarebbe, in origine una delle forme dello Gnosticismo, alla quale si sarebbe aggiunta più tardi la leggenda di un Gesù incarnato e carnale. Per molto tempo, partigiani e avversari di questo Gesù di carne si combatteranno a vicenda, e i suoi partigiani prevarranno. Ma sono gli Gnostici che hanno la priorità nel tempo.
È vero che si può dire altrettanto dell'Essenismo, e questo ci invita a porci la questione dei rapporti tra Gnostici ed Esseni. Questi rapporti sono numerosi, e si è potuto parlare senza esagerazione di una «gnosi essena». Il libro trovato a Qumran, Guerra dei Figli della Luce contro i Figli delle Tenebre, può essere considerato di ispirazione gnostica. Sarebbe quindi possibile comprendere come gli Esseni, prossimi allo Gnosticismo e un po' intrisi di ellenismo (in particolare di Pitagora), ma ebrei, avrebbero fatto penetrare o lasciato sussistere nel sincretismo cristiano, elementi propriamente ebrei e riferimenti all'Antico Testamento, che Marcione voleva eliminare. Potremmo comprendere anche come il Messia esseno, chiamato «Figlio dell'uomo» ma anche «salvatore» nel libro di Enoc, [63] avrebbe potuto essere assimilato da loro al Cristo gnostico, lui stesso molto vicino agli dèi salvatori dell'ellenismo.
Sfortunatamente tutto ciò, che costituisce il problema essenziale delle origini cristiane, non forma che un insieme di ipotesi plausibili, a sostegno delle quali non possiamo portare alcuna prova per trasformarle in certezze.
Si vede, in ogni caso, quanto il ruolo di Gesù appaia differente in queste diverse fonti.
NOTE
[58] Se ne troverà una buona esposizione nelle opere di Ireneo o di Ippolito. Tra le opere recenti, si veda J. DORESSE, Les livres secrets des Gnostiques d'Egypte (Plon, 1958); Serge HUTIN, Les Gnostiques (Que sais-je? 1959), e con riserve Robert GRANT, La Gnose et les origines chrétiennes (Le Seuil, 1964).
[59] È il caso di R. Grant, sopra citato, ed è anche il punto di vista di A. Ragot.
[60] R. BULTMANN, Le christianisme primitif, Payot, pag. 179.
[61] Discorso vero, § 65.
[62] Epifanio, Om. 24. Il «crocifisso» di cui Gesù si fa beffe, è Simone di Cirene, che gli si è sostituito. Lo ritroveremo sulla via della croce romana, aiutando Gesù a portare la sua croce, ma il suo nome è forse simbolico: Cireneo vuol dire «a due corna», è l'uomo forte come un toro.
[63] «È per il suo nome che saranno salvati» (Enoc 48:7).
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